Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2000 - Volume III - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Alla
ricerca dei celiaci ignoti
Dalla
ricerca ambulatoriale la formazione permanente del pediatra di
famiglia: l'esperienza dell'ACP Milano
*pediatri
di famiglia provincia di Milano
§pediatra
ospedale Predabissi - Vizzolo (MI)
pediatri
partecipanti alla ricerca:
Battilana
MP, Bianco P, Biolchini A, Biondelli G, Brivio L, Cajani MR, Centonze
B, Clerici MA, Colombo M, Crespi L, Curto S, D'Orazio T, De Poli D,
Di Pietro ME, Doro G, Fomia L, Mantegazza M, Marcolini C, Mauri L,
Mazzoleni V, Monolo A, Narducci M, Nova A, Offredi ML, Rabbone L,
Sala E,Saleri L, Sciascia T, Scotti L, Spinelli B, Terenghi A,
Torrieri MG, Vignati B, Zanetto F.
Summary
According
to literature, we identified 32 coeliac disease-related conditions
which can be divided into the following categories: symptoms, signs,
pathologies, instrumental and laboratory tests, familiarity. During
one year, 34 paediatricians in Milan studied 20,805 children; out of
them, 577 showed one or more of the aforementioned conditions. Within
this selected population, 15 were positive to EMA and showed the
hystologic lesions which are typical of celiac disease on their
mucosa. Therefore, within this population, which was selected on the
basis of symptoms, the prevalence of coeliac disease was 1/40. After
this survey, which involved only 1/4 of the paediatricians operating
in Milan, the prevalence of identified coeliac disease passed from
1/1122 to 1/679.
Introduzione
L'evidenza
scientifica suggerisce una frequenza attesa per la malattia celiaca
nella popolazione generale molto superiore (1:200 ed anche meno) a
quella spesso riscontrata nell'attività ambulatoriale
quotidiana (1). Inoltre i recenti approfondimenti degli aspetti
clinici della patologia ne hanno messo in luce la multiformità
di presentazione con il coinvolgimento dei più diversi organi
ed apparati tanto da aver fatto paragonare la celiachia ad un
iceberg, ove la parte visibile –forma classica- ne sottende
un'ulteriore di dimensioni ben superiori –forme atipiche-(2,3).
Da ultimo
si sta sempre più chiarendo l'importanza di diagnosticare e
trattare anche la celiachia con manifestazioni atipiche al fine di
migliorare la qualità della vita del paziente e prevenire le
eventuali complicanze a distanza (osteopenie, infertilità,
malattie autoimmuni e tumorali) (13).
Mossi da
tali considerazioni, a partire dal 1995 all'interno
dell'Associazione Culturale Pediatri – Milano e provincia (ACPM)
iniziavamo un iter formativo specifico in collaborazione con la
prof.ssa A.M.Giunta del Centro di Gastroenterologia della Clinica
Pediatrica II – Università degli Studi di Milano.
Una prima
ricerca in pediatria ambulatoriale, da noi effettuata dal luglio 1995
al giugno 1996, volta ad indagare la correlazione fra celiachia e
difetti dello smalto dentario, si concludeva senza alcuna nuova
diagnosi (tabella 1) (4).
Abbiamo
pertanto ritenuto necessario sviluppare un'ulteriore ricerca che
migliorasse la capacità di osservazione clinica dei
nostri pazienti. La strategia più adeguata per raggiungere
questo scopo è stata individuata nel “testing” , ossia
nello screening sierologico mirato ai pazienti con segni o sintomi
suggestivi di celiachia (5,6).
Obiettivi
Scopo de
“Alla ricerca dei celiaci ignoti” era quello di incrementare le
diagnosi di celiachia tra i nostri pazienti migliorando la capacità
diagnostica del pediatra di famiglia nel contesto della sua attività
routinaria (formazione permanente) (7).
Un
obiettivo ulteriore era costituito dalla possibilità di
stimare la predittività dei singoli sintomi suggestivi di
malattia celiaca riconosciuti in letteratura (8,9).
Materiale
e metodi
La
ricerca è stata proposta ai membri dell' ACPM e vi hanno
aderito 34 colleghi pediatri di famiglia, pari al 25% circa degli
iscritti . Gli aderenti sono stati suddivisi in 6 gruppi
corrispondenti a 6 aree geografiche con un coordinatore definito per
area, responsabile della raccolta dati (figura 1) Questi venivano
inviati trimestralmente a due coordinatori centrali per
l'elaborazione.
Lo
strumento utilizzato per l'identificazione dei pazienti da
sottoporre a testing è stato costruito a partire dalla
rivisitazione della letteratura: ciò ha portato alla creazione
di una griglia informatizzata comprendente tutte le voci correlate
alla celiachia, suddivise in 4 gruppi, seguendo lo schema ordinario
della visita medica: patologie note, sintomi, segni, dati strumentali
(figura 2). La griglia è stata successivamente discussa e
perfezionata nel corso di diversi incontri che hanno avuto lo scopo
di rendere il più possibile omogenea l'interpretazione della
stessa.
Ogni
partecipante allo studio avrebbe valutato la presenza di una o più
voci della griglia in ogni bambino giunto spontaneamente alla sua
osservazione nel periodo luglio 1998 – giugno 1999 (12mesi). I
bambini così selezionati venivano sottoposti ad uno screening
sierologico comprendente dosaggio IgA totali, anticorpi antigliadina
(AGA) di tipo IgA, anticorpi antiendomisio (EMA) (10). Gli
accertamenti dovevano essere eseguiti presso i laboratori di 6 centri
ospedalieri predefiniti (corrispondenti alle 6 zone geografiche
identificate) ove con un'indagine preventiva era stata accertata
l'adeguatezza e l'omogeneità della metodica utilizzata.
I
pazienti risultati positivi allo screening erano avviati per un
secondo prelievo di conferma e successiva biopsia digiunale al Centro
di gastroenterologia della Clinica Pediatrica II dell'Università
degli Studi di Milano. In alcuni casi è stata ritenuta valida
la diagnosi posta presso altri servizi ospedalieri di
gastroenterologia pediatrica, previa rilettura del preparato
istologico presso il Centro di riferimento.
Arruolabili
alla ricerca erano tutti i soggetti in carico a ciascun pediatra
partecipante di età compresa fra 0 a 13 anni compiuti alla
partenza della ricerca stessa. Venivano esclusi i pazienti celiaci
già noti all'inizio dello studio.
Risultati
Nel corso
dello studio sono stati osservati almeno una volta 20.985 bambini su
25.806 arruolabili, pari all'81.3%.
Il numero
di pazienti identificati con l'utilizzo della griglia, e dunque
sottoposti allo screening sierologico, è stato di 577 pari al
2.7%. Di essi 15 sono risultati EMA positivi (di cui 13 AGA IgA
positivi, 2 negativi) e sono stati avviati alla biopsia digiunale che
ha confermato in tutti i 15 casi la diagnosi di celiachia (figura 3).
La prevalenza di celiachia sui 577 casi è risultata pari al
2.6%.
La
tabella 2 mostra i criteri di inclusione identificati nei 577
pazienti sottoposti a screening, suddivisi nelle quattro categorie
presenti nella griglia (sintomi, segni, patologie note, dati
strumentali). Fra i sintomi i più osservati sono stati quelli
gastroenterologici (95%), fra i segni il difetto di crescita(63%),
fra i dati strumentali l'anemia sideropenica resistente a terapia
marziale per os (73%).
La storia
clinica dei casi di nuova diagnosi viene descritta nella tabella 3.
Nessuno di essi rientrava nella definizione di celiachia classica
(sintomi gastroenterologici e/o arresto della crescita entro il
secondo anno di vita). I criteri che hanno permesso di porre diagnosi
sono stati:
- l' anemia sideropenica per 3 casi su 14 screenati,
- il ritardo di guarigione dalle infezioni comuni (2/17)
- le malattie autoimmuni (2/8)
- i sintomi gastrointestinali (6/309)
- il difetto di crescita (1/122).
L'età
media alla diagnosi era 7 anni e 4 mesi.
Discussione
Il lavoro
svolto ha migliorato la nostra capacità diagnostica per la
celiachia: la gran parte delle nuove diagnosi presentava sintomi
sfumati od in precedenza trascurati.
L'importanza
da noi attribuita ai segni gastroenterologici e al difetto di
crescita, probabile retaggio della formazione universitaria, è
dimostrata dall'elevata percentuale di soggetti screenati per
questi segni (309/577), tra i quali solo 6 (1.9%) sono risultati
celiaci. In realtà la celiachia si presenta come una malattia
dallo spettro ben più ampio e spesso poco sospettabile. Nel
nostro studio le malattie autoimmuni, l'anemia sideropenica ed il
ritardo di guarigione da comuni malattie si sono rivelati gli indici
più predittivi (rispettivamente 25%, 21%, 14%).
Considerando
che all'inizio della ricerca erano già noti 23 celiaci
(prevalenza pari a 1:1122), al termine dello studio la prevalenza di
celiachia negli assistiti in carico ai pediatri partecipanti era
divenuta pari a 1:679, il doppio rispetto al valore di ingresso, ma
pur sempre lontano dalla frequenza attesa (1:200) (tabella 4).
La
partecipazione attiva alla ricerca ha comunque generato una
competenza professionale che permane nel tempo e che ha consentito
dalla fine dello studio ad oggi l'effettuazione di ulteriori
diagnosi sia in età infantile che adulta.
La
griglia interpretativa da noi approntata costituisce uno strumento
utile alla diffusione dell'impegno diagnostico ad altri colleghi.
Conclusioni
Il nostro
convincimento a partire dai risultati dello studio è che il
TESTING, ossia uno screening mirato ai sintomi, sebbene permetta di
incrementare il numero di pazienti celiaci diagnosticati, non
consente di ottenere risultati pienamente soddisfacenti in quanto
ancora troppo lontani dall'atteso.
Se
l'intendimento del nostro operare è il raggiungimento della
totalità delle diagnosi, l'unico strumento efficace è
lo screening esteso alla popolazione generale, ritenuto ormai
necessario da parte di numerosi autori (11,12,13).
Sino al
momento in cui lo SCREENING non sarà approntato , il TESTING,
con uno strumento quale quello da noi utilizzato, rimane la migliore
strategia possibile in quanto sottende uno specifico lavoro di
formazione attiva degli operatori, di riflessione critica e paragone
in merito ai risultati raggiunti. Ovvero: “solo chi conosce
RIconosce”.
Ringraziamenti
Si
ringraziano per il prezioso contributo: la Sezione Lombardia
dell'Associazione Italiana Celiachia (AIC), la prof.ssa A.M.
Giunta, la d.ssa L.Prampolini, la d.ssa G.Vassallo.
Bibliografia
1) Greco
L, Maki M, Di Donato F, Visakorpi JK,“Epidemiology of celiac
disease in Europe and the Mediterranean area” in Auricchio S.,
Visakorpi JK., eds: “Common food intollerances: epidemiology of
celiac disease” Basel, Karger, 25-44, 1992.
2) Raitsh
IM, Fabiani E, et al. “Celiac disease in the year 2000: exploring
the iceberg” Lancet 343, 200-203, 1994.
3) Bottaro
G et al. “I casi tipici di malattia celiaca del bambino: risultati
di uno studio multicentrico nazionale” RIP 21/5, 3, 1995.
4) Narducci
M, Battilana MP, Offredi ML, Castelli L. “Diagnosi di celiachia
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5) Andreotti
F, Baggiani A, Fusco F, Sambugaro D, Ventura A. “Cercare la
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7) Collin
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8) Greco
L. “Celiachia in cielo, in terra, in mare” Quaderni ACP vol. IV°,
40-42, 1997.
9) Ventura
A, Martellossi S, Not T “Il big bang della celiachia” Medico e
Bambino 2, 17-23, 1996.
10)
Cataldo F, Ventura A, Lazzari R et al. “Antiendomysium and
antigliadin antibodies: solved and unsolved questions” Acta
Pediatrica 84, 1125-31, 1995.
11)
Catassi C “Giudizio sospeso sullo screening della celiachia”
Occhio Clinico Pediatria 10, 5-6, 1999.
12)
Ventura A, Tommasini A. “Celiachia: screening sì, screening
no, o cosa?” Editoriale Medico e Bambino 1, 2000.
13)
Ciacci C “Lo screening della celiachia: le ragioni del medico
dell'adulto” Medico e Bambino 1, 26-28, 2000.
Tabella
1
Diagnosi
di celiachia atipica attraverso il rilievo di difetti dello
smalto dentario
Dati
relativi a 12 mesi di studio | |
Pediatri
aderenti allo studio | 49 |
Pazienti
di età 8-14 anni inclusi nello studio | 7.037 |
Pazienti
con alterazioni dello smalto dentario di 2° grado | 39 |
AGA e
EMA negativi | 29 |
AGA
negativi | 5 |
Indagini
rifiutate | 5 |
Tabella
2 risultati dello studio
Tabella
3 caratteristiche dei celiaci scoperti nella ricerca
Tabella
4 Prevalenza della malattia celiaca
Prima
dello studio
Alla fine dello studio
Valore atteso
1:1122
1:679
1:200
Figura
1 Aree geografiche di sviluppo della ricerca

Figura
2 Griglia informatizzata per la raccolta dati

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