Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2008 - Volume XI - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Durata
dell'immunità umorale nei confronti di comuni antigeni
virali e dei rispettivi vaccini
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
La
guarigione da un'infezione o da una malattia virale o batterica può
accompagnarsi a un'immunità di lunga durata, che può
essere presente per tutta la vita.
L'immunità
può essere sia umorale (cioè basata sugli
anticorpi) sia cellulare (cioè basata sulle cellule T):
dipende dal tipo di agente infettivo se la risposta è
prevalentemente umorale (difterite, tetano, morbillo ecc.) o
prevalentemente cellulare (varicella, ecc).
Gli studi
a disposizione riguardano soprattutto l'immunità umorale, di
più facile rilievo. Uno dei punti ancora non sufficientemente
chiari è la durata dell'immunità umorale
e il ruolo giocato dalle cellule B della memoria, dopo il superamento
di un'infezione o di una malattia virale e parallelamente dopo la
somministrazione di un vaccino.
Per
chiarire questo problema è stata condotta una ricerca, basata
sull'analisi longitudinale del titolo anticorpale specifico per
antigeni virali (vaiolo, morbillo, parotite, rosolia, virus
varicella-zoster e virus di Epstein-Barr) e per anatossine (tetano e
difterite), in 45 soggetti per un periodo di oltre 26 anni (Amanna
IJ, Carlson NE, Slifka MK. Duration
of umoral immunity to common viral and vaccine antigens. N
Engl J Med 2007;357:1903-15). Sono state inoltre misurate le
cellule B della memoria, antigene-specifiche ed è stato
confrontato il livello delle cellule B della memoria con i livelli
corrispondenti di anticorpi.
I
risultati sono stati sorprendenti: le risposte anticorpali
antivirali sono risultate sistematicamente stabili, con una metà
vita che è stata stimata di 50 anni per il virus
varicella-zoster e di più di 200 anni per altri virus, come il
morbillo e la parotite. La risposta anticorpale agli antigeni del
tetano e della difterite si attenua invece più precocemente:
la metà vita per il tetano è stata valutata in 11 anni
e quella per la difterite in 19 anni.
Le
cellule B della memoria vivono a lungo, ma non esiste una
correlazione significativa fra numero di cellule B della memoria e
livello anticorpale per 5 degli 8 antigeni studiati.
Tabella
1. Durata della produzione di anticorpi sierici
antigene-specifici

Morbillo
La metà
vita per il morbillo (41 soggetti che avevano superato la malattia o
che erano stati vaccinati) è risultata elevatissima, perché
nell'arco di oltre 20 anni il livello anticorpale è rimasto
praticamente immutato: da qui la valutazione elevatissima della metà
vita: 3014 anni. Sulla base di questi rilievi, alla domanda: “quanto
dura l'immunità?” o “bisogna fare un richiamo a distanza
di qualche decennio?” la risposta è:
- La malattia o la vaccinazione conferiscono un'immunità che dura tutta la vita
- Non è necessario fare alcun richiamo
Parotite
La metà
vita per la parotite in soggetti che avevano avuto la malattia o che
erano stati vaccinati è risultata essere altrettanto elevata,
corrispondendo a 542 anni, senza dimostrare una significativa
riduzione (vedi figura 1).
Figura
1. Risposta anticorpale dopo infezione virale o vaccinazione con
antigeni proteici. Risultati dell'analisi longitudinale del titolo
sierico degli anticorpo verso 8 antigeni in 45 soggetti. La parte
ombreggiata delle figure rappresenta il cut-off fra i titoli sierici
sieropositivi e sieronegativi. La linea punteggiata il livello del
correlato di protezione, quando questo sia stato determinato. EU =
unità ELISA e IU = unità internazionali.


Rosolia
La metà
vita degli anticorpi antirosolia è stato determinato in 114
anni, con una non significativa velocità di diminuzione.
Virus
di Epstein-Barr e varicella zoster
In
contrasto con le infezioni virali acute, le infezioni latenti e
croniche, possono persistere o possono riattivarsi dopo uno stato di
latenza. 37 di 45 soggetti (82%) erano sieropositivi per il virus di
Epstein-Barr: essi mantennero livelli anticorpali elevati e
immodificati per tutta la vita (metà vita di 11.552 anni).
Tutti i 45 soggetti furono positivi per le risposte anticorpali al
virus VZ, pur mostrando una frequente fluttuazione. Il livello degli
anticorpi diminuì molto lentamente con una metà vita
dopo 50 anni.
Tetano
e difterite
Titoli
superiori a 0,01 UI di anticorpi antitetano per mL sono considerati
protettivi. Gli anticorpi tetano-specifici diminuirono rapidamente,
per cui la metà vita è stata riscontrata di 11 anni.
Gli
anticorpi antidifterite a titoli superiori a 0,01 UI/ml sono
considerati protettivi; anche essi si ridussero rapidamente, con una
metà vita di 19 anni. Questi risultati suggeriscono che il
mantenimento degli anticorpi è fortemente influenzato dalla
natura dell'antigene: le proteine del tetano e della difterite
elicitano risposte anticorpali quantitivamente inferiori a quelle
osservate dopo infezione virali.
Cellule
della memoria e associazione con i livelli anticorpali
Tutte le
teorie sulle cellule della memoria concordano sull'assunto che
esiste una correlazione fra le cellule B della memoria e i livelli
anticorpali.
Da questa
pubblicazione risulta che le cellule B della memoria hanno lunga
vita. Studi precedenti avevano mostrato che entro un mese dalla
vaccinazione, il numero delle cellule B della memoria nella
circolazione corrisponde alla frequenza delle cellule B della memoria
osservate nei compartimenti linfoidi, come nella milza.
Gli
Autori di questa pubblicazione hanno confrontato le cellule B della
memoria con i corrispondenti titoli anticorpali sierici verso gli 8
antigeni. Una significativa correlazione fra livello delle cellule B
della memoria e livello anticorpale è stato notato dopo
l'infezione acuta del morbillo, della parotite e della rosolia. Ma
manca una correlazione significativa fra cellule B della memoria e
anticorpi verso il virus varicella-zoster e il virus di Epstein-Barr
o per gli antigeni del tetano e della difterite. Le cellule B della
memoria sono risultate un cattivo predittore del livello degli
anticorpi sierici.
Questi
reperti suggeriscono che il rifornimento da parte delle cellule B
della memoria di plasmacellule dalla vita breve è difficile
che rappresenti un meccanismo universale per il mantenimento degli
anticorpi.
Discussione
Le
risposte anticorpali all'infezione da virus vivi hanno una metà
vita superiore ai 50 anni o più; in contrasto gli antigeni
proteici del tetano e della difterite che inducono un livello
anticorpale che diminuisce relativamente in poco tempo.
Sebbene i
titoli delle risposte anticorpali, indotte dalla vaccinazione, siano
più basse di quelle determinate dalla malattia naturale,
un'analisi approfondita suggerisce che per l'immunità
verso morbillo, parotite e rosolia la memoria sierologica dopo
vaccinazione può essere simile all'infezione naturale. Per
questo sono necessari ulteriori studi per valutare il mantenimento
del livello anticorpale nei soggetti vaccinati, specialmente nelle
condizioni attuali nelle quali sono eccezionali i richiami esogeni
naturali.
Considerazioni
personali
Le
lettura di questa pubblicazione ha infiniti agganci con la quotidiana
applicazione delle vaccinazioni. Gli spunti di riflessione sono molto
numerosi e ci aiutano a chiarire alcuni punti in precedenza di
difficile comprensione.
Una prima
differenza netta fra le malattie infettive virali naturali,
comprese le vaccinazioni del morbillo, parotite e rosolia da un lato
e le vaccinazioni contro tetano e difterite dall'altro: le prime si
accompagnano a un'immunità che dura molto al di là
della durata di una vita umana (114, 542, 3014 anni di metà
vita), mentre la metà vita degli anticorpi indotti dalla
vaccinazione contro il tetano e la difterite si abbassa a 11 e 19
anni rispettivamente.
Da un
punto di vista pratico non sottoporremo a richiami, dopo le prime due
dosi, né il morbillo, né la parotite, né la
rosolia, mentre dovremo impegnarci di più per richiamare
l'immunità contro il tetano e la difterite. Un altro punto
di grande importanza: il mancato rapporto fra numero delle cellule
della memoria e livello anticorpale: ma questo tutti noi lo sapevamo.
Per
l'epatite B, nonostante il mancato riscontro di anticorpi
protettivi in circolo (anticorpi anti-HBs), la somministrazione di un
richiamo evoca una reazione anamnestica di grande rilievo,
dimostrando la presenza di cellule B della memoria pronte a
rispondere all'antigene, indipendentemente dal livello anticorpale.
Nella
pubblicazione non se ne parla, ma di sicuro la presenza di uno o di
un altro adiuvante del vaccino ha grande importanza per condizionare
non solo l'entità ma anche le modalità di risposta
anticorpale. Oggi sappiamo che l'adiuvante influenza il contatto
dell'antigene con il toll like receptor, al quale si deve
l'attivazione della cascata delle risposte aspecifiche e specifiche
all'antigene. Il toll like receptor e la sua attivazione dirigono
la complessa orchestra delle difese immunologiche umorali e
cellulari.
Lavori,
come quello sopra riportato, fanno venir la voglia di allargare le
esperienze ad altre infezioni e ad altri vaccini, prime fra tutte
l'influenza, l'epatite B e i vaccini polisaccaridici.
Molte
delle tessere del puzzle dell'immunità hanno trovato il loro
posto, ma ancora non si riesce a vedere bene l'immagine,
specialmente in alcuni fondamentali particolari. Speriamo che il
futuro scientifico ci aiuti a capire.
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