Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 2008 - Volume XI - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Uso
del metadone e allattamento al seno
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Ormai le
conseguenze della dipendenza dagli oppioidi nel periodo perinatale
sono ben conosciute sia per quanto riguarda la madre che il neonato e
il lattante.
I nati da
madri in trattamento con metadone hanno meno conseguenze dei
figli di madri che fanno uso di eroina: sono meno spesso prematuri o
di basso peso per l'età gestazionale e hanno meno segni di
sofferenza acuta fetale. Tuttavia l'uso del metadone da parte della
madre può portare alla sindrome da astinenza dopo la nascita:
oltre il 60% dei lattanti esposti al metadone presentano la sindrome
da astinenza. Questa sindrome nei figli di madri trattate con
metadone è molto più intensa della sindrome da
astinenza da eroina. Inoltre l'esposizione al metadone può
determinare una vulnerabilità biologica nei bambini esposti,
rendendoli più suscettibili agli insulti ambientali. Il
miglioramento della qualità dell'assistenza nel primo
periodo della vita, è probabile che risulti particolarmente
efficace nel ridurre il rischio di sviluppare problemi
successivamente.
Il latte
umano è il miglior nutrimento per il neonato: esso
conferisce vantaggi ben conosciuti alla diade madre-bambino. Molti
studi hanno dimostrato che l'alimentazione con latte al seno si
associa a una ridotta incidenza di sindromi da astinenza neonatale di
particolare gravità. Tuttavia le donne che ricevono metadone
non alimentano spesso al seno i propri figli per varie ragioni:
- Un'importante barriera è rappresentata dalla mancanza di chiare linee guida sul mantenimento dell'uso di metadone nella donna che allatta.
- La concentrazione di metadone nel latte è bassa (da 50 a 270 mg/ml)
- Ne consegue che il lattante ingerisce da 0,01 a 0,09 mg/die
- E' difficile che queste quantità abbiamo un qualche effetto sul lattante, tuttavia gli effetti di queste piccole quantità non sono correntemente conosciuti.
Per
chiarire questi punti fondamentali, è stato intrapreso uno
studio che valuta le concentrazioni del farmaco nel latte
materno e le concentrazioni del metadone nel sangue della madre e del
neonato/lattante (Jansson LM, Choo R, Velez ML, et al. Methadone
maintenance and breastfeeding in the nenatal period. Pediatrics
2008;121:106-14).
12 donne,
trattate con metadone (dose 50-105 mg/die) hanno fornito campioni di
latte e di sangue ai giorni 1°, 2°, 3°, 4°, 14° e
30° dopo il parto. Il sangue dei neonati è stato preso al
14° giorno. Una ricerca sistematica nelle urine fra la 36
settimana di gestazione e 30 giorni dopo la nascita ha permesso poi
di escludere che le mamme avessero assunto altre sostanze illecite
nel periodo neonatale.
Accanto
al gruppo delle donne che allattavano i bambini è stato
approntato un gruppo nel quale i figli di madri, trattate con
metadone, erano alimentati con formula.
La
concentrazione di metadone nel latte materno fu in generale
bassa (da 21 a 462 ng/ml): la quantità riscontrata non fu in
rapporto con la dose somministrata alla madre. La concentrazione di
metadone nel sangue materno non differì nei due gruppi e non
fu in generale in rapporto con la dose somministrata. La
concentrazione di metadone nel sangue dei lattanti fu bassa (da 2,2 a
8,1 mg/dl) in tutti i campioni.
Nei
lattanti di ambedue i gruppi è stato eseguito un esame
neurocomportamentale ai giorni 3°, 14° e 30°: non ci
furono differenze fra i due gruppi. Qualche bambino nel gruppo degli
allattati al seno richiese farmacoterapia per la sindrome da
astinenza.
Nella
conclusione viene sottolineata dagli autori l'importanza
dell'allattamento al seno nelle donne in trattamento con metadone.
Commento
Dallo
studio si ricava che non ci sono ragioni valide per limitare
l'allattamento al seno nei figli di madri in trattamento con
metadone: purtroppo queste donne di rado alimentano al seno i propri
figli, spesso per la mancanza d'informazioni precise. Questa
pubblicazione ci dimostra che è possibile allattare il proprio
figlio e che il metadone che passa nel latte è in quantità
così piccola da non interferire con la crescita e lo sviluppo
del bambino.
Certo
avremmo voluto una maggiore numerosità, ma, guardando la
letteratura, tutte le pubblicazioni su questo argomento (ne conosco
solo poche altre) riguardano numeri molto piccoli. Rimane da
interpretare perché la dose, somministrata alla madre non sia
in relazione con la concentrazione di metadone nel latte e quindi nel
neonato/lattante.
La
concentrazione di metadone nel sangue delle madri non differì
nelle madri che allattavano i propri figli da quello presente nel
sangue delle madri che alimentavano i propri figli con la formula.
E'
evidente che le piccole concentrazioni di metadone nel sangue del
lattante non sono sufficienti per impedire la comparsa della sindrome
da astinenza in qualche neonato.
E'
possibile concludere che i benefici conferiti dall'allattamento
materno superano largamente ogni rischio derivante dalle piccole
concentrazioni di metadone ritrovate nel latte materno o nel sangue
del neonato/lattante.
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