Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2008 - Volume XI - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Quando
il cuore batte troppo… forse è un problema di troppa
dolcezza!
Pronto
Soccorso, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
È
una tranquilla mattina in PS: qualche vomito, i soliti traumi,
poi la calma, quella classica che precede l'evento della
giornata… Alle 11:20 arriva un trasporto del 118.
Si
tratta di Alberto, 16 anni, il cui problema, come sintetizza il
medico dell'ambulanza, è la tachicardia. Il ragazzo già
dal giorno precedente presentava malessere con cardiopalmo
(sensazione di battito accelerato) e lieve difficoltà
respiratoria.
Il
medico dell'ambulanza aveva effettuato subito una striscia ECG,
che ci mostra: come si può facilmente constatare, siamo di
fronte a una tachicardia a complessi QRS stretti, con frequenza di
149 bpm: l'aspetto è compatibile sia con un flutter sia
con una forma parossistica atriale o sinusale.
Il
personale del 118, inoltre, aveva già eseguito il massaggio
del seno carotideo e la manovra di Valsalva (manovre di
stimolazione vagale) senza successo e senza alcuna modifica del
quadro ECG, inoltre aveva posizionato un accesso venoso per
l'infusione di liquidi (soluzione fisiologica).
All'arrivo
al PS la PA è 142/92 e la FC continua a battere a 145/min.
La
mamma ci racconta che da una settimana Alberto si sentiva fiacco,
e da qualche giorno aveva una PA alta (150/90), essendosela fatta
misurare per la sensazione di malessere; per di più 2
giorni prima Alberto era svenuto, con rapida ripresa in
clinostatismo.
Il
medico di turno esegue un ECG a 12 derivazioni che conferma il
persistere della tachicardia, che non si modifica ripetendo la
manovra di Valsalva e l'applicazione di ghiaccio al volto.
Si
sente anche il cardiologo: per lui si tratta di tachicardia
sinusale, possibile espressione di una sofferenza miocardica, e
quindi consiglia altri accertamenti (valutazione della
funzionalità tiroidea, elettroliti… e anche un
ecocardiogramma).
Noi
giovani dottori seguiamo con interesse l'evoluzione del caso e
siamo concentrati soprattutto sulla ‘lettura' e
l'interpretazione della strisce di ECG: sarà una
tachicardia da tireotossicosi? O una sindrome da rientro
(sindrome di WPW)…? Diverse sono le ipotesi che facciamo su
questa “strana” tachicardia… l'aspetto, come detto sopra,
è compatibile sia con un flutter con conduzione 3:1, sia
con una forma parossistica atriale o sinusale.
Box
1. La tachicardia sinusale
Finalmente
il medico di PS ha l'intuizione: guarda in faccia Alberto e
immediatamente capisce il problema! Il ragazzo si presenta in
discrete condizioni generali, ma è magro, con cute
grigio-pallida, occhi alonati e infossati, tipica facies di un
soggetto disidratato ed è leggermente polipnoico (FR: 42).
Quindi scattano le domande essenziali che ancora non erano state
fatte: “Hai avuto più sete del solito in quest'ultimo
periodo? Vai più spesso a fare pipì? Sei
dimagrito?”. Sì, sì, sì: sono le risposte
che confermano il sospetto: Alberto nelle ultime settimane aveva
avuto polidipsia con poliuria, ed era calato di peso, ben 6 kg in
1 settimana! Il destrostix viene effettuato immediatamente:
glicemia 545 mg/dl!
Ora
la diagnosi è semplice: chetoacidosi diabetica in
diabete mellito tipo 1 all'esordio.
Subito
viene effettuato un prelievo per specifici esami ematici da
cui emerge un quadro di:
Si
avvia trattamento con infusione di soluzione fisiologica in bolo
rapido (1500 ml nella prima ora) e si controlla, alle 12:20, la
glicemia che è scesa a 672 mg/dl, con una frequenza
cardiaca che si mantiene elevata. Si prosegue con infusione di
500 ml/h di Ringer acetato con 7 U di insulina (0,1 U/kg) e
Alberto viene affidato alle cure dei medici di reparto.
Durante
la notte glicemia e frequenza cardiaca continuano a calare,
parallelamente al riequilibrarsi della situazione metabolica.
La
mattina successiva la glicemia è calata a 167 mg/dl e la
frequenza cardiaca è tornata alla normalità con 85
bpm.
La
facies di Alberto è finalmente tornata quella di un bel
ragazzo di 16 anni!
Box
2. Manifestazioni cliniche della chetoacidosi diabetica
Il
caso di Alberto va ad aggiungersi ad altri, altrettanto
interessanti, di presentazione insolita della chetoacidosi
diabetica visti in PS. I nostri medici di PS non possono
dimenticare:
1. il
caso di Giulio, 5 anni, arriva in PS con un quadro di addome
acuto, a tavola, e respiro di Kussmaul; si pensa a un problema
chirurgico, ma gli esami preoperatori svelano un'iperglicemia.
2. il
caso di Anna, 14 mesi, si presenta con febbre, tosse e dispnea
con polipnea, interpretate inizialmente come sintomi di
polmonite; dopo aver effettuato un RX del torace, risultato
negativo, l'esame dirimente è stato l'emogasanalisi.
Commento
A noi
aspiranti pediatri questo caso è sembrato indimenticabile
e alla fine ecco cosa possiamo dire di aver imparato dalla storia
di Alberto:
1. La
chetoacidosi diabetica, che rappresenta una delle più
frequenti cause di emergenza pediatrica, può esordire con
manifestazioni estremamente variegate e ingannevoli e non tutte
sono scritte sui libri!
2.
Non bisogna concentrarsi solo sugli esami strumentali, ma è
necessario sempre 'guardare' il paziente, facendo un'anamnesi
e un esame obiettivo accurati.
3.
Non ci si deve mai fermare alla prima apparenza: anche quando la
strada è già stata segnata da altri, bisogna
vagliare i fatti cum grano salis. |
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