Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Un
trattamento breve con zidovudina per prevenire la trasmissione
madre-figlio dell'HIV
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
Ormai vi
sono molte prove che la zidovudina (Z) è efficace nel
prevenire la trasmissione dell'HIV dalla madre al figlio. Nel
famoso protocollo 076 le donne vennero trattate con Z per bocca dalla
14° alla 34° settimana di gestazione; esse ricevettero il
farmaco per via venosa durante il parto e il neonato la ricevette
ugualmente per le prime 6 settimane di vita, durante le quali non
venne allattato al seno ma ricevette lette artificiale. Con questo
trattamento, molto impegnativo, la trasmissione dell'HIV si ridusse
dal 22,6% al 7,6%. Per determinare se era possibile avere effetti
ugualmente favorevoli, utilizzando un trattamento più corto è
stato condotto uno studio randomizzato, in doppio cieco per
confrontare regimi di Z di durata diversa (Lallemant M et al. –
N Engl J Med 2000, 343:982-91).
Il
confronto è stato fatto utilizzando 4 tipi diversi di
trattamento:
a)
trattamento della madre dalla 28° settimana di gestazione, con 6
settimane di trattamento per il neonato (trattamento detto
lungo-lungo, simile al regime 076)
b) Z
dalla 35° settimana di gestazione, con 3 giorni di trattamento
per il neonato (trattamento detto corto-corto)
c)
trattamento lungo-corto
d)
trattamento corto-lungo
- In tutti i gruppi le madri ricevettero Z durante il parto.
- Tutti i lattanti sono stati alimentati artificialmente.
- Tutti vennero studiati per il DNA dell'HIV a 1, 45, 120 e 180 giorni dalla nascita.
- Dopo la prima analisi in itinere il regime corto-corto fu sospeso, per il suo scarso successo terapeutico.
- Per questo studio vennero reclutate 1.437 donne tailandesi.
Alla
prima analisi in itinere questi furono i risultati
raccolti:
a) 4,1%
di trasmissione dell'HIV nel regime lungo-lungo
b) 10,5 %
nel regime corto-corto (p=0,004). Per questo il regime corto-corto fu
sospeso.
Alla
fine dello studio questi furono i risultati:
a) 6,5%
per il regime lungo-lungo
b) 4,7%
per il regime lungo-corto
c) 8,6%
per il regime corto-lungo.
La
percentuale di trasmissione in utero fu significativamente più
alta nei due regimi con trattamento materno accorciato in gravidanza
(5,1%) che nei due regimi con trattamento materno prolungato (1,6%).
Quale
conclusione?
Il regime
corto-corto dà risultati inferiori agli altri 3 ed è
quindi da rigettare. I regimi lungo-corto, corto-lungo e lungo-lungo
hanno un'efficacia analoga. Tuttavia la più alta percentuale
di trasmissione in utero con il regime corto-lungo suggerisce che il
trattamento più lungo del lattante non può sostituire
il trattamento più lungo della madre.
I
commentatori (Peckhman C e Newell ML, N Engl J Med 2000,
343:1036-7) ricordano che in Europa e in USA la profilassi con Z
è stata largamente sostituita dalla profilassi con una
combinazione di farmaci anti-retrovirali, in associazione al taglio
cesareo e all'allattamento artificiale (M&B, Pagina gialla
aprile 1999, M&B 2000, 19:101-5; M&B Pagine elettroniche,
Avanzi, maggio 1999): in uno studio USA la terapia combinata
anti-retrovirale ha portato a una trasmissione verticale di solo
l'1%. I commentatori affermano inoltre che le conseguenze di questo
studio nella pratica clinica nei Paesi sviluppati con buoni servizi
di salute pubblica sono minime, perché in questi Paesi vengono
più spesso usati, come abbiamo visto, trattamenti combinati.
Ma anche nei Paesi in via di sviluppo con risorse inadeguate,
l'opportunità di offrire un precoce trattamento prenatale
rimane limitata; va inoltre tenuto conto di un altro grave problema,
quello di prevenire la trasmissione attraverso l'allattamento al
seno, senza mettere a repentaglio la salute del lattante.
Vuoi citare questo contributo?