Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2005 - Volume VIII - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Le
urgenze non urgenti in pediatria ambulatoriale: ovvero l'acuto
banale è davvero banale?
Pediatri
di famiglia AUSL Piacenza
*Pediatra
di famiglia AUSL 1 Napoli
Indirizzo
per corrispondenza: g.greg@agonet.it
FALSE
EMERGENCIES IN PAEDIATRIC PRACTICE
Keywords:False health emergencies, psychosocial problems.
Summary:
In order to understand the burdain of false health emergencies, ten
paediatricians monitored their own patients (overall 9000 children
living in Piacenza aged between 0-14 yrs) for six consecutive days,
pointing out all false emergencies occurring between 15\10\2003 and
15\11\2003. All paediatricians were able to recognize false
emergencies. However they often employed drugs without proved
effectiveness relating to this problem. Neither antibiotics were
employed nor exams were prescribed. False health emergencies occurred
more often in psychosocial needy families. The results of this survey
suggest that paediatricians need more theoretical and practical
knowledge about psychosocial problems and that the network of welfare
institutions needs improvement in order to support health paediatric
services.
L'attività
del Pediatra di famiglia (PdF) è per molti aspetti cambiata
rispetto a circa 25 anni fa, epoca durante la quale si costituì
l'assistenza pediatrica di base accanto a quella del medico di
medicina generale: mentre il tempo dedicato alla cura di alcune
patologie infettive si è ridotto (basti pensare alle malattie
infettive prevenibili con le vaccinazioni come l'MPR), un ruolo
sempre maggiore ricoprono la prevenzione (vaccinazioni, incidenti,
obesità, carie, ambliopia, etc.), la gestione domiciliare di
alcune patologie croniche (asma, etc.) e dei disturbi del
comportamento e il disagio psico-sociale 1
Uno dei
motivi di maggior disaccordo tra gli operatori sanitari e i cittadini
rimane l'improprio uso di risorse (in termini di strumenti e
personale) che la domanda di salute richiede a fronte di un'offerta
che ha comunque dei limiti.
Ne sono
un esempio gli accessi sempre più numerosi ai Pronto Soccorso
(PS) o la richiesta impropria di alcune indagini strumentali che
portano a liste d'attesa talvolta insostenibili.2,3
Anche nell'ambito della PdF uno dei problemi che rende difficile a
volte la gestione della routine del lavoro e talvolta conflittuale il
rapporto tra medico e paziente, è la richiesta di una
consulenza ritenuta urgente. Se in alcune situazioni il carattere di
urgenza percepito dall'utenza ha ragionevoli giustificazioni
(febbre elevata, vomito, sintomatologie dolorose) altre volte tale
urgenza non emerge né dai sintomi né dai segni presenti
e la richiesta appare differibile, se non inutile da parte
dell'operatore sanitario. Per tale situazione è stato
utilizzato il termine di “acuto banale”(AB) utilizzato per la
prima volta da Nuzzo 4.
Nell'ambito di una collaborazione consolidata e di scambi culturali
tra colleghi PdF di realtà geograficamente lontane come
Piacenza e Napoli, nell'estate 2003 è stata elaborata in
comune una scheda che potesse analizzare nel modo più completo
possibile il problema dell'AB. Tale scheda è stata
successivamente proposta in occasione di un'assemblea di PdF di
Piacenza i quali, dopo averla discussa e condivisa, hanno deciso di
utilizzarla nell'autunno del medesimo anno.
Scopo
principale dei dati raccolti è stato quello di valutare quale
impatto abbia nel lavoro del PdF il problema dell'AB in termini
quantitativi e qualitativi cercando di vagliarne le cause più
profonde.
Dieci dei
13 PdF operanti nel comune di Piacenza (circa 100.000 abitanti) hanno
condotto un'indagine sul problema “acuto banale” mediante
rilevamento di dati anamnestici e clinici e relazionali tramite 2
schede.
La prima
scheda (da compilare una sola volta per ciascun medico) ha avuto lo
scopo di raccogliere i dati relativi all'attività dei
pediatri (dati anagrafici, dati relativi allo studio medico, alle
modalità di recepimento delle richieste, alle modalità
di visita in ambulatorio ecc.). La seconda scheda, da compilare per
ciascun caso etichettato come “acuto banale”, ha raccolto
sostanzialmente dati di 3 tipi:
a)
relativi al problema (sintomo o segno o situazione) segnalato
come acuto (all'eventualità di segnalazioni precedenti per
il medesimo quadro o per altri comunque sempre riconducibili
all'AB,ecc)
b)
relativi alle modalità con le quali il pediatra ha affrontato
l'AB sia in occasione del primo contatto che delle valutazioni
successive (telefonicamente, tramite visita ambulatoriale o
domiciliare, tempo dedicato in minuti per ogni contatto, terapie o
esami prescritti, osservazione a distanza fino ad almeno 3 mesi
successivi)
c)relativi al contesto socio-familiare di riferimento (famiglia
monoparentale, genitori anziani o giovanissimi, lutti, separazioni,
disoccupazione, familiarità per problemi psichiatrici)
utilizzando una griglia di rilevamento e dando anche la possibilità
di risposte aperte .
Con il
termine “ACUTO BANALE” si è considerata una o più
delle seguenti condizioni 4:
- Sintomo
o segno o situazione per cui è richiesto un intervento in
urgenza:
a-che non
riveste alcun carattere d'urgenza in termini di tempo e di impegno
di figure specifiche con competenze mediche
b-che può
essere semplicemente osservato nel tempo per almeno 12-24 ore
c-che può
essere trattato dalla famiglia (terapia comportamentale,
automedicazione)
d- che
riguarda condizioni non attinenti la nostra professione
Criterio
di esclusione era qualunque sintomo o segno documentato dal pediatra
(tramite visita o valutazione anamnestica) che fosse in grado di
modificare la qualità di vita del paziente o che
rappresentasse effettivamente un possibile segno di malattia
(febbre>38 C°, vomito, etc)
Il
giudizio conclusivo di AB era autonomamente assunto da ciascun PdF
partecipante allo studio.
L'indagine
è stata condotta per 6 gg lavorativi consecutivi tra il 15\10
e il 15\11 del 2003 lasciando libero ciascun PDF di decidere il
giorno d'inizio del rilevamento
I PdF
partecipanti allo studio erano 3 maschi e 7 femmine (range d'età
di 36-50 aa). La metà lavorava in associazione e utilizzava la
segreteria telefonica. Tutti i PdF visitavano per appuntamento e 6\10
anche con sistema misto(alcune fascie orarie libere). Sette PdF su 10
dichiaravano una reperibilità telefonica di 12 ore. Tutti
erano dotati di materiale per il self-help nel proprio ambulatorio.
La
popolazione di bambini seguita complessivamente dai 10 PdF è
di circa 9000 bambini (0-14 anni), corrispondente a circa il 75%
della popolazione pediatrica del territorio di riferimento(12.000
bambini).
Al
termine del periodo di rilevamento 107 sono state le schede
completate e quindi considerate utili per l'analisi (60 femmine e
47 maschi, età media 4.5 anni)
Nellatabella
1 sono riportate alcune osservazioni relative alla modalità
della richiesta
TABELLA
1 modalità con le quali è stata effettuata la
richiesta d'intervento del PdF per acuto banale.
Richiesta\modalità | ||
Richieste
totali | 107 | |
Richieste
telefoniche | 46 | |
Richieste
ambulatoriali | 61 | |
Richiesta
simile < 30 gg | 56\107 | |
Richiesta
simile 30-90 gg prima | 48\107 | |
Richiesta
abituale di acuto banale | 25\107 | |
Richiesta
effettuata dalla madre | 85 | |
Richiesta
effettuata dal padre | 15 | In 6
casi insieme alla madre |
Richiesta
effettuata dalla nonna | 6 | In 2
casi insieme alla madre |
Richiesta
effettuata dalla baby-sitter | 1 |
Nella
tabella 2 sono elencati i motivi per i quali è stata
richiesta la consulenza\visita urgente (22 tipi diversi)
MOTIVO
DELLA RICHIESTA | |
Ha
sempre la tosse | 24 |
Ha
sempre il raffreddore\naso chiuso | 17 |
Mangia
poco\non mangia | 9 |
Ha il
mal di pancia | 9 |
E'
agitato\nervoso\iperattivo | 5 |
Non
dorme\si sveglia spesso | 5 |
Ha
sempre la febbre | 5 |
Soffre
di stipsi | 5 |
Cresce
poco | 4 |
Ha la
gola rossa | 4 |
Ha
vomito\nausea | 3 |
Ha
una “ghiandola” | 3 |
Macchie
sulla pelle | 3 |
Mal
di testa | 2 |
Occhi
rossi | 2 |
Senza
voce | 1 |
Feci
verdi | 1 |
Epistassi | 1 |
Cammina
male | 1 |
Dolore
alla spalla | 1 |
Perdita
incisivi superiori(non traumatica) | 1 |
Non
vuole andare a scuola | 1 |
Molto
spesso al primo contatto telefonico o ambulatoriale è stata
proposta una terapia.
In 41\107
è stata di tipo farmacologico mentre in 57\107 è stata
di tipo comportamentale
-Il 29%
dei casi non ha ricevuto alcun tipo di terapia
-Il 22%
dei casi ha ricevuto solo terapia farmacologica
-Il 32%
dei casi ha ricevuto solo terapia comportamentale
-Il 17%
dei casi ha ricevuto terapia combinata
-1 visita
ambulatoriale su 2 termina con la prescrizione di un farmaco
-1
telefonata su 4 termina con la prescrizione di un farmaco
Nellatabella
3 sono elencati i farmaci prescritti
FARMACI
PRESCRITTI | 41 |
Polivitaminici | 9 |
Aereosolterapia
antinfiammatoria\fluidificante | 7 |
Mucolitici | 5 |
Decongestionanti
nasali | 5 |
Soluzione
Fisiologica | 5 |
Paracetamolo | 4 |
Fermenti
lattici | 3 |
Procinetici | 2 |
Lattulosio | 2 |
Occorre
segnalare che solo il 12% dei pezzi prescritti appartiene alla fascia
A del nostro prontuario nazionale. L'impiego di questi prodotti
tradotto su base annua in riferimento all'AB si aggira attorno a
200 pezzi\medico.
Le
richieste evase immediatamente sono state 42\107 di cui 12\46 di
quelle telefoniche e 30\61 di quelle con accesso diretto
ambulatoriale
Evoluzione
della richiesta telefonica per AB
1 su 2
comporta una rivalutazione ambulatoriale
1 su 4
viene evasa immediatamente
1 su 4
comporta una nuova rivalutazione telefonica
1 su 15
comporta una valutazione domiciliare
Le
rivalutazioni avvengono generalmente entro le 24 ore successive al 1°
contatto
Evoluzione
della visita ambulatoriale per AB
5 volte
su 10 viene evasa immediatamente
4 su 10
richiede una rivalutazione ambulatoriale
1 su 10
richiede una rivalutazione telefonica
La
rivalutazione avviene generalmente dopo almeno 72 ore dal primo
controllo
I casi di
acuto banale hanno globalmente richiesto tra prima valutazione e
successivi controlli a breve termine (nei casi ritenuti necessari)
107 visite ambulatoriali, 61 contatti telefonici e 3 visite
domiciliari.
In 48
casi è stata ritenuta opportuna anche una valutazione a
distanza.
Solo in
un caso alla diagnosi iniziale di inappetenza si è sostituita
quella di neutropenia. La bambina di 8 mesi dopo il primo contatto
con il PdF, è stata valutata da un centro di 2° livello
per sospetta IVU, non confermata: durante l'esecuzione di indagini
di routine è emersa una neutropenia (<500 mm3) per altro
asintomatica e risoltasi spontaneamente dopo il compimento dell'anno.
Il tempo
che ciascun pediatra ha dedicato mediamente al problema acuto banale
(telefonate, visite ambulatoriali e domiciliari effettuate a breve
termine) è stato di 2.30 h.\settimana
Tale dato
riportato ad un anno lavorativo, incluse 4 settimane di ferie,
equivale a circa 120 ore di lavoro\anno\medico. Se considerassimo un
orario lavorativo settimanale medio di 40 ore ne consegue che 1 PDF
ogni 16 lavora esclusivamente sull'AB per l'intero anno.
Nella
tabella 4 sono invece raccolti i dati di carattere
socio-familiare più significativi.
I casi
nei quali è stata rilevata una condizione di rischio sono
stati 57 : in alcuni di essi ricorrevano 2 fattori di rischio
contemporaneamente
Primogenito
di età inferiore a 3 anni | 17 |
Eventi
stressanti familiari negli ultimi 12 mesi
(lutto,separazione,nuova gravidanza) | 8 |
Genitori
entrambi lavoratori | 6 |
Famiglia
monoparentale | 6 |
Figlio
unico di genitori molto anziani (gap>45 anni per almeno un
genitore) | 3 |
Figlio
unico di genitori giovani (gap<20 anni per almeno un genitore) | 2 |
Altro
figlio con patologia cronica | 2 |
Famiglia
senza appoggio parentale in caso di bisogno | 2 |
Almeno
un genitore con patologia cronica | 1 |
Nonna
con compiti gestionali familiari | 1 |
Famiglia
numerosa (>5 figli) | 1 |
Disoccupazione
materna | 10 |
Disagio
Sociale | 5 |
Familiarità
per problemi psichiatrici | 6 |
Pregresso
problema psichico della figura genitoriale di riferimento | 14 |
Totale | 84 |
Alcune
ricerche italiane hanno documentato il carico di lavoro dei PdF in
termini di visite e consulenze telefoniche 1,5,6,
ma nessuna di esse ha valutato il “peso” e le motivazioni che
stanno alla base dell'urgenza “differibile” o inesistente.
Dal punto
di vista della gestione organizzativa del carico di lavoro che
origina dall'AB osserviamo che oltre il 50% dei casi si presenta
direttamente in ambulatorio, pur in presenza di un'attività
gestita prevalentemente per appuntamento.
In oltre
la metà dei casi, dopo il primo contatto, risulta necessario
una verifica in tempi brevi (72 ore) di tipo telefonico o diretto: se
però il primo contatto è avvenuto in ambulatorio sembra
più facile chiudere subito la pratica anche se aumenta nel
contempo la possibilità di fare prescrizioni farmacologiche.
Molto bassa appare la probabilità di una successiva visita
domiciliare.
Dal punto
di vista clinico l'AB appare ad una prima valutazione d'insieme
un fardello di cui qualunque medico farebbe volentieri a meno: lo
dovrebbe testimoniare l'elenco delle cause che hanno motivato la
richiesta urgente, la mancata necessità di richiedere indagini
supplementari e il mancato impiego di farmaci impegnativi come ad
esempio gli antibiotici. La diagnosi iniziale si è modificata
lungo il percorso solo in un caso su 107. Inoltre sembra davvero
eccessivo il tempo dedicato a questi problemi.
E'
significativo il carico di prescrizione farmacologia che ne deriva
(200 pezzi\anno) per altro solo in piccola quota a carico del SSN e
soprattutto poco sostenibile da criteri ispirati all'EBM..
L'aspetto
prescrittivo della nostra indagine non è stato ulteriormente
approfondito (perché non era previsto né programmato
nel disegno del nostro studio); tuttavia sembra ragionevole
ipotizzare che la prescrizione sia in questi casi quasi sempre il
compromesso tra l'esigenza del medico di chiudere il caso il più
rapidamente possibile e la necessità di rassicurare la
famiglia con un atto medico quale è la prescrizione di un
farmaco. Questo atteggiamento diffuso e per molti considerato un
peccato veniale sulla base dei farmaci impiegati non rinforza
l'immagine del PdF come figura istituzionale di educatore alla
salute.
Comunque
ad una lettura più attenta dei dati raccolti, emergono
osservazioni che non ci attendevamo come ad esempio il dato che oltre
il 50% delle volte, associata al problema “urgenza”, vi sia una
situazione “ambientale” di rischio.
Certamente
alcuni contesti sono ben noti a tutti come elemento ansiogeno, capace
di stimolare richieste incongrue (primogenito di genitori molto
anziani, presenza di malattia cronica in un familiare specie se
trattasi di altro figlio, ecc). Appare altrettanto giustificato un
legame tra richieste per presunte emergenze e situazioni psicologiche
o psichiatriche degne di nota in ambito familiare: ciò che ci
sembra inatteso è invece il numero di casi nei quali tali
elementi appaiono presenti (quasi 1\5 della casistica).
I
risultati si prestano a nostro avviso a varie considerazioni.
-L'AB
rappresenta spesso una spia di problemi di corretta educazione alla
salute. A chi spetta il compito dell'educazione sanitaria?
Sicuramente
al medico curante (è anche uno dei suoi compiti in base a
quanto previsto dall'ACN), ma in questo compito non può e
non deve essere lasciato solo7.
Purtroppo
il sistema dell'informazione che dovrebbe svolgere un ruolo
altrettanto educativo spesso cade vittima del sensazionalismo, se non
dello scandalo o dell'allarmismo contribuendo a creare una domanda
incongrua nell'utenza.
Altri due
attori importanti sugli aspetti educativi potrebbero essere il mondo
della scuola, coinvolto però in modo volontaristico e
sporadico sui temi dell'educazione sanitaria e quello delle Aziende
Sanitarie Locali.
Queste
ultime in particolare possono essere le nostre potenziali alleate,
spinte anch'esse per molteplici motivi (ad es per risorse di
personale limitate, per accessi incongrui al PS ecc) a tentare di
governare ed orientare la domanda di salute in modo più
razionale e non sull'onda dell'emotività. Un'occasione
di collaborazione tra medici del territorio e ASL può essere
proprio il terreno dell'educazione alla salute, mirata ad obiettivi
precisi ed elaborando strategie d'intervento comuni: un esempio
concreto sono le campagne vaccinali antinfluenzali per gli anziani e
i soggetti a rischio o la campagna di reclutamento dei soggetti in
età pediatrica da sottoporre a vaccino MPR.
- L'AB
rappresenta concettualmente un buon esercizio per il PdF che si trova
da una parte ad evitare medicalizzazioni fuori luogo e dall'altra a
non banalizzare problemi potenzialmente seri, spia di situazioni
organiche o della sfera relazionale o (forse soprattutto) di un
disagio sociale\familiare.
Il dato
che alla fine ci sembra più significativo, ma che all'inizio
del nostro studio non rientrava nei nostri obiettivi né nelle
nostre ipotesi è in fondo questo: l'AB è spesso
figlio di una famiglia problematica ed è quindi spesso la spia
di problemi ben diversi e più radicati del sintomo per il
quale è arrivata una richiesta di visita. Tutto ciò
comporta verosimilmente un impegno di risorse maggiore di quanto
richieda una qualsiasi patologia acuta gestita sul territorio.
Alla luce
di queste considerazioni sembra difficile ipotizzare una sostanziosa
contrazione del numero di richieste incongrue (alias AB) dell'utenza
nel prossimo futuro.
Appare
sempre più evidente il ruolo sociale che il PdF oggi è
chiamato a svolgere nel rapporto con le famiglie, compito che molti
PdF, all'inizio della loro attività sul territorio, non
ipotizzavano di dover svolgere: alcuni PdF non si sentono disposti a
svolgere questo ruolo ”sociale”, altri sono al contrario convinti
di questa necessità ma spesso si muovono sulla base del loro
buon senso e si sentono (o forse sono) inadeguati ai problemi che le
famiglie pongono loro. Mentre sembra fuori discussione poter disporre
di un tessuto socio-assistenziale sempre più potenziato e
professionalmente preparato , rimane a nostro avviso aperto il
dibattito sulla necessità di aggiungere ulteriori competenze
di carattere psico-sociale alla preparazione del pediatra di
famiglia. Chi è davvero in grado di offrire queste competenze:
l'Università? Le scuole di specializzazione? i servizi di
NPI? con quali modalità?)
Non
abbiamo alcuna presunzione di trarre conclusioni ma semmai il nostro
vuole essere un piccolo contributo, con l'aiuto dell'acuto
banale, a ravvivare il dibattito su questo tema.
1.
Alessandrini G.L, .Barachino A. Epidemiologia dell'accesso del
bambino al pediatra di famiglia
Medico e
Bambino 1999;18:497-502
2. Sharma
V, Simon SD, Bakewell JM, Ellerbeck EF, Fox MH, Wallace DD. Factors
influencing infant visits to emergency departments. Pediatrics
2000;106(5):1031-9
3.
Ferrando A, Conforti G, Amoretti C. La continuità
dell'assistenza al bambino. In press Il Pensiero Scientifico Editore
4. Nuzzo
N. 2° congresso FIMP Napoli Maggio 2002 ”L'acuto banale”.
5.
Buzzetti R.,Venturelli L. Pediatria di base a Bergamo. Medico e
Bambino 1988;10:30-3.
6.
Coppola G, Giuliano M, Sassi R. La visita domiciliare: uso e abuso.
Medico e Bambino 1997;2:106-109.
7. Calia
V. L'assistenza pediatrica in Italia. Medico e Bambino
1998;4:239-45.
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