Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2007 - Volume X - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Sindrome
della stanchezza cronica (parte prima)
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Negli
ultimi anni sono fortemente aumentate le nostre conoscenze sulla
sindrome della stanchezza cronica, soprattutto per quanto riguarda la
fisiopatologia, la diagnosi e il trattamento, senza tuttavia
raggiungere un'interpretazione univoca.
La
comparsa di una recente revisione di tutti questi aspetti mi permette
di tornare sull'argomento: Prins JB, van der Meet, Bleijenberg G.
Chronic fatigue sindrome. Lancet 2006;367:346-55.
Il nome
sindrome della stanchezza cronica (SSC) è il termine, nella
letteratura internazionale, generalmente accettato dai clinici per
indicare un insieme di sintomi spiacevoli, che i pazienti comunemente
riferiscono come stanchezza cronica, neurastenia, sindrome della
stanchezza post-virale o sindrome della disfunzione immune.
La
malattia è caratterizzata da una stanchezza persistente e non
spiegabile, che si accompagna a grave compromissione dell'attività
quotidiana.
L'interesse
su questa situazione clinica è aumentato all'inizio degli
anni '80, con la comparsa di un'epidemia nello staff del Royal
Free Hospital di Londra e nell'Incline Villane, Nevada; già
in precedenza tuttavia erano state descritte piccole epidemie simili
in reparti ospedalieri o in piccoli paesi (Los Angeles Country
Hospital nel 1934 e a Akureyri, Iceland nel 1948) e per spiegare
qualche caso sporadico.
Il
dibattito riguarda soprattutto l'origine della malattia, cioè
se essa debba essere considerata come un'affezione organica o come
una situazione unicamente funzionale.
Per
molteplici ragioni, ma soprattutto per questa dicotomia, i medici
pratici sono spesso dubbiosi sulla reale esistenza di questa
affezione.
Definizione
Dal 1988
in poi si sono succedute numerose riviste sistematiche, linee guida e
definizioni, la più importante delle quali è quella dei
Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti,
preparata nel 1994. Sebbene tutti questi studi siano molto diversi
l'uno dall'altro, tutti si riferiscono a un gruppo di pazienti
che ha una stanchezza particolarmente grave. Il principale scopo di
definizione di caso è l'identificazione di pazienti che sono
giunti alla parte terminale della malattia, caratterizzata da un
estrema stanchezza.
In tutte
le definizioni di caso, la malattia è riconosciuta per la
presenza di mancanza di forza e per l'esclusione di malattie
causali e non sulla presenza di sintomi fisici specifici o di
alterazioni altrettanto specifiche degli esami di laboratorio.
Epidemiologia
e prognosi
Le
difficoltà incontrate nella definizione si ripercuotono sugli
studi epidemiologici, nei quali la prevalenza varia ampiamente. Nella
revisione attuale, sono stati presi in considerazione solo studi che
abbiano seguito la definizione di caso, utilizzata, nel 1994, dai CDC
di Atlanta,.
In due
studi, eseguiti negli Stati Uniti, la prevalenza fra gli adulti fu
dello 0,23 e dello 0,42%; l'incidenza fu maggiore nelle donne, nei
membri di piccoli gruppi, nelle persone di basso livello educativo e
di basso stato occupazionale. Uno studio condotto nel Regno Unito ha
riportato una percentuale del 2,6%, ma dopo l'esclusione di
pazienti con co-morbilità con disordini psicologici, la
prevalenza è risultata dello 0,5%. La prevalenza è
molto più bassa nei bambini e negli adolescenti, in confronto
ai soggetti adulti.
Tabella
1. Definizione della sindrome della stanchezza cronica, secondo
il CDC, presentata nel 1994 (Fukuda JK, et al. Ann Int Med
1994;121:953-9).
Caratteristiche
della stanchezza
cronica
persistente o ricorrente,
senza
spiegazione
|
|
Criteri
di esclusione
|
|
La durata
del follow-up per gli studi prognostici va da 1 anno a 5 anni: la
mediana della guarigione è del 5% (dallo 0 al 31%) e la
mediana del miglioramento è del 39,5% (dall'8 al 63%).
Il 75%
dei pazienti sono femmine; l'età d'inizio varia da 29 a 35
anni; la durata della malattia da 3 a 9 anni.
Manifestazioni
cliniche
La
principale lamentela dei pazienti è la grave e persistente
stanchezza; molti si lamentano anche di dolore e di disturbi
cognitivi, altrettanto evidenti come la stanchezza. Spontaneamente i
pazienti ricordano 8 sintomi: mialgia, disturbi della memoria e della
concentrazione, problemi gastro-intestinali, cefalea e dolori ai
muscoli e alle articolazioni. Ma sono riportati anche vertigini,
nausea, anoressia e sudori notturni (vedi Tabella 2).
La maggioranza dei pazienti parlano di un inizio acuto dei sintomi
dopo una malattia infettiva. In quasi tutti i casi i sintomi portano
a una sostanziale riduzione del grado precedente di attività
occupazionali, educative, sociali e personali.
E'
stata trovata una forte associazione fra sindrome della stanchezza
cronica e disordini psichiatrici, più spesso disordini
depressivi. D'altra parte la depressione non può essere
inclusa fra i fattori predisponenti o perpetuanti. In studi sul
trattamento, gli antidepressivi si sono dimostrati in generale come
inefficaci nella cura della sindrome della stanchezza cronica, mentre
la terapia comportamentale cognitiva è efficace che siano
presenti o meno disordini psichiatrici.
Tabella
2. Sintomi e segni riportati da pazienti con la sindrome da
stanchezza cronica (Straus SE, J Infect Dis 1988;157:405-12)
Sintomi
e segni
|
Percentuale
|
Stanchezza
|
100
|
Difficoltà
di concentrazione
|
90
|
Cefalea
|
90
|
Mal
di gola
|
85
|
Linfonodi
dolenti
|
80
|
Dolori
muscolari
|
80
|
Dolori
articolari
|
75
|
Stato
febbrile
|
75
|
Difficoltà
a prender sonno
|
70
|
Problemi
psichiatrici
|
65
|
Allergie
|
55
|
Crampi
addominali
|
40
|
Perdita
di peso
|
20
|
Esantemi
|
10
|
Tachicardia
|
10
|
Aumento
di peso
|
5
|
Dolore
toracico
|
5
|
Sudori
notturni
|
5
|
Eziologia
Nell'eziologia
della SSC è stato esplorato un gran numero di ipotesi
somatiche e psicosociali.
E'
stato pensato che la SSC fosse dovuta a una malattia virale, a
disfunzioni immunologiche, a risposte neuroendocrine, a disfunzioni
del sistema nervoso centrale, ad alterazioni della struttura
muscolare, a ridotta capacità all'esercizio, a disturbi del
sonno, alla costituzione genetica, alla personalità e infine a
processi neuropsicologici. Sebbene alcuni studi abbiamo trovato delle
anormalità, soltanto pochi di essi riguardavano un largo
numero di pazienti e non erano in generale studi controllati.
L'eziologia
e la patogenesi vengono considerate da molti come multifattoriali.
Molti
sforzi sono stati compiuti dai ricercatori e dai clinici per
identificare i fattori predisponenti e i fattori precipitanti.
Figura
1. Fattori predisponenti e precipitanti nella sindrome della
stanchezza cronica

Fattori
predisponenti
E'
stato pensato che lo stile di vita e la personalità
influenzassero la possibilità d'insorgenza della SSC. In una
rivista sulla personalità dei pazienti sono stati riportati
come fattori di rischio l'egoismo e l'introversione. L'inattività
nell'infanzia e l'inattività dopo la mononucleosi
infettiva sono stati trovati aumentare il rischio di SSC nell'adulto.
Anche la genetica sembra avere un ruolo, poiché le donne sono
più prone alla SSC degli uomini. Studi sui gemelli hanno
dimostrato anche una predisposizione familiare, ma non sono state mai
trovate alterazioni genetiche.
E'
stata anche trovato un collegamento con un particolare HLA (DQA1*01),
ma questo reperto deve essere confermato in studi più larghi.
Fattori
precipitanti
Uno
stress fisico o psicologico acuto può condizionare l'inizio
di una SSC. Tre quarti dei pazienti hanno riportato un'infezione,
come un raffreddore, una malattia simil-influenzale o una
mononucleosi infettiva.
Una
mononucleosi infettiva è stata considerata infatti come una
possibile causa della SSC.
Sono
state trovate anche alte frequenze di febbre Q e di malattia di Lyme.
Ma nessuna prova immunologica è stata trovata a sostegno di
queste ipotesi. Altri eventi somatici, come traumi gravi, interventi
chirurgici, gravidanza o parto, sono stati riportati all'inizio
della SSC. Altri gravi eventi della vita, come la perdita di una
persona amata o del lavoro, sono stati ritrovati, insieme ad altre
situazioni stressanti, all'origine della SSC.
Fattori
perpetuanti
Quando la
SSC si sia manifestata, molti fattori perpetuanti ne possono impedire
la guarigione.
Sembra
che i processi psicologici siano interessati nel perpetuarsi della
SSC. Questi processi interessano le idee o le conoscenze dei pazienti
sulle lamentele e sui fattori comportamentali come la persistente
tendenza a evitare attività, associate a un aumento dei
sintomi. Nei soggetti con SSC sono stati trovati dei problemi
percettivi per disturbi del sonno.
Sono
stati identificati altri fattori perpetuanti la SSC, come i
comportamenti solitari e la mancanza di supporto sociale.
I medici
possono contribuire al mantenimento della SSC, incoraggiando
l'esecuzione di procedure diagnostiche non necessarie, suggerendo
di continuo cause psicologiche e non riconoscendo la SSC come una
diagnosi sufficiente.
Fisiopatologia
La natura
della fisiopatologia della SSC non è affatto chiara.
Sono
stati sospettati la maggior parte dei meccanismi biologici:
- Alterazioni del sistema nervoso centrale
- Alterazioni del sistema immune
- Alterazioni neuro-endocrine lievi: è stata trovata una più bassa risposta del cortisolo a un'aumentata concentrazione di corticotropina e una bassa regolazione del sistema serotoninergico
- Alterazioni nella secrezione delle citochine e nella funzionalità dei T linfociti
Ma di
tutte queste ipotesi, nessun ha retto a un approfondimento preciso.
Alterazioni
del sistemi neuro-endocrino e del sistema nervoso centrale non sono
sufficienti d'altra parte da sole a spiegare i sintomi della SSC.
Più complesse interazioni fra i diversi sistemi regolatori
possono essere interessate e sembrano coinvolgere il sistema nervoso
centrale, il sistema immune e i sistemi della regolazione ormonale.
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