Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2007 - Volume X - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Il
sistema renina-angiotensina (Parte prima)
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Il
sistema renina-angiotensina è uno dei principali sistemi
regolatori dell'apparato cardio-vascolare e del rene. I farmaci
che ne bloccano la funzione si sono di recente dimostrati utili nel
ridurre gli effetti dell'arterioscleorsi, mediati
dall'ipertensione. Anche se questi nuovi concetti non riguardano
direttamente la pediatria, essi costituiscono un bagaglio culturale
indispensabile anche per il pediatra.
Una
recente revisione dell'argomento offre l'opportunità per
aggiornare le nostre conoscenze: Schmieder RE, Hilgers KF,
Schlaich MP, Schmidt BMW. Renin-angiotensin system and
cardiovascular risk. Lancet 2007;369:1208-19.
La renina
venne descritta un centinaio di anni fa da due autori scandinavi
(Tigerstedt e Bergman).
Nella
Figura 1 sono riportate le proteine, i peptidi, gli enzimi e i
recettori di questo sistema.
Figura
1. Schema semplificato delle proteine, dei peponidi, degli enzimi
e dei recettori del sistema renina-angiotensina (Schnieder RE et al,
2007)

La parte
dello schema che si riferisce alla via classica è ombreggiato
in grigio-verde. La renina separa il decapeptide angiotensina 1 (Ang
I) dall'angiotensinogeno. L'angiotensina I viene poi convertita
in angiotensina II (Ang II) togliendo due aminoacidi dal
carbossiterminale. L'angiotensina II si lega a due sottotipi di
recettori, AT1 e AT2. L'angiotensina II viene successivamente
metabolizzata da altri enzimi fino alla formazione di frammenti
inattivi.
Ang =
angiotensina; ACE = enzima angiotensina convertente; R/P-R =
recettore renina/prorenina.
La
formazione di angiotensina I e II non si limita al sistema
circolatorio, ma avviene anche a livello di altri tessuti. Altri
enzimi, non ACE prendono parte alla trasformazione della angiotensina
I in angiotensina II: fra questi una chimasi presente nel cuore e
negli estratti di tessuti vascolari. Nel 2000 venne identificato un
altro enzima, associato alla trasformazione dell'angiotensina:
questo enzima, chiamato ACE2 non genera angiotensina II, ma aumenta
la formazione di un'altra angiotensina, l'angiotensina 1-7, come
si vede nella figura 1 (parte centrale). Questo eptapeptide
(angiotensina 1-7) determina vasodilatazione e accresce l'effetto
inibitorio, per cui contribuisce all'abbassamento della pressione
arteriosa. Non è la prima volta che, come avviene per molti
sistemi del nostro organismo, convivono principi stimolanti, per
esempio la coagulazione, insieme a principi di segno contrario, cioè
anticoagulanti.
Gli
effetti di tutti i peptidi angiotensina sono mediati dalla presenza
di recettori sulla superficie cellulare. Il recettore AT1 media la
maggior parte degli effetti usualmente associati all'angiotensina
II. Il recettore AT2 antagonizza la maggior parte degli effetti del
recettore AT1 come per esempio la proliferazione cellulare (vedi
Tabella 2).
Tabella
1. Recettori del sistema renina-angiotensina, presenti sulla
superficie cellulare (Schnieder RE et al, 2007)
Sigla
e nome | Ligandi | Funzione | |
AT1 | Recettore
tipo 1 dell'angiotensina II | Angiotensina
II.
Angiotensina
III | Vasocostrizione,
stimolazione della liberazione di aldosterone e attività
simpaticomimetica, promozione della crescita cellulare,
deposizione di matrice, infiammazione |
AT2 | Recettore
tipo 2 dell'angiotensina II | Angiotensina
II | Antagonizza
gli effetti dell' AT1, promuove l'apoptosi, protegge il
tessuto nervoso, possibile sinergismo con AT1 nel promuovere
l'infiammazione |
AT4 | Recettore
dell'angiotensina IV | Angiotensina
IV,
LVV-emorfin
7 | Vasodilatazione,
diminuisce il trasporto cellulare di sodio, migliora la memoria,
probabilmente promuove l'infiammazione |
R/p-R | Recettore
della renina/prorenina | Renina
e prorenina | Aumenta
la formazione di angiotensina, inoltre promuove indipendentemente
la deposizione di matrice |
mas | mas
oncogene | Angiotensina
(1-7) | Antagonizza
gli effetti dell' AT1, antidiuretico, inibisce la crescita
cellulare. |
Sono
disponibili molte classi di farmaci che inibiscono il sistema
renina-angiotensina:
- I farmaci simpaticolitici (β bloccanti), che impediscono la formazione di angiotensina II inibendo la liberazione di renina da parte del rene.
- I farmaci ACE inibitori, che riducono la formazione di angiotenina II dalla angiotensdina I, inibendo l'enzima ACE, ma non l'enzima ACE2 o gli altri enzimi che formano l'angiotensina II.
- Gli inibitori dei recettori dell'angiotensina (ARB), che antagonizano il legame della angiotensina II al recettore AT1.
Gli ACE
inibitori e i bloccanti il recettore AT1 dell'angiotensina sono i
due gruppi di farmaci più importanti per limitare l'attività
del sistema renina-angiotensina. I dati, derivati dalla biologia,
suggeriscono che vi sono alcune differenze fra questi due tipi di
farmaci (vedi figura 1 e tabella 1).
Per
esempio gli ACE inibitori non agiscono sulla generazione di
angiotensina II da parte degli enzimi non ACE, mentre i bloccanti del
recettore dell'angiotensina AT1 bloccano tutti i recettori AT1 e
quindi tutti gli effetti della angiotensina II, qualunque sia la
strada attraverso la quale essa è stata prodotta. Al contrario
gli ACE inibitori interessano ugualmente i recettori AT1 e i
recettori AT2, mentre i bloccanti il recettore AT1 (ARB) inibiscono i
recettori AT1 e stimolano i recettori AT2. Questa nozione può
contribuire nel chiarire il diverso potenziale terapeutico delle due
classi di farmaci, in modo da poter difendere nel miglior modo il
paziente dallo stroke.
Tuttavia
né gli ACE inibitori né i bloccanti il recettore AT1
inibiscono soltanto il sistema renina-angiotensina. Per esempio è
ben conosciuto l'effetto della bradichinina sugli ACE inibitori.
Il
sistema renina-angiotensina e l'ipertensione arteriosa
Ipertrofia
del ventricolo sinistro
Il primo
organo a risentire dell'ipertensione arteriosa è il
ventricolo sinistro, che diviene ipertrofico: ciò aumenta il
rischio di eventi maggiori a carico del sistema cardio-vascolare di
2-5 volte. Le conseguenze dell'ipertrofia del ventricolo sinistro
sono modulate dall'attività del sistema renina-angiotensina.
Alte
concentrazioni di angiotensina II sono associate strettamente con la
massa del ventricolo sinistro (vedi figura 2).
Figura
2. Massa del ventricolo sinistro in pazienti non trattati, in
rapporto alle concentrazioni di angiotensina II, in relazione
all'escrezione urinaria di sodio.
(Schieder
RE et al, Circulation 1996;94:1304-9)

Da questi
studi è risultato che varianti genetiche del recettore AT2
modulano il grado d'ipertrofia del ventricolo sinistro in pazienti
ipertesi e predicono la comparsa degli eventi coronarici gravi.
Pertanto l'attivazione del sistema renina-angiotensina aggrava
l'ipertrofia del ventricolo sinistro in pazienti ipertesi,
indipendentemente, o meglio in aggiunta al carico della pressione
arteriosa sul ventricolo sinistro,
Esistono
molte prove dell'associazione fra sistema renina-angiotensina e
ipertrofia del ventricolo sinistro.
Dei 5
farmaci anti-ipertensivi, raccomandati per il trattamento di base, i
calcio-antagonisti, gli ACE inibitori e i bloccanti il recettore AT1
riducono la massa del ventricolo sinistro in misura maggiore dei β
bloccanti (inclusi quelli vasodilatatori) e dei diuretici (vedi
figura 3).
In uno
studio prospettico in pazienti ipertesi con ipertrofia del ventricolo
sinistro, è stato riportato che la riduzione dell'ipertrofia
è maggiore con il losartan (un bloccante del recettore AT1)
che con l'atenololo (un β bloccante): questo effetto fu mantenuto,
a livelli pressori simili, per 5 anni. Non è solo una
questione di durata del trattamento o di raggiungimento di un
abbassamento della pressione sanguigna, ma è la scelta del
farmaco che determina una rilevanza clinica nel trattamento
dell'ipertrofia del ventricolo sinistro. Molte prove cliniche hanno
chiaramente indicato che la riduzione dell'ipertrofia ventricolare
si traduce in una ridotta percentuale di complicazioni
cardiovascolari e quindi in una prognosi migliore. Ne consegue che la
riduzione dell'ipertrofia del ventricolo sinistro rappresenta un
obiettivo terapeutico nell'ipertensione primaria.
Figura
3. Riduzione della massa del ventricolo sinistro, secondo i vari
regimi terapeutici adottati (Klingbeil AU et al, Am J Med
115:41-6;2003)

Fibrillazione
atriale
La
fibrillazione atriale è l'aritmia cardiaca più
comune: essa colpisce circa l'1% dei soggetti in età
inferiore ai 65 anni e il 5% dei soggetti in età superiore ai
65 anni. La fibrillazione atriale aumenta il rischio di mortalità
cardiovascolare di circa due volte e può essere identificata
come la causa determinante in oltre il 15% di tutti gli stroke.
L'ipertensione è il più importante fattore di rischio
della fibrillazione atriale. Negli individui ipertesi, l'età,
il diametro dell'atrio sinistro e la massa del ventricolo sinistro
sono stati identificati come fattori di rischio indipendenti per lo
sviluppo della fibrillazione striale.
Nei
pazienti ipertesi con fibrillazione atriale è stato osservato
che il trattamento con inibitori del recettore AT1 sono più
efficaci dei β bloccanti nel ridurre il rischio di stroke e di morte
cardio-vascolare. Ugualmente il trattamento con antagonisti del
recettore AT1 riduce la frequenza della fibrillazione atriale del
21%. Ugualmente la comparsa di fibrillazione atriale fu meno
frequente nei soggetti trattati con inibitori del recettore AT1 che
nei soggetti trattati con calcioantagonisti. D'altra parte in
pazienti con insufficienza cardiaca, sia gli ACE inibitori che gli
inibitori del recettore AT1 sono efficaci nella riduzione dello
sviluppo della fibrillazione atriale. Ugualmente la combinazione di
amiodarone con un inibitore del recettore AT1 o con un ACE inibitore
è più efficace, nel mantenere il ritmo sinusale, della
terapia con amiodarone da sola.
Qual
è il meccanismo con il quale il blocco del sistema renina
angiotensina previene la fibrillazione atriale?
Sperimentalmente
è stato visto che il blocco del sistema non solo previene la
dilatazione dell'atrio e la fibrosi atriale, ma rallenta la
velocità di conduzione. Altri meccanismi sono l'aumento
della concentrazione di potassio, l'abbassamento alla fine della
diastole della pressione nel ventricolo sinistro e l'effetto
diretto antiaritmico. A parte questi meccanismi vi sono oggi prove
evidenti dell'importanza dell'infiammazione nella fibrillazione
atriale. Biopsie eseguite in soggetti con fibrillazione atriale hanno
trovato i segni dell'infiammazione nell'atrio sinistro, tanto che
basse dosi di corticosteroidi hanno ridotto la ricomparsa della
fibrillazione atriale. Il sistema renina-angiotensina sembra avere un
ruolo chiave in questo processo, poiché la fibrillazione
atriale altera l'espressione dei recettori AT2 e al contrario il
blocco del sistema riduce il processo infiammatorio. Inoltre le
statine, che riducono il processo infiammatorio per il loro effetto
pleiotropico, riducono l'incidenza della fibrillazione atriale.
Così il blocco del sistema renina-angiotensina risulta essere
una nuova strategia terapeutica per la fibrillazione atriale.
Stroke
Dal punto
di vista del paziente lo stroke è il più debilitante
risultato della malattia cardio-vascolare. L'incidenza e la
prevalenza dello stroke aumentano in modo lineare con l'età
e la pressione sanguigna. Il più importante fattore nella
prevenzione dello stroke è il miglior possibile controllo
della pressione arteriosa. Molte metanalisi hanno dimostrato che gli
inibitori del recettore AT1 e gli ACE inibitori sono efficaci nella
prevenzione dello stroke al di là del controllo della
pressione.
Come
spiegare tutto questo?
Negli
animali è stato visto che gli antagonisti del recettore AT1
migliorano l'evoluzione neurologica dell'ischemia cerebrale
focale e proteggono il tessuto cerebrale dagli insulti ischemici. La
stimolazione del recettore AT2 induce vasodilatazione ed esercita
effetti neuroprotettivi in risposta all'ischemia indotta dalla
lesione neuronale.
Il più
importante fattore nella prevenzione dello stroke è il buon
controllo della pressione sanguigna e il controllo della pressione
sistemica aortica può essere di particolare importanza.
L'effetto cerebro-protettivo della stimolazione dei recettori AT2
da parte degli antagonisti del recettore AT1 ha dimostrato un
ulteriore importante mezzo clinico per ridurre l'incidenza dello
stroke ischemico.
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