Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2005 - Volume VIII - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Occhio all'evidenza
L'antibiotico
serve poco se somministrato nei primi giorni in corso di otite media
acuta
U.O di
Pediatria Ospedale San Giacomo Castelfranco Veneto (TV)
Indirizzo
per corrispondenza:dradzik@tiscali.it
A
randomized, double-blind, placebo-controlled noninferiority trial of
amoxicillin for clinically diagnosed acute otitis media in children 6
months to 5 years of age.
Le
Saux N, Gaboury I, Baird M, Klassen TP, MacCormick J, Blanchard C,
Pitters C, Sampson M, Moher D. CMAJ 2005;172(3):335-41.
Questo
studio è scaricabile gratuitamente all'indirizzo web:http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?cmd=Retrieve&db=pubmed&dopt=Abstract&list_uids=15684116&query_hl=3
DOMANDA
Nei
bambini di età 6 mesi-5 anni con otite media acuta insorta di
recente, il placebo è non inferiore all'amoxicillina nel
risolvere clinicamente i sintomi e nel ridurre la febbre ed il dolore
?
METODI
Disegno:
Studio Randomizzato Controllato (SRC) vs. placebo; l'assegnazione
dei pazienti nei rispettivi gruppi di intervento è stata
effettuata secondo una sequenza generata da un computer, stratificata
per centro e per età (da 6 mesi a 2 anni e da 2 anni a 5
anni), a blocchi di 4-6 pazienti.
Occultamento
della lista di randomizzazione: eseguito, la sequenza di
randomizzazione era accessibile soltanto al farmacista.
Cecità:
doppio cieco (investigatori, pazienti, valutatori della
timpanometria).
Periodo
di follow-up: 3 mesi.
Sede:
3 centri (I composto da pediatri e medici di famiglia, II da medici
specializzati in Medicina d'Emergenza, III ambulatorio pediatrico)
a Ottawa (Canada).
Partecipanti:
512 bambini di età 6 mesi-5 anni (gruppo 6 mesi-2 anni: 37%,
51% maschi) con recente comparsa (< 4 giorni) di sintomi
riferibili a flogosi delle alte vie respiratorie + dolore
all'orecchio o febbre (t> 38°) ed evidenza di effusione
dell'orecchio medio, definita dalla presenza di ≥ 2 dei seguenti
segni: opacità, alterata motilità sulla base
del'otoscopio pneumatico, arrossamento o rigonfiamento (o entrambi)
della membrana timpanica. Criteri di esclusione: allergia alla
penicillina o amoxicillina o ipersensibilità all'ibuprofene
o all'aspirina, trattamento antibiotico nei 14 gg. precedenti,
sospetto clinico di sepsi o di mastoidite, otorrea, malattie
concomitanti come sinusite o polmonite, precedenti interventi
all'orecchio medio, inserzione di tubi di drenaggio, storia di
otite media acuta ricorrente (> 4 episodi in 12 mesi),
compromissione del sistema immunitario, anomalie cranio-facciali,
qualsiasi malattia cronica o genetica.
Intervento
Amoxicillina
in sospensione (60 mg/kg/die:3) o placebo X 10 giorni. I genitori
somministravano anche ibuprofene sospensione (5 mg/kg se peso < 10
Kg, 10 mg/kg/dose se peso > 10 kg) ogni 8 ore su richiesta, se
fosse stato presente dolore o febbre X 5 giorni e codeina elisir (1
mg/kg) al bisogno X 2 giorni.
Eventi
considerati
L'evento
primario considerato è stato la frequenza di risoluzione
clinica dei sintomi a 14 giorni, definita come mancata ricettazione
di un antibiotico (se non l'amoxicillina nel gruppo attivo),
verificata mediante contatto telefonico dopo 1, 2, 3 giorni dalla
randomizzazione e mediante un questionario somministrato fra il 10°
e il 14° gg. Se in 3° giornata i genitori riferivano un
mancato miglioramento o un peggioramento dei sintomi veniva
effettuata una visita di controllo in PS presso un medico o in
clinica presso un pediatra, che decideva, a sua discrezione, in caso
di segni di otite media acuta non risolta (febbre, irritabilità,
segni otoscopici di malattia, presenza di complicazioni come
mastoidite o malattia invasiva) di iniziare un trattamento
antibiotico. Gli eventi secondari includevano: la presenza di dolore,
febbre e il livello di attività nei primi 3 giorni di
malattia, di rash o di diarrea nei primi 14 giorni, il numero di
ricadute e di otiti medie con effusione (accertate mediante
timpanometria eseguita da un'infermiera specializzata e
interpretata da un medico ORL “cieco” al trattamento) a 1 e 3
mesi.
Follow-up
dei pazienti
Il 92% ha
completato i 3 mesi di follow-up. Per l'esito primario è
stata eseguita sia l'analisi “per protocollo” che “intention
to treat”. Per gli esiti secondari l'analisi “per protocollo”.
PRINCIPALI
RISULTATI
In base a
criteri di score di gravità precedentemente pubblicati (1) gli
autori hanno riscontrato un' otite media acuta lieve nel 5.7% dei
casi, moderata nell'81.1% e grave nel 13.3%.
Per
l'esito primario (la risoluzione clinica dei sintomi) gli autori
hanno trovato complessivamente considerando tutte le età, una
differenza significativa, ma modesta in favore dell'amoxicillina,
rispetto al placebo, alla fine dei 14 giorni, nell'analisi “per
protocollo”, (tabella 1), confermata anche dall'analisi
“intention to treat”: IAB=10.4%, NNT 10 (per mancanza di dati non
abbiamo potuto però calcolare in questo caso gli Intervalli di
Confidenza relativi). Quando i bambini sono stati stratificati per
età l'amoxicillina ha dimostrato un modesto e non
significativo vantaggio terapeutico rispetto al placebo, nel gruppo
6-23 mesi ed uno modesto, ancorchè significativo nel gruppo
2-5 anni (tabella 1). Per gli esiti secondari il gruppo trattato con
amoxicillina rispetto al placebo ha presentato una riduzione
significativa nella frequenza della febbre del 53% e del dolore del
34% in II giornata (tabella 2), con perdita però della
significatività statistica in III giornata per quanto riguarda
il dolore (p=0.20). Il consumo medio giornaliero di analgesici è
risultato statisticamente minore in II giornata con l'amoxicillina,
ma di rilevanza clinica marginale (1.4 dosi vs 1.7 dosi/ die).
Nessuna differenza significativa per quanto riguarda la differenza
nella frequenza di ricadute di OMA (Otite media Acuta) e di OME
(Otite Media con Effusione) dopo 1 e 3 mesi e di eventi avversi come
diarrea o rash cutaneo nell'arco di 14 giorni (tabella 3).
Tabella
1 Risultati in termini di efficacia a 14 giorni relativi all'evento
primario.
Evento | amoxi | placebo | IAB1
(IC 95%) | NNT1
(IC) |
Frequenza
risoluzione clinica | ||||
Tutte
le età | 93% | 84% | 8.6%
(da 3.0 a 14.4) | 11 (da
7 a 35) |
6-23
mesi | 85% | 79% | 6.1%
(da –5.2 a 17.1) | NS |
2-5
anni | 97% | 87% | 9.7%
(da 3.8 a 16.3) | 10 (da
6 a 32) |
1. 1.
IAB= Incremento Assoluto del Beneficio e NNT= Number Needed to Treat
con IC 95%= Intervalli di Confidenza al 95% ricavati dai dati
dell'articolo e calcolati con il programma Confidence Interval
Analysis 2.1.1
Analisi
per protocollo
I
criteri per la non inferiorità non sono stati soddisfatti
perchè il limite superiore di questi Intervalli di Confidenza
è > 10% (la differenza clinicamente importante)
Tabella
2 Risultati in termini di efficacia relativi ai principali eventi
secondari
Evento | amoxi | placebo | RRR2
(IC 95%) | NNT2
(IC) |
Frequenza
risoluzione clinica | ||||
Frequenza
febbre in II giornata | 15% | 31% | 53%
(da 34 a 67) | 6 (da
4 a 10) |
Frequenza
dolore in II giornata | 22% | 33% | 34%
(da 12 a 50) | 9 (da
5 a 28) |
Differenza
media
(IC
95%) | ||||
Numero
medio di dosi di analgesici in II giornata | 1.4 | 1.7 | -0.3
(da –0.52 a –0.08) |
2. RRR=
Riduzione Relativa del Rischio, NNT= Number Needed to Treat,
Differenza media con IC 95%= Intervalli di Confidenza al 95% ricavati
dai dati dell'articolo e calcolati con il programma Confidence
Interval Analysis 2.1.1
Analisi
“per protocollo”.
Tabella
3. Frequenza altri eventi secondari ed avversi
Evento | amoxi | placebo | IRR3
(IC 95%) | NNH3
(IC) |
Eta'
6-23 mesi
diarrea
rash
cutaneo | 22%
15% | 18%
10% | 22%
(da -31 a 116)
49%
(da -33 a 231) | NS
NS |
RRR3
(IC 95%) | NNT | |||
Eta'
2-5 anni
diarrea
rash
cutaneo | 4%
3% | 7%
7% | 39%
(da -63 a 77)
63%
(da -31 a 88) | NS
NS |
Ricadute
OMA a 1 mese | 11% | 16% | 34%
(da -4 a 58) | NS |
Ricadute
OMA a 3 mesi | 18% | 20% | 8%
(da -35 a 36) | NS |
OME
a 1 mese | 29% | 35% | 16%
(da -10 a 36) | NS |
IRR3 | NNH3 | |||
OME
a 3 mesi | 25% | 22% | 14%
(da -18 a 59) | NS |
3. IRR =
Incremento Relativo del Rischio, RRR= Riduzione Relativa del Rischio,
NNH= Number Needed to Harm e Number Needed to Treat con IC 95%=
Intervalli di Confidenza al 95% ricavati dai dati dell'articolo e
calcolati con il programma Confidence Interval Analysis 2.1.1
CONCLUSIONI
Nei
bambini con otite media acuta di recente comparsa il placebo non
risulta equivalente (non inferiore) all'amoxicillina nell'ottenere
la risoluzione dei sintomi e nel ridurre il dolore e la febbre nei
primi 3 giorni di malattia. Bisogna considerare anche che l'opzione
“wait and see” era associata ad una scomparsa spontanea della
sintomatologia nella maggior parte dei bambini (84.2%).
COMMENTO
Questo
studio randomizzato canadese tutto (o quasi) al femminile di Nicole,
Isabelle, Marian, Terry, Johnna, Colline, Carrol e Margaret (c'è
solo David a rappresentare i maschi) presenta una validità
interna particolarmente robusta: sono stati infatti seguiti i
requisiti consigliati dalla dichiarazione CONSORT (2), per la stesura
di un trial di questo tipo (risultano adeguati e sufficientemente
discussi il metodo della randomizzazione, l'occultamento della
lista di assegnazione, il doppio cieco, l' analisi “intention to
treat”; la numerosità campionaria è ampia, il
follow-up è > 90%). Gli autori hanno voluto verificare
l'ipotesi che il placebo sia non inferiore all'amoxicillina nel
trattamento iniziale dell'otite media acuta nei bambini di età
6 mesi-5 anni. Questo genere di disegno si discosta da quello
tradizionale a cui siamo abituati, che confronta la differenza fra 2
trattamenti partendo dall'ipotesi nulla che essa sia 0. I valori di
significatività della p trovati precisano quanto i risultati
siano compatibili con tale ipotesi: quando questa probabilità
è piccola (<5%) noi rigettiamo l'ipotesi nulla ed
accettiamo quella “alternativa” che la differenza osservata non
sia 0; nel fare ciò non chiariamo però se un
trattamento sia migliore o peggiore dell'altro e rimaniamo in
questa incertezza. Se il valore della p è > 5%, invece di
dichiarare questo risultato come “indeterminato”, lo definiamo
come negativo e concludiamo che non c'è differenza fra i due
trattamenti. Ma cadiamo così come afferma Sackett (3) nella
trappola di credere come “l'assenza di una prova di differenza
fra due terapie costituisca la prova di un assenza della loro
differenza”. Una soluzione a queste incertezze è
rappresentata dagli studi di “equivalenza” o di “non
inferiorità”: gli autori definiscono prima dell'inizio del
trial quale sia a loro giudizio, il limite di “accettabile”
inferiorità di un trattamento rispetto all'altro; nel nostro
caso gli investigatori hanno deciso di “tollerare” una differenza
massima fra amoxicillina e placebo del 10%. Ma poichè il
limite superiore degli Intervalli di Confidenza del risultato
dell'evento primario supera tale valore (è 14.4%) non è
stato possibile confermare l'ipotesi che il placebo fosse
“equivalente” (“non inferiore”) all'amoxicillina. In realtà
la superiorità dell'antibiotico nei confronti del placebo è
modesta: dobbiamo trattare immediatamente 11 pazienti con
amoxicillina per prevenire un fallimento (prescrizione di un
antibiotico entro 14 gg.); per giunta il vantaggio avviene “grazie”
ai bambini più grandicelli (2-5 anni), perchè la
differenza non raggiunge la significatività statistica nel
gruppo 6-23 mesi. Questo diverso comportamento nei due gruppi di età
potrebbe dipendere dal fatto che i bambini più grandi si erano
presentati all'osservazione in uno stadio più avanzato della
malattia o semplicemente la relativamente scarsa numerosità
campionaria nel gruppo dei bambini più piccoli può aver
provocato un errore di tipo II o beta (affermare che non esiste una
differenza, quando essa in realtà esiste), come
testimonierebbe l'ampiezza degli Intervalli di Confidenza. Modesta
anche l'azione dell'amoxicillina sulla riduzione della febbre e
del dolore (rispettivamente NNT di 6 e di 9). Nessun effetto
favorevole infine nel lungo termine sulla frequenza di ricorrenza di
OMA e OME a 1 e 3 mesi.
Nonostante
la buona qualità metodologica con cui questo studio è
stato condotto rimangono alcune perplessità: 1) non viene
precisata la definizione utilizzata di febbre e dolore, due eventi
“influenzati” nei primi 3 giorni di malattia dall'antibiotico.
E questo ci sorprende non poco; 2) la diagnosi di otite media acuta e
di “mancato miglioramento” che determinava poi l'introduzione
dell'antibiotico si è basata solo sul giudizio soggettivo
del medico e non in modo più rigoroso, anche se di più
difficile attuazione, sulla timpanocentesi; 3) solo 1/3 dei genitori
ha riconsegnato le bottigliette vuote dei farmaci dopo 1 mese,
rendendo inattendibile un giudizio sulla reale compliance al
trattamento; 4) soltanto metà dei bambini che presentavano i
criteri di eleggibilità è stato poi sottoposto alla
randomizzazione: nonostante la mancata partecipazione sia stata
documentata e motivata il numero appare piuttosto alto.
L'opzione
“wait and see” in corso di OMA iniziale, la cui validità
era stata suggerita da ben tre Revisioni di Studi Randomizzati
(4,5,6), che avevano concluso come un trattamento antibiotico
immediato avesse solo un modesto effetto, è stata già
attuata con successo nella pratica clinica 20 anni fa dal Collegio
Olandese dei General Practitioners (7) e più recentemente
negli Stati Uniti dal Cincinnati Pediatric Research Group (8) e in
Italia dall'Associazione Culturale Pediatri (9); quest'ultimo
studio osservazionale prospettico, ha dimostrato come Linee Guida
pratiche basate sull'osservazione iniziale, permettevano di evitare
il trattamento antibiotico in 2 bambini su 3 affetti da OMA. Lo
studio di Le Suax et al. conferma l'efficacia di questa strategia
comportamentale, nelle prime 48-72 ore di OMA non solo nei bambini di
2-5 anni, ma anche in quelli di 6 mesi-2 anni, rendendo così
meno restrittivi i criteri riportati dalle Linee Guida dell'American
Academy of Pediatrics, che in quest'ultima fascia di età,
ammettono l'attesa solo nei casi di diagnosi incerta e di malattia
non grave (10).
Anche se
la diagnosi di otite media acuta è sicura (rapida comparsa dei
sintomi, segni di versamento endotimpanico, segni e sintomi di
infiammazione della membrana timpanica) e la malattia non è
severa (lieve otalgia e febbre < 39° nelle 24 ore precedenti)
il trattamento iniziale dovrebbe essere solamente analgesico. E'
sempre necessario comunque un attento follow-up nei giorni successivi
per valutare la necessità di un antibioticoterapia successiva.
Affinchè questo comportamento venga adottato come pratica
corrente è poi fondamentale implementarne la diffusione sia
tra i medici, coinvolgendoli per esempio in ampi studi osservazionali
(9) sia tra i genitori, con i quali è necesario condividere il
processo decisionale (11).
Bibliografia
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