Recensioni

Sbagliare da professionisti
Storie di errori e fallimenti memorabili.


autore: Massimiano Bucchi
Editore: Rizzoli, 2018, €18, 222 pagine

Fenomenologia dell’errore. Massimiano (attenti a non sbagliare a pronunciare il suo nome!) Bucchi in questo libro, a tratti veramente divertente, prende in considerazione una serie incredibile di errori, da quelli di Fermi ed Einstein, all’errore seriale del videotelefono, ai più recenti flop dei google glass e del segway; ma anche il più clamoroso errore del mondo dello spettacolo, quando un manager della Decca scartò in un provino (udite, udite!) i Beatles. Per finire con il rigore sbagliato da Baggio nella finale dei Mondiali di calcio del 1994.
La scelta di queste ed altre storie (il fallimento della Kodak, l’errore di comunicazione che creò una breccia nel muro di Berlino, tanti errori medici, come quello dell’ortopedico che amputò la gamba sbagliata) risponde, secondo l’autore, a tre obiettivi principali.
Primo, riconoscere l’errore come un processo collettivo. Anche un rigore od un intervento chirurgico fallito, nella loro linearità, sono spesso il terminale di situazioni, contesti, pratiche che hanno reso possibile l’errore. Secondo, evidenziare che parlare di errori significa fondamentalmente parlare del nostro modo di guardare agli errori, il nostro punto di vista. L’errore o il fallimento per qualcuno (il rigore di Baggio), può essere un successo per qualcun altro (il Brasile che vinse il mondiale). Un macabro adagio della professione medica recita: “operazione riuscita, paziente morto”. A questo proposito, Francesco Bacone morì di polmonite nell’esperimento di surgelare un pollo. Sul letto di morte annotò: “l’esperimento è perfettamente riuscito, peccato che io stia morendo”. In generale il nostro modo di guardare agli errori oscilla spesso fra due estremi. Uno è naturalmente negativo: l’errore è una uscita di strada, un fallimento dei nostro progetto iniziale.
L’altro, è più positivo: l’errore è un momento di passaggio, una caduta da cui ci rialzeremo più forti ed entusiasti di prima “sbagliando si impara”).
Il terzo obiettivo è quello di mettere in discussione entrambe queste mitologie dell’errore, rivelatrici del profondo disagio della nostra società a considerare l’errore, quasi fosse un tabù da rimuovere od “addomesticare”. Si può riconoscere ed accettare l’errore per quello che è e non come qualcosa che ostacola o prelude a qualcosa d’altro? Massimiano Bucchi, sociologo, insegna Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento. Scrive di scienza su “al Repubblica” e “la Stampa” e collabora con Superquark. Ha scritto anche il simpaticissimo “Il pollo di Newton. La scienza in cucina” e l’interessante “Come vincere un Nobel. Il premio più famoso della scienza”.
Leggete e divertitevi.

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