Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Febbraio 2005 - Volume VIII - numero 2

M&B Pagine Elettroniche

Contributi Originali - Ricerca

Le disabilità in età evolutiva in due distretti di Napoli: opinioni e bisogni delle famiglie
Luigi Barruffo§, Giuliana Greco*, Alfredo Pisacane*, Carlo Sorella°
* Dipartimento di Pediatria, Università Federico II, Napoli
§ ASL Napoli 1, UOMI Distretto 49
° ASL Napoli 1, UOAR Distretto 52
Indirizzo per corrispondenza: pisacane@unina.it

Opinions and needs of parents of disabled children in two health districts of Naples

Keywords: disabled children, parents' needs, rehabilitation services
Summary: We have investigated some characteristics of health care provided to children with disabilities as well as the needs of their families in two health districts of Naples. Information about the history of the patients and opinions and concerns of the parents were investigated by means of a questionnaire, which also collected data about the school, the friends, and the free time. Parents were also asked to suggest how to improve the quality of life of their child.
The parents of 137 children were interviewed. The mean age of patients was 8 years (SD 3.29); the main diagnoses were cerebral palsy, Down syndrome, and mental retardation. The diagnosis was established for 21% of the children in other Italian Regions and for 4.4% outside Italy. The rehabilitation lasted for several years and was provided for over 90% of children by private structures. Thirty percent of the parents reported to have a limited knowledge of the disability of their children as well as to have received insufficient information about the objectives and the results of the therapy by the attending health team. Most children were attending the school, mainly during the morning time. Usually no car services were being provided by town or school authority and architectural barriers were reported for 45% of the schools.
The relationship with the teachers was defined satisfactory by 59% of the parents, one of the problems being represented by a too fast teachers' turnover. When asked finally about the free time, only 10% of the parents reported that their children had usually spend the play-time and the holidays with other children.

Introduzione
Le disabilità in età evolutiva riguardano circa il 2% della popolazione ed incidono in maniera rilevante sulla spesa sanitaria e sulla qualità di vita di numerose famiglie. Mentre la ricerca genetica ha fatto in questo campo progressi notevoli, che hanno consentito una comprensione approfondita e, a volte, una diagnosi precoce di talune patologie, la ricerca relativa alla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, ai bisogni inevasi, all'integrazione scolastica e lavorativa ed alla efficacia degli interventi riabilitativi ha invece fatto pochi progressi e le nostre conoscenze sono spesso frammentarie ed incomplete(1-8). Anche la gestione dei pazienti disabili in età pediatrica, tanto nel sistema sanitario che in quello scolastico, soffre di pesanti ritardi, pur essendo ormai trascorsi oltre 50 anni dalla transizione epidemiologica che ha visto il primo spostare la sua attenzione dai microbi alla patologia cronica ed il secondo dall'analfabetismo alle problematiche del disagio, della marginalità e delle difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro (2, 9-11).
Solo per fare degli esempi di questi ritardi, i dati dell'ISTAT e del Ministero della Salute relativi alle disabilità nella fascia di età 0-6 anni sono estremamente carenti e gli interventi della scuola nella gestione del tempo libero dei ragazzi disabili, come si vedrà anche dai dati di seguito presentati, sono sporadici e non previsti nel curriculum (10, 12-16). Come conseguenza di ciò, un approccio multidisciplinare e una presa in carico congiunta da parte del pediatra di famiglia, del Dipartimento materno-infantile, della scuola, dei centri di riabilitazione e delle strutture di terzo livello, con l'obiettivo di rafforzare le abilità, l'autonomia e l'integrazione sociale dei ragazzi e al tempo stesso di ridurre il carico assistenziale sostenuto dalle famiglie, sono quasi sempre nei progetti e nelle speranze, ma raramente nella vita reale (1,9,10, 16-21).
In Italia sono stati già eseguiti alcuni studi sullo stato di salute dei bambini con patologie croniche e sui bisogni delle loro famiglie (10,20,22). Il presente lavoro si inserisce in questo filone ed ha concentrato la sua attenzione su ragazzi disabili provenienti da fasce sociali svantaggiate di una grande città italiana, nell'ambito di un progetto più generale di prevenzione e presa in carico delle disabilità. I principali obiettivi sono stati quelli di investigare alcune caratteristiche del percorso diagnostico e riabilitativo e di acquisire informazioni sull'inserimento scolastico, sul tempo libero e sui bisogni espressi dai genitori.

Pazienti e Metodi
Lo studio è stato condotto nell'ambito del Progetto Obiettivo Materno-Infantile sulla prevenzione delle disabilità in età evolutiva promosso nel 1999 dalla Regione Campania in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria dell'Università “Federico II” di Napoli e si è svolto in due distretti sanitari della ASL Napoli 1.
In ciascuno dei distretti sono stati arruolati i primi 70 pazienti in età pediatrica (0-18 anni) seguiti nell'ambito delle unità operative materno-infantile o di riabilitazione per una diagnosi di disabilità medio-grave. Le cartelle cliniche di questi ragazzi sono state riprese ed analizzate da 2 degli autori (LB e CS). Inoltre ai genitori è stato proposto un colloquio da svolgersi in ambulatorio o a casa. Il colloquio prevedeva un questionario con domande relative alle conoscenze della malattia del figlio, sul percorso diagnostico e riabilitativo, sulle relazioni con gli insegnanti, sul tempo libero del ragazzo, sulle difficoltà di gestione dei vari momenti della giornata. Ai genitori venivano anche richiesti suggerimenti relativi al sostegno di cui sentivano bisogno per meglio gestire i problemi quotidiani del bambino. Per evitare bias legati alla familiarità con il medico che seguiva il bambino, i questionari sono stati eseguiti da operatori appositamente addestrati. Il questionario prevedeva anche delle domande anonime del tipo “vero/falso”, autosomministrate per permettere ai genitori una maggiore libertà di espressione.
In occasione del colloquio con i genitori, o in un momento successivo, i bambini erano visitati dai medesimi 2 autori, che eseguivano un profilo clinico ICIDH-2 o ICF (vedi l'articolo pubblicato su Medico e Bambino cartaceo del numero di Febbraio).
I dati sono stati analizzati mediante un software SPSS-pc (11.5).

Risultati
Dei circa 250 pazienti con disabilità in età evolutiva seguiti nei 2 distretti nel 2002, ne sono stati reclutati 137. L'età media dei ragazzi era di 8 anni (ds = 3,29), il 58.4% erano maschi, il grado di istruzione di entrambi i genitori era, in più dell'80% dei casi, inferiore agli otto anni (Tabella 1). Il dato relativo all'alta prevalenza di bassa istruzione tra le famiglie di soggetti disabili è peraltro frequentemente riportato in letteratura (23-27), così come è riferita elevata la prevalenza di basso peso alla nascita, di malformazioni congenite e di patologia perinatale (25,27-39).
La tabella 2 riporta la distribuzione delle diagnosi come riportata in cartella e come riferita dai genitori. Si può osservare che spesso i genitori riferiscano diagnosi non concordi con quelle riferite dai servizi; in particolare per patologie quali l'autismo e alcune patologie neurologiche, mentre viene tendenzialmente sovrastimato il ritardo mentale e appaiono correttamente individuate le patologie degli organi di senso e quelle malformative e di origine genetica.
Per motivi di convenienza, le diagnosi sono state raggruppate in 5 gruppi principali (Tabella 3). Le patologie più frequenti sono risultate le paralisi cerebrali infantili (PCI) (35.8%), la sindrome di Down (16.8%) e il ritardo mentale (15.3%). L'1.5% dei genitori dichiara di non conoscere la diagnosi del proprio figlio. Come riportato in letteratura, è frequente il riscontro di più di una disabilità nello stesso bambino: in questo studio, ad esempio, al ritardo mentale sono spesso associati disturbi degli organi di senso ed epilessia (31%), all'autismo ed ai disturbi del comportamento è spesso associato il ritardo mentale (50%), alla PCI è associato il ritardo mentale (30%).
I genitori ed il pediatra, del nido o di un reparto pediatrico, hanno per primi sospettato l'esistenza di un problema, mentre la diagnosi definitiva è stata fatta in ospedale o nelle strutture territoriali rispettivamente nell'85% e nel 4% dei bambini. Va notato lo scarso contributo fornito dalle strutture territoriali alla definizione diagnostica, a fronte del fatto che oltre il 40% delle diagnosi viene fatto dopo il sesto mese di età, quando cioè un bambino ha già avuto ripetuti contatti con il pediatra di famiglia e con il consultorio/centro vaccinale.
Il 21.2% delle famiglie ha scelto una regione esterna alla Campania per stabilire la diagnosi definitiva, mentre il 4.4% ha ricevuto la diagnosi all'estero. Il fenomeno è ridotto per quel che riguarda la terapia: il 16.8% delle famiglie migra in ambito nazionale per prendere decisioni relative alla terapia da fare, mentre l'1.5% va all'estero. Il rivolgersi ad un centro extra regionale o estero è consigliato nel 12% dei casi da amici e familiari e nel 10% dei casi dal medico curante.
La tabelle 4 e 5 mostrano la frequenza e la durata del trattamento riabilitativo effettuato. Si può notare come le prestazioni vengano erogate senza soluzione di continuità e per periodi di tempo molto lunghi e come, in Campania, la terapia riabilitativa sia affidata quasi per intero a strutture private accreditate.
Per quanto concerne la scuola, la maggioranza dei bambini la frequenta(nell'86% dei casi quella pubblica). La Tabella 6 riporta alcune caratteristiche della frequenza scolastica: l'orario di frequenza è limitato alle ore della mattina per il 57% dei ragazzi, la presenza di barriere architettoniche è rilevante (45.3%), scarsa è l'utilizzazione di trasporti dedicati ed è il genitore o un altro familiare la figura accompagnatrice nella maggioranza dei casi (67.9%). Il 7.3% delle famiglie ricorre ad altre soluzioni, ad esempio una persona retribuita per accompagnare il bambino. I servizi pubblici dedicati risultano praticamente assenti. I genitori lamentano inoltre il frequente turnover degli insegnanti di sostegno (più di 3 cambiamenti all'anno nel 20.4% dei casi) e la scarsa presenza di un altro insegnante di classe che segua l'alunno; il rapporto con gli insegnanti viene definito “formale” dal 21% dei genitori e quello con la direzione dell'istituto sporadico ed effettuato solo per contatti istituzionalmente necessari. Il rapporto tra insegnante e bambino viene giudicato "buono" solo dal 59% dei genitori.
L'integrazione appare limitata: solo il 10% dei bambini disabili giocano con i compagni di scuola al di fuori dell'orario scolastico. Anche il tempo libero e le vacanze sono trascorse dal 90% dei ragazzi esclusivamente con la famiglia.
Dalle domande alle quali i genitori hanno risposto da soli, quindi non in presenza di un intervistatore, sono emersi i seguenti bisogni/suggerimenti:
  • Viene auspicata (dal 17.5% dei genitori) la presenza di una figura di riferimento, che funga da trait d'union tra i vari operatori e che, al tempo stesso, aiuti la famiglia con le pratiche burocratiche;
  • l'informazione sulla malattia viene giudicata insufficiente: il 30% dei genitori dichiara di non conoscere a sufficienza la malattia, il 13.1% di non essere informato sugli obiettivi terapeutici e il 18% sugli eventuali progressi. Solo nel 29.2% dei casi i genitori ricevono informazioni anche per iscritto;
  • Gli operatori non devono cambiare con l'attuale frequenza, devono collaborare tra di loro e devono dedicare più tempo ai colloqui con la famiglia

Discussione
Questo studio, analogamente ad altri condotti in anni passati, conferma il fatto che esistono ancora molti bisogni inevasi, che rendono ancora più difficile la vita ai minori disabili ed alle loro famiglie (10, 20, 22).
I genitori individuano i principali problemi nelle barriere architettoniche, nel trasporto a e dalla scuola, nell'elevato turnover degli insegnanti di sostegno, nei rapporti spesso formali con tutto lo staff della scuola, nella scarsa rete di relazioni sociali al di fuori della scuola e nel tempo libero. Tempo libero che è segnato dalla esecuzione per lunghi anni di terapie riabilitative, che non è ben noto se e come funzionino. La cosa sicura è che però esse suppliscono a interventi di animazione e sostegno al tempo libero, che né i servizi scolastici, né quelli sanitari né quelli sociali riescono a fornire. E' la famiglia che si fa carico di tutto, dalla scuola alle pratiche burocratiche, dal tempo libero alle ferie; è la stessa famiglia che vorrebbe più sostegno ed informazioni per il presente e maggiori rassicurazioni per il futuro.
Le famiglie arruolate in questo studio provengono da una periferia urbana con un'alta prevalenza di povertà e di marginalità sociale ed è probabile che le opinioni ed i suggerimenti riflettano queste caratteristiche. Ma obiettivo dello studio era proprio quello di acquisire informazioni su questa popolazione, che è senz'altro la più svantaggiata anche nella gestione delle malattie croniche e delle disabilità (23-27).
E' possibile che genitori provati dalla gestione di un bambino disabile possano accentuare alcune difficoltà: ciononostante, il dato sulla prevalenza di barriere architettoniche riferito dai genitori è praticamente identico a quello fornito dall'ISTAT, il turnover degli insegnanti di sostegno è un fenomeno ben noto e la solitudine dei bambini disabili e delle loro famiglie e la difficoltà all'inserimento sociale sono dati ben conosciuti dalla letteratura ed dagli operatori del settore (10,12,20,22).
E' interessante l'informazione che emerge da questo studio relativa alla durata della terapia riabilitativa, che accompagna il bambino per lunghissimi anni. I nostri tentativi di ricercare evidenze scientifiche relative alla durata dei vari trattamenti riabilitativi sono stati vani: i criteri per la durata e gli indicatori per una sospensione ed una modifica sono poco chiari e scarsamente riportati in letteratura (5-7). Anche alcuni informatori-chiave, da noi consultati in merito, ci hanno confermato che la questione ha molte zone d'ombra. Riguardo a ciò, è interessante notare come la spesa riabilitativa pediatrica in Campania superi di circa 3 volte la media nazionale (Tabella 8) e ciò fa fortemente sospettare che, in mancanza di indicazioni scientifiche, alcuni settori del privato inducano una “domanda di riabilitazione”, che probabilmente non è ciò che serve ai bambini e alle loro famiglie.
Nonostante l'esiguità del campione, pensiamo che questo studio possa fornire indicazioni utili a quanti lavorano con i ragazzi disabili ai fini di un'assistenza e una programmazione socio-sanitaria più cosciente, adeguata e mirata ai bisogni reali, anche perché conferma in buona parte i risultati di due precedenti studi italiani più numerosi e su patologie croniche anche di interesse internistico (10, 20).
Infine ricorre il problema della migrazione verso altre regioni italiane e, in una certa percentuale, verso l'estero. L'età media dei ragazzi di questo studio è di 8 anni e sarebbe quindi interessante studiare se anche oggi, tra i nuovi nati, tale migrazione persista, nonostante la diagnosi ed il trattamento di tutte le disabilità sia oggigiorno disponibile in Campania. In rapporto a ciò, andrebbe studiato se, migliorando la comunicazione sulla malattia e, in generale, la relazione tra operatori e famiglie, cosa peraltro richiesta dai genitori, non sia possibile ridurre tale esodo.

Conclusioni
L'assistenza al paziente disabile è complessa e necessita di un approccio multidisciplinare che non sia solo medico, ma che consideri e sappia gestire l'impatto psico-sociale della disabilità sul paziente e sulla famiglia ed offra pertanto una serie di servizi, strategie e figure professionali adeguate alle singole esigenze (40).
Anche se questo studio ha esaminato solo alcune delle problematiche emerse da un questionario alle famiglie, esso ha comunque individuato alcun criticità nei bisogni di assistenza ed ha fornito agli operatori alcune informazioni utili per il loro lavoro quotidiano.
Non è possibile in molti casi migliorare notevolmente le condizioni cliniche dei ragazzi disabili, ma è possibile assicurare loro e alle famiglie una vita più “semplice” ed un rispetto maggiore per la loro sofferenza. La “carta dei servizi per i bambini disabili e le loro famiglie” (41) rappresenta un sostegno a tale progetto, ma ancora molto si deve fare in termini di organizzazione e offerta dei servizi.
Si ringrazia per la collaborazione tutto il personale della UOMI del DS 49 e per le interviste ai genitori: Licia Vetere, Luciana Castaldi, Giovanna Savarese e Marcella Torre; si ringrazia per la collaborazione tutto il personale della UOAR del DS 52 ed in particolare i dott.ri Paola Coppola, Francesco Papaccio, Luigi Viscardi e il sig. Mario Cavuoto, si ringraziano Rossella Grasso e Nunzia Raio per le interviste ai genitori. Un particolare ringraziamento va a Giovanni Iovino per la sua attenta traduzione dall'inglese del documento OMS e alla drssa Stefania D'Amora per il supporto fornito nell'elaborazione dei dati.

Ringraziamenti
Si ringrazia per la collaborazione tutto il personale della UOMI del DS 49 e per le interviste ai genitori: Licia Vetere, Luciana Castaldi, Giovanna Savarese e Marcella Torre; si ringrazia per la collaborazione tutto il personale della UOAR del DS 52 ed in particolare i dott.ri Paola Coppola, Francesco Papaccio, Luigi Viscardi e il sig. Mario Cavuoto, si ringraziano Rossella Grasso e Nunzia Raio per le interviste ai genitori. Un particolare ringraziamento va a Giovanni Iovino per la sua attenta traduzione dall'inglese del documento OMS e alla drssa Stefania D'Amora per il supporto fornito nell'elaborazione dei dati.

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Tabelle

Tabella 1: Alcune caratteristiche della popolazione di giovani disabili oggetto di questo studio (n= 137)
 
N
%
Sesso (m/f)
80/57
58.4/41.6
Età all'arruolamento (media, SD)
8.05 aa
3.29
Istruzione materna < 8 anni
112
82.9
Istruzione paterna < 8 anni
113
84.7
Peso nascita :
 
 
>2500
62
63.9
1500-2499
21
21.7
< 1500
14
14.4
Tipo di parto :
 
 
spontaneo
69
63.3
cesareo
40
36.7
Malformazioni congenite
12
8.8
Patologie perinatali rilevanti
38
27.7
Tabella 2. Confronto tra diagnosi principale ICDX rilevata dalle cartelle cliniche e riferita dai genitori (n= 137)
 
Fonte cartelle cliniche
Fonte genitori
Diagnosi
%
%
PCI
49
35.8
24
17.5
M. neuromuscolari
6
4.4
4
2.9
Ritardo mentale
21
15.3
24
17.5
Autismo
12
8.8
5
3.6
Disturbi del comportamento
3
2.2
2
1.5
Anoressia
1
0.7
1
0.7
Malattie metaboliche
2
1.5
2
1.5
Sordità
4
2.9
5
3.6
Spina bifida, mielomeningocele
4
2.9
4
2.9
Altre malformazioni SNC
3
2.2
2
1.5
Facomatosi
1
0.7
1
0.7
S. di Down
23
16.8
23
16.8
S. Prader – Willi
1
0.7
-
-
S. Patau
1
0.7
-
-
S. Cri du chat
4
2.9
4
2.9
Altre delezioni cromosomiche
1
0.7
1
0.7
Rosolia congenita
1
0.7
-
-
Tabella 3. Raggruppamenti diagnostici “di convenienza” delle patologie causa di disabilità utilizzati in questo studio
 
%
Malattie. genetiche, metaboliche/malformazioni SNC
40
29.2
PCI e malattie neuro-muscolari
55
40.1
Ritardo mentale
21
15.3
Autismo e disturbi del comportamento
16
11.7
Altre (disturbi degli . organi di senso, etc.)
5
3.7
Tabella 4. Frequenza delle terapie riabilitative e sede della loro esecuzione tra i giovani di questo studio (n= 137).
Servizio che eroga il trattamento
Tipo di terapia*
 
FKT (n=82)
Logop (n=65)
PM (n=91)
PS ( n=10)
Ter. Occ. (n=9)
Altre (n=7)
Pubblico
6 (7.5)
3 (4.7)
6 (7.0)
2 (22.2)
1 (11.1)
4 (66.7)
Privato accreditato
74 (92.5)
61 (95.3)
79 (91.9)
7 (77.8)
8 (88.9)
2 (33.3)
Privato non accreditato
-
1 (1.1)
-
-
-
-
 
Durata cicli di terapia in mesi/anno
3
1 (1.3)
1 (1.6)
1 (1.2)
1 (14.3)
1 (16.7)
-
6
-
1 (1.6)
-
6 (85.7)
-
-
12 (continua)
79 (98.7)
62 (96.8)
85 (98.8)
9 (100)
5 (83.3)
-

Nota: Alcuni pazienti hanno effettuato più di 1 tipo terapia e le informazioni relative ad alcuni pazienti sono mancanti
PM: psicomotricità; PS: psicoterapia
Tabella 5. Tipo di terapia riabilitativa effettuata e durata della terapia nei vari gruppi diagnostici
RIABILITAZIONE EFFETTUATA
GRUPPI DI DIAGNOSI
 
Metab/genet (n=40)
PCI (n=55)
Rit. mentale (n=21)
Autismo (n=16)
Altre (n=5)
Fkt (n, %)
23 (57.5)
49 (89.1)
7 (33.3)
1 (6.2)
1 (20)
Durata (media in anni, SD)
3.4 (2.9)
5.2 (2.8)
2.6 (1.7)
1 (-)
2 (-)
 
 
 
 
 
 
Logopedia (n, %)
25 (62.5)
16 (29.1)
15 (71.4)
7 (43.7)
2 (40)
Durata (media in anni, SD)
4.2 (3.1)
2.9 (1.9)
3.4 (1.9)
3.4 (2.4)
6 (1.4)
 
 
 
 
 
 
Psicomotricità (n, %)
29 (72.5)
24 (43.6)
19 (90.5)
15 (93.7)
3 (60)
Durata (media in anni, SD)
4.2 (2.4)
3.1 (2.1)
3.8 (1.8)
4.4 (2.5)
4 (2.6)
 
 
 
 
 
 
Psicoterapia (n, %)
1 (2.5)
2 (3.6)
2 (9.5)
5 (3.1)
-
Durata (media in anni, SD)
7 (2.4)
2 (1.4)
2.5 (0.7)
3 (2.4)
-
 
 
 
 
 
 
Terapia occupazionale (n, %)
5 (12.5)
1 (1.8)
2 (9.5)
-
-
Durata (media in anni, SD)
1.4 (0.5)
-
-
-
-
Tabella 6. Alcune caratteristiche delle frequenza scolastica
 
%
Frequenza a tempo pieno
40
29.2
Con rientri
1
0.7
Solo al mattino
72
52.6
Solo durante il sostegno
2
1.5
Presenza di barriere architettoniche
62
45.3
1 settimana di assenza/ anno o >
13
9.5
Raggiunge la scuola con:
mezzi pubblici dedicati
9
6.6
con mezzi propri
101
73.7
altro
1
0.7
Tabella 7. Alcune opinioni dei genitori sulla malattia dei loro figli e sulle difficoltà incontrate.
 
%
Conosco a sufficienza la malattia
Vero
Falso

95
41

69.3
29.9
Vengo informato/a sugli obiettivi
Vero
Falso

113
18

82.5
13.1
Vengo informato/a sui progressi
Vero
Falso


108
25

78.8
18.2
Ho informazioni anche per iscritto
Vero
Falso


40
92

29.2
67.2
Gli operatori cambiano troppo
Vero
Falso

55
78

40.1
56.9
Gli operatori collaborano tra loro
Vero
Falso

76
54

55.5
39.4
Nessuno mi semplifica la vita
Vero
Falso

110
24

80.3
17.5
Gli operatori mi dedicano tempo
Vero
Falso

98
31

71.5
22.6

Tabella 8. Percentuale di spesa sanitaria dedicata ad attività per i disabili sul totale della spesa sanitaria, per tipo di attività e regione. Anno 1998
 
Assistenza riabilitativa ambulatoriale e semiresidenziale ai disabili ex art. 26
Assistenza protesica
Piemonte
0,2
0,8
Valle D'Aosta
0,9
0,7
Lombardia
0,4
0,4
Bolzano
0,2
0,4
Trento
0,0
0,9
Veneto
0,6
0,7
Friuli V. Giulia
0,3
0,4
Liguria
0,7
0,7
EmiliaRomagna
0,5
0,7
Toscana
0,8
0,5
Umbria
0,2
1,0
Marche
0,9
0,3
Lazio
1,3
1,0
Abruzzo
1,7
0,6
Molise
1,6
0,5
Campania
2,6
0,7
Puglia
1,4
0,6
Basilicata
2,3
0,7
Calabria
0,5
1,0
Sicilia
1,1
1,0
Sardegna
n.p.
n.p.
Italia
0,9
0,7
 

Vuoi citare questo contributo?

L. Barruffo, G. Greco, A. Pisacane, C. Sorella. Le disabilità in età evolutiva in due distretti di Napoli: opinioni e bisogni delle famiglie. Medico e Bambino pagine elettroniche 2005;8(2) https://www.medicoebambino.com/_famiglie_disabilita_diagnosi_terapia_scuola