Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2007 - Volume X - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
In
bambini al di sotto dei nove anni sempre due dosi di vaccino
inattivato contro l'influenza
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Negli
Stati Uniti, ormai da un paio di anni, viene raccomandata la
vaccinazione contro l'influenza con vaccino inattivato per tutti i
bambini in età dai 6 mesi ai 5 anni: nelle età
pediatriche successive la vaccinazione è riservata alle
categorie a rischio. Poiché chi non è stato esposto in
precedenza ai virus dell'influenza, sia in seguito alla
vaccinazione che in seguito alla malattia naturale, non risponde in
modo elevato a una singola dose di Vaccino Inattivato Trivalente
contro l'influenza (TIV), i bambini dai 6 mesi agli 8 anni di età
debbono ricevere due dosi: in tal modo questa doppia somministrane di
vaccino si associa a un significativo aumento nella proporzione di
bambini che presentano titoli di anticorpi inibenti
l'emo-agglutinazione ≥32, un livello che in generale si associa
alla protezione.
Deriva da
queste conoscenze la raccomandazione generale che tutti i bambini in
età inferiore ai 9 anni di età debbano ricevere il
vaccino TIV, quando somministrato per la prima volta nella loro vita,
utilizzando due dosi di vaccino, somministrato a distanza ≥ alle 4
settimane.
Poiché
a volte si incontrano delle resistenze, da parte dei genitori,
nell'esecuzione delle due dosi, è stato condotto uno studio
per stimare l'accettabilità della raccomandazione di due
dosi di vaccino inattivato contro l'influenza in varie parti degli
Stati Uniti: lo studio ha riguardato ~3% di tutti i bambini degli
Stati Uniti (Jackson LA, Neuzil KM, Baggs J, et al. Compliance with
the recommendations for 2 doses of trivalent inactivated influenza
vaccine in children less than 9 years of age receiving influenza
vaccine for the first time: a Vaccine Safety Datalink Study.
Pediatrics 2006;118:2032-7).
Sono
stati studiati 125.928 bambini dai 6 mesi agli 8 anni di età,
arruolati da diverse Organizzazioni degli Stati Uniti e partecipanti
al progetto Vaccine Safety Datalink: essi ricevettero la prima
dose di vaccino inattivato contro l'influenza nella stagione
influenzale 2001-2002, 2002-2003 o 2003-2004.
L'accettabilità
della raccomandazione di due dosi variò a seconda del gruppo
di età e della stagione influenzale. Fra i bambini da 6 a 23
mesi di età, la proporzione degli individui vaccinati con una
prima dose, che ricevettero la seconda fu del 44% nella stagione
2001-2002, del 54% nel 2002-2003 e del 24% nel 2003-2004. Fra i
bambini da 2 a 8 anni di età, le proporzioni corrispondenti
furono rispettivamente del 15%, 24% e 12%. In tutte le stagioni
influenzali l'esecuzione della seconda dose fu più alta nei
bambini vaccinati per la prima volta a metà novembre, cioè
precocemente, poco dopo l'entrata in commercio del nuovo vaccino
per quella stagione.
Gli
Autori concludono che la maggioranza dei bambini che ricevono la
prima dose di vaccino inattivato contro l'influenza non completano
la serie con la seconda dose. La mancata esecuzione della seconda
dose può essere associata con una protezione subottimale nei
confronti dell'infezione influenzale: questa ridotta difesa contro
il virus influenzale può ridurre la grandezza dei benefici
diretti e indiretti dovuti al programma di vaccinazione.
Nella
discussione, gli Autori sottolineano che l'esecuzione della seconda
dose è eseguita molto più di frequente nei bambini al
di sotto dei due anni di età in confronto alle altre età,
in seguito alla conoscenza che negli Stati Uniti si sono verificate
circa un centinaio di morti per influenza in bambini al di sotto dei
due anni: i media hanno sottolineato largamente e ripetutamente
questa elevata incidenza di decessi nei piccoli bambini.
Tuttavia
è ben diffusa la conoscenza che nei lattanti la risposta alla
prima dose di Vaccino Trivalente Inattivato contro l'influenza
(TIV) è scarsa e che la proporzione di soggetti che presentano
livelli anticorpali, generalmente correlati con la protezione,
aumenta sostanzialmente solo dopo la seconda dose. Nella valutazione
dell'immunogenicità di una contro due dosi di TIV nei
bambini da 6 a 23 mesi di età, la proporzione di titoli di
anticorpi inibenti l'emoagglutinazione (HAI) ≥ 32 aumenta dal 16%
dopo la prima dose al 78% dopo la seconda dose di antigene A/H1N1,
dal 46% all'89% dopo la seconda dose di antigene A/H3N2 e dall'8%
al 52% dopo la seconda dose di antigene B (Englund JA et al.
Pediatrics 2005;115:1039-47). Benefici simili dopo la seconda
dose sono stati ben documentati anche nei bambini di età
superiore ai due anni: la percentuale di bambini dai 5 agli 8 anni
con titoli di HAI ≥ 40 aumentò dal 67% dopo una dose al 93%
dopo due dosi per l'antigene A/H1N1, dal 92% al 97% per l'antigene
A/H3N2 e dal 42% al 64% per l'antigeneB (Neuzil KM et al. J
Infect Dis 2006;194:1032-9).
Una via
alternativa per migliorare l'esecuzione nella popolazione infantile
della seconda dose è quella di usare il vaccino vivo
attenuato per via nasale, vaccino che è stato approvato negli
Stati Uniti soltanto per le persone da 5 a 49 anni, ma che è
già stato studiato anche in bambini nei primi anni di vita. In
uno studio randomizzato, controllato contro placebo, una singola dose
di vaccino vivo attenuato trivalente è risultato efficace ~ al
90% già dopo una singola dose nel difendere i bambini da 15 a
71 mesi di età dalle infezioni influenzali dovute a virus
A/H3N2 e B, controllate con la coltura. Molti di questi bambini erano
sierologicamente negativi prima della vaccinazione (Belche RB et al.
N Engl J Med 1998;338:1405-12). è quindi possibile con
una sola dose di vaccino vivo attenuato indurre difese superiori a
quelle ottenute con una singola dose di TIV in bambini, mai prima
vaccinati, in età inferiore ai 9 anni.
Un'altra
strategia è rappresentata dalla somministrazione di una prima
dose di TIV in primavera (usando i vaccini rimasti dalla precedente
stagione) e da una nuova singola dose di vaccino anti-influenzale
(con la nuova formulazione) nell'autunno successivo. Due studi, che
hanno valutato questa strategia nei bambini da 6 a 23 mesi di età,
hanno trovato che nei lattanti che avevano ricevuto una dose in
primavera, seguita da una dose in autunno, si avevano livelli
anticorpali confrontabili con quelli che avevano ricevuto due dosi in
autunno, quando gli antigeni contenuti nel vaccino non erano cambiati
fra la primavera e l'autunno (Englund JA et al. Pediatrics
2005;115:1039-47; Walter EB, et al. Pediatrics
2006;118:e570-8). Se gli antigeni, contenuti nel vaccino, usato in
autunno, cambiavano, come succede quasi sempre, le risposte immuni ai
nuovi antigeni, usati in autunno, furono più basse di quelle
ottenute con due dosi dello stesso vaccino, eseguite in autunno.
Considerazioni
personali
Purtroppo
la situazione in Italia della vaccinazione contro l'influenza nei
bambini è completamente diversa da quella presente negli Stati
Uniti.
Mentre la
vaccinazione negli anziani in età ≥ 65 anni è stata
sufficientemente propagandata, tanto da raggiungere coperture del
70%, come media italiana, non altrettanto è stato fatto per la
vaccinazione delle categorie a rischio per i bambini, anche se è
vero che nella Circolare Ministeriale sull'influenza, ormai da due
anni, ben 6 item riguardino il bambino: il fatto è che la
copertura vaccinale contro l'influenza fra i bambini, appartenenti
alle categorie a rischio, non ha superato il 10%, un livello troppo
basso per poter apprezzare delle differenze evidenti fra i bambini
non vaccinati e vaccinati.
Le
ragioni di queste basse coperture sono diverse e riguardano sia i
pediatri di famiglia, che, soprattutto, alcuni servizi specialistici
degli ospedali e delle cliniche pediatriche, che sconsigliano la
vaccinazione contro l'influenza ai propri assistiti (servizi per il
diabete giovanile, servizi per la fibrosi cistica, servizi per le
malattie reumatiche, servizi per le malattie metaboliche, servizi di
cardio-chirurgia e così via). Infine la cattiva
interpretazione di alcune review sull'efficacia della vaccinazione
contro l'influenza nel bambino, comparse di recente sul Lancet
a firma di Tom Jefferson e di altri, è responsabile in gran
parte dell'uso limitato della vaccinazione anti-influenzale nei
bambini, appartenenti alle categorie a rischio, come nei bambini
sani: per comprendere appieno il contenuto di queste review bisogna
tener sempre presente che “la mancanza di prove non è sempre
la prova della mancanza di efficacia”. Sono quindi necessari studi
ampi e ben condotti anche nel nostro Paese e in Europa per
documentare in modo definitivo l'utilità della vaccinazione
contro l'influenza nel bambino sano, studi che confermino anche per
il bambino italiano ed europeo, quello che è ormai chiaramente
dimostrato, in ricerche recentissime, per il bambino statunitense,
cioè che il vaccino contro l'influenza è sicuro,
immunogeno ed efficace anche nel bambino dei primi anni di vita.
Tutto questo va fatto, anche se rimane da capire perché
l'influenza nel bambini statunitense dovrebbe essere diversa da
quella del bambino italiano ed europeo e perché dovrebbe
essere diversa l'efficacia del vaccino.
Infine,
un'ultima considerazione pratica: l'estensione della vaccinazione
contro l'influenza ai soggetti, non appartenenti alle categorie a
rischio, non dovrebbe essere lasciata all'iniziativa del singolo
medico, perché agendo in tal modo si rischia di utilizzare il
vaccino contro l'influenza in soggetti, peraltro sani, sottraendolo
allo stock di vaccino, preparato dalle Aziende farmaceutiche, per le
categorie a rischio: due stagioni fa questo fenomeno si è già
presentato, per cui alcuni anziani non hanno reperito il vaccino
presso alcune strutture sanitarie, perché esso risultava
esaurito. La decisione sul numero di fiale di vaccino
anti-influenzale da introdurre in commercio in Italia viene presa nei
mesi di febbraio-marzo, dopo tale data non è più
possibile, per ragioni unicamente tecniche, produrne di nuovo (vedi
Figura). Probabilmente anche nella prossima stagione influenzale
avremo a disposizione circa 1 milione di dosi in più in
confronto a quelle necessarie per coprire il fabbisogno di tutte le
categorie a rischio: queste sono a disposizione dei medici che
ritengano necessario vaccinare soggetti che essi considerino a
rischio, al di là di quelli previsti nella Circolare
Ministeriale (bambini in comunità per esempio), ma se
volessimo vaccinare tutti i bambini sani in età da 6 mesi a 5
anni, come negli Stati Uniti, dovremmo, nel primo anno della
vaccinazione, disporre di circa 5 milioni di dosi in più,
calcolando che per la somministrazione del vaccino in un bambino
naïve sono necessarie due dosi.
Figura.
Passaggi per la preparazione del vaccino contro l'influenza
(Treanor J. N Engl J Med 2004;350:3038-40)

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