Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2012 - Volume XV - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
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Stato
di salute dei bambini adottati dalla Colombia
1Dipartimento
Materno Infantile,Palermo; 2Clinica Pediatrica,Novara;
3Azienda Osp Riuniti/Osp Salesi–CRMR–IPAS
Sindrome di Down e Bambini Adottati e Immigrati, Ancona; 4Clinica
Pediatrica - Università Cattolica Sacro Cuore, Roma; 5Clinica
Pediatrica, Torino; 6OspedaleMeyer, Firenze; 7SC.
Pediatria, Ospedale San Vito al Tagliamento (Pordenone)
Indirizzo
per corrispondenza: cesco.cataldo1@libero.it
Health
of children adopted from Colombia
Key
words
International adoptions from Colombia, GLNBI Study Group of Paediatric Italian Society, Pre-adoptive medical records, Special health needs Abstract
Background
- In the last few years the number of internationally adopted
children from Colombia has increased in Italy, but their health
status is unknown. This multicenter and retrospective study
assesses the health status of these children at their arrival.
Methods
- 331 children adopted from Colombia between June 2008 and
November 2011 were evaluated at their arrival in Italy according
to protocol of GLNBI Study Group of Paediatric Italian Society,
and their health status was compared with their pre- adoptive
medical records.
Results
- 129 children came to Italy without pre-adoptive medical
records. Gestational age and birth weight were reported
respectively only in 23 and 25 children and background concerning
hereditary diseases in 98 of them, while notices about delivery
and Apgar score were always lacking. False and alarming diseases
were often described in pre-adoptive records, whereas other
important disorders were not reported. Growth delay for weight
and height, iron deficiency anaemia, emotional and cognitive
delays were frequent, likely in account of their pre-adoptive
nutritional and emotional deprivations. Undiagnosed infectious
diseases, especially intestinal parasites and hepatitis A, were
often observed and immunization status was often incomplete,
despite pre-adoptive vaccination schedules documented previous
full vaccinations.
Conclusions
- Children adopted from Colombia, similarly to those adopted from
other nations, should receive special medical evaluation at their
arrival in the new country, because they have “special
health needs”.
|
Riassunto
Obbiettivo
- Da qualche anno i bambini adottati in Italia dalla Colombia sono in
progressivo aumento, ma non se ne conoscono i problemi sanitari
specifici. Questo studio multicentrico e retrospettivo valuta le
condizioni di salute dei bambini adottati dalla Colombia al loro
arrivo in Italia.
Metodi
- 331 bambini adottati dalla Colombia dal 1 Giugno 2008 al 30
Novembre 2011 sono stati esaminati al loro arrivo in Italia seguendo
il protocollo del Gruppo di Studio GLNBI SIP, e le loro condizioni di
salute sono state confrontate con le cartelle cliniche di
accompagnamento.
Risultati
- 129 bambini sono giunti in Italia sprovvisti di cartelle cliniche.
Solo 23, 25 e 98 volte venivano rispettivamente riportate notizie
sull’età gestazionale, sul peso alla nascita e sulla
anamnesi familiare, mentre le modalità del parto e l’indice
di Apgar non erano mai riferiti. Di sovente, gravi stati morbosi, poi
esclusi, venivano riportati nelle cartelle sanitarie di
accompagnamento, mentre altre volte importanti condizioni morbose
venivano ignorate. Frequenti erano le turbe della crescita, le anemie
carenziali e i disturbi cognitivo-comportamentali che apparivano
riferibili alle deprivazioni nutrizionali ed emotivo-relazionali
subite prima della adozione. Comuni anche le malattie infettive
(specie le infestazioni intestinali e l’epatite A) mentre lo
stato vaccinale risultava spesso insufficiente nonostante fosse
riportato come eseguito e completo.
Conclusioni
- I bambini adottati dalla Colombia, come tutti quelli adottati
dall’estero, all’arrivo in Italia richiedono attenzioni
particolari perché hanno “bisogni sanitari speciali”.
Negli
ultimi 20-25 anni in Italia le adozioni internazionali sono aumentate
costantemente e in maniera progressiva. Erano poco meno di 300/anno
nel 1982, mentre dopo l’istituzione della Commissione per le
Adozioni Internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri e la ratifica della Convenzione dell’Aja, dal
16/11/2000 al 31/12/2011 sono state in totale 36.117 (Tabella
I). Dal 2010 l’Italia è divenuto il secondo
Paese, dopo gli Stati Uniti, meta di adozioni internazionali1.
I bambini
adottati dall’estero, al loro arrivo nel Paese di adozione,
richiedono, da parte dei pediatri, attenzioni particolari per diversi
motivi: le loro cartelle cliniche di accompagnamento sono spesso
inaffidabili; molti di loro sono malnutriti o hanno problemi
cognitivo-comportamentali legati a lunghi periodi di
istituzionalizzazione; alcuni presentano i più disparati stati
morbosi non riferiti nelle loro cartelle sanitarie, mentre altre
malattie sono riportate erroneamente e il loro calendario vaccinale è
spesso incompleto o inaffidabile2.
In Italia
le poche indagini sui bambini adottati dall’estero provengono
dall’esperienza di alcuni Centri di riferimento per le adozioni
internazionali. Tali indagini non tengono conto del Paese da cui
giungono questi bambini2-5 oppure sono relative a
casistiche di soggetti provenienti prevalentemente dall’est
Europa6,7. Mancano invece studi rivolti a bambini adottati
dall’America Latina e in particolare dalla Colombia.
Il flusso
di adozioni internazionali da quest’ultimo Paese verso l’Italia
è recentemente aumentato (Tabella I).
Dal 2010 inoltre la Colombia è diventata, dopo la Federazione
Russa, il secondo Paese di provenienza di adozioni internazionali
verso l’Italia1. Ciò dipende in buona parte
dal fatto che in Colombia i bambini adottabili, perché
abbandonati dalle famiglie o perché allontanati da queste a
causa dei maltrattamenti subiti, sono numerosi: 50.000 secondo le
cifre ufficiali8, ma verosimilmente di più. Essi
diventano “bambini di strada” o “ninos en la calle”
e per sopravvivere si dedicano all’accattonaggio, alla
microcriminalità, alla prostituzione o sono oggetto di turismo
sessuale. Per questo motivo il Governo Colombiano ha costituito,
presso il Ministero della Salute, l’Istituto Colombiano de
Benestar Familiar (ICBF), che ha, tra gli altri, il compito di
allontanare i “ninos en la calle” dalla strada per
affidarli, in attesa che vengano adottati, a orfanotrofi o a famiglie
affidatarie8.
Questa
indagine ha lo scopo di valutare le condizioni di salute dei bambini
adottati dalla Colombia al loro arrivo in Italia, riportando
l’esperienza degli ultimi 3 anni e mezzo di 6 Centri di prima
accoglienza per i bambini adottati dall’estero che aderiscono
al Gruppo di Studio Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino
Immigrato della Società Italiana di Pediatria (GS GLNBI SIP).
Anno |
Totale
adozioni internazionali |
Adozioni
dalla Colombia ( % ) |
2006 |
n
3.188 |
n
289 (9,01) |
2007
|
n
3.420 |
n
380 (11,1) |
2008 |
n
3.997 |
n
434 (10,9) |
2009 |
n
3.994 |
n
444 (11,2 ) |
2010 |
n
4.130 |
n
592 (14,3) |
2011 |
n
4.022 |
n
554 (13,8) |
Tabella
I. Adozioni internazionali in Italia. n = numero; % =
percentuale rispetto al totale delle adozioni. Fonte: Commissione per
le Adozioni Internazionali (CAI) presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri1.
Lo studio
è multicentrico, retrospettivo, relativo al periodo dal 1°
Giugno 2008 al 30 Novembre 2011 e riguarda 331 bambini, 189 maschi e
142 femmine, osservati ad Ancona, Firenze, Roma, Novara, San Vito al
Tagliamento (Pordenone), Torino. Nella casistica non sono presenti
coppie di gemelli, ma 69, 31 e 5 volte vi erano rispettivamente 2, 3
e 4 o più fratelli. I bambini studiati avevano un’età
compresa tra 1 mese e 3 anni (80 soggetti), tra 3 e 6 anni (111
soggetti), tra 6 e 9 anni (94 soggetti) e oltre 9 anni (46 soggetti)
e sono stati esaminati tra la 1° e la 4° settimana dal loro
arrivo in Italia. Le loro condizioni di salute sono state valutate in
maniera omogenea in ogni Centro, seguendo il protocollo del GS GLNBI
SIP2 che prevede:
- la raccolta dei dati anamnestici, clinici e di laboratorio riportati nelle cartelle cliniche di accompagnamento, con particolare riguardo all’anamnesi familiare dei genitori biologici, all’età gestazionale, al peso e all’indice di Apgar alla nascita, alle vaccinazioni e all’anamnesi patologica;
- un esame clinico completo, incluse eventuali consulenze specialistiche (oculistiche, ortopediche, otoiatriche ecc.) se ritenute necessarie;
- un check-up completo di indagini di laboratorio volte a valutare lo stato nutrizionale, immunologico e infettivologico, le funzionalità epatica, renale e tiroidea e l’eventuale presenza di anomalie emoglobiniche. I risultati di queste valutazioni cliniche e di laboratorio sono stati successivamente confrontati con i dati riportati nelle cartelle cliniche di accompagnamento.
Relazioni
di accompagnamento
Tutti i
bambini erano stati “ninos en la calle”. Prima
dell’adozione, 147 di loro erano stati presso famiglie
affidatarie e 70 in orfanotrofi, mentre degli altri 114 non si
conosce la provenienza. La permanenza in orfanotrofi o nelle famiglie
affidatarie è stata nella maggior parte dei casi (171)
prolungata (da 1 a 4 anni), in 31 decisamente protratta (più
di 4 anni), e in 51 di breve durata (meno di 1 anno), mentre in 78
casi non era nota. I motivi che hanno determinato l’abbandono
non erano conosciuti 214 volte, mentre 69 bambini erano stati
abbandonati alla nascita, 29 per maltrattamento o incuria subiti in
famiglia, 13 per genitori tossicodipendenti, 3 per genitori alcolisti
e 3 perché orfani di entrambi i genitori.
129
bambini sono giunti in Italia sprovvisti di cartelle sanitarie di
accompagnamento. Tra i rimanenti 202 soggetti l’anamnesi
familiare era riferita solo 98 volte, e mai erano riportate le
condizioni sanitarie della madre durante la gravidanza. La durata
della gestazione e il peso alla nascita erano riferiti
rispettivamente 23 e 25 volte, e solo 12 e 8 volte veniva precisato
che il peso alla nascita era inferiore a 2500 kg e il parto
prematuro. L’indice di Apgar alla nascita non era mai
riportato.
A volte
(51/202 bambini) venivano riferite situazioni patologiche, anche
gravi, poi escluse dall’esame clinico e dalle successive
indagini di laboratorio (Tabella II).
Diagnosi
riferita |
Numero
di casi |
Malnutrizione
Forame
ovale pervio
Anemia
sideropenia
Blocco
atrio ventricolare
Ipertrofia
ventricolare |
n
8
n
3
n
8
n
3
n
1 |
Ritardo
sviluppo psicomotorio
Lussazione
congenita dell’anca
Disturbi
del comportamento
Scoliosi
Sindrome
da iperattività
Cifosi
Epilessia
Piede
equino |
n
6
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1
n
2 |
Pancreatite
Malattia
reflusso gastroesofageo
Spina
bifida occulta
Gastrite
da Helicobacter
Insufficienza
surrenalica congenita
Allergia
alimentare
Malformazione
vie urinarie |
n
1
n
3
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1 |
Sifilide
congenita
Epatite
B |
n
2
n
1 |
Tabella
II. Diagnosi riportate nelle relazioni sanitarie di
accompagnamento ed escluse all’arrivo in Italia. n = numero di
diagnosi
Condizioni
di salute alla prima visita
La
Tabella III mostra gli stati morbosi rilevati al primo
controllo clinico. Tra questi, quelli più frequenti e gravi
riguardano l’accrescimento, alcune carenze nutrizionali, i
disturbi comportamentali, i ritardi di sviluppo cognitivo, alcune
malattie infettive e una condizione vaccinale non adeguata.
Relativamente
alla crescita e allo stato nutrizionale 18, 25 e 26 bambini
presentavano rispettivamente peso, altezza e rapporto peso/altezza
inferiori al 5° centile, 31 anemia da carenza di ferro e 1
rachitismo florido, mentre 22 di loro avevano solo dati bioumorali di
carenza di vitamina D (aumento della fosfatasi alcalina e/o bassi
livelli di 25OHD). Tali condizioni non erano più frequenti e
gravi nei soggetti istituzionalizzati da più tempo (dati non
mostrati).
I
disturbi cognitivo-comportamentali erano costituiti da ritardo del
linguaggio (n = 4), enuresi (n = 4), aggressività (n = 2),
sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione (n =
2), bruxismo, comportamento oppositivo, comportamenti sessualizzanti
(1 caso per ciascuno di questi), a volte associati nello stesso
soggetto ed osservati in 10 dei 15 bambini che avevano subito
maltrattamenti o abusi.
Tra le
malattie infettive, le parassitosi intestinali erano quelle più
frequenti: Toxocariasi (n = 66), Giardiasi (n = 44), Entamoeba
histolytica (n = 26), Blastocystis hominis (n = 15), Endolimax nana
(n = 8), Ascaris lumbricoides (n = 5), Strongyloides stercoralis (n =
3), Hymenolepis nana (n = 2), Trichuris trichiura (n = 2), Enterobius
vermicularis (n = 1). 30 bambini presentavano contemporaneamente due
parassiti e 9 tre.
Abbiamo
osservato 1 caso di TBC polmonare attiva, 24 bambini con pregressa
epatite A, 1 con epatite cronica B, 1 con epatite C, 1 con lue
congenita e 1 con anchilostomiasi. Non erano presenti soggetti con
infezione da HIV (anche se in un caso era riferita infezione
materna), mentre 5 bambini erano affetti da scabbia ed altri 5 da
mollusco contagioso.
199
bambini erano provvisti di schedule vaccinali ma solo 86 volte le
vaccinazioni erano riferite come completate seguendo il calendario
vaccinale vigente in Colombia (polio, epatite B, DPT). A volte nelle
schedule vaccinali venivano inoltre riportate vaccinazioni che non
sono obbligatorie in Colombia (Tabella IV).
La
vaccinazione antitubercolare era riportata in 150 schedule vaccinali,
ma la relativa cicatrice veniva rilevata in 139 bambini. La Mantoux
risultava positiva (più di 10 mm di diametro) in 7 soggetti
(in 2 di questi è stato eseguito con esito positivo anche il
Quantiferon), mentre in altri 2 bambini, che non hanno eseguito la
Mantoux, il Quantiferon era positivo. In questi 9 soggetti che non
presentavano segni clinici di localizzazione d’organo e avevano
una VES e un Rx torace normali, è stata posta diagnosi di TBC
latente.
In alcuni
bambini entro un mese dall’arrivo in Italia sono stati
ricercati gli anticorpi contro alcune patologie. Quelli protettivi
nei confronti di poliomielite, tetano, difterite, pertosse, morbillo,
parotite, rosolia, varicella e epatite B erano presenti
rispettivamente in 55/77, 291/325, 61/68, 46/58, 67/113, 57/95,
90/121, 27/56 e 168/253 soggetti.
Le
ragioni che ci hanno spinto a eseguire questa indagine sono state il
recente aumento dei bambini adottati provenienti dalla Colombia e gli
sfavorevoli stili di vita che essi hanno avuto, prima come bambini di
strada vissuti in condizioni di vita svantaggiate, quali la povertà,
l’assenza di una dimora fissa, i maltrattamenti,
l’accattonaggio, la microcriminalità, la prostituzione e
il turismo sessuale, e poi come bambini istituzionalizzati.
Anche se
lo studio ha qualche limitazione (è retrospettivo e
trasversale, non prospettico e non fornisce notizie sul follow-up)
esso è stato eseguito in maniera omogenea (i Centri che vi
hanno partecipato hanno seguito il protocollo per le adozioni
internazionali del GS GLNBI SIP) e, per la sua numerosità,
appare rappresentativo delle condizioni di salute dei bambini
adottati dalla Colombia. Esso inoltre è il primo che dà
notizie sul loro stato di salute all’arrivo in Italia,
indicando quindi le strategie da seguire per i loro problemi
sanitari.
La nostra
indagine mostra, innanzitutto, che le relazioni di accompagnamento
dei bambini adottati dalla Colombia mancano e sono poco attendibili
(se presenti, spesso non riferiscono i motivi che hanno determinato
l’abbandono e non riportano notizie sull’anamnesi
familiare, la durata della gravidanza, le modalità del parto,
il peso alla nascita, l’indice di Apgar e l’anamnesi
patologica). Tali rilievi sono più frequenti di quanto
osservato in bambini adottati da altri Paesi7,9-12 e
possono essere secondari al fatto che è molto difficile avere
notizie precise su soggetti che prima dell’adozione sono stati
“ninos en la calle”. La mancanza di questi elementi
anamnestici così importanti peraltro rende difficile
l’approccio clinico e indica che è necessaria la massima
attenzione da parte di chi si prende cura di questi bambini.
Analoghe
considerazioni derivano dal fatto che, come nelle adozioni
internazionali da altri Paesi7,9,11,13-16, le relazioni
sanitarie di accompagnamento spesso riportano stati morbosi per lo
più allarmanti ma poi esclusi, mentre altre volte non vengono
menzionate malattie anche gravi. Tutto ciò può
dipendere da errori volontari commessi per facilitare l’adozione,
da trascuratezza nei confronti di bambini istituzionalizzati o da
errori nella traduzione in italiano delle relazioni sanitarie, e deve
quindi indurci a non accettare passivamente come assolutamente
veritiero quanto viene riportato.
Un altro
aspetto problematico di questi bambini è, diversamente da
quanto si verifica in bambini adottati da altri paesi7,9-11,16,17,
la loro incerta età anagrafica. La maggior parte di loro
infatti proviene dalla strada e non si possono quindi avere notizie
certe sulla loro reale data di nascita.
I nostri
dati mostrano che i bambini adottati dalla Colombia necessitano al
loro arrivo di una valutazione dello stato nutrizionale. Possono,
infatti, presentare ritardo di crescita e a volte anche stati morbosi
di tipo carenziale (anemia, rachitismo florido o subclinico). Tali
condizioni, che tuttavia sono meno comuni e meno gravi di quanto
recentemente osservato nei bambini adottati in Italia dall’est
Europa7, possono essere conseguenza delle loro precedenti
condizioni di vita.
Analogamente,
i disturbi comportamentali e i ritardi di sviluppo cognitivo sono
correlabili alle deprivazioni emozionali e affettive (compresi gli
abusi e i maltrattamenti) che essi hanno subito prima nelle famiglie
di origine e poi durante la vita in strada e nelle sedi di
istituzionalizzazione. Non abbiamo invece osservato alcun caso di
sindrome feto-alcolica e di ritardo dello sviluppo
cognitivo-comportamentale a essa associabile17. Tali
condizioni sono comuni nei bambini adottati dai Paesi dell’est
Europa dove l’alcolismo è molto diffuso2,9,14,
mentre verosimilmente non sono presenti nella nostra casistica perché
in Colombia la dipendenza dall’alcool è molto meno
frequente e grave.
Nei
bambini studiati abbiamo osservato una più bassa incidenza di
sindromi malformative e di gravi patologie del sistema nervoso
rispetto a quelli provenienti dalla Cina16 e dai Paesi
dell’est Europa7,9,14. In Cina ciò può
essere correlato al fatto che le Autorità Nazionali
preferiscono dare in adozione bambini con tali patologie16, mentre
per i Paesi dell’est Europa è stata ipotizzata una
relazione con la notevole diffusione dell’alcolismo materno14.
Può tuttavia essere anche verosimile che tra i bambini
adottati dalla Colombia la minore frequenza di tali anomalie sia in
relazione al fatto che essi sono stati bambini di strada dove per
sopravvivere è necessario non avere handicap o gravi difetti
fisici.
21
bambini all’arrivo presentavano alterazione della funzionalità
tiroidea senza segni clinici di ipotiroidismo (Tabella
III). La causa di tale fenomeno, osservato anche tra i
bambini adottati dal Guatemala e dalla Cina11,16,
può essere ricondotta alla carente assunzione di iodio con la
dieta prima dell’adozione16, come suggerisce anche la
normalizzazione della funzionalità tiroidea dopo un breve
periodo dall’arrivo in Italia quando le loro condizioni
alimentari migliorano sensibilmente. Peraltro, la frequenza di questa
condizione nei bambini adottati dalla Colombia, anche se transitoria,
suggerisce di eseguire sempre lo screening sulla funzionalità
tiroidea al loro arrivo in Italia.
Abbiamo
osservato anche un’elevata incidenza di malattie infettive.
Queste, contrariamente a quanto si verifica nei bambini provenienti
dall’est Europa, dall’Asia Meridionale, dalla Cina e
dall’Africa che più frequentemente18,19 sono
affetti da tubercolosi e da epatite B e C, erano prevalentemente
rappresentate da epatite A e infestazioni intestinali, mentre erano
presenti un solo caso di epatite B, uno di epatite C e uno di
tubercolosi attiva. Tali discordanze con i bambini adottati
provenienti da altre aree geografiche non devono sorprendere perché
riflettono la differente diffusione delle malattie infettive nel
mondo: in Colombia le infestazioni intestinali e l’epatite A
sono quasi endemiche, mentre la TBC e le epatiti B e C hanno una
diffusione minore18-20. L’assenza invece nella
maggior parte dei nostri soggetti di eosinofilia e di sintomi
gastrointestinali deve indurre a ricercare nelle feci dei bambini
adottati dalla Colombia uova e/o parassiti intestinali e a eseguire
indagini sierologiche mirate (Toxocara). La presenza infine di 5
bambini con mollusco contagioso, di altri 5 con scabbia e di un
elevato numero di epatiti A e di infestazioni intestinali costituisce
un indice delle scadenti condizioni igienico-sanitarie in cui essi
vivono prima dell’adozione.
Abbiamo
anche osservato un bambino con una malattia parassitaria comune
nell’America Latina (anchilostoma). Questo rilievo suggerisce
di non abbassare l’attenzione nei confronti delle malattie
esotiche parassitarie proprie di queste aree del mondo (quali, per
esempio, anche la tripanosomiasi e la schistosomiasi) quando sintomi
per noi atipici o inusuali si presentano in bambini adottati dalla
Colombia. Inusuale è stato invece il riscontro di un bambino
di etnia colombiana con una anemia costituzionale (drepanocitosi)
tipica di altre aree del mondo (Tabella III).
Stati
morbosi non riferiti |
Numero
di casi |
Ritardato
accrescimento ponderale
Infestazioni
intestinali
Ritardato
accrescimento staturale
Pregressa
epatite A
Ridotto
rapporto peso/altezza :
Tubercolosi
attiva
Anemia
sideropenia
Tubercolosi
latente
Rachitismo
florido
Scabbia
Rachitismo
subclinico*
Mollusco
contagioso
Ritardo
età ossea
Epatite
cronica B
Epatite
C
Sifilide
congenita |
n
18
n
172
n
25
n
24
n
26
n
1
n
31
n
9
n
1
n
5
n
22
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1 |
Disturbi
cognitivo-comportamentali
Blocco
di branca
Maltrattamenti/abusi
Forame
ovale pervio
Ritardo
sviluppo psicomotorio
Canale
atrio ventricolare
Paresi
spastica
Epilessia
|
n
15
n
2
n
15
n
1
n
6
n
1
n
1
n
1 |
Piedi
piatti
Criptorchidismo
Scoliosi
IPLV
Varismo
ginocchia
Celiachia
Valgismo
ginocchia
Drepanocitosi
|
n
3
n
3
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1
n
1 |
Alterazione
ormoni tiroidei** |
n
21 |
Tabella
III. Stati morbosi non riportati nelle cartelle cliniche di
accompagnamento e diagnosticati all’arrivo in Italia. n =
numero di diagnosi; * elevazione della fosfatasi alcalina e/o
diminuzione del 25OHD; ** = TSH e T4 elevati.
Vaccinazioni |
Numero
di vaccinazioni riferite |
ANTIPOLIO
|
n
142 |
ANTI
DTP |
n
181 |
ANTI
HBV |
n
168 |
ANTI
MPR |
167 |
ANTI
Hi.B |
n
74 |
ANTI
FEBBRE GIALLA |
n
67 |
ANTI
INFLUENZA |
n
10 |
ANTIVARICELLA
|
n
9 |
ANTI
PNEUMOCOCCO |
n
8 |
ANTIMENINGOCOCCO
|
n
7 |
ANTIROTAVIRUS
|
n
2 |
n
= numero di vaccinazioni riferite.
La bassa
incidenza nella nostra indagine di bambini con sifilide (1 solo caso)
e l’assenza di infezioni da HIV è comune a numerosi
altri studi sui bambini adottati dall’estero, anche se la lue
congenita è un’infezione non rara nei Paesi dell’est
Europa18,19. Questi rilievi sono molto probabilmente
conseguenza degli screening sierologici eseguiti regolarmente e con
molta attenzione nei Paesi di origine, che tendono a identificare i
soggetti infetti per escluderli dall’adozione internazionale.
Peraltro, è sempre consigliabile eseguire in tutti i bambini
adottati dall’estero al loro arrivo in Italia uno screening
sierologico per questi stati morbosi, perché costituiscono
motivo di grave ansia e apprensione per i genitori adottivi.
Nella
nostra casistica molti bambini non avevano schedule vaccinali e
queste, quando presenti, non di rado apparivano poco affidabili.
Infatti a volte riportavano vaccinazioni che in Colombia non sono
obbligatorie (tale rilievo appare quantomeno dubbio in una nazione
con un sistema sanitario pubblico poco efficiente e in bambini
abbandonati dalle famiglie), mentre altre volte la valutazione dello
stato immunitario (titoli anticorpali, Mantoux o Quantiferon)
risultava negativa. Le ragioni di ciò possono risiedere: nella
cattiva conservazione dei vaccini utilizzati, che diminuisce la loro
capacità immunizzante, nella malnutrizione di questi bambini,
che può ridurre la risposta anticorpale, e nel fatto che a
volte l’avvenuta esecuzione delle vaccinazioni può
essere riportata falsamente per favorire l’adozione. L’assenza
e la scarsa affidabilità delle schedule vaccinali sono comuni
a tutte le indagini sui bambini adottati dall’estero, qualunque
sia il loro Paese di origine4,12,21-27, e ciò
ovviamente costituisce un grosso problema perché causa seri
dubbi sulle loro condizioni di immunizzazione. Pertanto, viene
fortemente raccomandato o di valutare lo stato vaccinale di questi
bambini per poi procedere a effettuare in maniera mirata le
vaccinazioni mancanti, oppure di eseguire ex novo il ciclo vaccinale
previsto in Italia2,21,28.
In
conclusione, il nostro studio, anche se con alcune limitazioni
metodologiche (è retrospettivo, trasversale e non
longitudinale e non dà notizie sul follow-up), suggerisce che
i bambini adottati dalla Colombia, analogamente a quelli provenienti
da altri Paesi, necessitano di particolare attenzione perché:
- le relazioni cliniche di accompagnamento a volte mancano e spesso sono incomplete o poco affidabili (possono riportare malattie allarmanti ma inesistenti o tacerne altre gravi) e spesso l’età anagrafica è incerta;
- in questi bambini appaiono meno frequenti rispetto a quelli adottati da altri Paesi (Cina ed est Europa) gli stati malformativi, le gravi patologie del sistema nervoso, la sindrome feto-alcolica ed alcune malattie infettive (TBC, epatiti B e C), mentre l’epatite A e le infestazioni intestinali sono molto comuni e sono possibili malattie parassitarie esotiche;
- essi possono presentare stati morbosi legati alla loro deprivazione nutrizionale ed emotivo-relazionale, e i loro calendari vaccinali spesso non risultano attendibili o sono incompleti. Anche i bambini adottati dalla Colombia, come quelli provenienti da altri Paesi29, al loro arrivo in Italia sono quindi bisognosi di attenzioni sanitarie particolari.
Conflitto
di interesse: nessuno.
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