Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2011 - Volume XIV - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per immagini
Una
sinusite complicata
1Clinica
Pediatrica, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
2Servizio
di radiologia, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
Indirizzo
per corrispondenza: pastore_serena@libero.it
A
complicated sinus infection
Key
words Sinus
infection, Brain abscess, Children, Antibiotic therapy, RMN
Abstract
We
report the case of a 13-year-old girl with a
one-month-and-an-half story of fever, rhinorrhoea, headache and
vomiting. Initially neurological assessment resulted normal and a
diagnosis of acute sinus infection was made. Since the patient
worsened, presenting intense weakness, photophobia and
bradycardia, a TC scan of the brain was performed and an
intracranic brain abscess was diagnosed. Broad-spectrum empiric
antibiotic therapy with 3rd gen. cephalosporine and metronidazol
was immediately started and the girl underwent surgical drainage.
The treatment of choice for cerebral abscess is both medical and
surgical. However patients whose clinical condition (multiple
abscesses, poor clinical conditions-GCS<12- immunosoppression,
inaccessible abscess and coagulopathy) do not allow surgical
treatment required stronger and longer medical therapy. The
possibility of obtaining multiplanar reconstructions define MR as
the exam of choice during follow up while TC is the easiest and
fastest exam to confirm diagnosis and location
of cerebral lesions. |
|
Descriviamo
il caso di una ragazza di 13 anni che da un mese e mezzo presenta
febbre, rinite catarrale, cefalea e vomito. Inizialmente l’esame
neurologico risulta nella norma e viene posta diagnosi di sinusite
acuta. Dal momento che le condizioni della paziente si aggravano, con
astenia intensa, fotofobia e bradicardia, viene effettuata una TC
encefalo che documenta un ascesso intracranico. Immediatamente viene
avviata terapia antibiotica empirica a largo spettro con
cefalosporina e metronidazolo e la paziente sottoposta a drenaggio
neurochirurgico.
Il
trattamento di scelta dell’ascesso cerebrale è infatti
sia medico che chirurgico. Tuttavia pazienti con ascessi
chirurgicamente non aggredibili, con ascesso singolo delle dimensioni
inferiori ai 2,5 cm, immunodepressi, affetti da coagulopatie o in
condizioni cliniche scadenti (GCS < 12) non sono candidabili
all’intervento chirurgico e, in questi casi, ci si avvale della
sola terapia medica .
Il follow
up di questi pazienti prevede l’esecuzione di immagini seriate:
la possibilità di ottenere ricostruzioni multiplanari rende la
RMN il gold standard, mentre la TC resta l’esame di più
semplice e rapida esecuzione per confermare sede e natura di una
lesione cerebrale.
Martina
(nome di fantasia) è una ragazza di 13 anni e mezzo. Da un
mese e mezzo presenta rinite catarrale, febbre, cefalea e vomito.
All’esame obiettivo nulla da segnalare a carico di cuore,
torace e addome; essudato muco purulento nel rinofaringe. Gli esami
ematici mostrano una lieve neutrofilia (GB 9850/mm3, N 64%, L 34%) e
aumento degli indici di flogosi (PCR 4 mg/dl, VES 54 mm/h). La
diagnosi è di sinusite acuta fronto-mascellare e si avvia
terapia antibiotica per os con amoxicillina 80 mg/kg/die.
Il
beneficio è solo parziale: a 24 ore dall’avvio della
terapia antibiotica Martina si sfebbra, ma persiste cefalea intensa
(VAS 7) soprattutto al risveglio, associata a vomito. Compaiono
inoltre profonda astenia, inappetenza e intensa fotofobia per cui
dopo 3 giorni la ragazza giunge in Pronto Soccorso.
All’ingresso
si presenta in discrete condizioni generali, vigile, reattiva, non
alterazioni del sensorio; astenia importante e bradicardia (FC
45/min). L’obiettività neurologica è nella norma.
Gli esami di laboratorio evidenziano un moderato incremento della VES
(44 mm/h).
Valorizzando
la bradicardia e la persistenza della cefalea, viene eseguita una TAC
encefalo che mostra la presenza di un’ampia lesione in sede
frontale sinistra del diametro di 5 cm compatibile con ascesso
cerebrale, circondato da importante edema (Figura
1).

Figura
1. Voluminosa formazione a prevalente componente
ipodensa centrale, circondata da cercine iperdenso e vallo ipodenso
di natura edemigena circostante. Importante effetto compressivo sul
corno del ventricolo laterale omolaterale causando deviazione della
linea mediana verso destra di circa 9 mm. Si riconosce nei settori di
destra la presenza di immagine di discontinuità della
corticale sul versante intracranico a livello del seno frontale a
destra.
La
diagnosi formalizzata è di Sinusite frontale complicata da un
ascesso intracranico.
Si avvia
immediatamente terapia antiedemigena endovenosa con mannitolo (30 g
in 30 min) e si organizza il trasferimento in neurochirurgia, dove
Martina viene sottoposta a craniotomia frontale sinistra con
evacuazione parziale dell’ascesso (allo scopo di evitare
un’ipertensione ex vacuo) e chiusura del tramite. L’intervento
prevede inoltre il drenaggio in endoscopia dei seni paranasali
(FESS).
Nel
contempo si inizia terapia antibiotica endovenosa con ceftriaxone (4
g/die) e metronidazolo (500 mg x 4/die), a cui si associa terapia
cortisonica orale come anti-edema (prednisone 15 mg x 2/die).
Dall’esame
colturale si isola Streptococcus intermedius, sensibile alla
terapia in atto.
Nel
decorso post operatorio la ragazza si mantiene asintomatica e gli
indici di flogosi si riducono progressivamente. In 18^ giornata si
ripete RMN di controllo (Figura 2) che mostra
una lieve riduzione della lesione (diametro 50 x 3,9 x 3 mm) mentre
persiste sostanzialmente invariato l’edema perilesionale, con
spostamento della linea mediana.

Figura
2. Lesione in sede frontale iperintensa nelle
sequenze T2 di dimensioni 5x3,9x3 cm compatibile con ascesso
cerebrale, circondato da marcato edema perilesionale. Deviazione
della linea mediana verso dx di circa 1.1 cm e in corrispondenza del
corpo dei ventricoli di circa 7 mm. Raccolta extracerebrale in sede
frontale sinistra di dimensioni 1.4x4x3.5 cm compatibile con
raccolta. Impregnazione meningea frontale sinistra.
Si
sostituisce quindi il prednisone con il desametasone (4,5 mg/die) per
la sua maggiore penetrabilità della barriera emato-encefalica.
Dopo 10
giorni Martina ripete RMN di controllo (Figura 3)
che documenta una marcata riduzione della lesione (diametro 35 x 24 x
18 mm) e una lieve diminuzione dell’edema perilesionale.


Figura
3. Lesione in sede frontale ipointensa nelle sequenze T1 pesate,
di diametro 35 x 24 x 18 mm, circondato da cercine caratterizzato da
marcato enhancement. Nelle sequenze T2 il cercine perilesionale
appare ipointenso (a causa della presenza di collagene, emorragia e
radicali liberi paramagnetici). Quadro complessivamente ridotto
rispetto ai controlli precedenti. Ridotto l’effetto massa sul
sistema ventricolare omolaterale.
La
terapia antibiotica viene protratta per un totale di 6 settimane per
via endovenosa, per poi proseguire trattamento per via orale con
amoxicillina-clavulanato (1 g x 3/die) per 14 giorni.
Martina
si mantiene in benessere, senza manifestare né cefalea né
vomiti e gradualmente ricomincia a studiare.
Gli
ascessi intracranici sono complicanze rare ma potenzialmente molto
pericolose delle sinusiti batteriche del bambino e dell’adolescente
e interessano dal 0,5% al 2,4% dei pazienti ospedalizzati con
sinusite1.
Le cause
includono fenomeni embolici dovuti a cardiopatia congenita con shunt
destro-sinistro, meningite, mastoidite, otite media cronica,
cellulite orbitaria, ascessi dentari, ferite penetranti del cuoio
capelluto, immunodeficienza, infezioni da shunt
ventricolo-peritoneali2. I fattori predisponenti più
comuni sono l’otite e la sinusite acuta3. Nel 15-30%
dei casi la causa è sconosciuta.
La
clinica è spesso silente e associata a reperti aspecifici,
quali febbre modesta, cefalea e letargia, caratteristiche che, unite
a esami di laboratorio perlopiù poco significativi, rendono
difficile l’inquadramento diagnostico precoce. Con il
progredire del processo infettivo-infiammatorio possono svilupparsi
vomito, convulsioni, segni neurologici focali e infine coma. Se
l’ascesso si svuota nella cavità ventricolare, ne
conseguono solitamente shock e morte2.
TAC e RMN
sono le tecniche di imaging più affidabili nella
caratterizzazione delle lesioni intracraniche2. La RMN si
è dimostrata più efficace nell’evidenziare i
dettagli anatomici della lesione. Ricostruzioni multiplanari sono di
grande aiuto nell’identificare la presenza di concamerazioni o
di aria nella cavità ascessuale (indicazioni alla
neurochirurgia) e sono di fondamentale importanza nella
pianificazione dell’intervento chirurgico. Il limite della RMN
nella definizione accurata dell’anatomia ossea rende spesso
necessaria l’esecuzione della tomografia, esame guida per
l’esecuzione dello svuotamento endoscopico dei seni paranasali
(ESS)1. Il drenaggio dei seni paranasali in ESS, come complemento
alla terapia neurochirurgica, è di dimostrata efficacia nel
ridurre l’incidenza di complicanze quali meningite o
encefalomielite disseminata1.
Poiché
l’esame del liquor è raramente utile, non è
indicata l’esecuzione della puntura lombare a fronte di un
elevato rischio di erniazione delle tonsille cerebellari2-4.
Nei
pazienti in condizioni cliniche soddisfacenti (GCS > 12) e senza
particolari fattori di rischio (immunosoppressione, ascesso
post-traumatico o post-chirurgico) la terapia antibiotica viene
avviata su base empirica tenendo conto delle più probabili
cause e dei microrganismi maggiormente implicati (Tabella
1) prima dell’eventuale intervento chirurgico di
drenaggio dell’ascesso. In questi casi di solito si sceglie
l’associazione di antibiotici a largo spettro, quali
cefalosporine di terza generazione (ceftriaxone 100 mg/kg/die),
dotate di ottima capacità di penetrazione della barriera
emato-encefalica, e metronidazolo (50 mg/kg/die in 4 dosi) per via
endovenosa, in attesa dell’esito dell’antibiogramma5
(Tabella 2). Colture positive possono
essere ottenute entro e non oltre 36 ore dall’avvio della
terapia.
L’aggiunta
della vancomicina (30-40 mg/kg/dose) va considerata nel sospetto di
pneumococchi resistenti6.
Nel caso
di allergia ai beta-lattamici e nell’ascesso post-chirurgico,
viene valutato l’uso di nuove molecole, quali il linezolid
(8-10 mg/kg/die in 2 dosi), dotate di ampio spettro nei confronti dei
Gram-positivi.
Fattori
predisponenti |
Microrganismo
responsabile |
Neonato |
|
Ospite
immunocompromesso |
|
CHD |
|
Otite
media acuta |
|
Sinusite
acuta |
|
Infezione
del cavo orale |
|
Post-traumatico |
|
Tabella
1. Condizioni cliniche e fattori predisponenti per
l’ascesso cerebrale nei bambini e microrganismi potenzialmente
responsabili.
Fattori
predisponenti |
Potenziale
terapia empirica |
Neonato |
cefotaxime
+ ampicillina |
Ospite
immunocompromesso |
vancomicina
+ ceftazidime + metronidazolo
Considerare
amfotericina e terapia antitubercolare
TMP-SMZ
vs Nocardia |
CHD |
ceftriaxone
+ metronidazolo
(considerare
vancomicina nel sospetto di pneumococchi resistenti) |
Otite
media acuta |
ceftriaxone
+ metronidazolo |
Sinusite
acuta |
ceftriaxone
+ metronidazolo
(considerare
tp per MRSA) |
Infezione
del cavo orale |
penicillina
+ metronidazolo o ampicillina-sulbactam |
Post-traumatico |
vancomicina
+ cefalosporina di III generazione |
Tabella
2. Terapia antibiotica empirica dell’ascesso cerebrale che
tiene conto dei potenziali fattori predisponesti più comuni.
MRSA = S.
aureus meticillino-resistente
TMP-SMZ =
trimethoprim-sulfametossazolo
Si
discute molto se la terapia chirurgica sia indicata in tutti i casi
di ascesso cerebrale. Alcune raccomandazioni recenti indicano quali
pazienti non sono candidabili all’intervento chirurgico e
devono essere trattati con la sola terapia medica6: con ascessi
chirurgicamente non aggredibili, con ascesso singolo dalle dimensioni
inferiori ai 2,5 cm, immunodepressi, affetti da coagulopatie o in
condizioni cliniche scadenti (GCS < 12).
La durata
della terapia antibiotica endovenosa dipende principalmente
dall’efficacia clinica e dall’evoluzione dei reperti
radiologici. Di norma non è inferiore alle 4-6 settimane per
ascessi sottoposti a terapia chirurgica nel paziente immunocompetente
e alle 8-12 settimane per ascessi trattati con la sola terapia
medica, nel paziente immunocompromesso o nell’ascesso
tubercolare4.
Il
follow-up è a lungo termine e prevede la prosecuzione della
terapia antibiotica per os per un periodo di 2-4 settimane e
l’esecuzione di immagini radiologiche seriate per seguire la
risoluzione delle lesioni ascessuali. Gli antibiotici utilizzabili
per os sono: amoxicillina/acido clavulanico (50 mg/kg/die in 3 dosi),
fluorochinoloni (ciprofloxacina 20 mg/kg/die in 2-3 dosi),
trimethoprim-sulfametossazolo (48 mg/kg/die in 2 dosi), metronidazolo
(50 mg/kg/die in 3 dosi), rifampicina (15-20 mg/kg/die in 1 o 2
dosi)5.
L’impiego
di corticosteroidi ad alte dosi è indicato, soprattutto nel
periodo pre-operatorio, in presenza di un significativo effetto massa
secondario a edema cerebrale che può esitare in deficit
neurologici focali o erniazione transtentoriale6. Il cortisonico di
scelta è il desametasone per la sua migliore diffusibilità
attraverso la barriera emato-encefalica. Tuttavia l’uso
prolungato di steroidi è controindicato poiché può
diminuire la capacità di penetrazione di agenti antimicrobici
e ridurre la clearance di determinati patogeni6.
Non ci
sono ancora in letteratura studi che raccomandino l’uso di
antiepilettici nella profilassi delle convulsioni; il loro impiego
per terapie a breve termine viene considerato in tutti i pazienti con
ascesso cerebrale esteso a interessare strutture corticali, ma di
fatto la terapia viene effettuata solo in quei pazienti che hanno
presentato convulsioni all’esordio6.
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