Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2001 - Volume IV - numero 6
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- Trattamento intermittente della malaria nei bambini
L'interferon nel trattamento della sclerosi multipla
Variazioni stagionali nella suscettibilità e cicli di alcune malattie infettive
Importanza degli estrogeni nella pubertà ritardata: ruolo di un loro inibitore
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- Trattamento intermittente della malaria nei bambini
L'interferon nel trattamento della sclerosi multipla
Variazioni stagionali nella suscettibilità e cicli di alcune malattie infettive
Importanza degli estrogeni nella pubertà ritardata: ruolo di un loro inibitore
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Giugno 2001 - Volume IV - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
La
sindrome di Ehlers-Danlos (SED) è un gruppo eterogeneo di
alterazioni ereditarie del tessuto connettivo, che conferiscono al
paziente un'iperestensibilità della cute (cutis iperelastica)
e un'ipermotilità delle articolazioni. La diagnosi,
soprattutto clinica, è resa difficile dalla varia composizione
dei sintomi. Inoltre molti di questi non sono presenti alla nascita e
compaiono più tardi nella vita. L'assenza del frenulo labiale
e del frenulo linguale, già presente alla nascita, è
secondo gli autori (tutti italiani) un segno patognomonico
dell'affezione (De Felice C et al., Lancet 2001, 357:1500-1),
come è stato constatato dall'osservazione di 12 soggetti con
la malattia, tutti adulti. Di 154 controlli sani, solo in uno è
stata trovata l'assenza del frenulo labiale con sensibilità
quindi del 100% e specificità del 99,4%; per quanto riguarda
il frenulo linguale è stata riscontrata una sensibilità
del 71,4% e una specificità del 100%. Anche se si rende
necessaria una conferma in una casistica più numerosa, il
rilievo già si presenta di grande interesse, anche
interpretativo.
Il
trattamento di una meningite purulenta deve essere guidato dai
risultati della colorazione di gram e dalle prove per la ricerca
dell'antigene batterico nel liquor. Ma la sensibilità della
prova di gram scende dal 75% al 50% quando il paziente ha già
ricevuto un trattamento antibiotico, mentre la ricerca degli antigeni
batterici dà risultati variabili dal 50 al 100% a seconda del
kit commerciale usato. Ne consegue che nella maggioranza dei casi il
trattamento antibiotico inizia empiricamente, sulla scorta solo dei
dati epidemiologici. Viene descritta una nuova prova
immuno-cromatografica che con una sensibilitàe una
specificità, secondo i primi dati, del 100% (Binax NOW Urinary
Antigen test) (Marcos MA et al, Lancet 2001, 357:1499-500).
Con questa prova, a differenza di molte altre, viene ricercato il
polisaccaride C dello Streptococcus pneumoniae che si trova nella
parete della cellula ed è comune a tutti i sierotipi.
Il
parvovirus B19 è un agente infettivo molto diffuso con una
prevalenza nell'adulto del 50-70%. Nei bambini esso determina una
malattia esantematica (l'esantema infettivo) che si accompagna a
sintomi lievi. Sia nel bambino che nell'adulto esso porta anche a una
soppressione dell'eritropoiesi con lisi dei progenitori dei globuli
rossi. Nelle donne in stato di gravidanza il virus può essere
trasmesso verticalmente al prodotto del concepimento, con conseguente
anemia fetale, idrope fetale, aborto e morte. Poiché fino a
oggi le diagnosi si sono basate solo sulla presenza di idrope fetale,
è stata fatta una ricerca in Svezia per valutare l'incidenza
dell'infezione nei feti morti anche senza i segni di idrope
(Tolfvenstam T et al., Lancet 2001, 357:1494-7). Sono stati
raccolti tutti i casi di morte fetale in 14.147 gravidanze e parti (>
22 settimana) e tutti i casi di aborto spontaneo (< 22 settimana).
Fra questi sono state riscontrate più infezioni da parvovirus
B19 che fra le gravidanze normali (p=0,049). Dei 7 casi riscontrati,
solo uno presentava idrope. Viene concluso che la presenza del DNA
del parvovirus B19 nei feti morti alla fine del secondo trimestre o
nel terzo trimestre è frequente e che la maggioranza di questi
feti non presentano idrope.
La
malaria clinica e la grave anemia sono le principali ragioni di
ricovero in ospedale e di morte in molti Paesi dell'Africa
sub-sahariana. In attesa del vaccino, che è ancora di là
da venire, è stata eseguita una ricerca randomizzata, contro
placebo, per documentare l'efficacia e l'innocuità del
trattamento intermittente sulfadoxina-pirimetamina (S- P)
sull'incidenza della malaria e della grave anemia nei lattanti di
un'area rurale della Tanzania (Schellenberg D et al.. Lancet 357,
1471-7, 2001).
A 701
bambini è stata somministrata S- P o placebo (ambedue in
una sola dose) a 2, 3 e 9 mesi di età: tutti i bambini
ricevettero un supplemento di ferro fra il 2° e il 6° mese di
età. Il trattamento fu ben tollerato da tutti e non furono
rilevati eventi contrari riferibili al farmaco. Durante il primo anno
di vita l'incidenza della malaria clinica fu dello 0,15 nel gruppo
S-P contro lo 0,36 nel gruppo placebo. Anche la grave anemia comparve
più di rado nel gruppo trattato che nei controlli. Viene
sottolineata l'utilità del trattamento intermittente, ma nello
stesso tempo viene suggerito di allargare gli studi anche in altre
aree nelle quali vi siano diversi modelli di malaria endemica.
La
sclerosi multipla (SM) è una grave affezione del sistema
nervoso centrale, caratterizzata da un andamento a poussèe. Le
ricadute sono associate alla presenza di foci perivenulari
d'infiammazione a livello della sostanza bianca; nella fase iniziale
le ricadute sono seguite da una guarigione clinica completa o quasi.
Ma superata la fase delle ricadute il paziente entra in una fase
progressiva secondaria durante la quale si sommano deficit
neurologici irreversibili. Per valutare l'effetto di dosi basse di
interferon beta 1a (22 mcg per via sottocutanea, per due volte alla
settimana per due anni) contro placebo sono stati trattati 308
pazienti al primo episodio di SM (Comi G et al., Lancet 2001,
357:1576-82). Il tempo richiesto perché il 30% dei
soggetti trattati con interferon passasse alla diagnosi clinicamente
definita di SM fu di 569 giorni, contro 252 nei controlli (p=0,034).
Viene concluso che l'interferon beta-1a, somministrato in uno stadio
precoce della SM ha effetti positivi significativi sia
sull'evoluzione clinica che su quella riscontrabile alla risonanza
magnetica.
I cicli
stagionali di molte malattie infettive sono stati nel passato
attribuiti a modificazioni delle condizioni atmosferiche, alla
prevalenza e virulenza del patogeno, e a comportamenti dell'ospite. A
ben guardare alcune osservazioni sulla stagionalità sono
difficili da conciliare con queste osservazioni (Dovell SF, Emerg
Infect Dis 7, 369-74, 2001): fra queste osservazioni sono da
ricordare la comparsa simultanea di epidemie in regioni geografiche
diverse, alla stessa latitudine; il rilievo di patogeni al di fuori
della stagionalità senza che insorga un'epidemia; e
l'esistenza di modificazioni stagionali nonostante ampie variazioni
nel tempo e nel comportamento dell'uomo. Al contrario un aumento
nella suscettibilità della popolazione ospite, legata al ciclo
annuale luce/buio e mediata dal comportamento della secrezione di
melatonina, può spiegarci alcuni aspetti non ancora chiariti
della stagionalità delle malattie infettive. Molte prove
indicano che le modificazioni fisiologiche, indotte dal fotoperiodo,
sono tipiche di molte specie dei mammiferi, incluso l'uomo. Ammesso
che tali modificazioni fisiologiche siano alla base della resistenza
umana alle malattie infettive per la gran parte dell'anno e che
queste modificazioni possano essere identificate e modificate, le
conseguenze terapeutiche e preventive possono essere notevoli.
E' sicuro
che gli estrogeni giocano un loro ruolo della saldatura delle ossa,
in ambedue i sessi. Per ricercare se la somministrazione di un loro
inibitore influenzi l'altezza finale, è stato condotto uno
studio, randomizzato, in doppio cieco contro placebo, in 38 bambini
con un ritardo costituzionale di crescita (Wickman S et al.,
Lancet 2001, 357:1743-8). A un gruppo è stato
somministrato testosterone e placebo e all'altro testosterone e
letrozole, un inibitore della sintesi di estrogeni, per 18 mesi. E'
risultato che la progressione della maturazione ossea è più
lenta nel gruppo trattato con letrozole (p=0,03). La predizione
dell'altezza adulta è uguale nel gruppo non trattato e nel
gruppo che ha ricevuto placebo, mentre nel gruppo trattato con
letrozole l'aumento è stato di 5,1 cm (p=0,004). Viene
concluso che con la somministrazione di un inibitore della sintesi di
estrogeni, aumenta l'altezza finale.
Gli acidi
grassi essenziali, contenuti nel pesce, inibiscono la crescita delle
cellule del cancro della prostata sia in vivo che in vitro. Per
confermare questa associazione è stata studiata una
popolazione svedese di 6.272 persone (Terry P et al., Lancet 2001,
357:1764-6). Nel corso di 30 anni gli uomini che non avevano
mangiato pesce avevano una frequenza di cancro della prostata da 2 a
3 volte superiore a quella dei soggetti che si erano alimentati con
pesce. Viene concluso che il consumo di pesce si associa a diminuito
rischio del cancro della prostata.
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