Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2002 - Volume V - numero 9
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- Chiusura in utero del mielomeningocele
Predittori di sordità in bambini con infezione congenita da CMV
E' inutile l'esame ECO per valutare un bambino con testicolo non palpabile
Situazione cardio-vascolare di bambini, nati da madri HIV-1 positive
Profilassi post-esposizione nelle malattie da prioni con uno stimolatore dell'immunità innata (dati sperimentali)
Peginterferon alfa-2a più ribavirina nella cura dell'epatite cronica da virus C
Il primo caso di malattia di Creutzfeld-Jacob variante in Italia&url=https://www.medicoebambino.com/index.php?id=AV0209_10.html&hashtags=Medico e Bambino,Pagine Elettroniche' target='_blank'>Condividi su Twitter
- Chiusura in utero del mielomeningocele
Predittori di sordità in bambini con infezione congenita da CMV
E' inutile l'esame ECO per valutare un bambino con testicolo non palpabile
Situazione cardio-vascolare di bambini, nati da madri HIV-1 positive
Profilassi post-esposizione nelle malattie da prioni con uno stimolatore dell'immunità innata (dati sperimentali)
Peginterferon alfa-2a più ribavirina nella cura dell'epatite cronica da virus C
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Novembre 2002 - Volume V - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
Studi
epidemiologici hanno dimostrato che la positività per l'HBsAg
è uno dei più importanti fattori di rischio per il
carcinoma epatocellulare. La presenza di HBeAg nel siero indica una
attiva moltiplicazione virale negli epatociti: la sua presenza è
anch'essa implicata nella comparsa del carcinoma epatocellulare? Sono
stati seguiti in questo studio un numero elevato di soggetti, di cui
1991 positivi per l'HBsAg e 370 positivi per HBsAg e HBeAg (Yang
H-I. et al., N Engl J Med 2002, 347:168-74). 50 dei 1991 HBsAg
positivi svilupparono carcinoma epatocellulare (324,3/100.000) contro
32 pazienti dei 370 positivi per ambedue gli antigeni
(1169.4/100.000). Viene concluso che la positività per HBeAg
si associa a un aumentato rischio di carcinoma epatocellulare.
L'incidenza
del mielomeningocele è di un caso ogni 2.000 nascite. I
miglioramenti nell'ultrasonografia e nella RM fetale rendono
possibile la diagnosi molto presto nella gravidanza. Negli ultimi
anni è stata tentata la chiusura in utero del mielomeningocele
per prevenire i danni al midollo, successivi al contatto diretto
delle cellule e delle vie nervose con il liquido amniotico attraverso
il difetto tissutale aperto. Fino a oggi sono stati eseguiti almeno
220 di questi interventi. Sebbene la chiusura precoce del difetto non
migliori la funzione motoria, è risultato evidente un
miglioramento nell'erniazione cerebellare, compresa una riduzione
nella comparsa d'idrocefalo. Tuttavia questi benefici sono bilanciati
da alcune complicazioni postoperatorie, come un parto prematuro, le
infezioni del feto o un aumento della morbilità della madre.
Di recente è stata descritta una nuova complicazione,
costituita dalla presenza di una cisti dermoide intramidollare
(Mazzola C.A. et al., N Engl J Med 2002, 347:256-9).
L'infezione
da virus citomegalico (CMV) è la più comune infezione
intrauterina: essa colpisce circa l'1% dei nuovi nati, di cui solo un
decimo manifesta una forma clinicamente evidente. Un buon numero dei
neonati con infezione da CMV sviluppa successivamente sordità:
esistono manifestazioni che possono predire alla nascita la comparsa
di questa grave complicazione? Per rispondere a questa domanda è
stata condotta un'indagine su 180 soggetti, nati fra il 1966 e il
1997 con un'infezione sintomatica congenita da CMV (Rivera L.B. et
al., Pediatrics 2002, 110:762-7). 87 su 180 ebbero una perdita di
udito, nella maggior parte di essi di tipo progressivo. La presenza
di ritardo di crescita intrauterina, di petecchie, di
epato.-splenomegalia e di calcificazioni intracerebrali si associava
alla sordità. Tuttavia questa complicanza era presente anche
in soggetti che non avevano presentato interessamento neurologico
alla nascita, purchè essi presentassero una forma disseminata.
Un'indagine
ECO viene spesso richiesta nei bambini con testicolo non palpabile,
al fine di localizzarne la sede. Su 66 testicoli ritenuti, l'indagine
ECO, richiesta dal pediatra, permise l'identificazione del testicolo
nel canale inguinale in 12 pazienti (18%) (Elder J.S., Pediatrics
2002:748-51); dei 54 testicoli che non furono messi in evidenza
con l'ECO, 33 (61%) erano palpabili e 21 (39%) erano non palpabili.
Dei veri testicoli non palpabili, la laparoscopia o l'esplorazione
addomino-inguinale ne identificò 10 come addominali e 11 come
testicoli atrofici per torsione del cordone spermatico. La
conclusione è ovvia: l'indagine ECO non è necessaria
nei bambini con testicolo non palpabile, perché essa di rado è
utile per localizzare un testicolo che davvero sia non palpabile; per
questa ragione essa non modifica per niente l'intervento del chirurgo
pediatra in questi pazienti.
Il numero
di bambini nati da madri HIV-1 positive continua ad aumentare: sono a
disposizione dati che suggeriscono che bambini infettati con HIV-1
possono avere alterazioni cardio-vascolari. Per chiarire questo punto
sono stati studiati ogni 6 mesi, per 5 anni, 600 bambini, nati da
madri infettate con HIV-1: di questi 93 erano stati a loro volta
infettati e 463 no. Questi ultimi, insieme a 195 altri bambini, nati
da madri non HIV-1 positive, sono stati tenuti come controlli
(Lipshultz S.E. et al., Lancet 2002, 360:368-73). E' risultato
che l'infezione da HIV-1, verticalmente trasmessa, si associa ad
alterazioni cardio-vascolari, evidenziabili già poco tempo
dopo la nascita; tuttavia anche i soggetti non infettati, figli di
madri HIV-1 positive hanno significative modificazioni della funzione
cardiaca, in confronto agli altri bambini, suggerendo che l'ambiente
intrauterino gioca un importante ruolo nelle alterazioni
cardio-vascolari postatali.
Profilassi
post-esposizione nelle malattie da prioni con uno stimolatore
dell'immunità innata (dati sperimentali)
Come si
sa, non esiste una risposta immune verso i prioni, che si
moltiplicano lentamente, ma inesorabilmente in chi ne è stato
colpito. Con l'uso del CdG oligodesossinucleotide, uno stimolante
dell'immunità innata, a dosi relativamente basse, è
stato ottenuto nel topo un allungamento del tempo di sopravvivenza
del 38% o ancora di più dopo ripetute somministrazioni.
(Sethi S. et al., Lancet 2002, 360:229-30). Poiché la
sostanza non ha effetti collaterali nell'uomo essa va presa in
considerazione nella profilassi post-esposizione.
Si
intende per peginterferon un interferon collegato con grandi molecole
inerti di polietilenglicol (PEG): il processo di pegilazione riduce
profondamente le capacità di allontanamento della sostanza
dall'organismo; esistono due interferon pegilati: un b peginterferon,
di 12.000 dalton, che ha una vita media portata da 2-3 ore a 54 ore e
un 2a peginterferon, di 40.000 dalton che ha una vita media
plasmatica di 77 ore. L' 2a peginterferon è metabolizzato
prevalentemente dal fegato. La somministrazione di 2a peginterferon +
ribavirina a pazienti con epatite C cronica, una volta alla settimana
è ben tollerata e determina miglioramenti significativi nella
percentuale di risposta virologica prolungata (56% dei pazienti)
(Fried M.W. et al., N Engl J Med 2002 347:975-82).
L'esperienza riguarda soggetti adulti.
Ormai in
Italia i casi di encefalopatia spongiforme bovina (BSE) sono più
di 100, ma fino a oggi non era stato riscontrato alcun caso
nell'uomo. Nel Regno Unito contro centinaia di migliaia di casi in
animali, al maggio 2002 erano stati riscontrati 121 casi di malattia
di Creutzfeld-Jacob variante, contro 6 casi in Francia e 1 in
Irlanda. V. La Bella et al. (Lancet 2002, 360:997-8)
descrivono il primo caso italiano in una donna di 25 anni, che non
aveva mangiato cervello negli ultimi 20 anni, non era stata trattata
con ormoni, originati da cadavere, non era stata sottoposta a
tecniche neurochirurgiche di qualsiasi tipo, né aveva subito
trapianti di organo o di tessuto o trasfusioni di sangue e non era
stata in altri Paesi nei quali erano stati trovati casi di BSE. Ella
non aveva donato il suo sangue. Le prove strumentali (risonanza
magnetica) e di laboratorio (biopsia delle tonsille e altri esami)
hanno confernato la diagnosi.
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