Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2012 - Volume XV - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Incremento
delle transaminasi in un bambino con ipofibrinogenemia congenita e
ipobetalipoproteinemia famigliare
1U.O.
Pediatria, Ospedale G.B. Morgagni - L. Pierantoni, AUSL di Forlì
2Dottorato
in Imaging Multimodale in Biomedicina, Università di Verona,
Verona
Indirizzo
per la corrispondenza: e.valletta@ausl.fo.it
Abnormal
transaminases in a child with congenital hypofibrinogenemia and
familial hypobetalipoproteinemia
Key words Transaminases, Hypocholesterolemia, Hypofibrinogenemia, Hypobetalipoproteinemia, Apolipoprotein B
Abstract
The article reports the case of a 32-month child, born at the 28th week of gestational age, with a slight persistent increase in AST and ALT since the 11th month of age, hypofibrinogenemia and initial growth delay. Investigations excluded common causes of transaminase alteration and showed severe hypocholesterolemia and hypotrigliceridemia and absence of apoB 100, LDL and VLDL. Biochemical findings were consistent with familial hypobetalipoproteinemia, even if known mutations of MTP and APOB genes were not found. Low fibrinogen levels were due to a rare heterozygous mutation of the FGG gene (fibrinogen Aguadilla) that is probably responsible for hepatocellular damage. The diagnostic approach to the child with abnormal transaminases was briefly summarized and two rare diseases and their possible pathogenetic linkage were reviewed. |
|
Riassunto
Descriviamo
il caso di un bambino di 32 mesi, ex-prematuro, che dagli 11 mesi di
età mostra un persistente, moderato incremento di AST e ALT,
un'ipofibrinogenemia e una lieve flessione della curva di crescita.
Gli accertamenti consentono di escludere le più comuni cause
di ipertransaminasemia mentre emerge un'importante
ipocolesterolemia con ipotrigliceridemia, apolipoproteina B100
indosabile e assenza pressoché completa di LDL e VLDL. Il
fenotipo è quello della abetalipoproteinemia ma gli
accertamenti sui genitori indirizzano piuttosto verso una
ipobetalipoproteinemia famigliare. Le indagini genetiche sul gene MTP
e sul gene APOB sono risultate, tuttavia, negative. Il difetto di
fibrinogeno è, invece, espressione di una rara mutazione
eterozigote del gene FGG (fibrinogeno Aguadilla) verosimilmente
responsabile del danno epatocitario. Questo caso, partendo
dall'approccio al bambino con ipertransaminasemia ci consente di
richiamare alla memoria due patologie rare e discuterne gli aspetti
patogenetici di possibile correlazione.
L'incremento
delle transaminasi (AST e/o ALT) in un bambino apparentemente in
buona salute è evento non raro che impone di escludere un
piccolo numero di patologie significative1. E' per lo
più espressione di un danno dell'epatocita (anche solo di
alterata permeabilità della membrana cellulare) anche se l'AST
è ben rappresentata nel cuore, muscolo scheletrico, rene,
cervello ed eritrociti e l'ALT è, in minor misura,
rinvenibile nel muscolo scheletrico e nel rene. Pur escludendo le
epatopatie acute con elevazione importante (>10x) degli enzimi –
spesso con incremento degli indici di colestasi (ALP, GGT e
bilirubina) – secondarie a grave insulto tossico, ischemico o
virale, anche i modesti ma persistenti movimenti delle transaminasi
meritano attenzione1,2. I problemi possono essere diversi;
alcuni più comuni (virus dell'epatite, CMV, EBV, rotavirus,
steatosi epatica del bambino obeso, celiachia), altri meno frequenti
ma clinicamente rilevanti (epatite autoimmune, deficit di alfa-1
antitripsina, malattia di Wilson, fibrosi cistica, distrofia
muscolare). O ancora più inattesi, come nel caso che qui
descriviamo.
D. nasce
primogenito (dopo una prima gravidanza abortita spontaneamente a 6
settimane) a 28 settimane per grave gestosi. Il peso è 860 g,
ma dopo un breve periodo di ventilazione meccanica viene dimesso
senza ulteriori problemi con un peso di 1990 g. Nei mesi successivi
non ci sono eventi di rilievo, allattamento misto con svezzamento
regolare, discreta tendenza al recupero ponderale e sviluppo
psicomotorio compatibile con la sua grave prematurità. Durante
i controlli di routine, a 11 mesi di età, emerge un modesto
incremento di AST (65 U/L) e ALT (84 U/L) in apparente benessere che,
per il momento, non desta preoccupazione. A due anni di vita, gli
esami fatti per un iniziale rallentamento della curva di crescita
(Figura
1) ripropongono l'ipertransaminasemia (AST 135 U/L,
ALT 196 U/L) in assenza di colestasi. La sierologia per epatite
A-B-C, EBV, CMV e celiachia è negativa, alfa-1 antitripsina,
rame e ceruloplasmina sono nei limiti di norma. A sorpresa emerge
un'ipofibrinogenemia (65 mg/dl) e un modesto allungamento del PT in
assenza di qualsiasi episodio anamnestico di prolungato
sanguinamento. Siamo ormai a 32 mesi di età e, d'accordo con
la Pediatra, decidiamo di ricoverare il bambino.
D. ha
l'aspetto comune a molti bambini che hanno avuto un inizio
difficile: un po' piccolo (87 cm, 2° cent.), un po' magro (11.3
kg, 5° cent.), ma in buone condizioni, vivace, collaborante, non
parla molto, ma si fa capire bene a gesti. L'obiettività
generale è priva di elementi di rilievo ed il fegato è
poco oltre l'arcata costale. Completiamo la lista delle ipotesi
ancora da esplorare (fibrosi cistica, malattie metaboliche,
autoimmunità, funzione e sintesi epatica, funzione tiroidea,
enzimi muscolari), ma già gli esami di routine ci danno
un'indicazione importante. Colesterolo (27 mg/dl; v.n. <200) e
trigliceridi (13 mg/dl; v.n. <150) sono molto bassi, le
transaminasi sono come al consueto (AST 146 U/L, ALT 184 U/L) senza
segni di colestasi e con funzione epatica conservata, si confermano
l'ipofibrinogenemia (67 mg/dl (v.n. 150-400)) e la lieve
alterazione coagulativa (PT-INR 1,56 (0,83-1,11), APTT 0,95
(0,85-1,17)) non responsiva alla vit. K. L'alvo è regolare,
chimotripsina ed elastasi fecali sono normali, non c'è
steatorrea, il test del sudore è negativo, vit. A e D sono
normali e la vit. E (0,29 mg/dl (0,31-0,90)) è di poco
inferiore ai limiti di norma. L'ecografia epatica non mostra segni
di steatosi. Le situazioni nelle quali colesterolo e trigliceridi
possono essere così bassi sono poche e il capitolo
dell'abetalipoproteinemia (ABL) ben si adatta al nostro caso. Il
dosaggio delle apolipoproteine conferma l'ipotesi: apo A1 è
a 0,64 g/l (>1), apo B100 è a concentrazioni indosabili
(0,6-1,4 g/l) e il lipidogramma mostra la totale assenza delle LDL e
delle VLDL e una sensibile riduzione delle HDL. Interessante, perché
verosimilmente testimone di una residua attività dell'Apo
B48, la comparsa di una banda chilomicronica e di un siero lipemico
in uno dei due campioni testati. Cerchiamo l'acantocitosi nello
striscio di sangue periferico e, ulteriore conferma, la troviamo
(Figura 2). Non resta che testare i
genitori per chiarire se siamo di fronte ad una ABL classica
(autosomica recessiva) o ad una ipobetalipoproteinemia famigliare
(IBLF) in forma omozigote. Le alterazioni dell'assetto lipidico che
emergono fanno propendere per la seconda ipotesi (Tabella
I) con una situazione di parziale difetto dell'apoB 100 in
entrambi i genitori. L'ipotesi di una ipofibrinogenemia congenita
sembra trovare conferma in una ridotta concentrazione di fibrinogeno
nel prelievo paterno (135 mg/dl) (Tabella
I). Nella storia neonatale del bambino recuperiamo
soltanto una ipofibrinogenemia (49 mg/dl) già allora presente,
con transaminasi sostanzialmente normali.
Alcuni
dati ematochimici relativi al bambino e ai genitori | ||||||
Colesterolo
(mg/dl) |
Trigliceridi
(mg/dl) |
ApoB
100
(g/L)
(vn
0.6-1.4) |
ApoA
1
(g/L)
(vn
>1)
|
Fibrinogeno
(mg/dl)
(vn
150-400) |
PT/APTT | |
Probando
|
27 |
13 |
indosabile |
0.6 |
67 |
↑ /
N |
Padre
|
137 |
67 |
0.66 |
1.36 |
135 |
N/N |
Madre |
150 |
48 |
0.66 |
1.43 |
369 |
N/N
|
Concludiamo,
quindi, per una IBLF associata a un ipofibrinogenemia congenita
eterozigote. Visita oculistica e fundus, RNM encefalo, EEG,
elettromiografia e potenziali motori e somatosensitivi escludono, al
momento le principali complicanze dell'abetalipoproteinemia. Dopo
infusione di fibrinogeno concentrato vengono prelevate, in
endoscopia, biopsie duodenali che non evidenziano significativo
accumulo di lipidi negli enterociti sia alla microscopia tradizionale
che a quella elettronica. Decidiamo di integrare l'apporto di vit.
E per os monitorando i livelli delle vitamine liposolubili e forniamo
una piccola quota di grassi MCT con la dieta.
Dal punto
di vista genetico, viene esclusa un‘abetalipoproteinemia per
l'assenza di mutazioni patogenetiche a carico del gene codificante
la proteina microsomiale di trasferimento dei trigliceridi (MTP), ma
anche il sequenziamento completo del gene APOB non evidenzia
mutazioni significative per IBLF. L'ipofibrinogenemia risulta,
invece, secondaria ad una mutazione (γ375 Arg→Trp) del gene FGG
che sintetizza per la catena gamma del fibrinogeno e che produce una
proteina strutturalmente modificata (fibrinogeno Aguadilla) e
potenzialmente epatolesiva per accumulo nel reticolo endoplasmatico
degli epatociti.
Oggi D.
ha 5 anni, ha un lieve ritardo psicomotorio globale, pesa 15 kg ed è
alto 105 cm con un andamento regolare poco sopra il 3° centile
(Figura
1). Il colesterolo è 63 mg/dl, trigliceridi 24
mg/dl, AST 127 U/L e ALT 130 U/L, normali concentrazioni di vit. A, D
ed E. Il fibrinogeno è 66 mg/dl e non si sono mai verificati
episodi emorragici. All'ecografia il fegato mantiene ancora
un'ecostruttura omogenea senza apprezzabile steatosi.


Figura
1. Andamento delle curve di crescita pondero-staturale (rif.:
www.who.int/childgrowth).

Il caso
descritto, pur nell'eccezionale convergenza di due patologie rare,
si presta ad alcune considerazioni di interesse pratico. Le
transaminasi sono spesso incluse negli esami “di routine” ed è
piuttosto frequente, anche nel bambino, incappare in un loro inatteso
incremento. In questi casi, è difficile ignorare il dato anche
se l'alterazione riguarda uno solo dei due markers (più
probabilmente l'AST) o se è di modesta entità. In
realtà, l'innalzamento delle transaminasi è un indice
sensibile di interessamento epatico, ma è di scarso aiuto nel
discriminare le diverse cause del problema, come già ben
descritto in due recenti lavori di revisione di Maggiore3,4.
Il nostro caso si identifica nella cosiddetta sindrome citolitica
cronica pura, con moderata (2-10 x N) e persistente elevazione delle
transaminasi, senza evidente coinvolgimento delle vie biliari4.
Capitolo che include un discreto numero di patologie oltre alle forme
che restano “idiopatiche” al follow-up sfuggendo ad
un'identificazione causale5.
L'ipofibrinogenemia
che, insieme all'elevazione delle transaminasi, ha dato il via alle
indagini non era espressione di un difetto globale di funzione
epatica, ma di un'alterazione geneticamente determinata della
sintesi del fibrinogeno ereditata, con tutta evidenza, dal padre (Box
1)6. L'analisi genetica ha consentito di
identificare una rara mutazione del gene FGG (cromosoma 4) che
codifica per un proteina (fibrinogeno Aguadilla) recentemente
descritta e che è in grado di dare danno epatico per
deposizione di fibrinogeno all'interno del reticolo endoplasmatico
degli epatociti7-10. Il meccanismo sarebbe simile a quello
che porta, nei difetti congeniti di
α-1 antitripsina, all'accumulo
della proteina anomala e al conseguente danno epatico. I rischi di
sanguinamento spontaneo sono modesti, essendo i livelli stabilmente
>50 mg/dl, soglia di sicurezza raccomandata anche in caso di
procedure invasive o chirurgiche11,12. Più concreto
sembra, invece, il rischio di un danno epatico evolutivo, già
noto in pazienti adulti, ma segnalato anche in età
pediatrica7,9,10,13.
Difetti
congeniti del fibrinogeno (FI)
Si
distinguono sulla base delle concentrazioni plasmatiche in: 1)
difetti quantitativi o di tipo I (ipofibrinogenemia e
afibrinogenemia) caratterizzati da ridotti livelli o assenza
completa di FI immunoreattivo e 2) difetti qualitativi o di tipo
II (disfibrinogenemia e ipo-disfibrinogenemia) con livelli normali
o ridotti di FI associati ad una sua ridotta attività
funzionale. Sono disordini legati a mutazioni all'interno dei 3
geni (FGA, FGB e FGG) situati sul cromosoma 4q28-30 che codificano
le 3 catene del FI (Aα, Bβ e γ). L'afibrinogenemia (frequenza
1:1 milione) e l'ipofibrinogenemia sono espressione dello stato
di omo- o eterozigote di un carattere autosomico recessivo mentre
la disfibrinogenemia ha una trasmissione di tipo autosomico
dominante. Sono note due mutazioni del gene FGG (Brescia e
Aguadilla) in grado di determinare danno epatocitario cronico per
deposizione ed infarcimento del reticolo endoplasmatico.
L'afibrinogenemia si accompagna ad un marcato allungamento di PT
e APTT e può esordire in epoca neonatale con sanguinamento
spontaneo dal cordone ombelicale o dalle mucose mentre
l'ipofibrinogenemia ha una minore tendenza al sanguinamento che
può verificarsi, ad esempio, nel corso di procedure
invasive. In tale occasione è opportuno mantenere le
concentrazioni di FI >50 mg/dl con infusione e.v. di FI
concentrato e utilizzare antifibrinolitici (ac. tranexamico o
aminocaproico). |
I bassi
livelli di colesterolo e trigliceridi, emersi nel corso delle
indagini, sono inusuali e possono essere secondari ad alcune
patologie rilevanti (tumori, TBC, anemie gravi, importanti stati
infiammatori o infettivi, ipertiroidismo, malassorbimento e
malnutrizione gravi) o a difetti congeniti della sintesi del
colesterolo o delle lipoproteine14,15. Gli accertamenti ci
consentivano di escludere la prima ipotesi e anche la seconda
sembrava improbabile, considerata l'assenza delle note
sindromico-malformative che spesso accompagnano le alterazioni
congenite della biosintesi del colesterolo. Eseguito un lipidogramma
e dosate le apolipoproteine, l'abetalipoproteinemia – o meglio
l'IBLF - è emersa come la diagnosi più probabile (Box
2). In realtà, l'ABL classica e l'IBLF omozigote
sono clinicamente indistinguibili e, nell'attesa della conferma del
difetto genetico (sul cromosoma 4 (gene MTP) per l'ABL, sul 2 (gene
APOB) per l'IBLF) l'assetto lipidico e il dosaggio dell'apoB
100 nei genitori ci avevano fatto propendere per la seconda.
Tuttavia, lo scanning di entrambi i geni non ha consentito di
identificare alcuna mutazione patogenetica nota. Interessante anche
l'assenza di steatorrea, a cui corrisponde un assetto vitaminico
liposolubile pressoché normale, la comparsa di una banda
chilomicronica postprandiale al lipidogramma e l'assenza di
depositi lipidici all'interno degli enterociti. Questo potrebbe
essere compatibile con una residua sintesi intestinale ed attività
dell'apoB 48 (o di frammento comunque funzionalmente attivo) che
consente l'inclusione dei lipidi alimentari nei chilomicroni e il
loro, almeno parziale, assorbimento15-17. Non c'è
steatosi epatica ecograficamente evidente, così come non vi
sono segni di coinvolgimento neurologico (atassia, neuropatia
periferica) e oftalmico (retinite pigmentosa) che si manifestano,
generalmente dopo la prima decade di vita. Questi ultimi sono
conseguenti all'alterata composizione lipidica delle membrane
cellulari e ad un progressivo processo di demielinizzazione che può
essere, almeno in parte, contrastato dalla generosa supplementazione
con vit. E18. Anche l'acantocitosi, espressione di un
disturbo dei lipidi di membrana e di carenze vitaminiche, è
assai evidente nello striscio periferico del bambino e in una piccola
percentuale (<5%) di eritrociti nei genitori.
Patologia
legata a difetti in diversi loci genetici deputati alla sintesi
delle apolipoproteine B (apoB). L'apoB 100 è sintetizzata
nel fegato ed è essenziale per la formazione di LDL e VLDL,
l'apoB 48 è sintetizzata nell'intestino e consente di
veicolare i trigliceridi all'interno dei chilomicroni. In
assenza delle apoB i lipidi (colesterolo e trigliceridi) tendono
ad accumularsi nel fegato (deficit di apoB 100) e nell'intestino
(deficit di apoB 48). Si distinguono due entità nosologiche
prevalenti: l'abetalipoproteinemia (ABL) classica e
l'ipobetalipoproteinemia famigliare (IBLF). L'ABL (autosomica
recessiva, frequenza <1:100.000) è legata all'assenza
dell'attività della proteina di trasferimento
microsomiale dei trigliceridi (MTP) codificata sul cromosoma
4q22-24. Gli eterozigoti sono asintomatici e hanno normali livelli
di lipidi e lipoproteine plasmatici. Le manifestazioni cliniche
sono gastrointestinali (malassorbimento dei grassi, scarsa
crescita, ridotto assorbimento delle vitamine liposolubili,
steatosi epatica), ematologiche (acantocitosi, deficit
coagulazione vit. K – dipendente), neurologiche (atassia,
neuropatia periferica) e oftalmiche (retinopatia pigmentosa).
L'IBLF (autosomica dominante, frequenza: eterozigoti 1:3000,
omozigoti 1:1 milione) è legata ad oltre 60 mutazioni
diverse del gene APOB sul cromosoma 2 che determinano la
produzione di apoB tronche con limitate capacità di
trasporto dei lipidi. In alcuni casi (persistenza di apoB 48) vi
può essere comparsa postprandiale di lipoproteine
plasmatiche contenenti trigliceridi. Gli omozigoti hanno
manifestazioni cliniche simili ai pazienti con ABL con progressivo
danno epatico, neurologico ed oftalmico. Gli eterozigoti hanno
ridotti livelli di LDL e apoB e quadri clinici intermedi. La
terapia di queste forme consiste nella limitazione dei lipidi
nella dieta, nell'uso di grassi a media catena (MCT) e nella
supplementazione con vitamine liposolubili (vit. E in
particolare). |
Box
2. |
Difficile,
a questo punto, stabilire una connessione tra i due difetti e ancor
più una prognosi di lungo termine. Se, da un lato, livelli
elevati di fibrinogeno, colesterolo e apoB incrementano il rischio di
malattia coronarica, poco o nulla emerge nel senso di un difetto
opposto19. Sintesi del fibrinogeno, apoB, metabolismo dei
lipidi e degli acidi grassi sono certamente connessi a livello del
reticolo endoplasmatico degli epatociti, ma a parte un gruppo
famigliare i cui componenti erano alternativamente affetti da una
IBLF e da un'a/ipofibrinogenemia20 la letteratura
riporta un solo paziente che presentava contemporaneamente i due
difetti. Il bambino descritto da Sogo e coll.10 aveva,
infatti, oltre all'ipertransaminasemia, un'ipofibrinogenemia da
mutazione Aguadilla e un'ipobetalipoproteinemia in assenza (come
nel nostro paziente) di mutazioni note sui geni MTP e APOB. Alla
biopsia epatica, il danno appariva legato all'accumulo di
fibrinogeno all'interno del reticolo endoplasmatico degli
epatociti, con un discreto grado di infiammazione e di fibrosi
portale. Gli Autori ipotizzano che un disturbo nel funzionamento del
reticolo endoplasmatico delle cellule epatiche sarebbe in grado di
alterare la sintesi o l'assemblaggio dell'apoB e dei lipidi
contribuendo a determinare l'ipobetalipoproteinemia. Questo
potrebbe rendere ragione dell'assenza di mutazioni sui geni MTP e
APOB e identificare nel solo accumulo di fibrinogeno la causa prima
del danno epatocellulare. Peraltro, l'ipotesi di Sogo e coll. non
sembra del tutto coerente con il nostro caso nel quale non è
stata osservata alcuna anomalia nei livelli di altre proteine
sintetizzate nel reticolo endoplasmatico degli epatociti
(ceruloplasmina e α-1 antitripsina) e non spiega i bassi livelli di
apoB nella madre di D. pur in assenza di alterazioni del fibrinogeno.
Il caso di Sogo e coll. ed il nostro sono, inoltre, i due soli casi
di epatopatia da accumulo di fibrinogeno nei quali sia stata
segnalata una ridotta sintesi di apoB. L'estrema rarità
dell'associazione non esclude la possibilità di una variante
fenotipica legata, forse, ad una seconda mutazione genetica che
renderebbe inefficace il sistema di clearance del fibrinogeno da
parte del reticolo endoplasmatico in alcuni soggetti21, ma
tiene anche aperta l'ipotesi di un distinto difetto genetico nella
sintesi dell'apoB non ancora identificato.
Nel
nostro paziente, a cinque anni di età, non ci sono ancora
segnali di rilevante compromissione del fegato e abbiamo convenuto di
procrastinare una biopsia epatica che avrebbe oggi un significato
forse speculativo, ma scarsa rilevanza terapeutica.
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Ringraziamenti
Le
indagini sul gene MTP e APOB sono state eseguite nel Dipartimento di
Scienze Biomediche – Sezione di Patologia Generale dell'Università
di Modena e Reggio Emilia (prof. Patrizia Tarugi). Le indagini sul
gene FGG sono state eseguite nel Dipartimento di Biologia e Genetica
e Genetica per le Scienze Mediche dell'Università degli
Studi di Milano (prof. Stefano Duga). Grazie alla dott.ssa Stella
Schena per avere condiviso con noi la storia di D., al dott.
Pierluigi Marradi per la consulenza ematologica, al prof. Giuseppe
Lippi e alla dott.ssa Antonella Bassi per l'interpretazione del
lipidogramma. Il caso è stato presentato a “Casi
indimenticabili in pediatria ambulatoriale”, Vicenza, 6 Febbraio
2009.
Vuoi citare questo contributo?