Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2012 - Volume XV - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Quando
l'Africa entra in ambulatorio
Pediatria,
Parma
Il
ritorno da un viaggio in Africa è sempre pieno di tante
immagini e ricordi che ritornano alla mente soprattutto quando
sei un giovane medico alle sue prime esperienze, ed è
esattamente quello che è successo a me.
Mi
trovavo nel mio ambulatorio pediatrico in un villaggio Etiope,
come medico volontario, e fu proprio in quell’occasione, in
un contesto ben diverso da quello a cui ero abituata, che
incontrai H., un bambino di 13 mesi portato sulle spalle dalla
madre.
Grazie
all’aiuto di un’infermiera, che mi faceva da
interprete, ho raccolto una anamnesi, anche se priva di
documentazione clinica e povera di riferimenti cronologici.
H.
presentava tosse produttiva, febbre a 39,5 °C, brividi e da
qualche giorno vomito e diarrea.
All’esame
obiettivo il bambino vigile, cosciente e tachipnoico mostrava una
lieve disidratazione ma una notevole astenia. All’auscultazione
toracica il MV era diffusamente ridotto con crepitii sparsi e
un’area di ipofonesi localizzata al lobo inferiore del
polmone destro. L’addome era trattabile e la restante
obiettività era nella norma.
L’orientamento
diagnostico mi portava verso il sospetto di polmonite ma l’unico
mezzo a mia disposizione per confermare l’ipotesi, non
potendo usufruire di tecniche di imaging, era il laboratorio.
Nella
richiesta degli esami, anche questi limitati, oltre all’emocromo,
VES e conta leucocitaria, l’infermiera, con una lunga
esperienza alle spalle, mi consigliò di aggiungere la
richiesta di uno striscio di sangue su goccia spessa e sottile.
In
quel momento rimasi perplessa perché il mio sospetto
clinico era ben distante dalla diagnosi di malaria trovandoci
nella stagione delle piogge, lontano dall’emergenza
Anopheles.
Decisi
comunque di fidarmi.
L’infermiera
etiope, nata e cresciuta in quel villaggio, aveva ragione, in
quanto, oltre a una conferma ematologica di polmonite,
l’osservazione microscopica mostrò la presenza di
Plasmodium vivax; si trattava di una riattivazione di una forma
latente di malaria in occasione di un calo delle difese
immunitarie (polmonite).
Iniziai
una terapia con amoxicillina e seguii il protocollo antimalarico
con clorochina correlandolo all’età e al peso del
bambino.
è
ormai noto che il fenomeno dei flussi migratori sta notevolmente
cambiando la tipologia di malattie che ogni giorno ci troviamo ad
affrontare. Queste malattie spesso ci colgono impreparati e ci
portano a sottovalutare dati importanti.
La
mia esperienza è un invito all’aggiornamento
costante sentendoci parte di una realtà che sembra lontana
ma non lo è. |
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