Bambini iperattivi, concentrazione si allena con un videogame
Col neurofeedback “vedono” proprio cervello mentre si concentra

Contro la sindrome da iperattività e deficit di attenzione (ADHD) funziona uno speciale "videogame" che aiuta il bambino a concentrarsi con un sistema molto speciale che consente di "vedere" il proprio cervello in azione mentre il piccolo si sforza di focalizzare l'attenzione sul gioco.
Si tratta di un esperimento di 'neurofeedback' senza precedenti che ha coinvolto 102 bambini, un vero e proprio trial clinico i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Pediatrics. La sperimentazione è stata condotta da Naomi Steiner, dell'ospedale pediatrico Floating Hospital presso il Tufts Medical Center.
Il neurofeedback è una tecnica ormai più volte testata per svariati disturbi (tra cui anche la depressione) che serve per ''addestrare'' il cervello a funzionare in una certa maniera. In breve, l'attività neurale di un individuo che esegue il neurofeedback viene tradotta in stimoli visivi e sonori: in questa maniera l'individuo può sentire e vedere il proprio cervello in azione e quindi può adoperarsi per farlo funzionare meglio di come sta facendo, aiutato da nuovi stimoli sonori e visivi che riceve in risposta.
Nello specifico i pediatri hanno fatto indossare una specie di caschetto da bici con degli elettrodi a una parte dei bambini con ADHD: gli elettrodi registravano l'attività neurale dei piccoli cui era stato detto di concentrarsi ed eseguire vari esercizi al pc. Il feedback sulla loro concentrazione era il personaggio di un videogame, un delfino che, appena la concentrazione del bambino cresceva, faceva un tuffo in acqua per segnalarglielo.
Dopo varie sedute di questo addestramento neurale i bambini hanno visto aumentata la propria concentrazione e le funzioni cognitive per i successivi sei mesi. I bambini che non sono stati "trattati" col neuro feedback (gruppo di controllo) non hanno avuto un incremento di attenzione e capacità cognitive nello stesso arco di tempo.
Nuovi checkup per bambini Usa: droghe, alcol e colesterolo
I Pediatri rivedono le linee guida per bebè e adolescenti

La visita pediatrica classica non basta più, ai bambini moderni è meglio aggiungere altri e nuovi controlli. Lo sostengono i pediatri dell'American Association of Pediatrics presentando alcune modifiche alle linee guida che adesso includono screening mirati al consumo di alcol e droghe durante l’adolescenza, un controllo sulla depressione dagli 11 ai 21 anni, le analisi del colesterolo dai 9 agli 11 anni, ematocriti ed emoglobina a 15 anni, l’HIV fra i 16 e i 18. Le nuove raccomandazioni sono pubblicate sulla rivista Pediatrics. Prima di lasciare il reparto maternità, infine, i neonati dovrebbero essere sottoposti ad un controllo sulle malattie congenite del cuore
Allarme linguaggio per 300mila bimbi stranieri in Italia
Difficoltà spesso confuse con approccio a nuova lingua

Allarme linguaggio per trecentomila bimbi stranieri tra i sei e i dodici anni che vivono in Italia. Spesso i loro disturbi vengono scambiati solamente per difficoltà ad apprendere la nuova lingua, con la conseguenza che non viene dato troppo peso al problema, ma sono almeno in 20mila quelli che avrebbero bisogno di una visita dal logopedista. A descrivere questo fenomeno la Federazione dei Logopedisti Italiani, in occasione della Giornata Europea dedicata al multilinguismo organizzata dal Comitato europeo della logopedia per il prossimo 6 marzo.
Basta la presenza di un piccolo disturbo per creare enormi difficoltà di gestione del linguaggio e conseguente isolamento sociale all'asilo e a scuola e quindi nella vita successiva- sottolineano i logopedisti-che offriranno attraverso il proprio sito Internet (www.fli.it) materiale informativo tradotto in varie lingue che sarà a disposizione di professionisti, operatori scolastici, famiglie e comunità straniere presenti in Italia.
"Fenomeni come il passare da una lingua all'altra o il restare a lungo in silenzio in classe - spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani - sono normali nel bambino bilingue e non devono far sospettare un disturbo del linguaggio. Generalmente, occorrono 2 anni di permanenza in un Paese per raggiungere una buona capacità conversazionale, ma se dopo 6 mesi di permanenza in Italia, il bambino non è per niente in grado di esprimersi in italiano, è necessario un approfondimento ".
"I logopedisti - conclude - dovranno dare sempre il giusto valore alla lingua madre della famiglia d'origine, che va mantenuta per le relazioni affettive e l'educazione, ma dovranno anche potenziare le caratteristiche delle lingua appresa secondariamente, che determinerà l'inserimento nella società".
Pediatri europei per “stop” a chi vende false illusioni
Consensus conference con proposte anche per cure migliori

MONTECARLO - No "a chi vende false illusioni" e sì' "a terapie autenticamente certificate" quando in gioco c'è l'infanzia da tutelare. A lanciare il messaggio da Montecarlo i pediatri e i medici di medicina generale, nell'ambito di una Consensus conference multidisciplinare durante la quale e' nata la Whisper (World health initiative for social pediatric education and research) associata all'Association Monegasque pour le perfectionment de connaissances des medicines.
"Da sempre bambini e famiglie cercano cure miracolose, penso che succederà anche in futuro- dice Alfonso Delgado Rubio, direttore della Clinica pediatrica dell'Università San Pablo - Ceu di Madrid - credo che si debba essere molto esigenti, i ministeri non dovrebbero permettere terapie che non hanno alcun tipo di certezza scientifica".
Tra le proposte principali della "neonata" Associazione quella di Guido Fanelli, presidente della Commissione dolore e cure palliative presso il ministero della Salute, in merito all'eliminazione di una tassa di registrazione europea per gli oppiodi ad uso pediatrico nell'ambito della terapia del dolore, pari a 50mila euro per ogni Stato; "un costo, che a fronte di un numero esiguo di popolazione, dissuade le aziende da questo investimento" (in Italia ad esempio sarebbero interessati 11mila bimbi, per i quali l'unica alternativa terapeutica e' la morfina per via orale ndr), la realizzazione di un calendario vaccinale che accompagni la persona per l'intera vita e non solo durante l'infanzia, la creazione di un "dossier della salute" nel trasferimento dell'adolescente dal pediatra al medico di base, in modo che il nuovo medico possa conoscere tutta la sua storia clinica, e l'inserimento in Europa, nelle bottiglie di alcolici, del messaggio "bere in gravidanza fa male al bambino che deve ancora nascere". Infine, spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidoss, Osservatorio sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza, Whisper lavorerà "per incidere sulle autorità regolatorie perché sempre più farmaci siano sperimentati sui bambini".
Una sindrome simile alla polio ha paralizzato 5 bimbi in Usa
Ma la stampa parla di una ventina di casi in tutto

Cinque bambini in California sono stati colpiti da un'infezione, ancora sconosciuta, simile alla poliomielite che li ha paralizzati. I 5 casi accertati saranno riportati in occasione del meeting annuale della American Academy of Neurology a Philadelphia. E' quanto riferito online dalla NBC News, mentre sul sito di BBC Health si parla di una ventina di persone colpite. La polio e' stata eradicata praticamente in tutto il globo ma altri virus possono attaccare il midollo spinale portando a una sindrome simile.
Il fumo passivo invecchia di 3 anni le arterie dei bambini

Nuovo allarme per il fumo passivo: per un bambino, avere genitori che fumano in casa comporta un invecchiamento precoce delle arterie di oltre tre anni, con un incremento del rischio di ictus e infarti una volta divenuto adulto. È il risultato di una ricerca pubblicata dallo European Heart Journal e citata dalla Bbc. Gli esperti, che hanno preso in esame oltre duemila bambini e ragazzi tra i tre e i 18 anni in Finlandia e Australia, riportano che i danni ci sono quando entrambi i genitori fumano e non esiste livello di “sicurezza” per l’esposizione al fumo passivo. Attraverso ecografie, si è rilevato che i bambini di genitori entrambi fumatori sviluppano delle modifiche alle pareti delle principali arterie che attraversano il collo fino alla testa. I cambiamenti, nell’infanzia modesti, si fanno via via più rilevanti 20 anni più tardi, una volta divenuti adulti. Si tratta di “un danno diretto e irreversibile alla struttura delle arterie”, ha commentato l’autrice della ricerca, Seana Gall, invitando i genitori a “smettere di fumare per ristabilire la propria salute e proteggere quella dei loro figli nel futuro”. Lo studio ha preso in esame anche altri fattori che possono intervenire nel tempo, come la scelta degli stessi ragazzi di cominciare a fumare, ma i risultati non cambiano. Diversamente, si è notato che se è un solo genitore a fumare, l’effetto non è visibile, probabilmente perché il livello di esposizione al fumo passivo non è così alto.
Malaria: una mutazione genetica rende il mosquito resistente agli insetticidi

Un gruppo di ricercatori della Liverpool School of Tropical Medicine, guidato da Charles Wondji, ha scoperto una singola mutazione genetica che causa una maggior resistenza del mosquito al Ddt e ai piretroidi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Genome Biology, potrebbe portare a migliori metodi per le strategie di controllo della malaria. La mutazione avviene a carico del gene GSTe2, che permette all’insetto di rompere la molecola del Ddt in modo da non renderlo più tossico. Inoltre, gli scienziati hanno dimostrato che questo gene rende gli insetti resistenti ai piretroidi il che aumenta la preoccupazione circa il fatto che potrebbe anche proteggere i mosquito dai più importanti insetticidi usati comunemente per la salute pubblica. Il mosquito (Anopheles funestus) è vettore della malaria e viene combattuto soprattutto tramite insetticidi. Gli scienziati hanno scoperto che una singola mutazione (chiamata L119F) riusciva a cambiare una versione non resistente del gene GSTe2 in una versione resistente al Ddt.
Aritmie, una nuova mappatura 3D riduce i rischi delle radiazioni
Sperimentata su due bambini. Un contributo alle nuove linee guida internazionali sulle aritmie pediatriche

Una nuova tecnica di mappatura tridimensionale per i bambini che soffrono di aritmie, o disturbi del ritmo cardiaco, è stata sperimentata su due pazienti all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, nella sede di Palidoro. La procedura, eseguita con un particolare macchinario, riduce il tempo di esposizione dei bambini ai raggi X e dunque i rischi derivanti dall’utilizzo delle radiazioni da fluoroscopia, la tecnica usata per avere immagini in tempo reale.Il nuovo sistema 3D è stato applicato con successo in due interventi di ablazione transcatetere. I due piccoli pazienti soffrivano di tachicardia parossistica sopraventricolare, una forma di aritmia che accelera il cuore improvvisamente determinando palpitazioni e malessere generale. «Questa nuova tecnologia avrà un impatto terapeutico imponente, poiché renderà più semplice il mappaggio delle camere cardiache anche per l’operatore meno esperto, riducendo al massimo il tempo di esposizione del bambino ai raggi x, potenzialmente pericolosi per la salute» spiega Fabrizio Drago, alla guida del team che ha eseguito gli interventi. Ecco come funziona il macchinario: le immagini del cuore, acquisite in meno di un secondo all’inizio dell’intervento, si integrano con la ricostruzione tridimensionale del cuore che si ottiene dal contatto sulla sua parete interna del catetere mappante. Sul monitor dell’apparecchio 3D il catetere è rappresentato con un’animazione e naviga all’interno dell’immagine del cuore registrata precedentemente. Per il trattamento delle aritmie un contributo importante arriva dalle nuove linee guida internazionali alla cui elaborazione ha preso parte, per l’Italia, proprio l’Unità Operativa di Aritmologia Pediatrica del Bambino Gesù di Palidoro e Santa Marinella. Il documento riassume le conoscenze attuali sulle aritmie in età pediatrica e contiene le direttive sul corretto trattamento dei piccoli affetti da queste patologie. Uno strumento al quale il medico può ricorrere quando deve prendere decisioni non facili, in cui è complessa la valutazione del rapporto rischio-beneficio.
La Progeria, una rarissima malattia che imprigiona i bimbi nel corpo di anziani

La Sindrome di Hutchinson-Gilford (Progeria o HCGP) è una malattia genetica rara e fatale caratterizzata dall’insorgenza di un invecchiamento precoce in età infantile. Il suo nome deriva dal greco e significa “invecchiamento precoce”. Esistono diverse forme di Progeria e la più comune è la Sindrome di Hutchinson-Gilford, dai nomi dei medici che l’hanno descritta per primi in Inghilterra. L’ HGPS, la forma classica di Progeria, è causata da una mutazione genetica nel gene LMNA che si verifica durante la formazione degli spermatozoi, quindi è di origine paterna, come molte mutazioni spontanee. La ragione è attribuibile al grande numero di divisioni necessarie che le cellule progenitrici fanno per diventare spermatozoi maturi.
Il gene LMNA produce una proteina che si chiama Lamina, la mutazione porta alla formazione di una lamina più corta (progerina) che diventa tossica per le cellule rendendolo più sensibili ai danni esterni e alterando numerosi collegamenti interni dal punto di vista funzionale. La Fondazione per la Ricerca sulla Progeria (PFR) ha avuto un ruolo fondamentale nella scoperta del gene responsabile della Progeria riportando, nell’aprile 2003, su Nature, la scoperta del gene responsabile della Progeria, avvenuta grazie allo straordinario lavoro di un team di scienziati del Genetics Consortium della PRF. Secondo i ricercatori, il processo di invecchiamento precoce tipico della Progeria dipenderebbe proprio da un difetto della Lamina A, che rende il nucleo instabile, provocando instabilità cellulare.
I sintomi della Progeria assomigliano fortemente al normale invecchiamento umano ma si verificano in bambini piccoli. Essa colpisce un neonato ogni 4-8 milioni, si presenta in tutte le etnie e colpisce indifferentemente maschi e femmine. I bimbi affetti da progeria che sono apparentemente sani alla nascita, già dal primo anno di vita mostrano i primi segni della malattia.
Tra i principali sintomi:
- mancata crescita durante il primo anno di vita,
- calvizie,
- perdita di ciglia e sopracciglia,
- perdita di peso,
- rigidità articolare,
- macrocefalia ( grande testa rispetto alle dimensioni del viso),
- pelle secca, squamosa, sottile,
- viso rattrappito e spiegazzato,
- lussazione delle anche,
- aterosclerosi generalizzata,
- formazione ritardata o assente di denti,
- piccola mandibola( micrognazia)
I bimbi colpiti da Progeria sono geneticamente predisposti all’insorgenza progressiva e prematura di malattie cardiocircolatorie e il loro decesso è dovuto quasi sempre a disturbi cardiovascolari diffusi. Soffrendo di malattie cardiovascolari, presentano: pressione alta, insorgenza di ictus, angina (dolore al petto dovuto ad un ridotto afflusso di sangue al cuore), ingrossamento del cuore e infarto.
Di solito la progeria non viene tramandata attraverso le famiglie e raramente si è visto più di un bambino in una famiglia. I pazienti di solito vivono solo fino all’adolescenza, anche se alcuni riescono a raggiungere i 20 anni. I bambini colpiti da Progeria invecchiano 8 volte più velocemente del normale: in pratica, sono creature il cui corpo è intrappolato in quello di un anziano, pur con uno sviluppo mentale corrispondente all’età anagrafica, con intelligenza ed emozioni legate ad esso.
Per i genitori che non abbiano mai avuto un bambino con Progeria, la possibilità di mettere al mondo un bimbo con HGPS è di 1 su 4-8 milioni, mentre nel caso in cui abbiano già avuto un bambino con Progeria, il rischio che riaccada, è circa del 2-3%. Questo aumento della percentuale di rischio è legato al mosaicismo, una condizione in cui un genitore ha la mutazione genetica della Progeria in una piccola percentuale delle sue cellule, ma non ha la Progeria. Dato che il gene della mutazione responsabile della Progeria è stato identificato, la Fondazione per la Ricerca sulla Progeria (PRF) ha in programma un Test diagnostico con cui identificare il cambiamento, la mutazione del gene che causa la sindrome HGPS. Dopo la visita medica e la raccolta dell’anamnesi viene analizzato un campione di sangue per cercare il gene della Progeria, con una precisione scientifica ed in modo precoce, in modo da poter curare i bambini in modo adatto. Non esistono per ora rimedi risolutivi per la progeria ma soltanto trattamenti per curare o prevenire alcune conseguenze provocate dalla malattia come i rischi vascolari, l’ictus, l’infarto e le cardiopatie. La ricerca sta però tentando di invertire il processo genetico, cercando di limitare i danni della tossicità della progerina mediante l’impiego di inibitori specifici che la rendono più instabile e quindi più facilmente eliminabile. Attualmente esistono protocolli sperimentali diversi utilizzati in Francia, Stati Uniti e Italia che riguardano l’impiego combinato di farmaci già noti per altre malattie: la Pravastatina e Acido Zoledronico. Questi farmaci agiscono sulla via di formazione della lamina (progerina) matura e quindi interferiscono con la sua modificazione chimica (farnesilazione), rendendo la proteina meno tossica. Altri studi hanno utilizzato un farmaco sperimentale, il Lonafarnib, che sarebbe in grado di bloccare alcuni degli effetti devastanti della proteina progerina: in tutti i bambini trattati con questo farmaco, sono stati registrati degli effetti positivi, come un aumento di forza muscolare o un miglioramento della condizione dei vasi sanguigni.
Le allergie “costano”, voti più bassi a scuola
Dormono di meno e hanno difficoltà di concentrazione

Le allergie "costano" ai bimbi un rendimento inferiore a scuola, causato da un maggior numero di assenze e dalla difficoltà a dormire bene che provoca difficoltà di concentrazione. Uno studio pubblicato sul journal of Allergy and Clinical Immunology svolto su 1800 studenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni ha evidenziato infatti che durante un compito in classe coloro che perdevano un punto avevano sintomi allergici respiratori o avevano assunto un farmaco antiallergico e che in totale ogni anno solo negli Stati Uniti gli studenti allergici perdono 2 milioni di giorni di scuola a causa della sindrome allergica respiratoria. "I disturbi del sonno interessano l'88% dei bambini con rinite, con apnee, risvegli, difficoltà ad addormentarsi e sonno non ristoratore-spiega il dottor Salvatore Barberi Pediatra Pneumo-Allergologo dell'Ospedale San Paolo di Milano-proprio nella popolazione pediatrica la 'Sindrome Allergica Respiratoria' e le sue complicanze impattano sui delicati aspetti emozionali della fase evolutiva portando a vergogna, calo di autostima, ansia dei genitori con iperprotezione e rischio di episodi depressivi". "Oltre alla compromissione delle facoltà cognitive la vita di un bambino allergico diventa presto piena di limitazioni, con eliminazione di tutte le situazioni che possono aggravare il disturbo - evidenzia ancora Barberi - ad esempio il gioco all'aria aperta, le gite in campagna, i pic nic, oppure la rinuncia di mandare il bambino al campeggio o l'impossibilità di farlo vivere con un animale domestico.
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