Test celiachia
Ho letto con attenzione il focus sul test rapido per individuare i celiaci ma sinceramente non ne comprendo l’utilità nella nostra concreta situazione italiana (forse in altre latitudini). Infatti non si tratta di una malattia acuta per cui è necessaria una diagnosi rapida: se vedo un bambino nel mio ambulatorio il lunedì e mi viene il sospetto che possa essere celiaco che differenza c’è fra il saperlo subito (ammesso che non abbia un deficit di IgA e che io sia diventato abile nella esecuzione e nella lettura del test) e il saperlo il giovedì o il venerdì di quella stessa settimana quando mi arriva la risposta dal laboratorio cui lo ho inviato?
Nella nostra realtà di Cesena è stato messo a punto un percorso concordato fra ospedale e territorio per seguire nel tempo il bambino celiaco con ottimi risultati. Per quanto riguarda lo screening, che potrebbe essere un ambito di utilizzo del test rapido, mi sembra che i dubbi superino ancora le certezze per cui conviene attendere.
Arturo Alberti
Pediatra di Famiglia, Cesena
venerd�, 22 Agosto 2008, ore 12:15
Test celiachia 2
Un breve commento personale sul test rapido per la celiachia attualmente commercializzato in Italia.
Va benissimo, sicuramente utile, ma attenzione a non trasformarlo in un esame routinario, cioè da eseguire sempre nel corso della visita indipendentemente dal motivo e soprattutto svincolato dall’esame obiettivo, dalla clinica del paziente e dalla sua storia evolutiva.
Tutto questo per 2 motivi sostanziali:
Etico: Il test, per quello che ne conosco, è a carico del paziente; pertanto non è, a mio parere, corretto eseguire un atto medico per il quale non vi sia una necessità o un dubbio forte e ben documentato.
Timore che il test rapido, soprattutto se usato come screening, finisca per “non fare pensare” il medico alla celiachia, ai suoi svariati sintomi di comparsa e alle patologie ad essa associate. La necessità quindi di non svincolarlo dal mantenere il più possibile elevato il grado di formazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia a riguardo della malattia celiaca. È fuori dubbio che dove questo è presente la celiachia viene trovata con il classico prelievo venoso. Ergo: “chi conosce, trova”.
Infine una semplice proposta: si potrebbe iniziare ad adottare il test rapido come screening laddove i casi di celiachia trovati risultino minori di quelli attesi.
Roberto Cionini
Pediatra di famiglia, Sassuolo (Modena)
venerd�, 22 Agosto 2008, ore 12:16
Test celiachia 3
Alberto Neri (Medico e Bambino 2008;27:353-4), in una lettera sottilmente ma chiaramente paradossale e provocatoria, invita, con buona ragione, alla moderazione nell’eccessiva e incondizionata aderenza a screening e algoritmi. Poche pagine, e un focus è dedicato al test rapido per la diagnosi della celiachia, quasi – addirittura – un “fai da te”.
Leggendo i testi, tuttavia, affiorano alcuni dubbi. Già il dover, in pratica, disporre di un dosaggio delle IgA seriche contemporaneo al test ne riduce il vantaggio nei confronti della diagnostica bioumorale di routine. Vien poi da domandarsi se sia ben precisato il tasso minimo delle stesse IgA, affidabile per un giudizio di validità. Non è, inoltre, chiaro quale sia il reale impatto del deficit di IgA nella popolazione infantile. Reggiani: “La non trascurabile probabilità di trovarsi di fronte a un difetto di IgA non è nulla (nel senso – parrebbe – “abbastanza probabile”)”. Maki e Korponay-Szabò: “Non è stato riscontrato alcun soggetto con deficit di IgA”. Va anche detto che, nel secondo lavoro citato, quasi di sfuggita, si riferisce di “una variazione aggiornata del test rapido che elimina il problema del difetto di IgA. Questo nuovo test contiene una linea di controllo che mostra anche un dosaggio delle IgA totali”.
Per un impiego routinario del test sarebbe pertanto opportuno attendere che sia perfezionata e universalmente disponibile quest’ultima versione del test.
Liborio Serafini
Busto Arsizio (Varese)
venerd�, 22 Agosto 2008, ore 12:18