Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2005 - Volume VIII - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
La
pertosse: malattia domata, ma non vinta.E' necessario cambiare la
strategia !
Indirizzo
per la corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Prima
dell'avvento della vaccinazione, le conseguenze della pertosse
nella popolazione erano molto gravi, soprattutto quando essa colpiva
bambini nel primo anno di vita, per l'elevata frequenza delle
complicazioni, come polmonite, encefalopatia, problemi alimentari,
che in casi rari conducevano a morte.
Come la
maggior parte delle malattie importanti del bambino, la pertosse è
prevenibile con la vaccinazione. Dopo l'uso generalizzato del
vaccino intero contro la pertosse, unito dagli anni '40
all'anatossina contro la difterite e il tetano (è il primo
esempio di vaccino combinato), l'incidenza della pertosse cadde
negli Stati Uniti da 150 casi/100.000 abitanti a 1 caso/100.000 per
anno, già negli anni '80. In Italia il vaccino intero contro
la pertosse non ebbe un'altrettanto grande diffusione, ma nelle
aree nelle quali venne applicato esso produsse ugualmente buoni
risultati.
Tuttavia
negli Stati Uniti la caduta dei casi di pertosse non continuò
negli anni successivi, anzi il numero degli ammalati gradualmente
aumentò in tutti i gruppi di età, ma soprattutto fra
gli adolescenti e i giovani adulti. Nel 1996, dopo le grandi prove
internazionali con i vaccini acellulari, nelle quali l'Istituto
Superiore di Sanità italiano (dottori Greco, Salmaso, Ciofi
degli Atti, Tozzi e altri) si distinse, insieme a quello svedese
(dottor Olin), il vaccino acellulare sostituì nella maggior
parte dei paesi industrializzati i vecchi vaccini interi, grazie alla
sua minore reattogenicità. Nonostante ciò, negli Stati
Uniti durante gli anni 90 l'incidenza della pertosse rimase stabile
fra i bambini di 5-11 mesi di età e le epidemie di pertosse
fra gli adolescenti aumentarono progressivamente, probabilmente per
l'evanescenza dell'immunità, lasciata dal vaccino contro
la pertosse.
Anche in
Italia il vaccino acellulare trovò una grande diffusione,
soprattutto perché nel nostro Paese all'interno del vaccino,
messo in commercio dalla Chiron di Siena, era presente la tossina
della pertosse geneticamente modificata; essa si dimostrò
fortemente immunogena nonostante che nel vaccino fosse contenuta in
una quantità (5 µg) cinque volte inferiore a quella
presente negli altri vaccini, nei quali la tossina della pertosse era
stata resa atossica con il formolo (25 µg). In realtà,
coperture molto elevate contro la pertosse sono state raggiunte nel
nostro Paese solo con l'introduzione in commercio dei vaccini prima
penta e poi esavalenti, agli inizi degli anni 2000; da questo
momento, sfruttando l'effetto di trascinamento delle vaccinazioni
obbligatorie, presenti in questi vaccini, furono raggiunte coperture
elevatissime, superiori al 95%. Fenomeni analoghi a quelli
riscontrati negli Stati Uniti, cioè un lento progressivo
aumento nel numero di casi nei bambini di oltre i 10 anni, negli
adolescenti e negli adulti, non sono ancora molto evidenti nel nostro
Paese, che, come abbiamo visto, è un ritardo per questa
vaccinazione, in confronto agli Stati Uniti, di 10-15 anni.
Per tutto
questo, è comprensibile il grande interesse, di chi ha a cuore
la difesa dei bambini dalle malattie infettive in generale e della
pertosse in particolare, verso i dati epidemiologici pubblicati negli
Stati Uniti; seguendo il loro andamento e osservando le modificazioni
nella strategia contro la pertosse attuate in quel Paese, possiamo
trarre degli insegnamenti, che torneranno utili anche per le nostre
popolazioni.
Epidemiologia
della pertosse negli Stati Uniti
Dai 2.000
casi, notificati negli Stati Uniti nel 1980, sono stati raggiunti nel
2003 gli 11.647 casi (vedi figura 1), un numero così alto non
era più presente dal 1964. Come si vede nella figura 2
l'incidenza della pertosse è risultata molto elevata fra gli
adolescenti, ma anche fra i lattanti (in età inferiore ai 7
mesi), troppo piccoli per aver ricevuto le 3 dosi di DTPa che sono
usate negli Stati Uniti nel primo semestre di vita.
Figura
1. Casi di pertosse negli Stati Uniti dal 1922 al 2003 (KM
Edwards, 2005)
Figura
2. Incidenza della pertosse per età. Stati Uniti dal 1983
al 2002 (KM Edwards, 2005)
Ricordo
che dal calendario 7 aprile 1999 in Italia il numero delle dosi di
DTPa è stato ridotto da 3 a 2 nel primo semestre di vita,
seguite da una terza dose al compimento del primo anno e da una
quarta a 5-6 anni. Il nuovo calendario delle vaccinazioni (GU 14
aprile 2005) ha confermato questa schedula.
Come
sappiamo bene nel nostro Paese i casi di pertosse sono sottostimati;
ma questo non è solo un fenomeno italiano, perché anche
negli Stati Uniti viene calcolato che i casi notificati siano di 5-6
volte inferiori a quelli realmente presenti nella popolazione. E'
molto probabile che i casi di pertosse sottonotificati riguardino
soprattutto gli adolescenti e gli adulti nei quali i sintomi e i
segni sono atipici, in confronto a quelli presenti nel bambino.
Da un
confronto fra i casi di morte per pertosse riportati dall'SPSS
(Supplemental Pertussis Surveillance System) e dall'NCHS (National
Center for Health Statistic) per gli anni 1994-1995 è
risultato che il numero delle morti è stato di 45 per l'SPSS
e di 46 per l'NCHS, ma solo 13 delle morti erano a comune nei due
sistemi, per cui viene calcolato che il 71% delle morti per pertosse
non viene riportato negli Stati Uniti (Edwards KM, 2005). Negli anni
1994-1995 in Italia sono morti 3 bambini, tutti nel primo anno di
vita, a testimonianza della validità dei pediatri italiani nel
diagnosticare e nel curare i casi di pertosse (ISTAT 1994 e 1995).
Negli
Stati Uniti vi è inoltre una notevole variazione fra uno Stato
e un altro nell'incidenza della pertosse e nella proporzione dei
casi fra gli adolescenti e fra gli adulti: lo Stato del
Massachusetts, nel quale la diagnosi di laboratorio della pertosse è
particolarmente curata, risulta quello nel quale l'incidenza della
malattia negli adolescenti e negli adulti è più alta.
Origine
della pertosse nei lattanti
I
lattanti e i piccoli bambini che non hanno ancora incominciato la
vaccinazione contro la pertosse o che non sono ancora completamente
immunizzati, sono a elevato rischio di ammalarsi di forme gravi di
pertosse, per la comparsa di importanti complicazioni, pericolose per
la vita. Essi infatti sono più di frequente ospedalizzati per
pertosse in confronto alle altre classi di età (vedi tabella
1).
Tabella
1. Ospedalizzazione per pertosse, complicazioni e morte per
gruppi di età. Stati Uniti 1997-2000. (KM Edwards, 2005).
eta' | n.
di casi | Ospedalizzazione | Polmonite | Convulsioni | Encefalopatia | Morte | |||||
n. | %* | n. | %* | n. | %* | n. | %* | n. | %* | ||
<
6 mesi | 7203 | 4543 | 63,1 | 847 | 11,8 | 103 | 1,4 | 15 | 0,2 | 56 | 0,8 |
6-11
mesi | 1073 | 301 | 28,1 | 92 | 8,6 | 7 | 0,7 | 1 | 0,1 | 1 | 0,1 |
1-4
anni | 3137 | 324 | 10,3 | 168 | 5,4 | 36 | 1,2 | 3 | 0,1 | 1 | <0,1 |
5-9
anni | 2756 | 86 | 3,1 | 68 | 2,5 | 13 | 0,5 | 0 | - | 2 | 0,1 |
10-19
anni | 8273 | 174 | 2,1 | 155 | 1,9 | 25 | 0,3 | 4 | 0,1 | 0 | - |
³
20 anni | 5745 | 202 | 3,5 | 147 | 2,6 | 32 | 0,6 | 3 | 0,1 | 2 | <0,1 |
Totale | 28.187 | 5.630 | 20 | 1477 | 5,2 | 216 | 0,8 | 26 | 0,1 | 62 | 0,2 |
°Le
percentuali si riferiscono al numero totale dei casi per quel gruppo
di età
Come si
osserva nella tabella 1, dal 1997 al 2000, la proporzione di pazienti
ospedalizzati o di quelli che svilupparono complicazioni furono più
elevate fra i bambini più piccoli di 6 mesi e diminuirono
percentualmente con l'aumentare dell'età. Di regola nel
sangue della madre sono presenti bassi livelli di anticorpi verso gli
antigeni della pertosse: quando sono presenti, essi vengono
effettivamente trasferiti attraverso la placenta (Healy CM et al,
2004), ma, come vedremo, non è stato ancora stabilito il
correlato di protezione degli anticorpi contro la pertosse, per cui
non sappiamo quanto l'eventuale presenza di anticorpi materni nel
lattante dei primi mesi possa risultare efficace nel proteggerlo
dalla Bordetella pertussis.
Molti
studi sono stati fatti per vedere il ruolo dell'adolescente come
fonte di trasmissione della Bordetella pertussis. In uno studio
eseguito su 2004 casi di pertosse in 4 Stati è stato
dimostrato che fra 264 casi in lattanti, 84 volte (32%) le madri
erano la fonte dell'infezione, mentre gli altri membri della
famiglia erano in gioco 113 volte (43%), per cui complessivamente i
membri della famiglia rappresentavano nella maggior parte dei casi la
fonte principale d'infezione. In uno studio canadese l'origine
del contagio in centinaia di bambini ospedalizzati in età
inferiore ai 6 mesi, fu accertata nel 40% dei casi: fra questi il 53%
venne attribuito a un fratello e il 20% a un genitore.
Origine
della pertosse negli adolescenti
Lo studio
delle epidemie nelle scuole mette in chiara luce l'importanza degli
altri adolescenti nella trasmissione della pertosse.
In
pratica le epidemie fra gli adolescenti hanno sostituito le epidemie
a livello di asilo nido, di scuola materna o di scuola elementare,
che vedevamo qualche decina di anni fa, prima della vaccinazione
universale per la pertosse, attualmente in atto.
Quanto
dura la protezione conferita dalla vaccinazione del lattante ?
Le
ragioni dell'aumento nei casi di pertosse negli ultimi decenni
negli Stati Uniti sono molteplici:
- In primo luogo i miglioramenti nella diagnosi clinica e di laboratorio
- Inoltre l'evanescenza dell'immunità conferita dal vaccino: essa si esaurisce nei 5-10 anni dopo la vaccinazione. Durante un'epidemia nel Michigan (Lambert HJ, 1965) è stato appurato che la popolazione più suscettibile era quella che era stata vaccinata ≥ 12 anni prima. La percentuale di attacchi arrivò al 95% di questi soggetti, mentre chi era stato vaccinato più di recente aveva una percentuale di attacchi molto più bassa. In un altro studio l'efficacia della vaccinazione cominciò a cadere dopo 4 anni dalla vaccinazione (Jenkinson D, 1988).
Uno
studio di sieroepidemiologia eseguito a Nashville nel 1996 (Cattaneo
LA et al, 1996) dimostrò l'evanescenza dell'immunità
con il passare del tempo dalla vaccinazione. Lo studio dimostrò
anche l'importanza della dose di richiamo a 5-6 anni, perché
i titoli anticorpali contro la tossina della pertosse e
l'emagglutinina filamentosa presentarono un aumento nei soggetti di
4-6 anni, che avevano ricevuto la 5° dose di vaccino.
Successivamente gli anticorpi si abbassarono rapidamente, per
aumentare a 13-16 anni di età, in occasione del contatto con
la bordetella negli anni dell'adolescenza.
Può
essere concluso quindi che le risposte immunitarie sia umorali che
cellulari agli antigeni della bordetella si abbassano con il passare
degli anni, sia dopo la vaccinazione con vaccino intero o vaccino
acellulare, sia dopo il superamento della malattia naturale.
Da questo
dipende l'aumento nel numero di casi di pertosse nel bambino più
grande, nell'adolescente, nell'adulto e nel vecchio. Una volta
quando, senza che vi fosse ancora la vaccinazione, la Bordetella
pertussis circolava largamente nella popolazione, le piccole
infezioni, quasi sempre asintomatiche, servivano come richiami
nell'adolescente, nell'adulto e nel vecchio, impedendo
l'insorgere della malattia durante tutta la vita. E' per questo
che ci è stato erroneamente insegnato che la pertosse viene
presa nella vita una sola volta.
Oggi non
è più così, perché, come è stato
visto negli Stati Uniti, anche gli adulti e gli anziani che sono
stati vaccinati o che hanno avuto da piccoli la pertosse malattia, si
ammalano ugualmente e diffondono la bordetella.
Se lo
scopo principale per il quale abbiamo iniziato a vaccinare contro la
pertosse è quello di difendere i bambini nei primi mesi di
vita, è indispensabile che venga cambiata l'attuale
strategia.
Le
vaccinazioni di richiamo con vaccini acellulari d'altra parte si
sono dimostrate sicure ed efficaci, in soggetti dai 15 ai 65 anni nel
prevenire le infezioni pertussiche, senza essere associate a effetti
collaterali particolarmente evidenti, come succedeva quando veniva
usato il vaccino intero. L'Italia ha, come gli Stati Uniti, il
grande vantaggio di avere in commercio il vaccino Boostrix, che
contiene gli antigeni della pertosse, in concentrazione 3 volte più
bassa di quella contenuta nei vaccini usati per la vaccinazione
primaria. Come vedremo in altri paesi è presente in commercio
un altro vaccino dTpa (Adacel) che contiene i 5 antigeni,
immunologicamente efficaci, della bordetella, cioè i due
antigeni delle fimbrie, oltre la tossina della pertosse, la
pertactina e l'emoagglutinina fulamentosa.
Il
vaccino acellulare contro la pertosse negli adolescenti
Come
abbiamo visto l'epidemiologia della pertosse negli Stati Uniti è
cambiata, per cui è prevedibile che fra qualche anno tali
modificazioni si manifesteranno anche da noi, in Italia.
Ricchi
dell'esperienza di altri, non aspettiamo che la malattia diffonda
anche fra i nostri giovani e che possa essere trasmessa anche ai
piccolini, che non sono mai stati vaccinati o che lo sono stati in
modo incompleto.
Un
recentissimo lavoro di Pichichero (Pichichero ME e Casey JR, 2005)
dimostra, una volta di più, che i vaccini dTpa sono sicuri e
immunogenici, quando somministrati ad adolescenti e adulti. Anche se
i correlati di protezione non sono stati stabiliti per la pertosse, è
possibile ritenere che “varie combinazioni di anticorpi verso gli
antigeni della pertosse (tossina della pertosse, emagglutina
filamentosa, pertactina e fimbrie) forniscono protezione”.
“L'importanza del numero di antigeni nel vaccini dTpa per la
protezione verso i casi lievi di pertosse non è ancora
chiara”.
Mentre in
Italia è in commercio un solo vaccino dTpa per adolescenti e
adulti (Boostrix), in altri paesi (Canada, Francia, Germania) ve ne è
in commercio anche un altro, dal nome Adacel (vedi tabella 2). Negli
Stati Uniti di recente è stato approvato il vaccino dTpa della
GlaxoSmithKline, per i soggetti da 10 a 18 anni, sia pure con
formulazione diversa da quella italiana: 8 Lf di anatossina tetanica
negli Stati Uniti, contro 5 Lf in Italia. In Germania (indicazione da
9 a 17 anni), in Francia (indicazione da 11 a 13 anni) e in Canada
(da 12 a 54 anni) sono in commercio sia il vaccino dTpa della
GlaxoSmithKline che quello della Sanofi Pasteur.
Tabella
2. Vaccini contro difterite,tetano e pertosse, negli Stati Uniti
e in Canadà (Pichichero ME e Casey JR, 2005)
Antigeni | Infanrix*
(GSK) Lattanti/bambini | Tripudia
(Sanofi-Pasteur) Lattanti/bambini | Daptacel
(Sanofi-Pasteur) Lattanti/bambini | Boostrix
(GSK) adolescenti/adulti | Adacel**
(Sanofi-Pasteur) adolescenti/adulti |
PT
(µg) | 25 | 23,4 | 10 | 8 | 2,5 |
FHA
(µg) | 25 | 23,4 | 5 | 8 | 5 |
PRN
(µg) | 8 | - | 3 | 2,5 | 3 |
FIM 2
+ 3 (µg) | - | - | 5 | - | 5 |
D
(Lf) | 25 | 6,7 | 15 | 2,5 | 2 |
T
(Lf) | 10 | 5 | 5 | 8 | 5 |
*In
commercio in Italia, con una formulazione molto simile (5 Lf di
anatossina tetanica, invece di 5 Lf).
**In
commercio in Canada, in Francia e in Germania.
Meraviglia
che il vaccino per adolescenti e adulti della Sanofi Pasteur, per
quanto riguarda la pertosse, sia costituito da 5 antigeni (PT + FHA +
PRN + Fim 2 e 3), mentre nel vaccino esavalente della stessa Azienda
(Exavac), in commercio in Italia, il numero degli antigeni della
pertosse sia ancora solo di due: la tossina della pertosse e
l'emoagglutina filamentosa. E' evidente che nella dinamica
commerciale delle aziende produttrici di vaccini sono presenti
talvolta delle caratteristiche, che sono, per il semplice
prescrittore, molto difficili da interpretare.
Come
abbiamo visto, sia il vaccino Boostrix che il vaccino Adacel, in
tutti i paesi nei quali sono in commercio, sono indicati solo per
soggetti adolescenti o adulti; non è prevista in alcun paese
la somministrazione prima degli 11 anni.
Al solito
nel nostro Paese le indicazioni sono state diverse: non esiste cioè
per il Boostrix una limitazione d'uso agli adolescenti, per cui in
alcune ASL del nord Italia e addirittura in una regione del sud
(Puglia), il vaccino Boostrix è stato indicato per la quarta
dose del vaccino contro difterite, tetano e pertosse, all'età
di 5-6 anni., allo scopo di ridurre la reazione successiva alla
vaccinazione intramuscolare.
Un
errore, da me sottolineato più volte, in un Paese, come il
nostro, nel quale, a differenza della maggior parte degli altri
paesi, è stato ridotto il numero delle dosi di esavalente da
somministrare nel primo semestre: da 3 a 2. Sulla base delle
conoscenze finora disponibili è necessario che la quarta dose
(o quinta per la gran parte degli altri paesi) contenga una quantità
di antigeni (soprattutto una quantità di anatossina difterica)
elevata, perché è possibile che nel rimanente della sua
vita il soggetto non venga più sottoposto a richiami di sorta.
Solo se fossimo sicuri, al cento per cento, che egli si sottoporrà,
ogni 10 anni, a richiami con dTpa, potremmo accettare questa
variazione al calendario. Anche questa volta davvero ci vogliono
esperienze precise, che ci indichino quali sono i livelli anticorpali
a distanza di dieci o più, prima di lasciare la vecchia
indicazione del DTPa all'età di 5-6 anni.
In
un'altra recentissima pubblicazione inglese (Southern J et al,
2005) viene riportata un'esperienza su 323 adolescenti (13-17
anni), tutti vaccinati nel primo anno di vita con 3 dosi del vaccino
DTP intero: questi giovani, che, dopo la vaccinazione primaria non
avevano ricevuto alcuna dose di richiamo, furono suddivisi in 4
gruppi, che ricevettero rispettivamente come richiamo:
1. una
dose del vaccino dT (≥ 4 UI di anatossina difterica + ≥ 40 UI di
anatossina tetanica)
2. una
dose di dTpa GlaxoSmithKline (8 µg di TP + 8 µg di FHA +
2,5 µg di PRN + ≥ 2 UI (2,5 Lf) di anatossina difterica + ≥
20 UI (5Lf) di anatossina tetanica – si tratta del Boostrix, con
una formulazione uguale a quella presente in Italia).
3. una
dose di dTpa Sanofi Pasteur (2,5 µg di TP + 5 µg di FHA +
3 µg di PRN + 5 µg FIM + ≥ 2 UI (2,5 Lf) di anatossina
difterica + ≥ 20 UI (5Lf) di anatossina tetanica)
4. una
dose di dTpa-IPV della Sanofi Pasteur, nella quale il dTpa viene
combinato con il vaccino antipolio IPV.
In tutti
si ebbe un aumento significativo delle concentrazioni medie
geometriche degli anticorpi sia verso gli antigeni della pertosse (p
< 0,001) che verso le anatossine difterica e tetanica (p <
0,001). Questo studio dimostra, una volta di più, che
l'aggiunta degli antigeni della pertosse e della polio al vecchio
vaccino dT non modifica la reattogenicità e l'immunogenicità
dei suoi componenti, nonostante che gli adolescenti non avessero
ricevuto più dall'infanzia il vaccino contro la pertosse.
Poiché
i valori degli anticorpi verso gli antigeni della pertosse, prima
della somministrazione del richiamo, erano tutti significativamente
più alti di quelli riscontrati dopo la vaccinazione primaria,
viene ritenuto che nell'intervallo fra il primo anno di vita e
l'adolescenza, l'immunità umorale aveva subito dei
richiami, attraverso l'esposizione naturale alla Bordetella
pertussis.
Poiché
il vaccino dTpa viene indicato come richiamo e non per la
vaccinazione primaria, e poiché al di là dei 7 anni non
è in commercio un vaccino monocomponente per la vaccinazione
contro la pertosse, rimane il problema di come difendere verso questa
malattia adolescente e giovani adulti, che non abbiano ricevuto a suo
tempo la vaccinazione primaria contro la pertosse. Questo studio ci
dice che la vaccinazione di richiamo con dTpa può essere
eseguita con successo anche in soggetti che non erano stati vaccinati
in precedenza contro la pertosse, per la possibilità che molti
di loro, se non tutti, avevano avuto d'incontrare la bordetella
durante la loro vita , magari in modo asintomatico. Ovviamente questa
possibilità è legata alla situazione vaccinale della
popolazione, per cui può non risultare vera negli Stati Uniti,
nei quali le coperture della vaccinazione contro la pertosse sono
elevate da decenni, mentre ha una sua veridicità nel Regno
Unito e in Italia, Paesi nei quali le elevate coperture della
vaccinazione contro la pertosse risalgono a pochi anni fa.
Lo studio
inglese ci mostra anche delle differenze nelle risposte anticorpali
per alcuni antigeni: la risposta in anticorpi IgG verso la tossina
della pertosse fu più alta nel gruppo trattato con il vaccino
GlaxoSmithKline, in confronto al gruppo trattato con il vaccino
Sanofi Pasteur, di sicuro perchè la concentrazione di
anatossina pertussica è 3 volte più elevata nel vaccino
GlaxoSmithKline.
Va
ricordato che di recente è stata cambiata la scheda tecnica
del vaccino Boostrix, ribaltando quanto era scritto nella vecchia: il
vaccino, secondo la nuova normativa può essere usato presso il
pronto soccorso per la prevenzione contro il tetano, in caso di
ferite sospette; un passo avanti decisivo per la diffusione di questo
vaccino e un'opportunità in più per il pronto
soccorso, che finora aveva a disposizione per la prevenzione del
tetano o il vaccino monocomponente o il vecchio vaccino dT.
Probabilmente la diversità di concentrazione di anatossina
tetanica nell'interno del Boostrix in commercio negli USA (8 Lf) e
in Europa (5 Lf) è legata proprio a questa precisa
indicazione.
Sulla
base di tutti questi studi si può concludere che la
sostituzione del vaccino dT con il vaccino dTpa per gli adolescenti e
i giovani adulti conferisce una protezione ulteriore contro la
pertosse. Mancano ancora dati sulla reale efficacia sul campo di
questo richiamo e sulla durata della protezione; analogamente mancano
studi sull'efficacia dell'uso del vaccino dTpa ogni 10 anni
durante tutta la vita.
E'
probabile che nei prossimi anni l'attenzione degli studiosi verrà
centrata su questi aspetti specifici.
Bibliografia
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