Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2006 - Volume IX - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Il
rachitismo in Piemonte
Una
sorveglianza negli Ospedali
1) S.O.C.
Pediatria, Ospedale SS Pietro e Paolo, Borgosesia, ASL 11
2)
Direzione Programmazione Sanitaria, Regione Piemonte
3) S.O.C.
Laboratorio Analisi, Ospedale S. Andrea, Vercelli, ASL 11
4)
S.C.D.U. Pediatria, Dipartimento di Scienze Mediche, Università
del Piemonte Orientale, Novara (Italia)
Con la
collaborazione di: Campra D, Festa F (Borgosesia), Capalbo P
(Torino), Crivelli S (Vercelli), Cussino P (Savigliano), Demarco A
(Torino), Desalvo L (Mondovì), De Vonderweid U (Moncalieri),
Gandino P. (Alessandria), Liverani E (Casale Monferrato), Matarazzo P
(Torino), Pecco P (Torino), Petri G (Biella), Serra A (Bra),
Stasiowska B (Torino), Candriella M, Zaffaroni M (Novara).
Indirizzo
per corrispondenza:pediatria.borgosesia@asl11.piemonte.it
Summary:In recent years, the number of children with nutritional rickets
has increased in industrialized countries. The vast majority of these
cases were born from immigrants and/or non-Caucasians. We conducted a
retrospective study was carried on all children discharged from the
paediatric wards with diagnosis of rickets in 2000-2002 in Piedmont.
Ninety-nine children were traced: 95% were either sons of immigrated
parents or with non-Caucasians, 97% were breast feed and none
received vitamin D supplementation during the first year of life.
We
suggest that all newborns born from immigrants parents/non-Caucasians
couples receive vitamin D prophylaxis (as stated from the Italian
National Health System) and that the compliance during the first year
of life should be closely monitored. In addition we recommend that
oral vitamin D supplementation is extended to pregnant immigrant
women to increase their vitamin D intake and to expand fetus and
newborn reserves.
Riassunto
- Negli ultimi anni si è verificato un aumento dei casi di
rachitismo nutrizionale nelle nazioni industrializzate, soprattutto
tra i figli di immigrati e/o con pelle scura. Abbiamo svolto una
indagine retrospettiva su tutti i bambini ricoverati presso i Reparti
di Pediatria degli ospedali piemontesi (45° latitudine N),
dimessi con diagnosi di rachitismo nel triennio 2000-2002. Sono stati
identificati 99 casi; di questi il 95% risultavano figli di
extracomunitari e con pelle scura, quasi tutti erano stati allattati
al seno (96,6%) e nessuno aveva assunto vitamina D a scopo
profilattico.
Alla luce
dei dati ottenuti, si consiglia quindi di effettuare profilassi con
vitamina D in tutti i nati da genitori extracomunitari (come peraltro
recentemente consigliato dal Ministero della Salute) e di
controllarne la compliance nel primo anno di vita . Inoltre si
propone di estendere tale profilassi alle donne gravide di origine
extracomunitaria al fine di aumentare le loro riserve di vitamina D e
favorirne il passaggio al feto/neonato.
Il
rachitismo è un disturbo dell'osso in accrescimento
determinato dalla scarsa mineralizazione di una normale matrice
osteoide; la causa principale e più frequente è il
deficit di vitamina D. Nel corso del XX secolo, i casi di rachitismo
sono diventati progressivamente sempre più rari soprattutto
nel mondo industrializzato ed i nuovi casi diagnosticati erano
frequentemente legati a disturbi genetici. Si è però
osservato verso la fine degli anni '90 un aumento di incidenza del
rachitismo, che ha assunto un andamento endemico 1,2.
I dati epidemiologici raccolti negli USA 3,
in Australia 4
, in Inghilterra 5
ed in Danimarca 6,7
dimostrano un reale incremento dei casi di rachitismo negli ultimi
anni ed i soggetti colpiti risultano appartenenti soprattutto alla
popolazione infantile immigrata e/o di pelle scura.
Gli scopi
di questa analisi retrospettiva sono a) valutare nell'area
geografica in cui operiamo (Regione Piemonte, 45° latitudine N)
la frequenza dei casi di rachitismo nutrizionale che hanno avuto un
ricovero ospedaliero , b) valutare l'importanza dei fattori di
rischio già descritti (immigrazione e/o pigmentazione cutanea)
.
Dal
database che raccoglie tutte le schede di dimissione ospedaliera
(SDO) della Regione Piemonte, sono stati estratti i casi di
rachitismo nutrizionale diagnosticati in bambini di età
compresa tra 0 e 14 anni, ricercando il codice nosologico 268.0 della
classificazione ICD-IX come prima o seconda diagnosi di dimissione
per gli anni 2000-2002. Tutti gli altri tipi di rachitismo, come
quello ipofosforemico, vitamino-D resistente, acidosi renali
tubulari, ecc. sono stati esclusi.
Nel 2003
è stata inviata una scheda di raccolta dati a tutti i reparti
ospedalieri pediatrici che avevano codificato almeno una SDO con
numero nosologico 268.0. Nella scheda erano chiesti i dati anagrafici
utili per riconoscere in modo univoco il caso, l'origine etnica dei
genitori ed il colore della pelle del bambino, il tipo di
allattamento nel primo anno di vita e se era stata eseguita
profilassi con vitamina D (farmaco utilizzato, posologia e durata del
trattamento), la data del ricovero ospedaliero, i segni clinici di
rachitismo riscontrati con l'esame obiettivo all'ingresso in
reparto, i risultati degli esami ematochimici effettuati e la
presenza di segni radiologici che avevano confermato la diagnosi di
rachitismo nutrizionale.
Nel 2000
i bambini nati da genitori immigrati (regolari e no) erano il 5%
della popolazione pediatrica italiana, mentre tra i neonati la
frequenza era del 7% 8.
Nel 2001 la popolazione pediatrica piemontese di età inferiore
a 15 anni era costituita da 509421 unità (Banca Dati
Demografici Evolutiva). Negli ospedali piemontesi nel 2000 sono stati
effettuati 44988 ricoveri ordinari in età pediatrica, esclusi
i ricoveri neonatali, nel 2001 40078 e nel 2002 35910 .
Utilizzando
il database regionale delle SDO, sono stati identificati 109 ricoveri
ordinari in cui era riportata come prima o seconda diagnosi di
dimissione quella di rachitismo nutrizionale (codice nosologico
268.0). La scheda è stata ottenuta per 99 casi (43 M e 56 F)
poiché 10 sono stati esclusi dalla valutazione per errore di
codifica della SDO (5 casi), per non conferma della diagnosi dopo una
rilettura critica della cartella da parte del primario pediatra (2
casi) ed infine per cartelle cliniche non trovate (3 casi).
La
distribuzione dei 99 casi di rachitismo mostrava un aumento lineare
da 12 bambini nel 2000, a 34 nel 2001 e a 53 nel 2002.
Nell'istogramma
della Figura 1 è riportata l'età alla diagnosi.
Per
quanto riguarda la pigmentazione cutanea tra i 99 casi, il colore
della cute era bianco in 5, olivastro in 45 e nero in 49. L'origine
etnica di entrambi i genitori era italiana in 5 casi, albanese in 9,
marocchina in 59 (in 2 casi un solo genitore, la madre, era
marocchina mentre l'altro era italiano) ed in 26 di paesi africani
o asiatici (Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Egitto, Kenia,
Senegal, Somalia, India, Sri Lanka) ( 2 casi con un solo genitore
africano, la madre, mentre l'altro era italiano).
I sintomi
ed i segni all'esordio, rilevati dalla cartella clinica, sono
riassunti in Tabella
1; i dati biochimici all'ingresso in ospedale sono riportati inTabella
2.
Ottantasei
bambini hanno ricevuto latte materno (durata media 7 mesi _; range
1-14 mesi); 3 sono stati alimentati con latte formulato mentre per 10
non era disponibile il dato.
La
profilassi con vitamina D è stata consigliata a 37 casi su 80
di cui si aveva questa informazione, ma in pratica non è stata
effettuata da nessuno. Due soli casi hanno iniziato la profilassi che
è stata sospesa rispettivamente dopo soli 15 e 21 giorni di
vita.
Il
rachitismo è una patologia riemergente in tutte le nazioni
industrializzate. Nel 19° secolo almeno l' 80 % dei bambini con
meno di 2 anni ricoverati a Boston (USA) era affetto da rachitismo 9
ma nel 20° secolo la introduzione dell'olio di fegato di
merluzzo come farmaco antirachitico ne ha determinato la quasi
scomparsa 10.
Il classico lavoro di Hess sulla efficacia dell'olio di fegato di
merluzzo, pubblicato nel 1917, è stato effettuato su una
coorte di bambini di New York afro-americani (vedi
review in 11). La pelle scura era considerata un fattore di
rischio per il rachitismo già nei primi anni del novecento
quando ancora la vitamina D ed il suo metabolismo erano sconosciuti.
I fattori di rischio per il rachitismo sono riassunti in Tabella
3.
Alla fine
degli anni ‘90 una serie di segnalazioni comparse in letteratura ha
richiamato l'attenzione sulla recrudescenza dei casi di rachitismo
conclamato ma anche su indicatori del deficit di vitamina D. Nella
maggior parte dei casi l'attenzione era rivolta alla origine etnica
dei bambini affetti (colore scuro della pelle) e alle abitudini di
vita e religiose delle comunità interessate (scarsa
esposizione al sole/cute coperta), sia nel mondo industrializzato5,12
che in altre aree come la Turchia 13,
il Pakistan 14
e gli Emirati Arabi 15.
Due recenti lavori effettuati in Danimarca hanno dimostrato poi che
tutti i casi di rachitismo florido diagnosticati negli ultimi 10 anni
negli ospedali di Copenhagen erano figli di immigrati con pelle scura6,
e che sempre tra gli immigrati un deficit subclinico di vitamina D
era presente nel 46% dei bambini della classe 0-8 anni, nell'81%
della classe 9-16 anni 7
e nell'89% delle donne adulte 16.
Simili osservazioni sono state riportate in Australia dove tutti i
126 casi di rachitismo osservati a Sidney negli ultimi 10 anni erano
figli di immigrati recentemente dall'India o dall'Africa 4.
Al fine
di arginare questa “epidemia” la Accademia Americana di Pediatria
ha modificato nel 2003 le sue raccomandazioni a proposito della
prevenzione del rachitismo , consigliando ai lattanti l'assunzione
di 200 UI di vitamina D al giorno 17.
I dati
raccolti in Piemonte confermano che la maggior parte dei casi di
rachitismo conclamato interessa i figli di immigrati (94 casi su 99,
95%). I principali fattori predisponenti nella popolazione piemontese
sono : la pelle scura ( che non permette una produzione sufficiente
di vitamina D alla nostra latitudine), la scarsa esposizione alla
luce solare (determinata da abitudini di vita non integrate nella
società), l'allattamento materno prolungato (che è
attualmente ancora più frequente nelle popolazioni immigrate
rispetto alle nutrici italiane) . Il deficit di vitamina D materno in
gravidanza si ripercuote inevitabilmente sulle scorte del figlio alla
nascita. A questo proposito è recentissima la segnalazione in
Olanda di convulsioni ipocalcemiche occorse nella 2° settimana di
vita in 3 lattanti figli di madri immigrate (Marocco, Turchia, Sudan)
con carenza di vitamina D 18.
I limiti
del presente studio sono principalmente legati alle modalità
di reclutamento dei casi. Infatti l'indagine è stata svolta
esclusivamente in un setting ospedaliero perciò il bias di
selezione dei casi ricoverati è probabilmente correlato alla
loro gravità e/o all'utilizzo non sempre corretto dei
servizi sanitari. Lo studio è stato inoltre effettuato in modo
retrospettivo sulle cartelle cliniche, con una raccolta dati parziale
e certamente non esaustiva. La casistica analizzata non ci permette
quindi (non avendo a disposizione alcun dato sulla popolazione
totale, raccolto dai medici di base o dai pediatri ) di avere una
reale prevalenza del problema “rachitismo”. Nessun dato è
poi disponibile sulla data di immigrazione e quindi sulla permanenza
dei bambini in Italia. Peraltro i dati piemontesi sono molto simili a
quelli analizzati in altri paesi industrializzati.
Suggeriamo
pertanto di consigliare la supplementazione farmacologia di vitamina
D a tutti i neonati figli di immigrati, anche se non necessariamente
di pelle scura (come potrebbero essere gli albanesi od i cinesi).
Questo è in effetti il consiglio che il Ministero della Salute
ha espresso nel 2005 nell'opuscolo “quando nasce un bambino” .
A pagina 38 alla domanda : “servono aggiunte di vitamine e minerali
nel primo anno di vita ? ”, viene risposto che “il latte materno
contiene una quota limitata di vitamina D. Non è però
necessario supplementare con vitamina D tutti i bambini nati a
termine di gravidanza e con buon peso, se allattati al seno. Basterà
dare la vitamina D a quei bambini che per varie ragioni (clima, pelle
nera o molto scura, stile di vita) non siano in grado di beneficiare
dello stimolo della luce solare per produrre un'adeguata quantità
di vitamina D. Se il bambino è allattato artificialmente non
servono supplementi, perché la vitamina D aggiunta al latte
artificiale è sufficiente”. Nella realtà piemontese
la situazione prescrittiva di vitamina D come profilassi alla nascita
è molto variabile. I dati più recenti che abbiamo
raccolto sono del 2003 (19): su un totale di 34 neonatologie (37414
nati), 14 (11051 nati) prescrivevano sistematicamente la vitamina D e
20 (26363 nati) la suggerivano solo in situazioni particolari come la
nascita pretermine, la gemellarità o la pelle scura. Non
abbiamo peraltro notato correlazione tra le neonatologie che
prescrivevano sistematicamente vitamina D e la assenza di ricoveri
per rachitismo in quegli ospedali. Inoltre non abbiamo alcun dato
sulla compliance successiva nell'assunzione della vitamina D
consigliata alla nascita. Non sappiamo cioè quanto sia seguito
veramente il consiglio prescrittivo al momento della dimissione dal
nido di assumere la vitamina D né per quanto tempo sia seguito
il trattamento, né gli errori di somministrazione (in difetto
o in eccesso). Invece di consigliare la profilassi vitaminica D a
tutti, pensiamo quindi sia più efficace concentrarsi sui
bambini veramente a rischio (quelli di pelle scura) e seguirli
costantemente nel tempo per assicurare che la prescrizione sia
effettivamente seguita.
Riteniamo
inoltre che, al fine di ridurre il rischio di
osteoporosi/osteomalacia nella popolazione femminile immigrata e
offrire più scorte di partenza ai loro figli, sia opportuno
consigliare vitamina D a tutte le donne gravide immigrate. In realtà
la supplementazione è già consigliata a tutte le
gravide in Francia 20
ed in Gran Bretagna 21
, ma anche in quelle realtà vi sono dati di una scarsa o nulla
implementazione del consiglio 22,23.
In Italia peraltro le recenti linee guida nazionali relative alla
gravidanza ed al puerperio concludono che “non ci sono evidenze
sufficienti per valutare il beneficio della somministrazione di
vitamina D in gravidanza” 24.
Teniamo conto però che l'osteoporosi è riscontrata
più frequentemente addirittura nelle donne di pelle bianca
immigrate dal sud al nord dell'Italia 25
e che l'ipovitaminosi D è riscontrata nel 28% di donne sane
in postmenopausa residenti nell'Italia del nord 26.
Noi riteniamo quindi che, se non per tutte come raccomandato in
Francia e Gran Bretagna, almeno per le donne immigrate di pelle scura
la supplementazione di vitamina D in gravidanza vada consigliata.
Concludiamo
quindi con le parole di Pillow e coll . 27:
“paediatricians, obstetricians and general practitioners,
particularly those managing women and infants from migrant
communities, should be aware nutritional vitamin D deficiency.
Vitamin D supplementation to high-risk women during pregnancy and to
their infants should be considered” .
1.
Wharton B, Bishop N. Rickets. Lancet 203;362:1389-1400.
2. Welch
TR, Tsang RC. Vitamin D-deficient rickets: the reemergence of a
once-conquered disease. J Pediatr 2000;137:143-145.
3.
Mimouni F. Etiology of nutritional rickets: geographic variations. J
Pediatr 1996;128:600-601.
4.
Robinson PD, Hogler W, Craig ME et al. The re-emerging burden of
rickets: a decade of experience from Sidney. Arch Dis Child, on line
14 june 2005.
5. Lawson
M, Thomas M. Vitamin D concentrations in Asian children aged 2 years
living in England: population survey. BMJ 1999;318:28-30.
6.
Pedersen P, Michaelsen KF, Molgaard C. Children with nutritional
rickets referred to hospital in Copenhagen during a 10-year period.
Acta Paediatr 2003;92:87-90.
7. Glerup
H, Rytter L, Mortensen L, Nathan E. Vitamin D deficiency among
immigrant children in Denmark. Eur J Pediatr 2004;163:272-273.
8. Bona
G, Zaffaroni M, Cataldo F, Sandri F, Salvioli GP. Infants of
immigrant parents in Italy. A national multicentric control study.
Panminerva Med 2001; 43:155-159.
9. Cone
TE. History of American pediatrics. Boston; Little, Brown ed. 1979.
pag. 121.
10.
Rajakumar K., Thomas SB. Reemerging nutritional rickets: a historical
perspective. Arch Pediatr Adolesc Med 2005;159: 335-41.
11.
Rajakumar K. Vitamin D, cod-liver oil, sunlight and rickets: a
historical perspective. Pediatrics 2003;112:e132-135.
12.
Mughal MZ, Salama H, Greenway T, Laing I, Mawer EB. Florid rickets
associated with prolonged breast feeding without vitamin D
supplementation. BMJ 1999;318:39-40.
13.
Andiran N, Yordam N, Ozon A. Risk factors for vitamin D deficiency in
breast-fed newborns and their mothers. Nutrition 2002;18:47-50.
14. Atiq
M, Suria A, Nizami SQ, Ahmed I. Vitamin D status of breastfed
Pakistani infants. Acta Paediatr 1998;87:737-740.
15.
Dawodu A, Agarwal M, Hossain M, Kochiyil J, Zayed R. Hypovitaminosis
D and vitamin D deficiency in exclusively breast-feeding infants and
their mothers in summer: a justification for vitamin D
supplementation of breast-feeding infants. J Pediatr
2003;142:169-173.
16.
Glerup H, Mikkelsen K, Poulsen L, Hass E, Overbeck S, Thomsen J,
Charles P, Eriksen E. Commonly recommended daily intake of vitamin D
is not sufficient if sunlight exposure is limited. J Intern Med
2000;247:260-268.
17.
Gartner LM., Greer FR. Prevention of rickets and vitamin D
deficiency: new guidelines for vitamin D intake. Pediatrics
2003;111:908-910.
18.
Dijkstra SH, Arpaci G, Huijsman WA, Boot AM, van den Akker EL.
Seizures in foreign newborns due to maternal vitamin D deficiency.
Ned Tijdschr Geneeskd 2005;149:257-260.
19. Guala
A, Guarino R, Zaffaroni M, Martano C, Fabris C, Pastore G, Bona G.
The impact of national and international guidelines on newborn care
in the nurseries of Piedmont and Aosta Valley, Italy. BMC Pediatrics
2005;5:45. http://www.biomedcentral.com/bmcpediatr/
20.
Comité de Nutrition. La supplémentation en vitamin D
durant la grossesse : une nécessité. Arch Pédiatr
1995;2:373-376.
21.
Department of Health. Nutrition and bone health: with particular
reference to calcium and vitamin D. Report on health and social
subjects 49. London: HMSO, 1998.
22. Coxam
V. Données nouvelles sur la prévention nutritionnelle
de l'ostéoporose. Med Sci 2005;21:297-301.
23.
Shenoy SD., Swift P., Cody D., Jqbal J. Maternal vitamin D
deficiency, neonatal hypocalcaemia and nutritional rickets. Arch Dis
Child 2005;90:437-438.
24. Linee
guida nazionali. Assistenza alla gravidanza e al parto fisiologico.
2004. http://www.pnlg.it
25.
Varenna M, Binelli L, Zucchi F, Rossi V, Gallazzi M, Sinigaglia L.
Prevalence of osteoporosis and fractures in a migrant population from
southern to northern Italy: a cross-sectional, comparative study.
Osteoporos Int 2003;14:734-740.
26.
Bettica P., Bevilacqua M., Vago T., Norbiato G. High prevalence of
hypovitaminosis D among free-living postmenopausal women referred to
an osteoporosis outpatient clinic in northern Italy for initial
screening. Osteoporos Int 1999;9:226-9.
27.
Pillow JJ., Forrest PJ., Rodda CP. Vitamin D deficiency in infants
and young children born to migrant parents. J Paediatr Child Health
1995;31:180-4.
Crisi
tetanica | N. di
casi |
Braccialetti
rachitici | 6 |
Braccialetti
rachitici | 40 |
Cranio
macro/tabe | 19 |
Varismo
arti inferiori | 71 |
Rosario
rachitico | 22 |
Torace
svasato | 9 |
Nota
bene: ogni paziente presenta più di un segno clinico
n.
casi | x+/-sd
in SI | Range
in SI | Int.Rif.in
SI | |
(s)-Calcio | 99 | 1,54+/-
0,05
mmol/L | 0,72
- 2,62
mmol/L | 2,17
- 2,57
mmol/L |
(s)-Fosforo | 99 | 1,22+/-
0,04 mmol/L | 0,71-
1,81
mmol/L | 1,16
- 1,81
mmol/L |
(s)-ALP | 99 | 2962+/-
261
U/L | 773
-7560 U/L | 250 -
1000
U/L |
(s)-PTH | 56 | 38,6+/-
3,9
pmol/L | 17,0
- 66,6
pmol/L | 1,1 -
6,9
pmol/L |
(s)-25OH-VitD3 | 48 | 16,3+/-5,06
nmol/L | 6,23
- 24,9 nmol/L | inverno
25-150 nmol/L
estate
50-300 nmol/L |
Vivere
a latitudini alte
Ipovitaminosi
D materna
Nascita
pretermine
Allattamento
al seno
Dieta
povera di calcio
Scarsa
esposizione alla luce solare
Iperpigmentazione
della cute
Utilizzo
di creme solari a schermo totale
Inquinamento
atmosferico |
Vuoi citare questo contributo?