Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2013 - Volume XVI - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
I Poster degli specializzandi
Non son tutte rose e fiori...
 Scuola di Specializzazione in Pediatria, Dipartimento Integrato Materno-Infantile Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Università di Modena e Reggio Emilia
Le intossicazioni da piante costituiscono il 4,8-6,6% degli avvelenamenti, nell’80% dei casi si tratta di bambini al di sotto dei 5 anni. L’85% rimane asintomatico; il 15% presenta effetti minori (irritazione delle mucose orofaringee e gastrointestinali) e meno dell’1% segni transitori di intossicazione sistemica (ipertermia, ipotensione, disorientamento). 
LS, maschio,13 anni, veniva ricoverato per addominalgia intensa, vomiti ripetuti e diarrea profusa a 3 ore dall’ingestione di 15-20 semi di glicine. All’esame obiettivo: soporoso, ipoteso (PA 90/45 mmHg), pallido. Si impostava stretto monitoraggio dei parametri vitali (FC, FR, PA), ECG, EGA, elettroliti e funzionalità renale, risultati sempre nella norma. Dopo bolo di soluzione fisiologica, si proseguiva la reidratazione ev con glucosalina e si impostava terapia con ranitidina per l’effetto tossico del glucoside wistarina sulla mucosa gastroenterica. Gli accertamenti diagnostici comprendevano: ricerche micro-virologiche su feci (coprocoltura, ricerca diretta Rotavirus ed Adenovirus); sangue occulto fecale ed ecografia addome, risultati negativi. Le condizioni generali miglioravano rapidamente e, già dopo le prime 24 ore dal ricovero, si assisteva alla graduale normalizzazione dell'alvo e alla scomparsa degli episodi di vomito. In letteratura riportati altri 3 casi simili con effetti gastrointestinali e sul SNC, caratterizzanti la "wisteria syndrome".
GV, femmina, 4 anni, veniva ricoverata per vomiti ripetuti, vertigini, deambulazione a base allargata dopo trauma cranico non commotivo in regione frontale. All’esame obiettivo: vigile, orientata, non evidenti traumatismi, né franchi deficit neurologici focali. Tra gli accertamenti: TAC encefalo e consulenza neurochirurgica, risultate negative; erroneo inserimento tra gli esami ematici della digossinemia, risultata inaspettatamente positiva (0,9 ng/ml; vn= 0,5-2 ng/ml). Si eseguivano ECG seriati, sempre nella norma, e controlli della digossinemia, normalizzatasi al quarto controllo, dopo 48 ore dal ricovero (<0,4 ng/ml). Durante la degenza G. ha presentato graduale scomparsa del corteo sintomatologico, con completa normalizzazione del quadro clinico in terza giornata. In seguito a un accurato approfondimento anamnestico, veniva segnalata la presenza di una pianta di oleandro in giardino con cui la bimba era venuta a contatto (tre anni prima il cane era deceduto dopo aver rovistato tra le foglie della pianta). L’oleandro è tossico in tutte le sue parti se ingerito, contenendo glicosidi cardioattivi (cardenolidi) capaci di alterare, anche a basse concentrazioni, il ritmo cardiaco. L’intossicazione si manifesta dapprima con episodi di vomito, che contribuiscono a ridurre l’assorbimento delle tossine e, a distanza di qualche ora, si possono manifestare aritmie, come la bradicardia sinusale.
La peculiarità dei casi descritti è da ricollegare alla esigua presenza in letteratura di "case reports" e di linee guida di trattamento. Gli operatori sanitari dovrebbero essere capaci di distinguere, nella moltitudine delle esposizioni, quelle banali da quelle in grado di provocare un serio pericolo, compito che a volte risulta difficoltoso dal momento che la pianta coinvolta resta spesso ignota e, in molti casi, nonostante l’identificazione della tossina, rimane comunque difficile formulare una prognosi a causa della variabilità della quantità assunta.
LS, maschio,13 anni, veniva ricoverato per addominalgia intensa, vomiti ripetuti e diarrea profusa a 3 ore dall’ingestione di 15-20 semi di glicine. All’esame obiettivo: soporoso, ipoteso (PA 90/45 mmHg), pallido. Si impostava stretto monitoraggio dei parametri vitali (FC, FR, PA), ECG, EGA, elettroliti e funzionalità renale, risultati sempre nella norma. Dopo bolo di soluzione fisiologica, si proseguiva la reidratazione ev con glucosalina e si impostava terapia con ranitidina per l’effetto tossico del glucoside wistarina sulla mucosa gastroenterica. Gli accertamenti diagnostici comprendevano: ricerche micro-virologiche su feci (coprocoltura, ricerca diretta Rotavirus ed Adenovirus); sangue occulto fecale ed ecografia addome, risultati negativi. Le condizioni generali miglioravano rapidamente e, già dopo le prime 24 ore dal ricovero, si assisteva alla graduale normalizzazione dell'alvo e alla scomparsa degli episodi di vomito. In letteratura riportati altri 3 casi simili con effetti gastrointestinali e sul SNC, caratterizzanti la "wisteria syndrome".
GV, femmina, 4 anni, veniva ricoverata per vomiti ripetuti, vertigini, deambulazione a base allargata dopo trauma cranico non commotivo in regione frontale. All’esame obiettivo: vigile, orientata, non evidenti traumatismi, né franchi deficit neurologici focali. Tra gli accertamenti: TAC encefalo e consulenza neurochirurgica, risultate negative; erroneo inserimento tra gli esami ematici della digossinemia, risultata inaspettatamente positiva (0,9 ng/ml; vn= 0,5-2 ng/ml). Si eseguivano ECG seriati, sempre nella norma, e controlli della digossinemia, normalizzatasi al quarto controllo, dopo 48 ore dal ricovero (<0,4 ng/ml). Durante la degenza G. ha presentato graduale scomparsa del corteo sintomatologico, con completa normalizzazione del quadro clinico in terza giornata. In seguito a un accurato approfondimento anamnestico, veniva segnalata la presenza di una pianta di oleandro in giardino con cui la bimba era venuta a contatto (tre anni prima il cane era deceduto dopo aver rovistato tra le foglie della pianta). L’oleandro è tossico in tutte le sue parti se ingerito, contenendo glicosidi cardioattivi (cardenolidi) capaci di alterare, anche a basse concentrazioni, il ritmo cardiaco. L’intossicazione si manifesta dapprima con episodi di vomito, che contribuiscono a ridurre l’assorbimento delle tossine e, a distanza di qualche ora, si possono manifestare aritmie, come la bradicardia sinusale.
La peculiarità dei casi descritti è da ricollegare alla esigua presenza in letteratura di "case reports" e di linee guida di trattamento. Gli operatori sanitari dovrebbero essere capaci di distinguere, nella moltitudine delle esposizioni, quelle banali da quelle in grado di provocare un serio pericolo, compito che a volte risulta difficoltoso dal momento che la pianta coinvolta resta spesso ignota e, in molti casi, nonostante l’identificazione della tossina, rimane comunque difficile formulare una prognosi a causa della variabilità della quantità assunta.
tratto
da: Le
Giornate di Medico e Bambino Lecce,
4-5 maggio 2012
Vuoi citare questo contributo?

 Stampa
 Stampa Commenti
 Commenti Condividi via mail
 Condividi via mail Condividi su Twitter
 Condividi su Twitter Condividi su Facebook
 Condividi su Facebook Scarica in formato PDF
 Scarica in formato PDF