Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Giugno 2024 - Volume XXVII - numero 6

M&B Pagine Elettroniche

I Poster degli specializzandi

Ho paura di strozzarmi

Ingrid Schiulaz

Scuola di Specializzazione in Pediatria, IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Università di Trieste

Indirizzo per corrispondenza: ingrid.schiulaz@gmail.com

Pietro, 8 anni, dopo un episodio di quasi soffocamento con un boccone, per lo spavento ha iniziato a rifiutare di alimentarsi, estremizzando la sua selettività alimentare già presente in precedenza. In seguito, Pietro ha presentato un importante calo di peso, tanto che si è reso necessario un ricovero in un reparto di Pediatria per cercare di riportare il peso in un range di sicurezza.
Alla prima visita presso il nostro servizio di Gastroenterologia sono stati forniti consigli generici sulla reintroduzione dei cibi non graditi sul modello di chi presenta una food aversion: abbiamo indicato ai genitori di proporre insieme ai cibi tollerati, cibi simili per caratteristiche di colore, forma e consistenza e di continuare a proporli ripetutamente nel tempo, in modo da abituare il bambino a tollerarli e poi ad assaggiarli, secondo la teoria del food chaining. Con questo metodo, Pietro stava pian piano cominciando a reintrodurre qualche cibo in più nella dieta, ma in un’occasione conviviale ha assistito a un altro evento traumatico simile a quello da lui vissuto in prima persona, quando il cuginetto di un anno si è soffocato con un boccone troppo grande. La sua dieta si è a questo punto nuovamente ridotta all’assunzione di latte, biscotti, gelato, wurstel e poca pasta. Il bambino riportava un’importante sensazione di paura di morire soffocato associata a tali eventi e perciò si rifiutava di mangiare molti cibi.
La sensazione di soffocamento può essere comparata a un vero trauma maggiore a livello emotivo, a cui un bambino può non riuscire a far fronte soltanto con le proprie risorse.
Traumi che causino o minaccino la morte o l’integrità fisica propria o delle persone care sono infatti traumi importanti, a cui le persone possono reagire nello stesso modo di chi ha vissuto un grave incidente o un disastro naturale; in alcuni, la reazione può essere così importante fino a costituire un impedimento a continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico.
Alla luce di tutto ciò, è stata proposta la EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), tecnica psicoterapeutica che utilizza la stimolazione alternata destro/sinistra attraverso movimenti degli occhi o il tapping per permettere il riprocessamento delle informazioni collegate a esperienze negative, che sono state immagazzinate nella memoria in modo disfunzionale e che sono la causa di sintomi cognitivi e somatici negativi.
Dopo solamente 3 sedute con la psicologa, il bambino ha iniziato a reintrodurre cibi che ormai non mangiava più e a riprendere il peso perso.
Vi sono pochi riferimenti in letteratura riguardo la EMDR e il trattamento dei disturbi post-traumatici da stress nei bambini e negli adolescenti, soprattutto per quanto riguarda il trauma da soffocamento, ma la velocità di miglioramento e la non invasività del trattamento la rendono una valida opzione da mettere in pratica in occasioni simili, in quanto permette di migliorare i sintomi e l’ansia.
Studi dimostrano infatti che già dopo le prime sedute di EMDR diminuisce l’arousal, le emozioni e le sensazioni negative e la nitidezza delle immagini collegate all’evento stressante senza la necessità di svolgere “compiti per casa” tra una seduta e l’altra come nella terapia cognitivo comportamentale e non è necessaria una descrizione dettagliata dell’evento stressante. Tutti questi fattori rendono l’EMDR una valida opzione da considerare nel trattamento dei disturbi post-traumatici da stress e, come in questo caso, nella paura di soffocare nei bambini.

Bibliografia di riferimento

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