Sebbene
dai tempi di Koch in avanti numerosi tentativi per cercare di
arrestare la progressione della malattia tubercolare erano stati
condotti con una varietà di preparazioni a base di sali
d'oro, questo tipo di intervento venne riconosciuto ed accettato
come terapia solo nel 1925. In quell'anno Holger Mollgaard di
Copenhagen aveva infatti presentato i risultati da lui conseguiti
negli studi sugli animali con la sanocrisina, un tiosolfato doppio
di oro e sodio, grazie ai quali era stato candidato per il premio
Nobel. I successi decantati furono considerati tali da
giustificare l'uso di questo preparato nella pratica clinica:
altri due scienziati, Secher e Faber, per nulla scoraggiati dai
numerosi effetti tossici che venivano via via segnalati, si
espressero subito maniera entusiastica nei confronti dell'uso di
tale prodotto e si prodigarono per diffonderlo. Anche i medici
danesi iniziarono ad utilizzarlo su larga scala, ma allarmati
dalle violente reazioni avverse, ne ridussero il dosaggio: il loro
esempio venne seguito dai medici inglesi.
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Lo
studio di Amberson (Figura a lato) e collaboratori occupò
ben 34 pagine dell'American Review of Tubercolosis; gli autori
fornirono un dettagliato resoconto del disegno del loro studio e
dell'analisi statistica adottata: per evitare qualsiasi bias gli
investigatori decisero di dividere i 24 pazienti arruolati in due
gruppi accoppiati, assegnando loro, in modo casuale, con il lancio
di una moneta, il trattamento attivo rappresentato dalla
sanocrosina o quello di controllo. Inoltre per ridurre i possibili
bias osservazionali, tennero nascosta la lista di trattamento,
anche se il tentativo di rendere lo studio “cieco” non ebbe in
realtà successo, perché tutti i pazienti ai quali
era stato somministrata la sanocrisina soffrirono di reazioni
avverse sistemiche (uno di loro morì di necrosi epatica).
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Amberson , McMahon e Pinner furono anche in grado di seguire nel tempo ben 19 pazienti su 24, per un periodo compreso fra 16 mesi e 3 anni, dopo l'ultima dose di sanocrosina, non riscontrando alcun beneficio effettivo sulla malattia. Queste le loro conclusioni: “A causa della sicura mancanza di benefici, associata alla notevole frequenza di reazioni dannose, spesso irreversibili, soprattutto a carico dei reni, l'uso della sanocrisina, non è più giustificabile”. Nello stesso numero dell'American Review of Tubercolosis venne pubblicato un report meno dettagliato, di 9 pagine, nel quale BL Brock del sanatorio di Waverly Hills nel Kentucky riportava risultati differenti da lui ottenuti con la sanacrosina(2). Brock sosteneva che “il farmaco aveva un effetto clinico ben visibile sulla tubercolosi essudativa nei pazienti bianchi”, ma “un effetto molto limitato sulla progressione della malattia nei pazienti negri”. |
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- Amberson JB, McMahon BT, Pinner M. A clinical trial of sanocrysin in pulmonary tubercolosis. American Review of Tubercolosis 1931;24:401-35.
- Brock BL. The sanacrosyn treatment of pulmonary tubercolosis in the white and negro races. American Review of Tubercolosis 1931;24.436-445.
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D. Radzik. COME VENNE SMASCHERATO IL BLUFF DELLA TERAPIA CON SALI D'ORO NELLA TUBERCOLOSI.
Medico e Bambino pagine elettroniche 2006; 9(10)
https://www.medicoebambino.com/_oro_trattamento_tubercolosi_sali_malattia