Eccoci.
Medico e Bambino si sveglia, allo scampanio dell’anniversario
di New England Journal of Medicine, come il topolino si risveglia
al passaggio dell’elefante del rajà. Quell’elefante è
stato da sempre uno dei punti di riferimento del topolino: la medicina
che va avanti, il sapere che va avanti, il bisogno di onestà,
di pulizia culturale e morale, di equità, di condivisione. Il
bisogno di una cultura “universale” da riversare nella piccola
provincia italiana. L’elefante compie 200 anni, un’eternità, anche
per un pachiderma così antico del Mondo; e così anche il
topolino si accorge di avere appena compiuto i suoi trent’anni,
un’eternità per un topolino. Se ne accorge giusto in tempo,
nel febbraio 2012: il primo numero della rivista è infatti datato
febbraio 1982; ma cosa volete, è solo un topolino. Si guarda
indietro, guarda le tappe della sua breve storia; si festeggia
anche lui, per essere ancora vivo.
Medico e Bambino ha avuto una nascita controversa, combattuta
e vissuta, nel ricordo dei protagonisti di allora in maniera
contraddittoria. Il suo spirito, se anche un topolino ha uno spirito,
è nato abbastanza prima di lui; nel 1978, dopo il primo corso
nazionale (SIP) a Catanzaro: nato dal bisogno della pediatria
di una ri-alfabetizzazione, nato dalla costanza e dall’impegno,
quasi eroico, di alcuni pediatri del Sud, Pasquale Alcaro prima
di tutti, e da un lavoro preparatorio, concettuale e organizzativo
con incontri di lavoro anche al Nord, che era arrivato alla definizione
dei compiti e della struttura della Rivista fino all’individuazione
di un editore indipendente e al finanziamento, per il
primo anno, di una rivista senza pubblicità, in cinquemila copie,
se ricordo bene, già quasi un miracolo. Ma, se la Rivista doveva
servire per migliorare la salute di bambini (che erano curati,
allora, prima che nascesse il Pediatra di famiglia, dal medico
mutualista), sarebbe dovuta arrivare anche a lui, al “generico”;
e allora sarebbe occorso un impegno economico “impossibile”.
E allora è successo, miracolo ancora più grande, che una piccola
casa editrice, l’Edifarm, editrice, lo dice la parola stessa, di messaggi
essenzialmente farmaceutici, e in particolare editrice della
Rivista Medico e Paziente, nella persona del suo editing manager,
Romolo Saccomani, ha proposto a Rino Vullo, e attraverso
lui alla ACP, ancora in crisi di identità, non più elitaria, ma
non ancora popolare, di pubblicare una rivista per 78.000 medici.
C’è stato un breve conflitto tra puristi (mai la pubblicità!) e
realisti (la pubblicità aperta non è un mostro, abbiamo la garanzia
di una assoluta indipendenza tra quello che scriviamo e
le inserzioni pubblicitarie). Ed è nata Medico e Bambino, con
l’impegno, e la speranza, di noi che ci lavoravamo, di rimanere
autentici, indipendenti, legati ai bisogni reali, credibili, utili.
Autentici, indipendenti... sì, non potrebbe essere diverso, tanto
più oggi, che l’Edifarm ci ha mollato, perché il nostro bilancio
era disperatamente in rosso... Credibili, utili... speriamo di
sì, speriamo di esserlo, anche se è sempre più difficile, con la
concorrenza delle Riviste gratuite, anche buone, qualcuno ben
le farà vivere, con l’allargamento delle conoscenze, col gap,
sempre incerto tra il vero, il nuovo e l’utile, e col conflitto tra l’interesse
vero dell’utente, del malato, anzi dell’uomo, e l’interesse,
anche quello vero, troppo vero, delle Grandi Case (interesse
che certo non si esprime attraverso l’innocente pubblicità,
che in quanto esplicita resta per sua natura innocente)...
Capillari, certo un po’ meno di quando uscivamo in 78.000 copie,
adesso siamo a un po’ meno della decima parte, ma anche
così quasi la metà della Pediatria ci legge e le tocca pagare
per questo un abbonamento non certo simbolico.
Legati ai bisogni reali... guardate qualcuna delle copertine dei
vecchi numeri. Leggete, se avete pazienza, i titoli degli articoli
pubblicati; quasi tutti di problemi al tempo stesso concreti e
avanzati, in progress. E poi, se notate, molti dei numeri sono associati
a incontri “storici”, Cesena, Copanello, Perugia, Tarquinia,
Spoleto. Era tutta una rete di informazione/formazione,
una sorta in Internet prima di Internet, che copriva l’Italia, un
vento di trasformazione di cui Medico e Bambino, come un’arpa
eolica, raccoglieva la voce, e la diffondeva. Troppo poetico?
Ma era così.
Vorrei fermarmi su un numero speciale, quello dei 10 anni. È
stato veramente un numero speciale, di una Pediatria non confrontabile
con quella di 10 anni prima; una Pediatria che si
guardava attorno; alla sua crescita, al suo passato, all’idea
del suo futuro. Il grafico in ascesa sulla copertina, non sono riuscito
a capirlo. In realtà, tutto era stato in discesa, in quel decennio;
la patologia, la mortalità, i ricoveri, la durata della
degenza, il tempo tra la comparsa di sintomi e il ricovero.
Quella che cresceva era la speranza, l’entusiasmo: si immaginava,
e così non è stato, che ci sarebbe stata la salute per tutti
nell’anno 2000.
E Medico e Bambino si pone, già allora, il problema di se
stesso, che è il problema di sempre: quello di restare fedele
a se stesso nella diversità del mondo (della salute) che cambia.
Ecco un pezzetto dell’editoriale di quel numero: ...
“Medico e Bambino vuol continuare ad essere qualcosa di
diverso da una Rivista”. Coerentemente con la sua origine
vuole essere uno soltanto dei mezzi di comunicazione tra i
pediatri, in un sistema multimediale di scambi. Gli incontri,
organizzati in suo nome e in nome dell’ACP nel corso degli
anni (da quando è nato Medico e Bambino ne avremo fatti
una cinquantina), così diversi uno dall’altro, costituiscono
una rete di appuntamenti che ci permettono di mantenere la
Rivista sempre sufficientemente nuova e sufficientemente
eguale a se stessa...
Certo, credibili e utili siamo stati, e problematici, e aperti al nuovo,
e disponibili a metterci in discussione, quando il resto della
letteratura pediatrica italiana quasi non c’era, e quando la
cultura pediatrica ancora arrancava.
Vogliamo farvi vedere questo grafico storico, che conserviamo
come una bandiera in Redazione; è stato raccolto, naturalmente,
da un ente non di parte; e, come vedete, ci collocava
anni luce dalle altre riviste disponibili sulla piazza.
Fatica, fatica restare all’altezza: aiutateci voi. Sì, ci avete sempre
aiutato; sì, siete stati la nostra ricchezza. Sì, voi eravate
sempre presenti, con le vostre lettere, che muovevano le acque
quando erano troppo tranquille. Sì, abbiamo imparato
per insegnare; abbiamo capito quanto eravamo ignoranti
quando abbiamo voluto rendere un po’ meno ignorante l’Italia
di allora. Sì, ci avete dato questo motivo di vita. Non l’ultimo.
Grazie. Grazie.
Franco Panizon
Medico e Bambino