Dicembre 2025 - Volume XLIV - numero 10
L'aria che tira
Indirizzo per corrispondenza: federico.poropat@burlo.trieste.it
Key words: Vulnerable adolescents, Social segregation, Forced confinement
This is an outcry against a silent, devastating phenomenon within the Italian healthcare system: the forced conversion of the hospital into an institution of social segregation for vulnerable adolescents. Through the tragic real-life stories of three teenagers, victims of family violence, neglect and institutional inertia, the paper highlights how, after receiving necessary clinical care, these minors are deliberately abandoned in a bureaucratic limbo. Lacking adequate community placements, hospitals are forced into the improper role of social custody, transforming the rigid clinical environment into a de facto total institution. This forced confinement is branded as institutional violence, which generates a ‘secondary illness’ - a profound psychological and social degradation - as the system, blocked by chronic resource shortages and inter-sectorial disorganization (Social Services, Judiciary and Health Systems), denies these young individuals their fundamental right to a life project. The delay, often lasting over months, is a costly waste of resources and an ethical scandal. An urgent and structural investment in community networks is needed to end this institutional anomaly and restore freedom and future to these vulnerable adolescents.
Si tratta di una denuncia contro un fenomeno silenzioso e devastante all'interno del sistema sanitario italiano: la conversione forzata dell'ospedale in un'istituzione di segregazione sociale per adolescenti vulnerabili. Attraverso le tragiche storie di vita reale di tre adolescenti, vittime di violenza familiare, abbandono e inerzia istituzionale, l'articolo evidenzia come, dopo aver ricevuto le necessarie cure cliniche, questi minori vengano deliberatamente abbandonati in un limbo burocratico. Privi di adeguati inserimenti comunitari, gli ospedali sono costretti a svolgere il ruolo improprio di custodia sociale, trasformando il rigido ambiente clinico in un'istituzione totale di fatto. Questo confinamento forzato viene bollato come violenza istituzionale, che genera una "malattia secondaria" - un profondo degrado psicologico e sociale - poiché il sistema, bloccato dalla cronica carenza di risorse e dalla disorganizzazione intersettoriale (Servizi Sociali, Magistratura e Sistemi Sanitari), nega a questi giovani il loro diritto fondamentale a un progetto di vita. Il ritardo, spesso prolungato per mesi, rappresenta un costoso spreco di risorse e uno scandalo etico. È necessario un investimento urgente e strutturale nelle reti comunitarie per porre fine a questa anomalia istituzionale e restituire libertà e futuro a questi adolescenti vulnerabili.
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