Il fallimento della comunità nel tutelare una risorsa fondamentale:
gli antibiotici
L'anno 2011 verrà ricordato per una presa di posizione molto forte da parte della comunità scientifica,
ma anche da parte di alcuni organismi istituzionali e regolatori, sul problema della resistenza di alcuni
batteri agli antibiotici. Gli appelli che sono stati lanciati ai medici, alle autorità nazionali e internazionali,
alla comunità medica, ai veterinari, ai responsabili dell'industria e a tutta la popolazione hanno assunto
toni di appello (quasi di ultimatum), al fine di favorire una mobilitazione mondiale che eviti una
catastrofe sanitaria a causa dell'emergere e del proliferare di batteri resistenti a tutti gli antibiotici.
Il problema viene affrontato in un editoriale pubblicato
sul numero di settembre
(http://www.medicoebambino.com/?id=ri_1107) della rivista Medico e Bambino.
Le proposte più significative (che riguardano più direttamente la comunità degli operatori
sanitari, ma anche quella dei pazienti) chevengono riportate nell'editoriale al fine di
contenere il problema, in una prospettiva, non più differibile, di ragionevolezza e di
professionalità, personale e comunitaria sono le seguenti:
- Occorre che ciascun operatore sanitario si attenga a regole condivise nel momento in cui
prescrive questa classe di farmaci, rispettando in primis il principio della "reale necessità",
vale a dire in presenza di un'infezione documentata o presunta a eziologia batterica,
in conformità con quelle che sono le linee guida disponibili a livello nazionale e internazionale,
spesso disattese e che per alcune patologie comuni del bambino prevedono a volte una strategia di "vigile attesa".
- Occorre che venga favorita la diffusione di semplici strumenti diagnostici che consentano, a
ivello ambulatoriale e ospedaliero, una diagnosi rapida che distingua le infezioni batteriche
da quelle virali, tenendo in considerazione il bilancio tra costi e benefici.
- Occorre che venga incentivata la messa a punto di sistemi di sorveglianza sul problema
della resistenza antibiotica a livello locale e nazionale, in rete con organismi internazionali.
- Occorre che la comunità dei medici faccia pressione sugli organismi istituzionali per
favorire campagne informative (permanenti e non estemporanee) rivolte agli stessi medici
ma anche alla comunità dei pazienti sui principi di un uso corretto degli antibiotici,
sulla necessità di adottare eventuali misure efficaci nel prevenire la diffusione del
contagio di alcune malattie infettive, in primis tra queste il corretto lavaggio delle mani.
Le Azioni da attuare da parte delle autorità sanitarie hanno come priorità i seguenti punti:
1. Somministrare agli animali solo gli antibiotici non utilizzati nella medicina umana, e unicamente per azioni terapeutiche.
È fondamentale riservare alla medicina umana le classi di antibiotici più importanti.
2. Bandire l'utilizzo degli antibiotici nell'alimentazione degli animali per accelerarne la crescita.
3. Disciplinare la vendita degli antibiotici destinati alla medicina umana e proibire la loro vendita
senza prescrizione medica in tutti i Paesi del mondo.
4. Proporre agli organismi internazionali (Unione Europea, WHO) un documento per il corretto utilizzo degli
antibiotici, da far firmare ai Ministri della Sanità di tutti i Paesi, che si impegneranno a farlo rispettare.
L'editoriale si conclude con una visione che accomuna il problema della "crisi" degli antibiotici a quella
della crisi economica mondiale.
"La crisi degli antibiotici e il fallimento della comunità nel preservare questa importante risorsa sono
in qualche modo speculari alla crisi che sta attraversando il sistema economico e politico mondiale.
Stessi errori e disattenzioni: l'illusione di risorse infinite; gli sprechi per rincorrere un miraggio
di benessere assoluto; gli abusi di risorse limitate a discapito di luoghi, situazioni, persone e cose;
l'avere ignorato i segnali che presagivano la crisi e che indicavano la necessità di intraprendere
percorsi virtuosi; non ultimo le complicità e gli affarismi che per anni hanno interessato il mondo
dell'industria e gli stessi medici, per poi arrivare a dire che le risorse finanziarie per investire
nella ricerca (nuovi antibiotici) erano finite.
Siamo tutti responsabili di quello che sta accadendo a discapito di persone con malattie gravi che, per
le disattenzioni che abbiamo avuto, rischiano di vedere vanificate in poco tempo tante sofferenze e
speranze. Non è più il momento di vivere complicità e silenzi. Occorre essere per lo meno ragionevolmente
informati e consapevoli".
Marchetti F. Il fallimento della comunità nel tutelare una risorsa fondamentale: gli antibiotici.
Medico e Bambino 2011;7:415-7
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