Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2024 - Volume XXVII - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
I Poster degli specializzandi
Bronchiolite inconsolabile, l'addome è trattabile?
1Dipartimento di Neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica e scienze materno-infantili (DINOGMI),
Università di Genova
2IRCCS Materno-Infantile “Giannina Gaslini”, Genova
Indirizzo per corrispondenza: alessioconte.1995@gmail.com
Introduzione
È stato dimostrato che le infezioni derivanti da alcuni ceppi di virus possono aumentare il rischio di invaginazione intestinale. Per quanto particolarmente nota l’associazione tra il vaccino per rotavirus e lo sviluppo di invaginazione intestinale, risulta più complesso dimostrarne il legame nelle infezioni comunitarie. Ciononostante, diversi studi hanno descritto l’associazione tra virus tipicamente associati a bronchiolite (in particolare adenovirus) e lo sviluppo di invaginazione intestinale.
Caso clinico
Durante i mesi invernali, un lattante di 3 mesi con precedente storia clinica non contributiva si presentava in Pronto Soccorso per distress respiratorio e tosse persistente. All’ingresso erano presenti tachidispnea lieve (FR 42), wheezing e rientramenti sottocostali e al giugulo (score di Wang = 4). Veniva posta diagnosi di bronchiolite e avviata terapia di supporto infusionale e aerosol con adrenalina e ipratropio bromuro. Eseguiti test antigenici per RSV e SARS-CoV-2, risultati entrambi negativi. L’EGA capillare e la saturazione dell’ossigeno risultavano nella norma pertanto non veniva avviato supporto respiratorio o terapia con O2.
Dopo iniziale miglioramento clinico, in terza giornata si evidenziava importante irritabilità, con pianto persistente e inconsolabile. Nel sospetto di colica gassosa venivano eseguiti due microclismi con successiva fuoriuscita di sangue rosso vivo frammisto a coaguli, in assenza di anemizzazione. Nelle ore successive comparsa di vomito e quasi completo rifiuto dell’alimentazione.
Venivano quindi eseguiti esame urine e urinocoltura, con esito negativo. L’EGA venoso dimostrava una lieve acidosi metabolica con aumento dei lattati (pH 7,34, BE -2,2, lattati 27,9 mg/dl) in presenza di leucocitosi neutrofila (N 14,19 cellule/µl) e PCR nei limiti di norma (0,5 mg/dl). Eseguita Rx addome con evidenza di sovradistensione delle anse centro-addominali, in assenza di segni di perforazione. Il lattante veniva pertanto inviato al Centro di riferimento, dove veniva sottoposto a ecografia addominale con risultato dubbio che riportava “anse intestinali distese e iperemiche con materiale iperecogeno”. Il giorno successivo veniva eseguita Rx clisma opaco che permetteva di porre diagnosi di invaginazione ileocolica.
Dopo un tentativo infruttuoso di riduzione in scopia, veniva posta indicazione a laparotomia in regime di urgenza per riduzione dell’invaginazione e appendicectomia consensuale. Il successivo decorso si svolgeva regolarmente (a esclusione di singola necessità di trasfusione di emazie concentrate) con dimissione a domicilio in quinta giornata post-operatoria.
Conclusioni
I quadri di bronchiolite, in particolare con isolamento di adenovirus, sembrano risultare a maggior rischio per invaginazione intestinale. Risulta pertanto fondamentale escludere tale condizione in tutti i lattanti con bronchiolite che sviluppino sanguinamento gastroenterico o rifiuto ad alimentarsi con pianto inconsolabile.
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