Novembre 2010 - Volume XIII - numero 9

M&B Pagine Elettroniche

Striscia... la notizia

a cura di Maria Valentina Abate1, Irene Bruno1 e Alessandra Perco2
1Clinica Pediatrica, IRRCS “Burlo Garofolo”, Trieste
2Redazione di Medico e Bambino




Riproduzione assistita e difetti congeniti

Dal momento che la riproduzione assistita sta diffondendosi sempre maggiormente, ci si è posti il problema della relazione eventuale di questa tecnica con le malformazioni congenite: sono stati usati i dati di un registro perinatale dell'Ontario relativo al 2005 e riguardanti donne sottoposte ad induzione dell'ovulazione (298), inseminazione intrauterina (173), inseminazione in provetta (319) e confrontando tali dati con un campione di controllo rappresentato da 60.170 donne non sottoposte ad alcuna tecnica riproduttiva.
Rispetto ai controlli, le donne del gruppo studiato erano significativamente più avanti negli anni, avevano meno figli precedenti e presentavano una meno frequente abitudine al fumo di sigaretta. La prevalenza dei difetti congeniti maggiori, diagnosticati in epoca prenatale o perinatale è stata significativamente maggiore nei bambini concepiti con metodi artificiali (2.9% contro 1.9%).
La prevalenza di difetti gastrointestinali, cardiovascolari e muscolo-scheletrici è stata maggiore, ma non la prevalenza di difetti del tubo neurale o facciali.
Non c’è al momento una ipotesi univoca che spieghi questa maggiore associazione. Sappiamo che le tecniche di gravidanza artificiale comportano un aumento di rischio di difetti congeniti, ma non sappiamo il perché: la causa stessa dell'infertilità potrebbe essere alla base di queste malformazioni, ma rimaniamo nel campo di ipotesi.
Quello che è necessario è invece informare le donne di questa possibile evenienza negativa, quando decidono di ricorrere a tecniche artificiali di fecondazione.


Cautele sull’uso della TAC nei bambini

L’esecuzione di una TAC può rappresentare un utile strumento diagnostico, a volte indispensabile. Non va dimenticato però che la TAC come e più di altre tecniche radiologicheespone l’organismo a importanti quantità di radiazioni che, se ripetute ed eccessive possono aumentare il rischio cancerogenico. I bambini, in particolare, in quanto individui in crescita, presentano un importante turnover cellulare e quindi una maggiore vulnerabilità agli effetti delle radiazioni. Al momento non è stabilita una soglia sicura delle quantità di radiazioni, il rischio di cancro comunque risulta essere cumulativo e aumenta in maniera proporzionale alla dose ricevuta.


Il follow-up dei pazienti con pregresso tumore infantile

Benché l'80% dei bambini trattati per il tumore sopravvivono, molti hanno speciali esigenze mediche per decenni dopo, secondo i nuovi dati australiani. Quando diventano adulti, i pazienti con pregresso tumore infantile hanno un rischio quasi cinque volte maggiore di un secondo tumore rispetto alla popolazione generale e hanno 7,5 volte più probabilità di morire prematuramente.
Il follow up va quindi mantenuto.
The Lancet Oncology, Volume 11, Issue 10, Page 924, October 2010


Troppo "schermo" fa male ai bambini ma in Italia uno su 2 ha la TV in camera

Secondo una nuova ricerca inglese, guardare stare davanti al PC o alla televisione per più di due ore al giorno riduce le capacità di concentrazione e di comunicazione. Intanto un'indagine del ministero della Salute disegna un ritratto preoccupante dei ragazzini italiani e del loro stile di vita

Questo è il ritratto dei bambini italiani come emerge dalla seconda indagine "Okkio alla Salute" - promossa dal ministero e dall'Istituto superiore di sanità - che ha misurato le abitudini e i comportamenti di oltre 42.000 scolari di terza elementare: 21mila dei 42mila interpellati hanno la televisione in camera.
Proprio sull'abuso di televisione, computer e videogiochi un nuovo allarme arriva da una ricerca appena pubblicata sulla rivista Pediatrics: i ragazzini che passano più di due ore al giorno di fronte a uno schermo, sia quello del computer o della televisione, hanno più probabilità di avere difficoltà psicologiche; in particolare di  vedersi ridotte le capacità di concentrazione e di comunicazione con gli altri.
Se passano troppo tempo davanti alla TV o al PC si muovono poco, non socializzano fra loro e si isolano. I programmi e gli spot sono veloci, offrono tutto e subito, le storie hanno ritmi rapidi e questo ha come conseguenza la difficoltà a pianificare a scuola. Per non parlare poi del rischio obesità".
"Sarebbe bene non far vedere la televisione a quelli che hanno meno di sei anni per i quali la TV può anche portare a ritardi nello sviluppo del linguaggio. La visione TV andrebbe evitata dopo cena, ma anche quando il bambini si è appena svegliato; ai più grandi andrebbe spiegata la differenza tra realtà e finzione e si dovrebbe infine preferire un film in DVD alla TV commerciale.


Il bullismo è anche femmina

Aumentano i casi tra le bambine e si abbassa l'età: individuati episodi anche nelle scuole materne
convegno della Società italiana di pediatria

Intimidazioni, aggressioni e soprusi sono sempre più comuni nell'infanzia e a scuola. Ogni giorno, nel 49,9% delle classi italiane si compiono atti di bullismo. Un fenomeno che non è più solo tipico degli adolescenti maschi: un bullo su sei è femmina e si registrano episodi anche nella scuola materna. «Il bullismo inizia generalmente dagli 8 anni - spiega - perché è quello il momento in cui inizia a strutturarsi il concetto di classe, e quindi anche quello del suo leader. In Italia e all'estero stiamo raccogliendo episodi del genere anche nelle scuole materne, dove bimbi di 4 anni vengono aggrediti da gruppi di tre, cinque coetanei. Si inizia con le vessazioni verbali e a volte si finisce con le aggressioni fisiche. A scatenare i bulli nell'infanzia è generalmente la diversità, razziale o della disabilità. Nelle scuole medie e al liceo si aggiunge anche l'omofobia». L'altro fenomeno in crescita è quello del bullismo femminile: «La bulla femmina è quasi sempre intelligente e brillante, si circonda di altre ragazzine brillanti e intelligenti e crea una cintura di insicurezza attorno alla vittima con chiacchiere e calunnie su mail, sms, social network». Per arginare e combattere il bullismo si deve agire soprattutto sul fronte della prevenzione, «con un'alleanza forte tra scuola, famiglia e istituzioni, e dall'altro creando dei centri di riferimento per il recupero di questi ragazzi. Il bullo che non viene fermato e seguito spesso entra nei circuiti della criminalità o pratica mobbing sul posto di lavoro, mentre le vittime diventano adulti con disturbi del comportamento e dell'alimentazione, fino ad arrivare a tentare il suicidio».


Il dolore è anche dei bambini

Il prelievo del sangue. La frattura della caviglia. L’infiammazione all’orecchio. Sono condizioni comuni e ricorrenti, dolorose anche per i bambini e i neonati, ma non ne viene tenuto conto in maniera adeguata. E' ancora forte, infatti, la convinzione che il bambino non provi dolore. La gestione del dolore nei piccoli pazienti viene lasciata alla discrezione del singolo operatore. Spesso accade che il nostro obiettivo terapeutico sia solo la malattia, come ad esempio l’otite, e non il sintomo dolore. Da qui la necessità di diffondere le conoscere, di formare e sensibilizzare le figure professionali che entrano in contatto con il dolore del bambino", come ci si propone di fare con il manuale. Ancora oggi, però, in ospedale si stima che più dell’80% dei ricoveri pediatrici sia dovuto a patologie che presentano, fra i vari sintomi, anche il dolore.
Circa il 60% degli accessi al Pronto soccorso pediatrico è dovuto a dolore, e il 70-80% dei bambini operati lamenta la presenza del sintomo. L’incidenza del dolore è elevata anche nell’ambulatorio del pediatra di base.
L’80% dei casi di dolore può essere gestito in modo ottimale dal pediatra di base e dal medico di riferimento ospedaliero se preparati e formati. Il rimanente 20% fa parte della patologia difficile, ad esempio il dolore neuropatico o quello che si accompagna a patologie ad andamento cronico. La letteratura dice che il dolore acuto può essere controllato quasi nel 100% dei casi. Per il dolore cronico, che si accompagna a patologie gravi, il livello di insuccesso è più alto: può arrivare al 30% dei casi. In questo 30% dei casi c’è la necessità di un intervento multispecialistico, per cui ci deve essere lo psichiatra, lo psicologo, il farmacologo e l’esperto di dolore.

Per approfondire:
Vai al comunicato stampa dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP)


Salute: giornata ONU lavaggio mani

Lavarsi le mani con acqua e sapone specialmente in alcuni momenti critici in particolare dopo aver usato i servizi igienici e prima di toccare gli alimenti, contribuisce a ridurre l’incidenza delle malattie diarroiche di oltre il 40%e le infezioni respiratorie acute di oltre il 23%, eppure questo semplice comportamento non viene praticato regolarmente.
E’ uno degli interventi sanitari più efficaci e meno costosi per prevenire malattie infettive nei paesi in via di sviluppo, ma è una buona pratica da consolidare anche nei paesi ricchi. I medici raccomandano di praticare per almeno due minuti quest'attività igienica, ma questo consiglio sembra essere seguito molto più dal gentil sesso che dai maschietti. Una ricerca inglese ha messo in luce, infatti, che gli uomini si lavano le mani molto meno rispetto alle donne.


Obesità infantile cresce a ritmi vertiginosi, i Paesi in via di sviluppo i più colpiti

L'obesità infantile sta diventando una sorta di "epidemia" che a livello globale cresce a ritmi vertiginosi, +50% negli ultimi vent'anni (dal 4% del 1990 al 6% del 2010), soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Ma anche l'Italia, complici stili di vita tutt'altro che salutari, caratterizzati da poco sport e molta tv, si trova costretta ad affrontare l'emergenza obesità, se è vero che in base agli ultimi dati che arrivano dall'Organizzazione Mondiale della Sanità più di 1 bambino su 5 tra gli 8 e i 9 anni è obeso (21%) e quasi 1 su 2 è in sovrappeso (45,6%), con una percentuale più elevata nei bambini (48,8%) che nelle bambine (42,2%).
Basterebbe leggere i risultati dell'indagine che il ministero della Salute ha commissionato all'ISS per capire che il problema obesità è strettamente legato alle cattive abitudini alimentari e agli scorretti stili di vita dei nostri ragazzi. Secondo l'indagine, infatti, il 9% dei bambini italiani tra gli 8 e i 9 anni non fa colazione e ben il 30% non la fa adeguata. Inoltre 1 bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura, mentre il 50% consuma bevande gassate o zuccherate nell'arco di una giornata. E brutte notizie arrivano anche sul versante dell'attività fisica.
Mentre 1 bambino su 2 ha l'adorata televisione in camera, solo il 20% dei bambini pratica sport più di una volta la settimana. Senza contare che circa il 70% dei bambini non ha l'abitudine di andare a scuola a piedi e solo 1 su 4 (26,8%) gioca più di 2 ore al giorno all'aria aperta nei giorni feriali."In Italia si fanno già tante iniziative ma non si fa ancora abbastanza. Servono interventi non solo a livello locale ma a livello nazionale e in più settori, perché non è sufficiente intervenire sulla scuola o sull'educazione" per risolvere il problema.


Citta' nemiche dei bambini
Niente tempo libero e gioco spontaneo, esperienze importanti
Citta' sempre meno a misura di bambino: l'80% non gioca piu' fuori e scompare il tempo libero.
Per quelli nati fino agli anni '70 era ancora l'epoca del marciapiedi sgomberi di auto e moto. Di viali tranquilli dove disegnare con il gessetto la Campana, divertirsi a nascondino e ai quattro cantoni negli ampi cortili dei condomini prima che fossero adibiti a parcheggi di motocicli oppure a giardini incalpestabili. Tutto cambia.
Meglio in uno spazio all'aperto. Perché quella che potrebbe sembrare la naturale evoluzione della vita moderna è uno dei motivi alla base dei disagi degli adolescenti di oggi: abuso di alcol e droghe, suicidi, bullismo, potrebbero essere spiegati anche dal fatto che «ai nostri piccoli manca oggi la libertà di movimento e il tempo libero». le buone città- fanno molto per i bambini: dedicano all'infanzia notevoli risorse economiche e umane, ma non rispondono alle loro reali esigenze. La città prepara infatti per i bambini spazi separati e specializzati come giardinetti, ludoteche, parchi tematici e tutte le proposte educative. Sempre spazi protetti e vigilati da adulti. La scuola occupa buona parte del tempo quotidiano con le ore di classe e con i compiti per casa. La famiglia impegna il tempo rimanente "regalando" ai figli le scuole pomeridiane di sport, di lingua o di attività creative, ma pur sempre scuole. Il tempo che rimane viene trascorso davanti a uno schermo». In altre parole: i bambini non si vedono più per strada. L'80% non gioca più all'aria aperta.
scompare il tempo libero. La possibilità di uscire di casa da soli per incontrarsi con amici, scegliere con loro un gioco e un luogo adeguato. Vivere insieme, anche se all'interno di un giusto confine di regole dettate dalla famiglia, le esperienze dell'avventura, della scoperta, del rischio, e non vedere l'ora di tornare a casa per raccontarle. Invece, «non potendo vivere esperienze autonome - ha spiegato lo studioso - i bambini non conoscono l'esperienza dell'ostacolo, del rischio, della frustrazione, del successo, nei tempi e nei modi giusti. L'assenza di queste esperienze "forti", impossibili alla presenza di adulti vigilanti, produce un accumulo di desiderio che potrà realizzarsi solo quando i bambini non saranno più bambini, ma adolescenti. Quando avranno per la prima volta la chiave di casa in tasca o un motorino sotto il sedere. Chi non ha potuto fumare di nascosto ha più facilità a subire il fascino dello spinello, chi non ha potuto sbucciarsi le ginocchia in bicicletta è più facile che subisca incidenti gravi in moto».


Quando informazione fa rima con prescrizione

Che impatto hanno le attività promozionali e comunicazionali intraprese dalle aziende farmaceutiche presso i medici sulla qualità, la quantità e i costi delle prescrizioni? Se lo domanda una revisione sistematica pubblicata dalla rivista PLoS Medicine.
I ricercatori australiani dell’University of Queensland di Brisbane coordinati da Geoffrey K. Spurling hanno effettuato una approfondita ricerca in Medline (dal 1966 al 2008), International Pharmaceutical Abstracts (dal 1970 al 2008), Embase (dal 1997 al 2008), Current Contents (dal 2001 al 2008) e Central (The Cochrane Library Issue 3, 2007) per analizzare i dati sull’esposizione dei medici a informazione (promozionale o scientifica) da parte delle aziende, visite di informatori del farmaco, inserzioni pubblicitarie sulle riviste, presenze a meeting e a congressi sponsorizzati, informazione via posta o e-mail, forniture di software per la prescrizione elettronica, partecipazione a trial clinici sponsorizzati. Obiettivo, misurare l’impatto di tutto questo sulla qualità, la quantità e i costi delle prescrizioni.
È emerso che con rare eccezioni l’esposizione a informazioni provenienti direttamente dalle aziende (in una forma o nell’altra) è associata a una più elevata quantità di prescrizioni e a costi più elevati. Commenta Spurling: “Raccomandiamo ai medici di seguire i principi più elementari della cautela quando effettuano prescrizioni, e di tenersi il più possibile al riparo dalle informazioni che arrivano direttamente dalle aziende farmaceutiche”.

Fonte:
Spurling GK, et al. Information from Pharmaceutical Companies and the Quality, Quantity, and Cost of Physicians' Prescribing: A Systematic Review. PLoS Med 7(10): e1000352. doi:10.1371/journal.pmed.1000352.



Questa rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario generale e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica “maggiore". Lo scopo è che il lettore abbia la sensazione di sfogliare un giornale scegliendo i titoli che più lo interessano: nessuna pretesa pertanto di sistematicità e di commento che va oltre il breve riassunto di quelli che sono i principali risultati e le possibili implicazioni pratiche o di ricerca. Si parla di opinioni di giornalisti, novità dalla letteratura, e come tali vanno lette: la storia ci insegna che ogni commento, ogni ultima novità, non va considerata una verità assoluta né applicata l’indomani, ma va presa come un aggiornamento da far maturare nel cassetto attendendo le conferme e i cambiamenti di opinione che solo il tempo e l’esperienza possono fornire. Questa premessa è anche un invito ai lettori a essere parte attiva della rubrica. Vi chiediamo di suggerirci articoli/news/pubblicazioni che avete avuto modo di leggere e che ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete a valentina_aba@yahoo.it;brunoi@burlo.trieste.it; alessandra.perco@gmail.com.

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a cura di M.V. Abate, I. Bruno e Alessandra Perco. Riproduzione assistita e difetti congeniti
Cautele sull’uso della TAC nei bambini
Il follow-up dei pazienti con pregresso tumore infantile
Troppo schermo fa male ai bambini ma in Italia uno su 2 ha la TV in camera. Medico e Bambino pagine elettroniche 2010;13(9) https://www.medicoebambino.com/?id=NEWS1009_10.html