Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 1999 - Volume II - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
La
lamivudina nel trattamento dell'epatite B cronica
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
L'interferon.
è l'unico farmaco che fino a oggi ha avuto un discreto
effetto sul decorso dell'epatite B cronica. Di recente è
stato studiato anche l'effetto della lamivudina (L), un analogo
nucleosidico da somministrare per bocca, con risultati promettenti:
mancava tuttavia uno studio di lunga durata. Una ricerca del genere è
stata riportata di recente (J.L. Dienstag, ER Schiff, TL Wright et
al., Lamivudine as initial treatment for chronic hepatitis B in the
United States, N Engl J Med 341, 1256-63, 1999) in 143
pazienti con epatite cronica, di cui 66 ricevettero L (100 mg al
giorno per bocca per un anno) e 71 fecero parte del gruppo placebo.
Dopo un anno di trattamento i pazienti trattati con L presentarono
una favorevole risposta istologica epatica nel 52% dei casi, contro
il 22% del gruppo placebo, persero l'HBsAg e l'HBeAg dal siero il
32% dei trattati contro l'11%, divennero negativi per l'HBV DNA
il 44% contro il 16% e infine i trattati presentarono una
normalizzazione prolungata dei livelli di ALT (41% contro il 7%) e
una ridotta tendenza alla fibrosi. Nel 17% dei trattati comparvero
gli anticorpi contro l'HBeAg. Molte delle risposte favorevoli si
mantennero anche a distanza dalla sospensione del trattamento. Viene
concluso che la L permette un evidente miglioramento del decorso
dell'epatite cronica in una buona percentuale di pazienti. Ad
analoghe conclusioni giunge un'importante rassegna sull'argomento
(B Jarvis, D Faulds, Lamivudine, a review of its therapeutic
potential in chronic hepatitis B, Drugs 58, 101-41, 1999). 
Malgrado
tutto, però, prevale, in pediatria, l'idea di non trattare
l'epatite C cronica. Il recentissimo lavoro su 20 anni di follow up
dei cardiopatici operati, infettatisi di epatite C prima dello
screening sistematico delle trasfusioni, ha dimostrato che la storia
dell'epatite C nel bambino è molto migliore che nell'adulto.
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