Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2009 - Volume XII - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Lo
pneumococco sierotipo 19A come causa di otite media acuta
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Circa 50
anni fa il nemico pubblico numero uno, fra i batteri, era
Staphylococcus aureus; oggi, senza ombra di dubbio, si può
ritenere che il nemico pubblico numero 1 sia Streptococcus
pneumoniae (pneumococco) tipo 19A.
Gli
pneumococchi sono più di 90. Di questi una dozzina (1, 3, 4,
5, 6A, 6B, 7F, 9V, 14, 18C, 19A, 19F, 23F) sono capaci di dare
malattie invasive (come meningite, batteriemia e polmonite
batteriemica) e malattie non invasive (come polmonite aerogena non
batteriemica e otite media acuta). Gli pneumococchi colonizzano il
nasofaringe di soggetti sani, con una frequenza diversa a seconda
dell’età, per cui si ritrovano di regola nel 5-10% degli
adulti sani e nel 20-40% dei bambini sani. È facile che uno
pneumococco persista, come batterio colonizzante per 4-6 settimane,
ma può capitare che esso permanga anche fino e oltre i sei
mesi, senza dare malattia: la durata è maggiore nei bambini
dei primi anni e nei soggetti appartenenti alle categorie a rischio.
È stato riscontrato un forte dinamismo nella presenza degli
pneumococchi nel naso-faringe, per cui alla scomparsa di alcuni fa
seguito la comparsa di altri. È facile il riscontro di più
di un tipo di pneumococco nello stesso soggetto.
Essi
passano da un soggetto all’altro con grande facilità o
direttamente o attraverso le goccioline di saliva, in seguito a uno
stretto contatto. Gli asili nido sono un importante centro di
diffusione, specialmente di alcuni tipi come il 6B, il 14, il 19F e
il 19A.
Dal
naso-faringe in alcuni soggetti e in alcune condizioni favorenti
Streptococcus pneumoniae può superare le batterie
naturali (muco, epitelio, fattori innati che inibiscono la sua
moltiplicazione) e raggiungere o le aree adiacenti (orecchio medio e
vie aeree inferiori) o la circolazione generale, dando una malattia
invasiva. Questa evoluzione sfavorevole è caratteristica del
bambino dei primi 5 anni di vita e dei soggetti al di là dei
65 anni.
Lo stato
di portatore, il quadro clinico, l’invasività e la
mortalità variano con il variare del sierotipo.
Il
sierotipo 19A
La
presenza del sierotipo 19A è stata dimostrata già
prima dell’introduzione del vaccino pneumococcico eptavalente
coniugato (PCV7) sia negli isolamenti da soggetti sani portatori che
in corso di malattie invasive, ma in generale un aumento progressivo
di questo sierotipo è stato messo in evidenza dopo
l’introduzione routinaria della vaccinazione nella popolazione.
Il numero e quindi la percentuale degli isolamenti del sierotipo 19 A
sono andati aumentando di anno in anno, con la caratteristica che gli
pneumococchi isolati, appartengono spesso allo stesso clone
(Pichichero ME e Casey JR, 2008).
La più
vasta casistica è quella riportata di recente da Moore
MR e coll. (2008): durante gli anni 1998-2005 vennero studiati 22.593
isolamenti di cui 1935 (8,6%) furono del sierotipo 19A, soprattutto
in soggetti di età inferiore ai 5 anni o ≥ 80 anni. Mentre
nel 1998-2000, cioè in epoca prevaccinale, il sierotipo 19A
venne isolato solo nel 2,5% di tutti gli isolamenti in bambini di età
inferiore ai 5 anni, nel 2005 lo stesso sierotipo rappresentò
il 36% di tutti gli isolamenti in bambini di età inferiore ai
5 anni.
Un’altra
caratteristica degli pneumococchi 19A è quella di essere di
frequente resistenti alla penicillina, sia di grado intermedio che
elevato. La resistenza alla penicillina si accompagna quasi sempre
alla resistenza ad altri antibiotici, soprattutto all’eritromicina
e agli altri macrolidi.
Per
studiare la dinamicità dello pneumococco 19A è
particolarmente idonea la regione sud di Israele, nella quale è
stato iniziato uno studio nel 1999 per determinare la relativa
importanza dei sierotipi contenuti nel vaccino eptavalente coniugato
e dei sierotipi non contenuti, insieme al comportamento
dell’antibiotico-resistenza di Streptococcus pneumoniae
nell’indurre otite media acuta in due distinte popolazioni di
bambini, differenti l’una dall’altra per stile di vita e
con minimi contatti l’una con l’altra.
Questo
studio, finalmente arrivato a conclusione, ci permette di seguire
prospetticamente l’importanza dell’eziologia dello
pneumococco 19A delle otiti medi acute (OMA) negli otto anni
precedenti all’introduzione del vaccino (Dagan R, Givon-Lavi N,
Leibovitz E, et al. Introduction and proliferation of
multidrug-resistant Streptococcus pneumoniae serotype 19A
clones that cause acute otitis media in an unvaccinated population. J
Infect Dis 2009;199:776-85).
Risultati
Durante
un periodo di 8 anni sono stati osservati 12.793 episodi di OMA: di
cui 5436 fra i bambini ebrei e 7.357 fra i bambini beduini. In tutti
venne eseguita la timpanocentesi. Streptococcus pneumoniae è
stato isolato in 4449 episodi di otite: nel 34,2% dei bambini ebrei e
nel 35,2% nei bambini beduini. In 438 isolamenti (9,8% di tutti gli
isolamenti di pneumococchi) venne isolato lo pneumococco 19A: 10% fra
i bambini ebrei e 9,7% fra i bambini beduini. Mentre fra i bambini
ebrei durante gli 8 anni di studio non vi furono variazioni
significative nel numero e nella penicillino-resistenza, fra i
bambini beduini la proporzione del 19A aumentò dall’8,4%
al 13,7% insieme a un brusco aumento dei tipi penicillino- e
multidroghe-resistenti, passando da meno del 10% al 50% e più.
Inoltre fra i bambini ebrei è stato riscontrato un singolo
clone particolarmente resistente alla penicillina (69,4% degli
isolamenti di pneumococchi), mentre fra i bambini beduini erano
presenti più cloni. Complessivamente la prescrizione di
antibiotici (amoxicillina con o senza clavulanato, cefalosporine per
bocca e soprattuto azitromicina) fu più alta fra i bambini
beduini che fra i bambini ebrei.
Discussione
Questo
studio, eseguito in un Paese nel quale il PCV7 non era stato
introdotto, ha dimostrato che lo pneumococco 19A era già
importante in precedenza ed era in grado di aumentare numericamente,
in assenza di PCV7.
Come
sopra riportato, il consumo di antibiotici è molto diffuso
nella popolazione beduina, tanto che due ceppi di pneumococco 19A,
introdotti in Israele, si sono diffusi rapidamente nella popolazione
dal 2001. Questa diffusione è stata attribuita prevalentemente
all’azitromicina.
Se ne
ricava che in una popolazione non vaccinata la proliferazione
massiccia e rapida dello pneumococco 19A può avvenire
indipendentemente dall’introduzione del PCV7. Ciò non
significa che anche la vaccinazione con PCV7 possa avere in qualche
Paese (Stati Uniti in primo luogo, nei quali il vaccino è
stato usato prima che in altri) un certo ruolo, accanto all’uso
di alcuni antibiotici (soprattutto azitromicina e cefalosporine per
bocca).
Ovviamente
il prossimo uso di un PCV 13 valente, contenente il sierotipo 19A,
dovrebbe ridurre la diffusione dei cloni di 19A, anche se dotati di
antibiotico-resistenza.
Considerazioni
personali e di letteratura
La massa
delle prove, portate a sostegno delle affermazioni di Dagan e
collaboratori, non rende necessario esporre ulteriori considerazioni.
Mi sembra
invece opportuno riportare quanto comunicato di recente dalla
dottoressa A. Pantosti, al Congresso della SITI, a Bari nell’ottobre
2008.
La
dott.ssa A. Pantosti, dirigente di ricerca del Dipartimento di
malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità di
Roma, raccoglie dal 1994 i campioni, inviati dalle diverse Regioni
italiane, prelevati inizialmente solo da soggetti, affetti da
meningite acuta e più di recente (dal 1° giugno 2007) da
tutti i casi di malattia invasiva.
Dal 1994
sono stati così raccolti, al 6 marzo 2009, oltre 4.000
pneumococchi, che sono stati suddivisi per età e per Regione:
l’accesso a questi dati è possibile per tutti
(www.simi.iss.it). In molti
isolati è stata eseguita la tipizzazione.
Negli
anni precedenti l’introduzione del vaccino (1999-2000) circa il
70% dei ceppi isolati in bambini in età inferiore ai 5 anni,
apparteneva ai ceppi contenuti nel PCV7. Anche in Italia, dopo
l’introduzione del vaccino, in alcune Regioni, in cui viene
applicata la vaccinazione universale, si è osservato,
soprattutto in bambini di età inferiore ai 5 anni, una
diminuzione della quota di infezioni dovute ai ceppi contenuti nel
vaccino e un aumento della quota dovuta ai ceppi non contenuti nel
vaccino o correlati con questi (vedi Figura 1).
E’ inoltre aumentata la proporzione d’infezioni
appartenenti al sierotipo 19A, passato dal 6 al 10%, frequentemente
resistenti alla penicillina e ad altri antibiotici (vedi Figura
2).
Figura
1. Riduzione dei sierotipi PCV7 dopo l’introduzione del
vaccino (Pantosti A, 2008)


I fattori
da considerare per comprendere appieno l’aumento nel numero
del sierotipo 19A sono quindi numerosi:
- Modalità e dimensione dell’introduzione del sierotipo nella popolazione
- Numero iniziale dei soggetti portatori
- Frequenza e intensità della trasmissione
- Uso di antibiotici
- Copertura vaccinale con PCV7
Il clone
incontrato più di frequente è il CC320, che si
caratterizza di frequente per un’elevata
penicillino-resistenza. Molto minore la frequenza del CC199, che
presenta una normale sensibilità alla penicillina o una
sensibilità intermedia. In Danimarca hanno prevalso gli
pneumococchi con complesso clonale (CC)199, più 3 altri cloni
minori (Konradsen HZ, 2008).
Durante
questi studi sono stati messi in evidenza trasferimenti del
polisaccaride della capsula da uno pneumococco a un altro (fenomeno
dello switch).
Maggiori
saranno la sorveglianza clinica e diagnostica, la sierotipizzazione,
lo studio della sensibilità agli antibiotici e la
caratterizzazione genotipica (clone) e migliore sarà
l’allestimento e l’efficacia dei futuri vaccini, che
necessariamente dovranno contenere il sierotipo 19A.
Bibliografia
di riferimento
Moore MR,
Gertz RE, Woodbury RL, et al. Population snapshop of emergent
Streptococcus pneumoniae 19A in the United States 2005. J Infect
Dis 2008;197:1016-27.
Pantosti
A. Le infezioni invasive da pneumococco e il sistema di sorveglianza:
l’esperienza dell’Istituto Superiore di Sanità/Ministero
della Salute (CCM). 43° Congresso Nazionale Siti. Bari, ottobre
2008.
Pichichero
ME, Casey JR. Emergence of a multiresistant serotype 19A pneumococcal
strain not included in the 7-valent conjugate vaccine as an
othopatogen in children. JAMA 2007;298:1772-8.
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