Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 2007 - Volume X - numero 3
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- Coxsackie B4: Isolato virus che «scatena» il diabete tipo 1
Bimbo obeso? Non per la mamma
La memoria si rafforza «correndo»: dimostrato che l'attività fisica aerobica aumenta l'attività dei centri cerebrali dei «ricordi» e anche il numero dei neuroni &url=https://www.medicoebambino.com/index.php_fimp_farmaci_coxsackie_diabete_malattia&hashtags=Medico e Bambino,Pagine Elettroniche' target='_blank'> Condividi su Twitter - Coxsackie B4: Isolato virus che «scatena» il diabete tipo 1
Bimbo obeso? Non per la mamma
La memoria si rafforza «correndo»: dimostrato che l'attività fisica aerobica aumenta l'attività dei centri cerebrali dei «ricordi» e anche il numero dei neuroni class='share-popup' target='_blank'> Condividi su Facebook - Scarica in formato PDF
Marzo 2007 - Volume X - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Striscia... la notizia
Presidio
Ospedaliero di Monfalcone (Gorizia), Unità Operativa di
Pediatria
Indirizzo
per corrispondenza:
irene.bruno@tele2.it
31
marzo 2007
|
Intervento
di Giuseppe Mele
Presidente
FIMP - Federazione Italiana Medici Pediatri
La
questione dell'utilizzo di farmaci in ‘off-label' (ossia al di
fuori delle indicazioni registrate), limitato dall'attuale
finanziaria, pone un problema di enorme criticità soprattutto
per l'area pediatrica, dove è inquietante notare come, in
tutto il mondo, non solo in Italia, meno del 15 per cento di tutti i
farmaci commercializzati e meno del 50 per cento di quelli
espressamente destinati al bambino, vengano commercializzati sulla
base di prove cliniche attestanti le specifiche caratteristiche di
rischio/beneficio nel bambino.
Questo
pone problemi non solo relativi alla gestione nell'immediato (vedi
la probabile sospensione nell'uso o della rimborsabilità di
alcuni farmaci di largo impiego in patologie pediatriche), ma
richiama la necessità di sviluppare programmi e progetti per
porre fine a tali problemi, per esempio dando vita a piani di
sperimentazione sulla popolazione pediatrica.
Il tutto
nel pieno rispetto delle norme deontologiche, attraverso l'uso
delle G.C.P. e tutelando la salute del bambino.
La
popolazione pediatrica è un gruppo vulnerabile che si
differenzia dagli adulti per caratteristiche fisiologiche,
psicologiche e di sviluppo.
Questo
rende particolarmente importante la ricerca e la sperimentazione di
medicinali orientata in funzione dell'età e dello sviluppo,
tenendo conto che questa popolazione supera i 100 milioni di persone
in Europa.
L'obiettivo
della FIMP è quello di promuovere, in linea con le nuove
normative europee in tema di ricerca e sperimentazione, un programma
di tutela della salute del bambino nell'utilizzo di farmaci,
attraverso piani di sperimentazione che coinvolgano la medicina
territoriale ed il pediatra in prima persone.
L'importanza
della medicina territoriale nella sperimentazione clinica è
suffragata dall'evidenza che studi d'intervento farmacologico che
costituiscono le basi delle linee guida redatte dalle principali
società scientifiche internazionali, sono stati condotti da
medici di medicina generale, quindi del territorio.
In Italia
si sta prendendo coscienza con ritardo rispetto agli altri paesi
industrializzati della potenzialità della medicina
territoriale nella realizzazione di sperimentazioni cliniche. D'altro
canto, il nuovo quadro normativo prevede che già dal prossimo
gennaio si parlerà di AICUP (autorizzazione all'immissione
in commercio di farmaci per uso pediatrico).
La FIMP è
impegnata attivamente in questo senso e auspica che a breve si
realizzi un programma finalizzato alla risoluzione di tali
problematiche.
Questo
studio pubblicato su Archives of Disease in Childhood ha preso
in esame circa 1000 bambini a cui veniva prescritto il Captopril per
scompenso cardiaco. L'uso del farmaco è autorizzato solo per
pazienti adulti. Il captopril è prodotto in compresse che
molti bambini non riescono o si rifiutano di inghiottire. Il farmaco
va quindi prima sbriciolato e sciolto in acqua o dissolto in
formulazioni liquide comunque “non ufficiali”.
Non si
può dare per scontato, però, che le diverse
formulazioni liquide preparate per i farmaci ad uso pediatrico
abbiano una equivalenza terapeutica. L'obiettivo di questo studio è
stato di valutare l'approccio di 13 diversi ospedali in Inghilterra
nell'utilizzare le formulazioni di captopril “non certificate”
per trattare bambini con scompenso cardiaco.
I
risultati dimostrano come negli ospedali venisse data per scontata
l'interscambiabilità di diverse formulazione liquide
somministrate ai bambini, per esempio tre delle formulazioni liquide
venivano prodotte in maniera galenica, una veniva fornita
direttamente dall'NHS (National Health System), 4 venivano
preparate a domicilio, una veniva importata dall'Australia. In tre
ospedali i bambini venivano dimessi con il consiglio di utilizzare
una formulazione liquida diversa da quella utilizzata durante il
ricovero.
Lo studio
ha mostrato come molti centri prescrivono a domicilio formulazioni di
Captopril diverse da quelle utilizzate in ospedale dandone per
scontata l'equivalenza terapeutica; tra queste, tre formulazioni
liquide erano prodotti galenici, una derivava direttamente dall'NHS
(National Health Sistem), 4 venivano preparate a domicilio, uno
veniva importata dall'Australia.
Questi
bambini sono a rischio di ricevere dosi errate di medicinale. Questo
studio evidenzia il bisogno di una ricerca specifica volta ai bambini
con scompenso cardiaco, per poter guidare i medici a trattare nel
modo più appropriato possibile i loro piccoli pazienti
permettendo a questi ultimi di godere della massima qualità di
vita a loro permessa dalla malattia.
L'Agenzia
Italiana del Farmaco (AIFA), al termine di un lungo percorso di
valutazione e approfondimento durato oltre un anno e condotto in
collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e con un
Comitato scientifico, appositamente costituito, formato da maggiori
esperti a livello nazionale, ha approvato l'immissione in commercio
del Metilfenidato, riconosciuto dalla Comunità scientifica
quale farmaco di elezione per la cura della Sindrome da deficit di
attenzione e iperattività (ADHD) in integrazione con la
terapia psico-comportamentale. Al fine di garantire un uso sicuro e
appropriato del farmaco e a limitarne l'impiego in casi selezionati e
non rispondenti alle sole terapie psico-comportamentali il
provvedimento assunto oggi dal Consiglio di Amministrazione dell'AIFA
vincola la prescrizione del farmaco all'osservazione di un
rigidissimo protocollo che prevede l'esecuzione di una diagnosi
differenziale e la definizione di un Piano terapeutico da parte di
Centri di neuropsichiatria infantile individuati dalle Regioni e
l'istituzione di un apposito Registro nazionale presso l'Istituto
Superiore di Sanità.
La terapia con il Metilfenidato dovrà essere iniziata dal neuropsichiatra infantile del Centro di riferimento regionale e dovranno essere effettuati controlli dopo una e quattro settimane di cura per la valutazione dell'efficacia e della tollerabilità e, in caso di conferma della terapia, anche dopo cinque mesi. I successivi controlli dovranno essere poi eseguiti con periodicità semestrale. La valutazione dei periodi intermedi sarà effettuata dal neuropsichiatra infantile delle strutture territoriali in collaborazione con il pediatra di famiglia. Almeno una volta all'anno il trattamento farmacologico dovrà essere interrotto per verificare la possibilità di continuare la cura dell'ADHD con la sola terapia psico-comportamentale. Per struttura e modalità operative il Registro, banca dati rigorosamente anonima, rappresenta uno strumento unico a livello internazionale in grado di garantire la presa in carico complessiva dei bambini e degli adolescenti affetti da ADHD, assicurare omogeneità alla gestione terapeutica e alla diagnosi della malattia, consentire il monitoraggio dell'efficacia e della sicurezza della terapia e impedire che si verifichi un uso inappropriato del Metilfenidato.
La terapia con il Metilfenidato dovrà essere iniziata dal neuropsichiatra infantile del Centro di riferimento regionale e dovranno essere effettuati controlli dopo una e quattro settimane di cura per la valutazione dell'efficacia e della tollerabilità e, in caso di conferma della terapia, anche dopo cinque mesi. I successivi controlli dovranno essere poi eseguiti con periodicità semestrale. La valutazione dei periodi intermedi sarà effettuata dal neuropsichiatra infantile delle strutture territoriali in collaborazione con il pediatra di famiglia. Almeno una volta all'anno il trattamento farmacologico dovrà essere interrotto per verificare la possibilità di continuare la cura dell'ADHD con la sola terapia psico-comportamentale. Per struttura e modalità operative il Registro, banca dati rigorosamente anonima, rappresenta uno strumento unico a livello internazionale in grado di garantire la presa in carico complessiva dei bambini e degli adolescenti affetti da ADHD, assicurare omogeneità alla gestione terapeutica e alla diagnosi della malattia, consentire il monitoraggio dell'efficacia e della sicurezza della terapia e impedire che si verifichi un uso inappropriato del Metilfenidato.
L'Agenzia
italiana del farmaco ha deciso la commercializzazione e le modalità
di rimborso del vaccino per la prevenzione delle lesioni causate da
papillomavirus umano (Hpv), tipi 6, 11, 16 e 18. Hpv 16 e 18 sono
responsabili del 70% dei casi di cancro cervicale, che ancora oggi
provoca ogni anno in Italia oltre 1000 morti all'anno?.
Il
vaccino è stato classificato in classe H-RR, ovvero può
essere somministrato gratuitamente dalle strutture pubbliche alla
coorte di popolazione che maggiormente ne può beneficiare,
ossia le ragazze dodicenni. La decisione dell'AIFA fa dell'Italia
il primo Paese europeo ad adottare una strategia vaccinale pubblica
contro il papillomavirus umano. Circa 280.000 dodicenni saranno
chiamate a una vaccinazione con una dose iniziale e due richiami a
distanza, rispettivamente, di due e sei mesi dalla prima dose. La
spesa prevista a carico del Servizio sanitario nazionale è di
circa 75 milioni di euro l'anno.
Fonte: Il
sito di Epicentro, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e
Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità
Con
riferimento alle notizie stampa relative all'impiego del farmaco
Fluoxetina (Prozac®) nei bambini ed adolescenti di età
superiore agli otto anni si precisa quanto segue:
L'autorizzazione
all'impiego del Prozac® nei bambini non è una decisione
italiana dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), bensì una
decisione assunta dall'EMEA e ratificata dalla Commissione Europea,
che come tale va applicata in tutti i 27 Paesi della comunità,
secondo quanto previsto dal regolamento comunitario di Mutuo
Riconoscimento .
Tuttavia,
a differenza di altri Paesi e a seguito di una specifica indicazione
della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'AIFA, la
prescrizione del Prozac® in Italia, viene limitata alla
definizione di un piano diagnostico-terapeutico da parte di
specialisti in neuropsichiatria o psichiatria infantile.
Tale
limitazione corrisponde all'esigenza di circoscrivere l'impiego
del Prozac® ai casi di documentata necessità, a seguito di
una diagnosi differenziale dello specialista e in integrazione ad
altre misure di sostegno psicoterapeutico. La decisione relativa alla
necessità di un piano diagnostico-terapeutico di tipo
specialistico è stata specificatamente adottata e introdotta
per impedire un uso improprio del Prozac® nei bambini, al di
fuori di un piano terapeutico circostanziato e del periodico
controllo di ogni singolo caso da parte dello specialista.
L'infezione
sarebbe all'origine di un meccanismo autoimmunitario. Nel diabete di
tipo 1, quello che solitamente viene da giovani e che richiede l'uso
di insulina, è implicato un virus. La teoria non è
nuova, risale infatti a circa 40 anni fa, ma la novità arriva
da uno studio che ora prova in modo, pare, inequivocabile, questa
tesi. La ricerca in questione, appena pubblicata online dalla rivista
scientifica PNAS (Procedeeing of National Academy of Science)
è stata condotta da ricercatori dell'Università di
Siena e Pisa e del dipartimento vaccini della casa farmaceutica
Novartis. Gli scienziati sono riusciti a isolare per la prima volta
il virus Coxsackie B4 dal pancreas di pazienti affetti da diabete I.
«Sino a oggi - ha commentato Stefano Censini ricercatore di
Novartis Vaccines - il coinvolgimento di questo patogeno nello
sviluppo della malattia era stato provato solo in modo indiretto.
Ora, per la prima volta, l'infezione virale è stata accertata
"sul campo" in modo inequivocabile».
«Che ci sia un legame diretto tra il virus e la patologia autoimmune - ha aggiunto Francesco Dotta, docente di Endocrinologia all'Università degli Studi di Siena - è provato dal fatto che le cellule pancreatiche positive per il Coxsackie B4 sono risultate caratterizzate sia da insulite - il tipico stato infiammatorio della malattia - sia da una scarsa capacità di produrre insulina, che è uno dei segni distintivi del diabete».
«Che ci sia un legame diretto tra il virus e la patologia autoimmune - ha aggiunto Francesco Dotta, docente di Endocrinologia all'Università degli Studi di Siena - è provato dal fatto che le cellule pancreatiche positive per il Coxsackie B4 sono risultate caratterizzate sia da insulite - il tipico stato infiammatorio della malattia - sia da una scarsa capacità di produrre insulina, che è uno dei segni distintivi del diabete».
Il lavoro
pubblicato oggi su PNAS «conferma che nel pancreas di soggetti
morti a causa del diabete di tipo I l'infezione provocata dal virus
Coxsackie B4 può causare la malattia in alcuni soggetti
suscettibili» commenta l'endocrinologo Paolo Pozzilli, del
Campus Biomedico di Roma.
«Dal 1970 - ha proseguito Pozzilli - erano stati identificati anticorpi del virus in soggetti colpiti dal diabete di tipo I. Adesso è arrivata la dimostrazione che il virus c'è in 3 casi dei 6 considerati nella ricerca pubblicata su PNAS». Secondo l'esperto «non si può dire se il virus ha causato di per sè il danno. Quello che si osserva è che si trova nel pancreas del 50% dei casi di diabete del tipo I». Quest'ultima, ha proseguito l'esperto, «resta una malattia che può essere indotta da più fattori».
«Dal 1970 - ha proseguito Pozzilli - erano stati identificati anticorpi del virus in soggetti colpiti dal diabete di tipo I. Adesso è arrivata la dimostrazione che il virus c'è in 3 casi dei 6 considerati nella ricerca pubblicata su PNAS». Secondo l'esperto «non si può dire se il virus ha causato di per sè il danno. Quello che si osserva è che si trova nel pancreas del 50% dei casi di diabete del tipo I». Quest'ultima, ha proseguito l'esperto, «resta una malattia che può essere indotta da più fattori».
Spesso
madri e padri non si accorgono del problema…e il governo britannico
promuove una campagna di sensibilizzazione sull'obesità
infantile e inizia dai genitori
LONDRA -
Per evitare che il proprio figlio divenga obeso occorre innanzitutto
saperlo vedere criticamente e in secondo luogo avere tempo e voglia
di dedicargli cure e attenzioni, di sopportare i conflitti derivanti
dai divieti e di scegliere uno stile di vita differente. Come al
solito la famiglia ha le sue responsabilità: dietro a un bimbo
obeso, oltre a pessime abitudini alimentari, ci sono spesso una mamma
e un papà che non lo vedono tale e sorvolano il problema
beandosi delle guance opulente della loro creatura. Circa l'80% tra
loro individua senza sforzo le cause principali dell'obesità,
ma la maggior parte non si rende conto di avere un figlio obeso. Da
questa verità parte il governo britannico, che lancia una
campagna contro l'obesità infantile dandosi come obiettivo
una drastica riduzione entro il 2010.
Tutto ha
origine da uno studio del Medical Research Council, che
individua nell'atteggiamento genitoriale la prima causa del
problema: padri e madri spesso sono ciechi di fronte alla taglia dei
loro bambini. Si tratta di un atteggiamento di difesa tipico da parte
dei parenti, che preferiscono non mettere a fuoco il problema
piuttosto che ammettere di averne uno. Inoltre, a proposito di figli,
continua a esistere la convinzione che, nei primi mesi di vita,
«grasso è bello» e avere un bimbo iper +nutrito
che mangia con goduria è un'indubbia soddisfazione per un
genitore. Questo forse contribuisce a ritardare nel tempo la
consapevolezza quando il sano amore per il cibo si trasforma in
qualcosa di meno sano.
PROBLEMA
DI TEMPO - L'altro elemento su cui riflette l'analisi del Medical
Research Council è la scomodità dei «no»
e la situazione di conflitto che può portare il fatto di
virare verso pasti sani e genuini. Gli esperti fotografano le
abitudini alimentari della nostra civiltà e individuano anche
nei ritmi veloci della vita moderna una delle cause da indagare. Un
tempo si impiegavano circa 2 ore nella preparazione di un pasto,
laddove oggi il tempo medio di elaborazione è di venti minuti.
Chiaramente organizzare un pasto di sane verdure è più
costoso in termini di tempo e di energie di un tipico snack.
CARENZA DI AUTORITA' - Dietro alla piaga dell'obesità ci sono genitori che non vogliono vedere e c'è anche un problema di autorità, poiché i «no» sono più faticosi da dire e rischiano di minare la tranquillità famigliare nelle ore dei pasti. Il governo britannico affronterà molte questioni nel suo «Healthy Living Programme», fornendo in primis un solido supporto psicologico a mamme e papà volenterosi. Ma ancora una volta emerge quella che è la vera risorsa della nostra epoca, il tempo, e tutti i problemi che la scarsa disponibilità di questo prezioso e scarso bene si trascina dietro.
CARENZA DI AUTORITA' - Dietro alla piaga dell'obesità ci sono genitori che non vogliono vedere e c'è anche un problema di autorità, poiché i «no» sono più faticosi da dire e rischiano di minare la tranquillità famigliare nelle ore dei pasti. Il governo britannico affronterà molte questioni nel suo «Healthy Living Programme», fornendo in primis un solido supporto psicologico a mamme e papà volenterosi. Ma ancora una volta emerge quella che è la vera risorsa della nostra epoca, il tempo, e tutti i problemi che la scarsa disponibilità di questo prezioso e scarso bene si trascina dietro.
La
memoria si rafforza «correndo»: dimostrato che l'attività
fisica aerobica aumenta l'attività dei centri cerebrali dei
«ricordi» e anche il numero dei neuroni
WASHINGTON
- La memoria? Esercizio a base di libri ed enigmistica, alimentazione
sana, ma, anche ...«gambe in spalla».
A suggerire di cominciare a muovere i muscoli per irrobustire la memoria è uno studio condotto da Scott Small, neurologo della Columbia University di New York, pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences». Il gruppo diretto dal neurologo americano ha riscontrato che pochi mesi di attività fisica determinano nel cervello umano un aumento considerevole di attività di un circuito cruciale per la memoria, il giro dentato, che fa parte dell'ippocampo. Il giro dentato è una parte dell'ippocampo funzionale alla memoria ed è, tra l'altro, la prima ad essere colpita, sin dalla soglia dei 30 anni, da declino dovuto all'età.
A suggerire di cominciare a muovere i muscoli per irrobustire la memoria è uno studio condotto da Scott Small, neurologo della Columbia University di New York, pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences». Il gruppo diretto dal neurologo americano ha riscontrato che pochi mesi di attività fisica determinano nel cervello umano un aumento considerevole di attività di un circuito cruciale per la memoria, il giro dentato, che fa parte dell'ippocampo. Il giro dentato è una parte dell'ippocampo funzionale alla memoria ed è, tra l'altro, la prima ad essere colpita, sin dalla soglia dei 30 anni, da declino dovuto all'età.
L'ESPERIMENTO
- Gli esperti hanno provato a vedere se l'attività fisica
avesse un'influenza sul cervello, e usando dei topolini hanno trovato
che i neuroni del giro aumentano se gli animali sono sottoposti ad
attività fisica. A ciò corrisponde, spiega Small,
l'aumento dell'attività del giro dentato misurata con la
risonanza magnetica funzionale. Dopo questi risultati sui topi i
neurologi hanno arruolato un gruppo di volontari e per tre mesi li
hanno sottoposti a un regime di attività aerobica. Prima e
dopo l'inizio del periodo gli esperti hanno osservato il grado di
attività del loro giro dentato con la risonanza. Alla fine dei
tre mesi i partecipanti che avevano svolto gli allenamenti avevano
acquisito un aumento di attività del giro dentato. L'aumento
di attività misurato sui volontari corrisponde esattamente a
quello riscontrato nei topi, spiega Small.
AUMENTANO
I NEURONI - Negli animali, dopo dissezione del cervello, è
stato anche dimostrato che l'attività del giro dentato era
aumentata perchè anche in risposta alla formazione di nuovi
neuroni, quindi secondo i ricercatori è plausibile che anche
nel cervello umano la ginnastica provochi la nascita di nuovi neuroni
in quella regione neurale. Il prossimo passo sarà di vedere
quale regime di attività fisica migliora maggiormente la
memoria e quindi stabilire dei format di allenamento utilizzabili per
esempio per aiutare gli anziani a combattere le proprie defalliance
mnemoniche e anche per migliorare la memoria nei giovani.
Questa
rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario
generale e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica
“maggiore". Lo scopo è che il lettore abbia la
sensazione di sfogliare un giornale scegliendo i titoli che
più lo interessano: nessuna pretesa pertanto di sistematicità
e di commento che va oltre il breve riassunto di quelli che sono i
principali risultati e le possibili implicazioni pratiche o di
ricerca. Si parla di opinioni di giornalisti, novità dalla
letteratura, e come tali vanno lette: la storia ci insegna che ogni
commento, ogni ultima novità, non va considerata una verità
assoluta né applicata l'indomani, ma va presa come un
aggiornamento da far maturare nel cassetto attendendo le conferme e i
cambiamenti di opinione che solo il tempo e l'esperienza possono
fornire.
Questa
premessa è anche un invito ai lettori a
essere parte attiva della rubrica. Vi chiediamo di suggerirci
articoli/news/pubblicazioni che avete avuto modo di leggere e che
ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete airene.bruno@tele2.it).
Vuoi citare questo contributo?