Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2000 - Volume III - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Verso
un nuovo vaccino (universale) contro l'influenza
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
La
variazione antigenica presentata dal virus dell'influenza
rappresenta uno dei più importanti problemi di salute
pubblica, perché rende obbligatorio ogni anno l'utilizzo di
vaccini nuovi, in rapporto al tipo di virus che si prevede sia
presente nell'autunno invero successivo. Anche senza arrivare alle
grandi pandemie del passato, nuovi ceppi epidemici compaiono ogni 1-2
anni, per le mutazioni spontanea di una o dell'altra delle due
proteine di superficie (neuraminidasi e emagglutinina).
Da qui la
ricerca di un'altra proteina, costante nell'evoluzione del virus,
che possa aumentare il potenziale immunogenico, quando usata nel
vaccino. A questo scopo è stata studiata la proteina M2, una
proteina, come la neuraminidasi e l'emagglutinina, presente nella
membrana di tutti i virus influenzali. Si tratta di una proteina
piccola, lunga solo 97 aminoacidi, di cui 24 sono esposti sulla
superficie del virus. La proteina M2 è espressa
abbondantemente sulla superficie delle cellule infettate con il virus
dell'influenza A, come anche, ma in minor concentrazione, sulla
superficie del virus.
Studi
sperimentali hanno dimostrato che la proteina M2 è un antigene
che induce la produzione di anticorpi, protettivi verso un'infezione
da virus influenzale. Anticorpi diretti verso la proteina M2 sono
stati trovati in pazienti che erano guariti da un'infezione
influenzale.
Il gene
della proteina M2 è stato fuso con il gene della proteina del
core del virus dell'epatite B (HBc), in modo da creare un gene di
fusione che codifichi per M2HBc. Questo gene è stato espresso
nell'Escherichia coli. Quando la proteina così
ottenuta è stata somministrata per via intraperitoneale o
intranasale ai topi, essa ha fornito una protezione del 90-100% verso
un carico letale di virus (Nature Med 1999, 5:1157-63). La
protezione è risultata mediata dagli anticorpi e si è
dimostrata trasferibile con il siero. Essa ha una lunga durata.
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