Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2006 - Volume IX - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Influenze
genetiche nella retinopatia del prematuro
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
La
Retinopatia del Prematuro (ROP) è una malattia che
deriva dall'alterazione della normale vascolarizzazione della
retina in un neonato in via di sviluppo. Il sangue della retina
origina dalla circolazione della coroide e della retina (ricordo che
l'occhio è rivestito da tre membrane, la sclerotica che è
responsabile della colorazione bianca del bulbo, la coroide, la
membrana intermedia di colore blu-nero intenso (a volte alla nascita
vediamo trasparire il colore scuro della coroide attraverso una
sclerotica ancora non ben conformata; in alcuni difetti del collageno
il bianco dell'occhio tende al blu) e infine all'interno la
retina, che ci permette di vedere). La circolazione della coroide è
completa intorno alla 20° settimana di gestazione, quando la
circolazione della retina è solo agli inizi.
La
vasculogenesi del feto è regolata da molti fattori, incluso il
fattore di crescita endoteliale vascolare e varie citochine
regolatrici.
Nel nato
da parto prematuro la fluttuazione nella tensione di ossigeno e altre
variabili, poco conosciute, possono interferire con questi fattori e
possono portare a un'anormale neovascolarizzazione della retina.
Alla fine, nonostante un precoce riconoscimento e il conseguenze
intervento dell'oftalmologo pediatra, si può giungere al
distacco di retina e alla cecità.
Quello
che colpisce i neonatologi che hanno in cura questi bambini è
la diversità dell'interessamento di un occhio in confronto
all'altro; questa disparità di sofferenza in una condizione
che si ritiene dovuta a fattori che agiscono nello stesso modo e con
la stessa intensità in ambedue gli occhi, fa pensare che siano
in gioco altri fattori, a parte la tensione di ossigeno e le
citochine, più sopra ricordate. La ROP è più
estesa e più grave in nati con peso estremamente basso, con
una percentuale d'incidenza del 68% nei nati con peso inferiore a
1.250 g e del 93% in nati con peso inferiore a 750 g. Per l'elevata
prevalenza e la considerevole morbilità, i ricercatori hanno
studiato altri fattori per cercare di prevenire e trattare questa
malattia. Ma nonostante tutte le misure intraprese, la ROT rimane un
problema comune nei reparti di terapia intensiva neonatale.
Nell'ipotesi
che i fattori genetici possano avere un ruolo nel predisporre i
neonati allo sviluppo della ROT, è stato intrapreso uno studio
per analizzare la ROT nei gemelli pretermine monozigoti e dizigoti
al fine di determinare e valutare l'entità della
suscettibilità genetica (Bizzarro MJ, Hussain N, Jonsson B, et
al. Genetic suscetptibility to retinopathy of prematurity. Pediatrics
2006;118:1858-63).
Lo
studio, di tipo retrospettivo (1994-2004), è stato condotto in
tre centri (di cui due negli Stati Uniti e uno in Svezia), presso i
quali sono stati raccolti i dati dei nati gemelli prima della 32°
settima di gestazione, che siano sopravvissuti oltre la 36°
settimana di vita postmestruale.
Sono
state così raccolte 63 coppie di gemelli monozigoti e 137
coppie di gemelli di zigoti. Sono stati esaminati: l'età
gestazionale, il peso alla nascita, il sesso, la sindrome da
difficoltà respiratoria, la retinopatia del prematuro, la
displasia broncopolmonare, la durata della ventilazione, l'uso
della supplementazione di ossigeno e la lunghezza della permanenza in
ospedale.
La
retinopatia del prematuro è stata diagnosticata da oftalmologi
pediatri, presso i tre centri. È stata diagnosticata la
retinopatia del prematuro quando è stata rilevata una
proliferazione vascolare incompleta o anormale della retina; in tutti
i casi venne determinato lo stadio della malattia, secondo la
Classificazione dell'International Committee (Pediatrics
1984;74:127-33).
Dopo aver
controllato i fattori non genetici conosciuti, i fattori genetici
sono stati riscontrati responsabili del 70,1% della variabilità
della retinopatia del prematuro.
L'identificazione
di un'influenza genetica ha portato all'isolamento di geni
specifici per alcune malattie, come la malattia di Alzheimer, la
schizophrenia e la dislessia. È possibile che scoperte simili
possano essere disponibili anche per la ROT, in modo da poter
indirizzare i ricercatori verso interventi terapeutici futuri.
Considerazioni
personali
Chi ha
lavorato nei vecchi reparti prematuri o che negli ultimi decenni ha
prestato servizio nei reparti di terapia intensiva neonatale è
rimasto colpito sicuramente dal diverso interessamento degli occhi di
un nato estremamente pretermine: da un lato una situazione di estrema
gravità, con evoluzione verso la cecità e dall'altro
lesioni minime.
Chiamato
una quarantina di anni fa a partecipare come perito di parte (a
favore di un pediatra neonatologo) nel caso di un bambino con queste
caratteristiche, impostai la difesa sull'impossibilità che
un'eccessiva somministrazione di ossigeno (come sosteneva l'accusa)
potesse avere nel caso specifico un'azione così diversa in
un occhio e nell'altro, in seguito a un intervento terapeutico,
che, attraverso il sangue arterioso, si presuppone si sia distribuito
in modo omogeneo in tutto l'organismo. Sostenni che ci doveva
essere qualcosa (allora senza alcuna specificazione) a carico
dell'occhio più colpito che lo aveva predisposto a più
gravi conseguenze in confronto all'altro. La difesa fu
necessariamente lunga e impegnativa, ma, anche per l'intervento di
un bravo avvocato della difesa, non potè essere dimostrata una
situazione di causa (ossigeno)/effetto (retinopatia del pretermine) e
il neonatologo venne assolto, anche se ci fu un indennizzo per il
povero bambino.
La
lettura di questa pubblicazione mi ha fatto tornare alla mente quella
circostanza: è evidente che l'ossigeno somministrato al
pretermine è un elemento favorente la retinopatia, esso
tuttavia non è il solo, né dobbiamo pensare che sia
indispensabile.
Oggi i
neonatologi che lavorano in Terapia intensiva neonatale sanno come
deve essere fatta la somministrazione di ossigeno, sanno come parlare
con i genitori per presentare il rischio di retinopatia e sanno
infine che durante il ricovero in reperto, alla dimissione e meglio
ancora dopo la dimissione è indispensabile una visita di un
oftalmologo pediatra.
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