Giugno 2010 - Volume XXIX - numero 6

Medico e Bambino


Editoriali

La pediatria italiana e la pediatria di famiglia

Franco Panizon

Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste

Indirizzo per corrispondenza: franco@panizon.it

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F. Panizon
La pediatria italiana e la pediatria di famiglia
Medico e Bambino 2010;29(6):347-349 https://www.medicoebambino.com/?id=1006_347.pdf


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Pediatria di famiglia
Gent.mo prof. Panizon,

non è la prima volta che tiptappeggio sulla tastiera per rispondere a un Suo editoriale sul “nostro” MeB (sono abbonato della prima ora); in realtà più che risponderLe dico la mia, stuzzicato dalle Sue argomentazioni sulla Pediatria di famiglia, stuzzicato e motivato dal fatto che io sono un Pdf e ritengo che forse della Pdf un Pdf possa e debba dire qualcosa nel rispetto del ruolo e delle esperienze lavorative di tutti.
Infatti non parlerò, perché non mi compete, di quanti Punti Nascita o Reparti di Pediatria sono stati creati negli anni per rispondere non certamente solo a criteri legati ai bisogni assistenziali che si alimentano proprio di quei ricoveri impropri dei quali Lei parla (infatti non sarà certo un pdf a disporre un ricovero di un bambino) se non degli accessi impropri ai PS (infatti posso portarLe esempi di PS che “sollecitano” la popolazione all’accesso anche per la prescrizione di ricette o che ostacolano l’effettuazione di servizi territoriali filtro), come non parlerò dell’Università, dove la spocchia baronale non è certo finita con il ’68.
Ma io,come ho detto, sono un pdf e guardo alla mia professione e leggendo quanto lei afferma sul “gradimento” del proprio mestiere (quello del gradimento dei propri utenti è legato alla scelta del proprio pediatra che cambiano se insoddisfatti) penso che sia dovuto in buona parte alla crescita categoriale nel suo complesso, guidata sia negli aspetti normativi ma anche professionali da una Federazione (la FIMP) che raccoglie la stragrande maggioranza delle adesioni.
Parlo della Federazione nazionale senz’altro ma soprattutto di quelle regionali e provinciali, veri motori di attività di aggiornamento oltre che di scambi esperienziali, cresciute sempre più negli ultimi dieci anni in qualità e quantità e non dico questo pro domo mea o per misconoscenza, ci sono dentro io come tanti altri colleghi fino al collo da mane a sera, fino a un sabato di luglio come ora dove sto ticchettando in risposta al Suo editoriale.
Questo NON ha un Pediatra Ospedaliero e tanto meno un Pediatra Universitario che forse (forse) ha una Società Scientifica che ne spalleggia l’aggiornamento specifico (spesso) ma mai riesce a legare aspetti lavorativi più ampi; anche qua ho competenza in materia essendo iscritto almeno a una mezza dozzina di società scientifiche.
E di questo si sono accorti proprio quei Pediatri Ospedalieri (e Universitari, meno in verità, ci pensi un po’ su sul perché…) che a frotte arrivano sul territorio per coprire le zone carenti create dove a loro conviene con, secondo me, grave nocumento all’Ospedale stesso (perdita di competenze) e anche alla Pdf impedendo un ricambio generazionale tanto opportuno.
Forse escono ammiraggiati da un lavoro più “facile” (ben presto cambiano idea, creda a me che ne incontro vari) con meno stress (forse, ma l’altro mese un collega ex ospedaliero è diventato ex pdf scegliendo più comode ore consultoriali) ma questo è un problema da burn out ospedaliero di cui i Direttori Sanitari dovrebbero prima o poi occuparsi.
Sulle necessità assistenziali non posso che concordare con Lei, ma tenga presente che alcuni aspetti comportano scelte concordate fra tecnici (medici) amministratori e politici, solo così si possono avere risultati: pensa davvero che una Pdf organizzata possa fare concorrenza ad un accesso al PS gratuito 24 ore su 24 per un codice bianco o verde? E perché mai un non-bisogno assistenziale non deve andare al PS ma da un pdf che apra il proprio ambulatorio per un orario analogo? Se è un non-bisogno…..
Sull’uso di antibiotici (sono “in quota FIMP” fra i firmatari delle recenti LG sull’OMA emanate dalla SIP) dei PPI (sono tra i firmatari, in quota FIMP, di un documento ligure che sarà pubblicato sulla rivista di Gastroenterologia Pediatrica a breve, chiaramente il tutto è merito in primis degli amici ospedalieri e universitari della cui amicizia e collaborazione mi onoro) e degli steroidi inalatori che Lei cita come esempi di cattiva prescrizione organizziamo percorsi formativi con i colleghi (a Genova il 98% dei pdf è iscritto FIMP e l’80% frequenta stabilmente i nostri incontri mensili) che può vedere elencati sul sito www.apel-pediatri.it, anche su argomenti “nuovi” che l’Università di oggi non tocca nemmeno di sfuggita (incidenti, dislessia, maltrattamento, inquinamento.…).
E allora, dirà Lei, quali risultati?
Sarebbero migliori se da un lato il datore di lavoro (il SSN) fosse un assiduo controllore dell’operato qualitativo dei Pdf che in fondo considera estranei al sistema perché non dipendenti e perché scarsi ordinatori di spesa complessiva, e se, dall’altro, i colleghi Ospedalieri (spesso con attività privata sul territorio) e Universitari (anch’essi liberi professionisti sul territorio) collaborassero maggiormente con noi sia per gli aspetti educativi sia per abbattere (sono Sue parole che condivido appieno) quella “ gelosia di mestiere, e di appartenenza, e anche una ricerca del potere, che forse fa abbastanza più male che bene”.
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Giorgio Conforti
FIMP Genova
luned�, 5 Luglio 2010, ore 11:59