Gennaio 2022 - Volume XLI - numero 1
Articolo speciale
1IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste
2UOC di Pediatria e Neonatologia, Ospedale di Ravenna, AUSL della Romagna
Indirizzo per corrispondenza: giorgio.cozzi@burlo.trieste.it
Key words: Long-Covid, Children, Adolescents, Mental health, Functional rehabilitation
Long-Covid is a typical condition of adults with a history of probable or confirmed SARS-Cov-2 infection in the previous 3 months with symptoms that last over 2 months and are not explained by an alternative diagnosis. Studies in paediatric age are heterogeneous and show a prevalence of long-Covid from 4% to 66%. The most frequent symptoms in children and adolescents are somatic symptoms and this raises the question whether they are not specific symptoms due to SARS-CoV-2 infection. However, in some cases they are due to the consequences of the pandemic (restrictions, uncertainty and lockdown). The lack of significant differences of the reported symptoms in seropositive and seronegative students suggests that long-Covid-19 might be less common than previously thought and emphasizes the impact of pandemic-associated symptoms as to the well-being and mental health of young adolescents. A targeted approach to functional rehabilitation becomes necessary and should include a psycho-relational evaluation and investigate the presence of a psychiatric comorbidity as well.
Gli studi sul long-Covid in età pediatrica sono eterogenei e di scarsa qualità, mostrando una prevalenza dei sintomi riportati che varia dal 4% al 66%! Il long-Covid riguarderebbe per lo più gli adolescenti, con una preponderanza del sesso femminile e con sintomi soggettivi quali le difficoltà nella sfera cognitiva e la cefalea che possono durare a lungo. Considerando che i sintomi sono per lo più di tipo somatico e riguardano la sfera emotiva, è probabile che non si tratti di aspetti specifici dovuti all’infezione da SARS-CoV-2 ma alle conseguenze della pandemia di per sé. I bambini e gli adolescenti che continuano a lamentare sintomi a distanza dall’infezione da SARS-CoV-2 non andrebbero etichettati come affetti da una patologia “organica” post-infettiva, con il rischio di subire una incongrua medicalizzazione. Vanno presi in carico in modo professionale occupandosi della componente psico-relazionale, mirando ad una ripresa il più precoce possibile del funzionamento (terapia cognitivo-comportamentale).
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