Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2012 - Volume XV - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Non
è mai troppo tardi...per fare una diagnosi
Divisione
di Pediatria 2, Dipartimento di Medicina della Procreazione
dell’Università di Pisa, Azienda
Ospedaliera-Universitaria Pisana, Pisa ed Epatologia e Centro
Trapianto di Fegato Pediatrico, UPMC-Ismett, Palermo
Questa
è la storia di una diagnosi tardiva ma comunque cercata
con ostinazione. Lorenzo è un bambino di 15 mesi, che
negli ultimi due ha presentato ricorrenti episodi di vomito
associati ad astenia e sonnolenza per cui sono stati effettuati
alcuni esami ematochimici con il riscontro di una elevazione
delle aminotrasferasi.
Lorenzo
è unigenito di genitori non consanguinei, nato a termine
da gravidanza fisiologica ed espletata con parto eutocico. Il
bambino ha goduto di buona salute fatta eccezione per un
rallentamento fino a un vero e proprio arresto della crescita a
partire dai 12 mesi di vita. All’esame obiettivo Lorenzo
appare in mediocri condizioni generali, vigile e reattivo,
apiretico, anitterico con un’epatomegalia omogenea di
consistenza aumentata. Gli esami effettuati confermano
l’elevazione delle aminotransferasi (AST 11 x N; ALT 15 x
N) che si associa a una marcata alterazione del profilo
coagulativo (attività di protrombina 30% INR 2.3, fattore
V 48%) e a una ammoniemia normale. Per il rapido peggioramento
dell’emostasi, Lorenzo viene trasferito d’urgenza
presso un centro di trapianto epatico pediatrico (Ismett di
Palermo) in vista di un possibile trapianto di fegato in urgenza.
All’ingresso
in Ismett, Lorenzo presenta un quadro di insufficienza epatica a
esordio subacuto (attività di protrombina 17%), in assenza
di ittero (bilirubina tot. 0,41 mg/dl) con altri parametri
sintetici discretamente conservati (albumina 3,4 g/dl,
colesterolo tot. 102 mg/dl, pseudocolinesterasi 9200b U/l). Nel
dubbio di una possibile intolleranza ereditaria al fruttosio
(HFI) viene messo a dieta priva di fruttosio; viene inoltre
immediatamente avviato il programma di accertamenti necessari per
inserire il piccolo in lista d’attesa per il trapianto.
Viene inoltre posizionato un catetere venoso centrale mediante
cui è regolarmente somministrato plasma fresco congelato.
Per
quanto concerne l’indagine eziologica, sono escluse le
principali cause infettive (HAV, HBV, HCV, EBV, CMV, HSV 1-2,
VZV, Toxoplasma, Leishmania; negativa la ricerca del DNA per,
Adenovirus e Parvovirus B19), tossiche (paracetamolo) e
immunologiche (normale profilo delle immunoglobuline, test di
Coombs diretto negativo, negativa la ricerca di ANA, SMA, LKM,
ANCA, SLA, LC-1). L’attenzione viene quindi rivolta a
possibili cause metaboliche: l’analisi genetica del gene
aldolasi B per le 7 mutazioni più comuni risulta negativa
escludendo quindi l’ipotesi di una HFI; i risultati
dell’analisi del profilo delle acilcarnitine, degli
amminoacidi plasmatici, degli acidi grassi a lunga catena e della
Carnitina libera sono nella norma.
![]() Figura.
ASL = argininosuccinic acid lyase; ASS = argininosuccinic acid
synthetase; CPSI = carbamoyl phosphate synthetase I; NAGS =
N-acetylglutamate synthetase; OTC = ornithine transcarbamylase.
Sulla
base del riscontro di una elevazione dell’acido orotico
urinario (64 mmol/mol creatinina) in un campione di urine,
durante il breve ricovero a Pisa (suggestiva di un deficit del
ciclo dell’urea) viene intrapresa un’alimentazione
ipoproteica/ipercalorica, affiancata ad una nutrizione
parenterale notturna, al fine di raggiungere l’apporto
calorico desiderato (120-130 Kcal/kg con 6 g/die di proteine). In
più occasioni però, la ricerca di una conferma dei
valori di una elevata aciduria orotica è negativa con una
ammoniemia costantemente normale e comunque mai > 72 mmol/l.
Tuttavia, nei giorni immediatamente successivi all’inizio
della dieta ipoproteica, l’attività protrombinica
migliora rapidamente tanto da permettere, l’esecuzione di
una biopsia epatica percutanea che mostrerà un parenchima
epatico con architettura lobulare conservata, pressoché
privo di infiltrato infiammatorio, con epatociti lievemente
polimorfi, ampio citoplasma chiaro e minimo accumulo di
glicogeno. Un reperto istopatologico, in sostanza, compatibile
con alterazioni epatiche da malattia metabolica. Il proseguimento
della dieta ipoproteica/ipercalorica associata a supplementazione
con Arginina per bocca, determinerà una totale e duratura
normalizzazione del profilo emocoagulativo. Lorenzo viene quindi
dimesso, senza diagnosi certa, per proseguire a domicilio un
regime dietetico a bilancio proteico controllato.
Dall’agosto
2008 Lorenzo sarà seguito ambulatorialmente a Pisa con una
progressiva liberalizzazione della dieta ipoproteica (molto mal
tollerata) che sarà completata solo nel settembre 2010
(dopo circa 24 mesi). Lorenzo presenta comunque in questi due
anni una crescita staturale intorno al 10° centile e un peso
intorno al 3° centile per l’età, una persistente
normalità del bilancio epatico, dell’emostasi,
dell’ammoniemia e dell’acido orotico urinario. La
ricerca delle mutazioni del gene della Ornitina Trans Carbamilasi
(OTC) sarà negativa.
Nessuna
anomalia clinica e di laboratorio sarà poi riscontrata
fino a oltre 12 mesi dalla completa liberalizzazione della dieta,
quando, a un controllo routinario, viene nuovamente evidenziata e
confermata, una anomalia dell’emostasi (attività di
protrombina 44%; aPTT 45 sec Fibrinogeno 172 mg/dl INR 1.68) in
assenza di significate alterazioni del quadro clinico, della
ammoniemia e degli enzimi epatici, ma questa volta nuovamente in
presenza di una aciduria orotica patologica. Lorenzo verrà
rimesso prudenzialmente a un regime ipoproteico (2 gm/kg) con una
rapida normalizzazione dell’emostasi. Questa volta una
nuova ricerca delle mutazioni del gene OTC identificherà
una mutazione patogenetica.
Il
deficit di ornitina transcarbamilasi è il più
comune dei difetti del ciclo dell’urea con un’incidenza
di 1:14.000 e una trasmissione X-linked. La presentazione clinica
nei maschi avviene generalmente nel periodo neonatale con
iperammoniemia acuta e coma che può risultare letale se
non tempestivamente trattata. Nelle femmine eterozigoti e nei
maschi in cui il difetto genetico determina solo una riduzione
dell’attività enzimatica, il deficit di OCT può
presentarsi in epoche della vita diverse e con una grande
variabilità clinica tanto che è stimato che ben il
60% dei deficit di OTC non vengono poste in età non
neonatale e nell’infanzia, ma anche in età adulta.
Bibliografia
di riferimento
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