Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2000 - Volume III - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Effetto
degli anti-epilettici sulla crescita intrauterina
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
Molto si
è discusso sulla potenzialità teratogenica dei farmaci
antiepilettici. Un passo importante nella comprensione di molti
aspetti, ancora controversi, è stato compiuto dagli studi di
Wide (Wide K et al., Epilepsia 41, 854-61, 2000) sulla
popolazione svedese nel corso di 25 anni. In queste ricerche sono
state esaminate le influenze dei farmaci antiepilettici alla madre
durante la gravidanza, sulla durata della gravidanza, sul peso alla
nascita, sulla lunghezza, sulla circonferenza cranica e sulla
crescita intrauterina: i casi esaminati sono stati 963 copie
madre-neonato.
Nel
gruppo esposto ai farmaci è stato dimostrato un significativo
aumento nel numero dei neonati con ridotte misure del loro corpo:
questa influenza negativa diminuisce con il passar del tempo. Gli
effetti più evidenti sono stati trovati nei figli di madri
sottoposte a politerapia; nella monoterapia soltanto i feti esposti
alla carbamazepina dimostrarono un'evidente riduzione delle
dimensioni del loro corpo. E' stato riscontrato anche un
significativo effetto sull'età gestazione nei neonati di sesso
femminile e sul numero dei soggetti piccoli per l'età
gestazionale (<2 DS) nei soggetti di sesso maschile.
Viene
concluso che sicuramente la politerapia con farmaci antiepilettici ha
un'influenza negativa sulle dimensioni del corpo del neonato che
tuttavia si riduce con il passar del tempo. In uno studio eseguito in
parallelo (Wide K et al., Dev Med Child Neurol 42, 87-92,
2000) è stato valutato l'effetto dei farmaci
antiepilettici sullo sviluppo psicomotorio (prova di Griffiths) in
100 bambini le cui madri sono state trattate, in confronto a 100
bambini controllo. La valutazione è stata fatta a 9 mesi di
età. Accanto a un aumento di piccole anomalie, soprattutto
facciali, nella valutazione a 9 mesi non è stata notata alcuna
influenza del trattamento in gravidanza con antiepilettici, sia con
mono che con politerapia.
In
un'altra ricerca, sempre dello stesso Wide (Fahnehjelm KT, Wide K
et al., Acta Ophthalmol Scand 77, 530-5, 1999) sono state
considerate le conseguenze del trattamento antiepilettici sulla
visione e sull'occhio. La valutazione è stata fatta in 43
bambini trattati e in 47 contrrolli, all'età media di 7 anni e
4 mesi. Viene concluso che il trattamento ben controllato,
preferibilmente con monoterapia, durante la gravidanza, non ha
effetti collaterali gravi sullo sviluppo dell'occhio e sulla sua
funzione.
Complessivamente
i dati riportati dagli studi svedesi possono essere considerati
abbastanza rassicuranti, su una popolazione abbastanza omogenea.
In
uno studio recente su 400 donne con epilessia, abitanti
nell'Inghilterra del Nord, le malformazioni furono invece più
comuni, a livello del 5%, con un rapporto odds di 2,15 (Fairgrieve
RH et al., BMJ 321, 674-5, 2000).
Non vi è
dubbio che nella risposta del feto ai farmaci antiepilettici entrino
in gioco anche fattori genetici (Finnell RH et al. Lancet 356,
1537-8, 2000).
Merita
ricordare che l'Accademia Americana di Pediatria, Committee on Drugs,
considera l'acido valproico, la fenitoina e la carbamazepina come
farmaci antiepilettici che, pur passando nel latte umano, non hanno
conseguenze per il lattante (AAM, Pediatrics 93, 137-50, 1994). Il
fenobarbital alla madre nutrice viene invece considerato come un
farmaco che può causare effetti colleterali gravi nel lattante
e deve quindi essere dato alle madri che allattano con cautela.
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