Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Ottobre 2007 - Volume X - numero 8

M&B Pagine Elettroniche

Casi indimenticabili


Quando la carne non va giù
Elena Ferrari
Pediatra di libera scelta, Reggio Emilia


A tre anni per la prima volta dolore improvviso alla gola mentre mangiava, come se un boccone gli si fosse fermato nell'esofago. Stava mangiando la carne (e anche in seguito sarà la carne il cibo più frequentemente implicato). Portato in Pronto Soccorso non riusciva più a respirare. È stato intubato ed è stata eseguita una gastroscopia: all'endoscopia digestiva è stato trovato un bolo carneo, ma nessuna alterazione della mucosa è stata evidenziata all'endoscopia. Dopo due mesi nuovo episodio. Il bambino è stato portato subito in ospedale e questa volta è stato intubato immediatamente. È stata eseguita una nuova endoscopia, nuovamente si trova il bolo carneo e nuovamente l'esofago viene descritto come normale. Dopo 20 giorni è stata eseguita una radiografia di esofago-stomaco che è risultata normale.

Lo mando in un centro dove vi era una Chirurgia Pediatrica pensando a una stenosi o a una acalasia, ma in seguito me ne pentirò. Nell'ottobre del 2002 (cioè dopo altri due mesi) eseguirà una manometria (sostanzialmente normale con forse l'evidenza di un'incontinenza cardiale e di un incompleto rilasciamento del terzo inferiore dell'esofago). Viene prescritta la ranitidina per 4 mesi. Sta bene per due anni, poi alla fine del 2004 ha un altro (il terzo) episodio di soffocamento da bolo alimentare in esofago, sempre presentatosi con dispnea, che però si risolve spontaneamente, prima dell'intubazione. Tutti gli episodi sono stati caratterizzati da intenso dolore al giugulo e da intensa scialorrea. Dopo l'episodio del dicembre 2004 esegue una nuova endoscopia (marzo 2005).

L'istologia recita così: “tipica esofagite eosinofila con placche biancastre e ulcera a losanga all'esofago medio e intenso infiltrato tutto eosinofilo alla biopsia”. Negativa la pHmetria per reflusso (impedenzometria). La mamma dice che spesso il bambino ha avuto brevi episodi di dolore transitorio e transitoria difficoltà alla deglutizione. Dopo 3 anni di pellegrinaggi i colleghi gastroenterologi che lo seguirono conclusero col dare come unica terapia il Pregomin!
Molto delusa e alquanto incerta telefono a un altro specialista che mi dice:
“Questo bimbo ha l'ESOFAGITE EOSINOFILA, cosa può avere se no?“ Su suo consiglio faccio eseguire a P. i prick test per latte, uovo, acari e graminacee che risultano negativi. Alla luce di questi dati si conclude per un'esofagite eosinofila di natura probabilmente “primitiva” senza componente atopica. L'approccio terapeutico adottato inizialmente è stato solo farmacologico, associando per un breve periodo una terapia sistematica (deltacortene forte 25 mg per 15 gg associato a gastroprotettore) e una inalatoria (Clenil A aerosol 20 gtt in 2 cc di SF due volte al dì per un mese) e proseguendo poi soltanto con i corticosteroidi inalatori (10 gtt in 2 cc di SF due volte al dì per due mesi). Era stato stabilito un controllo endoscopico dopo tre mesi o prima in caso di recidiva di “bolo”, per definire la prosecuzione del programma terapeutico.
P. ha eseguito scrupolosamente la terapia, ha mangiato di tutto e non solo Pregomin, ha fatto il controllo endoscopico a fine novembre 2005 che ha mostrato la scomparsa delle lesioni nell'esofago prossimale e un miglioramento solo parziale a livello distale. Pertanto veniva deciso di iniziare terapia con montelukast per almeno 3 mesi. E siamo a oggi….


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E. Ferrari. Quando la carne non va giù. Medico e Bambino pagine elettroniche 2007;10(8) https://www.medicoebambino.com/_esofago_terapia_endoscopia_esofagite_eosinofila