Maggio 2018 - Volume XXXVII - numero 5

Medico e Bambino


Problemi speciali

Dislessia: possibilità di individuazione precoce nello studio del pediatra

Andrea Giangrande1, Luca Giangrande2

1Psicologo dello sviluppo e dell’apprendimento
2Pediatra di famiglia, Roma

Indirizzo per corrispondenza: andrea.giangrande1989@gmail.com

Dyslexia: possibility of early detection

Key words: Dyslexia, Rapid automatized naming, Phonological awareness, Early detection

This paper explores the possibility of early detection of some risk factors for the development of dyslexia. It specifically focuses on phonological awareness and rapid automatized naming, which are two of the main cognitive abilities considered able to predict the rise of this disorder in preschool age (5 years). Early acknowledgment of these risk factors enables the activation of a training that can reduce the educational and emotional impact of the disorder, as well as reduce the number of false positives reported to the Local Health Authority. In light of these assumptions, the role of paediatricians in identifying and monitoring these abilities, providing for operational insights to integrate that practice into children’s health balance, is considered.

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A. Giangrande, L. Giangrande
Dislessia: possibilità di individuazione precoce nello studio del pediatra
Medico e Bambino 2018;37(5):301-305 https://www.medicoebambino.com/?id=1805_301.pdf


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Dislessia e ruolo del pediatra
Su Medico e Bambino del numero di maggio ho letto gli articoli sulla dislessia di di Federico Marchetti (News box, pag. 291) e di Andrea e Luca Giangrande (Problemi speciali, pag. 301) e mi sono soffermato soprattutto sul ruolo del pediatra.
Quindici anni fa, al Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Dislessia, ho fatto una relazione sul ruolo del pediatra di famiglia nel campo della dislessia dicendo approssimativamente le cose che dicono Andrea e Luca Giangrande e sono stato aspramente criticato dai logopedisti e dagli insegnanti, in quanto sostenevano con varie argomentazioni che spettava loro il compito di occuparsi dei bambini con dislessia. Allora ci rimasi male, ma oggi dico che avevano ragione. Vediamo perché.
Nel DM 5669/2011 “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)” si legge che spetta ai docenti applicare “le misure educative e didattiche di supporto utili a sostenere il corretto processo di insegnamento/
apprendimento fin dalla scuola dell’infanzia per il riconoscimento di un potenziale DSA”. Non viene citata la figura del pediatra di famiglia.
Anche la Direttiva Ministeriale del 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)” affida agli insegnanti il compito di intercettare i segnali predittivi di un possibile DSA. “Si tratta - dice la Direttiva - di difficoltà di linguaggio che permangono dopo i 4 anni. Le ricerche ci dicono che l’80% dei bambini che ha un disturbo del linguaggio ha un’alta probabilità di presentare in seguito un DSA”. Anche qui non viene citata la figura del pediatra di famiglia.
Gli Autori della Consensus Conference sui DSA del 2011 sostengono che il “pediatra, alla luce dei dati anamnestici, accoglie i segnali di difficoltà scolastiche riportate dalla famiglia e indirizza il caso agli approfondimenti specialistici”. Solo nella Consensus Conference viene menzionato il pediatra, ma il suo ruolo è molto marginale. Quindici anni fa sia la Scuola sia i Servizi di Neuropsichiatria per l’Infanzia e l’Adolescenza (NPIA) erano molto carenti nel campo dei DSA e il pediatra cercava di ottenere un posto anche per sopperire a queste carenze. Oggi è diverso. Soprattutto la Scuola ha fatto molti passi avanti, per cui io credo che ci debba essere ormai una suddivisione di compiti e di ruoli per quanto riguarda la salute del bambino. Tutto quello che riguarda l’apprendimento deve essere affidato alla Scuola per due motivi: perché gli insegnanti sono più bravi dei pediatri e per non creare accavallamenti di ruoli non necessari. Il pediatra però ha un compito di fondamentale importanza che non ha nessuna altra figura professionale: la diagnosi di sospetto di un disturbo specifico del linguaggio (DSL) prima dell’ingresso nella scuola dell’infanzia. Sappiamo che il DSL predice in circa l’80% dei casi un DSA.
Oggi sia i NPIA sia gli psicologi sia i logopedisti sono concordi nel ritenere che la diagnosi del DSL deve avvenire il più precocemente possibile, dai 24 ai 36 mesi, al fine di ottenere una buona prognosi, non solo del DSL ma anche del DSA.

Angelo Spataro
Gruppo di lavoro “Salute mentale” dell’ACP
gioved�, 21 Giugno 2018, ore 10:27