Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2006 - Volume IX - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Le
malattie invasive da pneumococco prima e dopo la vaccinazione con il
vaccino eptavalente coniugato:
il
fenomeno della temuta comparsa di nuovi sierotipi (non-contenuti nel
vaccino) non è stato rilevato
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
LoStreptococcus pneumoniae causa gravi malattie invasive,
come la batteriemia, la meningite e la polmonite nei bambini. Nel
febbraio 2000 è entrato in commercio negli Stati Uniti un
vaccino coniugato eptavalente contro lo pneumococco (PCV7),
raccomandato per tutti i bambini da 2 a 24 mesi. Dopo l'introduzione
del vaccino la percentuale delle malattie invasive da pneumococco nei
bambini al di sotto dei due anni è diminuita di almeno il 60%,
e insieme le malattie invasive sono diminuite, per effetto dell'herd
immunity, negli adulti e negli anziani. Questo ultimo fenomeno
suggerisce che la vaccinazione dei bambini da 2 a 23 mesi ha portato
a cambiamenti evidenti nello stato di portatore sia nella popolazione
vaccinata che in quella non vaccinata.
Per
documentare meglio l'effetto della vaccinazione è stata
fatta un'indagine sull'incidenza delle malattie invasive da
pneumococco in lattanti nei primi 3 mesi di vita, in 8 Stati,
sulla base di un efficiente sistema di sorveglianza. In particolare
sono state confrontate le incidenze degli anni 1997-1999 (prima della
vaccinazione) con quelle degli anni 2001-2004; sono stati raccolti
dati anche per altre classi di età e anche sulla percentuale
nelle forme invasive degli pneumococchi presenti nel vaccino e non
presenti, confrontando gli anni prima e dopo la vaccinazione. La
sorveglianza è stata sollecitata in ognuno degli 8 Stati a
partire dal luglio 1997 sia dal CDC (Centers for Disease Control
and Prevention), che dall'ABC (Active Bacterial Core) e
dall'Emerging Infections Program Network.
Questi
gli estremi della pubblicazione: Poehling KA, Talbot TR, Griffin MR e
11 altri autori (fra i quali CG Whitney del CDC e MM Farley
dell'ABC). Invasive
pneumococcal disease among infants before and after introduction of
pneumococcal conjugate vaccine. JAMA 2006;295:1668-74).
Fra i
lattanti da 0 a 90 giorni di vita sono stati riscontrati 146 casi di
malattia invasiva da pneumococco, di cui 89 prima e 57 dopo
l'introduzione del PCV7. La batteriemia isolata è stata
trovata in 94 casi (64%), la polmonite in 27 (18%) e la meningite in
22 (15%), artrite settica e/o osteomielite in 3 82%). La percentuale
media di malattie invasive per lattanti da 0 a 90 giorni diminuì
del 40%, da 11,8 (95% d'intervallo di confidenza da 9,6 a 14,5) a
7,2 (95% IC da 5,6 a 9,4, con un P =0,004) per 100.000 nati vivi,
dopo l'introduzione del vaccino PCV7.

La
percentuale d'isolamento di pneumococchi appartenenti ai sierotipi
presenti nel vaccino diminuì dal 7,3 (95%IC da 5,3 a 10,1) a
2,4 (95% IC da 1,6 a 3,8 con P < 0,001) per 100.000 nati vivi,
mentre la percentuale dei sierotipi non contenuti nel vaccino rimase
stabile (P = 0,55).
Nel
commento viene sottolineato che l'herd immunity è
presente anche nei neonati e nei primi due-tre mesi di vita:
l'ipotesi è che i bambini vaccinati è meno facile
divengano portatori nasali di pneumococchi invasivi (verso i quali
sono stati vaccinati) e quindi hanno minori possibilità di
trasmissione attraverso i contatti con altri soggetti non vaccinati.
Nonostante
nei lattanti dei primi mesi non sia stato confermato un aumento dei
sierotipi invasivi non contenuti nel vaccino, come dimostrato in
altre occasioni, gli Autori auspicano una continuazione della
sorveglianza sulle malattie invasive da pneumococco in tutti i gruppi
di età per determinare se la tendenza riscontrata nei primi
mesi di vita continui o se emergeranno sierotipi invasivi non
contenuti nel vaccino, come una causa importante di malattia invasiva
nel neonato e nel piccolo bambino.
La
pubblicazione di KA Poehling e collaboratori riveste un grande
interesse sia perché conferma l'esistenza di una forte herd
immunity, anche per il neonato e il lattante dei primi mesi di vita,
sia perché viene messo in evidenza che il fenomeno della
sostituzione dei ceppi contenuti nel vaccino, con ceppi non
contenuti, a potenzialità invasiva, non è, come si
temeva, esteso a tutti i gruppi di età e a tutte le
circostanze.
Anche
se è vero, come è stato ben dimostrato in una recente
pubblicazione sull'MMWR, che l'effetto favorevole del vaccino
PCV7 rimane elevato (almeno di 4-5 volte più alto), anche
quando si tenga conto del fenomeno della sostituzione, è una
buona notizia che esso non sia costantemente presente. Da notare
comunque che la sua dimostrazione è risultata evidente dopo
4-5 anni dall'introduzione della vaccinazione negli Stati Uniti,
per cui l'introduzione universale del PCV7 nel nostro Paese è
troppo recente per dover temere delle conseguenze del genere.
Probabilmente la disponibilità fra 2-3 anni del vaccino
13-valente risolverà anche questo importante problema.
Tuttavia,
nel frattempo risulta essere necessità assoluta seguire bene
l'alternanza dei ceppi di pneumococco sia negli ammalati di forme
invasive che nella popolazione in generale, invitando l'Istituto
Superiore di Sanità a farsi carico di questa ricerca, prima su
tutti quei ceppi che dalla periferia gli giungono e inoltre su
isolamenti dal naso in soggetti sani.
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