Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2002 - Volume V - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
L'omalizumab
(un anticorpo anti-IgE) nella cura della rinite allergica stagionale
La
rinite allergica è una patologia IgE mediata, che si manifesta
a carico delle vie aeree superiori, dell'occhio e delle vie aeree
inferiori. Essa colpisce il 10-20% delle popolazioni del nord Europa
o degli USA; la sua incidenza è in aumento, insieme a quella
di tutte le altre malattie allergiche.
I sintomi
della rinite allergica sono strettamente legati all'esposizione agli
allergeni. I pazienti che sono molto sensibili ai pollini, mostrano i
loro sintomi poco dopo l'inizio della pollinazione: i sintomi
divengono più gravi quando la concentrazione di pollini si fa
più elevata scompaiono quando finisce la stagione dei pollini.
Al momento sono disponibili vari tipi di trattamento:
l'allontanamento dell'allergene, la farmacoterapia e l'immunoterapia.
Nonostante questi diversi tipi di trattamento, rimane un piccolo
gruppo di soggetti nei quali i sintomi non sono controllati e per i
quali vanno trovate terapie alternative.
Molti di
questi pazienti rispondono a una terapia combinata, come
corticosteroidi per via nasale e antistaminici per bocca durante la
stagione dei pollini. Ma anche per la scarsa compliance non sempre la
terapia associata ha successo.
Di
recente è stato preparato con la tecnologia del DNA
ricombinante un anticorpo monoclonale umanizzato anti-IgE
(omalizumab): esso si lega specificatamente a un unico epitopo, cioè
il sito legante FceRI presente sulle IgE umane; di conseguenza esso
blocca il legame delle IgE sulla mastcellule e sui basofili. Per il
ruolo fondamentale che le IgE hanno nella patogenesi della rinite
allergica stagionale, una riduzione delle IgE libere nel siero in
pazienti atopici con probabilità riduce i sintomi della rinite
stagionale durante la stagione dei pollini.
Per tale
ragione è stato intrapreso uno studio con omalizumab in
pazienti con rinite allergica da polline di ambrosia, in 25 centri
negli USA (Casale T.B. et al., JAMA 286:2956-67, 2001). Sono
stati scelti 536 pazienti, in età fra i 12 e i 75 anni, che
avevano almeno da 2 anni avevano una storia clinica di rinite
allergica all'ambrosia, di tipo moderato-grave e un livello di IgE di
30-700 UI/mL.
Essi
vennero assegnati a caso in questi gruppi:
"
137 ricevettero 50 mg di omalizumab, per via sottocutanea
"
134 ricevettero 150 mg di omalizumab
"
129 ricevettero 300 mg di omalizumab
"
136 ricevettero un placebo
La
somministrazione avvenne poco prima della stagione della ambrosia e
durante la stagione dei pollini, ogni 3 settimane nei pazienti con
livelli di IgE fra 151 e 700 UI/mL (4 trattamenti) e ogni 4 settimane
nei pazienti con livello basale di IgE fra 30 e 150 UI/mL (3
trattamenti).
La
gravità dei sintomi nasali dei soggetti trattati fu
significativamente più bassa nei pazienti che ricevettero 300
mg di omalizumab che in quelli che ricevettero placebo (P=0,002).
Venne osservata un'associazione significativa fra la riduzione delle
IgE, i sintomi nasali e l'uso degli antistaminici. Anche la
valutazione della qualità di vita fu migliore nei soggetti che
ricevettero 300 mg di omalizumab, in confronto a quello che
ricevettero un dosaggio più basso o al gruppo placebo. La
frequenza degli eventi avversi non differì significativamente
fra il gruppo trattato con omalizumab e il gruppo placebo.
Viene
concluso che l'omalizumab riduce i livelli sierici di IgE libere e
migliora il quadro clinico, in modo dose-dipendente, di pazienti con
rinite allergica stagionale.
La
profonda riduzione del livello di IgE libere nel siero dopo il
trattamento con omalizumab è una caratteristica di grande
rilievo: il 63% dei pazienti, dopo la prima dose aveva un livello di
IgE inferiore a 10,4 UI/mL, partendo da valori elevati.
Di grande
interesse per la valutazione della farmaco-economia è il
rilievo che i pazienti trattati ebbero una riduzione del 75% nella
mancanza dei giorni dal lavoro, dalla scuola o da ambedue, in
confronto al placebo (0,1 contro 0,4 giorni rispettivamente). Essi
consumarono inoltre molti meno farmaci del gruppo controllo. Questi
risultati sono in accordo con il miglioramento della qualità
della vita.
Nonostante
questi brillanti risultati è evidente che necessitano
alteriori studi su questa nuova sostanza, soprattutto diretti a
confrontare l'omalizumab con tutto l'altro armamentario terapeutico,
fino a oggi usato nella cura della rinite allergica.
Vuoi citare questo contributo?