Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2000 - Volume III - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Valutazione
preliminare di un programma integrato dietetico-psicologico
finalizzato al controllo dell' obesita' in eta' pediatrica
D.
Panico*, M.A. Zoia*, V. Invernizzi Descalzi**
*Ospedale
di Sanremo, Divisione di Pediatria, ASL1 Liguria
**Psicologo
presso l'Unità Operativa Consultoriale, ASL 1 Liguria
Preliminary
assessment of an integrated dietary-psychological program aimed at
controlling children's obesity
Summary
Experience
carried out by a paediatric-psychological workgroup and aimed at
gradually containing the weight of children with BMI>85°
centile, so as to keep their weight under control during the age of
development, instead of provoking an absolute loss of weight. The
program was based on “soft” corrective actions to improve poor
nutritional habits, as well as on physical activity and stronger
motivation, rather than on radical dietary restrictions.
35
children aged between 4-22 years were recruited for this experience.
18 abandoned the treatment for various causes during the first weeks,
whereas 17 followed the treatment and obtained a decrease in BMI
(sometimes a significant one).
On the
basis of this experience, this article suggests a protocol based on
BMI, as well as on the presence/absence of additional risk factors.
It contains information on both psychological aspects (self-esteem,
intra-family dynamics) and dietary aspects (detailed and customised
suggestions based on actual needs).
Articolo
Premessa
L'
obesità del bambino e dell' adolescente, talora sottovalutata
nel suo significato prognostico e psico-socio-disadattativo,
rappresenta una situazione di reale patologia. Si tratta di un
disturbo che riguarda circa il 20% dei soggetti in età
pediatrica e va considerato a tutti gli effetti, una malattia
cronica, il cui trattamento impone controlli frequenti, un continuo
monitoraggio ed un efficace sostegno psicologico1.
Patologie
connesse
L'
obesità può causare complicazioni a vari livelli:
Ortopedico:
epifisiolisi femorale, ginocchio valgo, tibia vara
Respiratorio:
apnee notturne, sindrome da ipoventilazione
Gastroenterico:
colecistopatie
Oftalmico:
alterazioni del fundus
Vascolare:
ipertensione, cardiopatie, ictus, aterosclerosi
Metabolico:
dislipidemie
Finalità
specifica della ricerca
- La
nostra esperienza, peraltro limitata ad un campione ristretto della
popolazione interessata, è stata condotta al fine di
verificare l' efficacia di quattro fattori nel programma di
riduzione o mantenimento del peso. Essi sono:
1. La
validità dietetica della piramide alimentare, che
rappresenta uno schema di riferimento che non solo risponde all'
obiettivo assunto, ma è altresì di facile impiego per i
genitori e i ragazzi stessi;
2. La
gradevolezza del programma operativo, che è concepito per
appagare (a) il senso del gusto, (b) il bisogno di sufficienti
quantità di cibo e (c) l' esigenza di varietà. Non
richiede quindi sacrifici particolari, che sono la causa ricorrente
d'abbandono dei vari protocolli dietetici;
3. La
motivazione allo svolgimento del percorso dietetico: un fattore,
questo, che chiama in causa la capacità del medico di andare
oltre la sola cultura tecnicistica, allorché, come nel caso
dei giovanissimi, occorre anche sapere incoraggiare ed essere
perseveranti nel sostenere chi non ha sufficiente volontà e
sicurezza interiore;
4. Il
sostegno psicologico di gruppo, una tecnica di gestione che
permette ai singoli di confrontare i propri vissuti e le proprie
esperienze con chi condivide gli stessi obiettivi e difficoltà.
Oltre a ciò la dinamica di gruppo suggerisce ai singoli, per
logica endopsichica, l' impressione di un' azione corale, con l'
effetto di consolidare il sentimento di forza interiore e di volontà
realizzativa.
Valutazione
obiettiva dell' obesità
Come
suggerito dalla letteratura2, abbiamo adottato per il nostro studio,
quale parametro di valutazione, il B.M.I. (Body Mass Index),
che risponde a due requisiti:
·
Rispecchiare l' eccesso di grasso corporeo,
·
Essere semplice da usare
L'indice di massa corporea (BMI), espresso dal rapporto tra il
peso in kg ed il quadrato della statura in metri (kg/m²),
fornisce un indice attendibile dell' adiposità, altamente
correlato all' aumento della massa grassa, costituendo il metodo
diagnostico antropometrico più utilizzato per la verifica del
"tracking" (andamento) dell' obesità a lungo
termine.Un bambino il cui BMI sia superiore al 95° percentile ha
un rischio significativo d'essere obeso anche in età
Adulta.
Valori di
BMI superiori al 95° percentile si associano spesso ad
ipertensione e dislipedemie.
Bambini
con BMI fra l' 85° ed il 95° percentile devono essere
valutati attentamente perché più esposti alle
complicazioni dell' obesità, comprese ipertensione e
dislipidemie.
Il
rischio per un bambino obeso di divenire un adulto obeso è
tanto maggiore quanto più è in sovrappeso il soggetto e
quanto maggiore ne è l' età; il rischio per un bambino
di 7 anni è relativamente modesto rispetto a quello di ragazze
e ragazzi tra 11 e 16 anni, specialmente se in forte sovrappeso.
L'
andamento del BMI nei primi anni di vita sembra avere un notevole
valore predittivo circa l' obesità nelle età
successive: nel soggetto normale l'andamento globale di questo
indice in funzione dell' età dimostra una rapida ascesa nei
primi mesi con picco intorno al nono mese, seguito da una caduta fino
al sesto anno cui segue a sua volta un secondo aumento che cessa
nell' età adulta; più precoce è questo secondo
aumento ("adiposity rebound"), maggiore è il BMI
nelle età successive.
Altro
fattore predittivo è l' obesità dei genitori che
aumenta più del doppio il rischio d'obesità nell'
adulto tra i bambini d'età inferiore a 10 anni, siano essi
obesi o no.
Altro
elemento estremamente importante è l' età d'insorgenza
dell' obesità: sotto i 2 anni l'eccesso ponderale non è
predittivo d'obesità in età adulta (sempre che i
genitori non siano a loro volta obesi); nelle età successive,
invece, un bambino sovrappeso ha maggior rischio di diventare un
adulto obeso rispetto ai coetanei di peso normale, in particolare un
bambino “grasso” a 6 anni ha 50 % di probabilità di
diventare un adulto obeso, contro il 10% di rischio di un coetaneo
normale.
Anche un
incremento troppo rapido del BMI deve essere attentamente valutato:
normalmente in un bambino il BMI aumenta circa di un'unità/anno,
nell' ambito dello stesso percentile; un aumento annuale più
rapido, che faccia passare il soggetto ad un percentile superiore,
deve suggerire al medico un'osservazione più stretta e un
eventuale trattamento dietetico.
In
linea di massima, in età pediatrica ed adolescenziale un BMI >
28 espone ad un rischio d'ictus, infarto e diabete nell' età
adulta, 3-4 volte maggiore della media3 .
La
nostra esperienza
Alla luce
delle premesse, dell' importanza statistica del problema, della
severità delle eventuali complicanza, della scarsa importanza
spesso attribuita al sovrappeso da parte del gruppo familiare,
abbiamo ritenuto utile attivare un ambulatorio “dedicato”.
1.
Individuazione dei soggetti a rischio
Il primo
passo nel controllo ponderale di un soggetto sovrappeso di oltre due
anni d'età è il mantenimento del peso basale.
Un
bambino può raggiungere quest'obiettivo con piccole
modifiche nella dieta e nell' attività fisica; tale primo
successo può essere fondamentale per i cambiamenti futuri.
Un
prolungato mantenimento del peso, che determina una graduale
diminuzione del BMI mentre il bambino cresce in altezza, è un
obiettivo sufficiente in molti pazienti.
Come
suggerito dalla letteratura5, abbiamo posto il cut-off del BMI
all' 85° percentile per l' età, seguendo, come
strategia d'intervento, il nomogramma riportato in figura 1
figura
1 :strategie per gli obiettivi ponderali

In
definitiva, un appropriato obiettivo ponderale per tutti i bambini
obesi è un BMI inferiore all' 85° percentile, sebbene tale
obiettivo dovrebbe essere secondario a quello principale
rappresentato da una sana alimentazione e da un'adeguata attività
fisica.
I pazienti
sono stati reclutati tra quelli che per cause varie sono ricoverati
nel nostro reparto o afferiscono all' ambulatorio divisionale o al
day hospital; in altri casi essi ci sono inviati dai medici curanti
specificamente per il sovrappeso.
2.
Disponibilità al cambiamento
In
alcuni casi possono essere insufficienti o mancare del tutto la
capacità dei familiari di percepire il problema e la loro
disponibilità ai cambiamenti richiesti; essi sono perciò
invitati individualmente ad esprimere un giudizio personale riguardo
al peso del paziente, cioè se credono che sia opportuna una
riduzione, se pensano che sia possibile ottenerla e, nel caso
concordino, su quali aspetti del comportamento alimentare e/o motorio
essi ritengano che sia conveniente agire.
In
pratica si analizza nel dettaglio la loro presumibile partecipazione
e adattabilità al programma dietetico.
Inutile
dire, infatti, che una scarsa o assente adesione di uno o più
familiari può ostacolare il programma fino al punto di farlo
fallire in tempi brevi. E questo accade principalmente o nel caso
essi non comprendano il danno che produce l' obesità, oppure
quando sono essi stessi a patire di disturbi dell' alimentazione.
3.
Valutazione dei fattori di rischio aggiuntivi
Nel corso
dei primi incontri raccogliamo un' accurata anamnesi familiare
volta ad individuare patologie potenzialmente eriditabili, quali
ipertensione, cardiopatie, diabete, dislipidemia, obesità.
Inoltre,
in occasione della prima visita, si pratica un prelievo ematico per
colesterolo totale, HDL, trigliceridi, glicemia, creatinina; si
valutano inoltre eventuali deformità ossee e la
pressione arteriosa.
4.
Valutazione delle abitudini familiari
In fase
d'impostazione del programma dietetico, il paziente è
invitato a compilare un diario nel quale vanno riportate le sue
abituali attività fisiche, il tempo trascorso in attività
sedentarie (come guardare la
televisione)
e le sue abitudini alimentari. Anche i familiari collaborano alla
stesura di un prospetto generale delle entrate caloriche che tenga
conto di tutte le varie occasioni d'assunzione alimentare.
Oltre a
loro, sono chiamati a partecipare al trattamento dietetico coloro
che, in un modo o nell' altro, influiscono sull' alimentazione
del paziente: addetti alle mense scolastiche, baby sitter,
insegnanti.
Tutti i
dati fin qui raccolti sono registrati nella scheda del paziente
riportata di seguito4.
Valutazione
auxologica del...............................................................................................................................................................
Kg
................ (%ile .............), cm ...............
(%ile................),
B.M.I............. ( %ile ..........................)
Formula
di Cole ( BMI / BMI ideale x 100)
.................................................. (110-119 :
sovrappeso, > 120 : obeso)
P.A.
................................ mmHg; Sviluppo puberale (sec Tanner)
.............................................;
I.M. cm ..........................................
Irsutismo
........................................................................................................................................................
Elementi
salienti nell' anamnesi familiare :
Padre:
età ....................., peso ................, statura
....................., BMI .................. PA mmHg,..............
Madre:
età ....................., peso ..............., statura
......................, BMI ................. PA mmHg,...............
Dislipidemie
...........................................................................................................................................
Patologia
vascolare
...............................................................................................................................
Obesità.......................................................
..........................................................................................
Distiroidismi
............................................................................................................................................
IDDM
....................................................................................................................................................
NDDIM
....................................................................................................................................................
Anamnesi
Fisiologica
Incremento
ponderale in gravidanza (+ Kg ..............), parto eutocico ?,
distocico ?
alla ............ settimana
Alla
nascita : kg ............, cm ..........,
a 1 anno : kg .........., cm .......... LM .......... per ...........
mesi
Anamnesi
patologica
Età
d' insorgenza °°, Aumento di peso nell' ultimo anno ??,
gradualità
nell' aumento di peso, lento ?, rapido ?, n.s. ?
eventi
correlati : ? malattie, ? separazioni,
? cambio residenza, ? interventi chirurgici,
? lutti,
? nascita di fratello, ?
terapie, ? cambio di scuola, ? altro, ? n.s.
Resta
normalmente solo per : ?? ore al giorno; guarda la TV per ??
ore al giorno;
I
genitori giudicano il bambino : ? normale, ? “robusto”,
? obeso, ? non so
Il
bambino si giudica : ? normale, ? “robusto”, ?
obeso, ? non so
Attività
sportiva : ? scolastica, ? extrascolatstica, ?
agonistica
5.
Inserimento dei pazienti nei programmi dietetici
Dopo un'
attenta lettura del diario insieme al paziente e i conseguenti
suggerimenti circa le abitudini alimentari e/o l' attività
fisica, si inserisce il paziente nel programma di mantenimento o
perdita di peso in rapporto al nomogramma in figura 1.
Ai
pazienti è presentata la “piramide alimentare”, (figura
2), che prevede un certo numero di porzioni giornaliere dei
vari componenti.
Il numero
di porzioni è più alto nel caso si richieda il
mantenimento del peso, più basso se è necessaria una
sua riduzione.
Figura
2

Questa
formula, elastica nella distribuzione delle porzioni
nell'ambito dei 5 pasti giornalieri, ma rigida nel loronumero e quindi nelle calorie, ben si adatta alle
esigenze mutevoli dei bambini e alle esigenze di praticità
delle persone che preparano i pasti: dopo le prime volte la
mamma riesce a dosare “ad occhio” la porzione.
Ad ogni
paziente viene consegnato un elenco dettagliato delle porzioni
(figura 3) e una scheda per elencare con un semplice tratto di penna
le porzioni assunte giornalmente.
Figura
3
PANE,
PASTA, CEREALI, RISO
pane :
una fetta
cereali
(tipo Kellog's) : 30 gr
riso : 50
gr
pasta
: 50 gr
VERDURE
verdura a
foglia cruda : una tazza
verdura
cruda tagliata : mezza tazza
verdura
cotta : mezza tazza
passato
di verdura : 3/4 di tazza
FRUTTA
mela,
pera, banana : una di medie dimensioni
macedonia
(senza zucchero) : mezza tazza
frutta
cotta (senza zucchero) : mezza tazza
spremuta
d'agrumi : 3/4 di tazza
LATTE
E DERIVATI
latte ½
crema : una tazza (220- 250 cc)
yogurt
magro : una tazza (220- 250 cc)
formaggio
fresco : 40-50 gr (mozzarella, ricotta, stracchino, certosino)
formaggio
stagionato : 40-50 gr (parmigiano, gruviera, provolone)
CARNE,
POLLAME, PESCE, PROSCIUTTO
una
porzione : 60-90 gr di alimento magro
UOVA
una
porzione : un uovo
OLIO
EXTRAVERGINE D'OLIVA
nella
giornata due cucchiaini
frutta
cotta (senza zucchero) : mezza tazza
spremuta
d'agrumi : 3/4 di tazza
6.
Controllo longitudinale
Il peso
del paziente viene controllato, a seconda dei casi, ogni 1-2-3-4-
settimane (più frequentemente se il suo andamento non
soddisfa), e, parimenti “aggiustata” la dieta. Questi incontri
sono anche un' opportunità per valutare e
discutere col paziente e i familiari le eventuali difficoltà
incontrate e l' impatto psicologico delle nuove abitudini di vita.
Qualora
il peso fosse calato in modo significativo, si passa al regime
di mantenimento o, addirittura, ad una ”dieta libera,
controllata”:
Il
paziente non sarà più obbligato ad un numero fisso di
porzioni giornaliere, ma dovrà limitare i pasti a non più
di 5 nella giornata e dovrà mantenere le buone abitudini
acquisite.
7.
Supporto psicologico
L'
intervento dello psicologo si è articolato sostanzialmente in
tre fasi.
1ª fase
Di
concerto con i pediatri, è stato elaborato un piano d'
azione volto a favorire e a mantenere nel tempo una sufficiente
motivazione al programma dietetico.
In un
caso, in particolare, lo psicologo, dopo aver proposto l'
inserimento nel programma ad una ragazza obesa con la quale aveva
avuto un colloquio a Scuola per altri motivi, ha prima dovuto
contenere due meccanismi di difesa che la paziente aveva elaborato
per fronteggiare la frustrazione derivante dal suo stato fisico:
la
negazione6, per mezzo della quale ella dichiarava, nonostante le
pesanti ironie che subiva da parte dei coetanei, che la sua obesità
non costituiva un problema per lei,
la
razionalizzazione, ovvero una giustificazione automistificatoria in
virtù della quale ella affermava che l' aspetto corporeo non
conta nulla, mentre hanno importanza solamente la sensibilità
e la simpatia.
Per lo
psicologo non è stato tuttavia difficile far comprendere alla
ragazza che le sue difese non rappresentavano un argine adeguato per
contenere il costante malessere che la sua condizione le procurava.
Così anch' ella ha aderito, con successivo compiacimento, al
programma dietetico.
2ª
fase
E'
stato effettuato un incontro di gruppo con i genitori dei ragazzi. In
questa occasione i pediatri si sono soffermati sugli aspetto tecnici
dell' iniziativa, hanno offerto delucidazioni sul modo di preparare
i cibi, sulla corretta distribuzione degli alimenti nel corso della
giornata e sulle assunzioni occasionali, soprattutto quelle favorite
da altri esponenti della famiglia, in particolare le nonne, che
spesso non condividono le finalità del protocollo dietetico.
Lo
psicologo per parte sua ha favorito:
a) L'
individuazione delle motivazioni che hanno portato i genitori a
decidere la partecipazione al progamma;
b) Il
confronto fra diverse realtà familiari: sono infatti emerse
similarità che hanno indotto una qual forma di “solidarietà”
fra i genitori e hanno permesso uno scambio di esperienze e di
consigli;
c) L'
identificazione di difficoltà comuni nel fare accettare le
nuove abitudini ai ragazzi: lo psicologo ha suggerito ai genitori
alcune strategie per superare i problemi.
Successivamente
ha trattato il fondamentale tema dell' autostima e di quanto sia
importante per il bambino e l' adolescente il conseguimento di una
positiva valutazione di sé. Ma, proprio perché questi
soggetti non hanno molte occasioni all' interno della cultura
occidentale di sperimentare la propria efficacia personale nell'
ottenere ruolo e prestigio, è tanto più importante che
essi non abbiano una percezione negativa del proprio corpo7. Infatti
la frustrazione narcisistica che un aspetto sgradevole può
produrre è sovente causa di vari fenomeni psicodisaddattativi,
come
a) la
depressione infantile, che però non è facilmente
riconoscibile,
b) l'
inibizione comportamentale8, che consiste in un rallentamento
generalizzato delle funzioni cognitive e decisionali, e
c) i
disordini alimentari, come la bulimia e l' anoressia, che
rappresentano, da un lato, un modo passivo di ottenere una
compensazione edonistica ad equilibrazione di un continuo malessere
interiore, dall' altro un modo attivo di ottenere una forma di
potere su se stessi e di provocazione nei confronti del prossimo.
Infine
d) una
condizione di insufficiente autonomia, come quella di chi prova
ripugnanza per la propria obesità, può favorire l'
assunzione di una disposizione asociale della personalità, con
tutti i correlati psichiatrici e giudiziari che da questa possono
scaturire.
3ª
fase
A
distanza di due mesi, presenti la pediatra e lo psicologo, è
stato organizzato un incontro con tutti i giovani pazienti. Durante
questa riunione costoro sono stati invitati ad esprimere le loro
emozioni e i loro giudizi, ad evidenziare le difficoltà
riscontrate e a descrivere le sensazioni che produce il modificarsi
progressivo della propria identità corporea. Sono stati
altresì invitati a chiarire in qual misura i parenti li hanno
ostacolati nella realizzazione del programma, ovvero se hanno
ricevuto da questi incitamento o gratificazioni.
Questa
condivisione dell' esperienza ha soddisfatto l' obiettivo di
dimostrare al singolo che le difficoltà che egli ha incontrato
sono di fatto comuni anche agli altri. Pertanto non è il caso
di avvilirsi troppo per qualche occasionale cedimento o per aver
provato ogni tanto una sensazione di incapacità e/o un
desiderio di rinuncia.
Comunque,
per consolidare il più possibile una buona motivazione, lo
psicologo ha suggerito che con le opportune differenze in ordine all'
età e all' obiettivo ponderale da raggiungere, per ogni
successo ottenuto con la dieta i ragazzi avrebbero ricevuto un
premio dai loro genitori, consistente in una piccola somma di danaro.
Sono emersi i seguenti elementi:
a) una
buona accettazione della dieta, anche se in qualche caso la rinuncia
a certi cibi è stata accolta con qualche difficoltà.
b) un
incremento dell' autostima per le approvazioni ottenute da amici e
parenti
8.
Risultati preliminari e conclusioni
Nel
periodo settembre '98 - luglio '99 sono stati arruolati nello
studio 35 pazienti. di età compresa fra i 4 e i 22 anni : 17
femmine e 18 maschi .
Tra le
femmine, 16 hanno avviato il programma dietetico per calo ponderale
ed una quello per mantenimento peso.
Tra i
maschi, 15 hanno avviato il programma di calo ponderale (4 sono poi
passati al mantenimento peso) e 3 quello per il mantenimento.
A
luglio 99, sul totale dei pazienti, 2 proseguivano il
trattamento con buoni e talvolta ottimi risultati.
15
pazienti avevano abbandonato il programma per problemi di salute dei
genitori (3), infortunio personale (1), scarsa collaborazione e
comprensione del problema da parte della famiglia (11).
In
quest'ultimo gruppo si segnala che sono stati solo 2 gli “abbandoni
“ dopo 6 mesi di trattamento; tutti gli altri sono avvenuti assai
prima , addirittura dopo il primo incontro, ciò a significare
che, se è presente un impegno consapevole di tutto il gruppo
familiare, è possibile ottenere dei buoni risultati
grazie alla costanza nell'applicazione della dieta e nella
regolarità' dei controlli ambulatoriali.
La nostra
esposizione è relativa a 17 pazienti seguiti in follow up per
almeno un semestre.
Come
mostra il grafico n.1, in tutti i casi si è ottenuta
una riduzione talora marcata del BMI, a testimonianza che un
approccio “diverso” al problema dell' obesità giovanile,
caratterizzato da un' efficace collaborazione con il gruppo
familiare e da un costante impegno degli operatori sanitari, realizza
obiettivi di salute che un approccio esclusivamente dietetico spesso,
com'è nella esperienza di tutti, non riesce a raggiungere.
Infatti i
pazienti e /o le loro famiglie hanno più volte necessitato
d'appoggio psicologico (incoraggiamenti, sollecitazioni
telefoniche, convincimento, comprensione, rimproveri, lodi) da
parte del medico, dando così vita ad un rapporto di reciproca
fiducia.
grafico
1: Per ciascuno dei 17 casi è riportato il BMI di prima della
cura e di dopo l'inizio del trattamento

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editore, 1993, 208
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JM "La depressione nei bambini e negli adolescenti" inProblemi psicosociali dell' adolescenza, Boringhieri
editore, 1973, 377
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