Dicembre 2001 - Volume IV - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Casi clinici della letteratura
Un
bambino di 3 anni con fibrosi cistica e ostruzione intestinale
La
storia clinica
Il
paziente è un bambino di 3 anni, affetto da fibrosi cistica,
scarsa crescita e sintomi ricorrenti di ostruzione intestinale.
Già
all'esame prenatale routinario con ECO venne messa in evidenza
un'ostruzione intestinale. Il bambino era nato alla 36° settimana
di gestazione con un peso alla nascita di 2.490 grammi. Sia l'esame
obiettivo che la radiografia dell'addome, eseguita poco dopo la
nascita, documentarono l'esistenza di un'ostruzione intestinale
prossimale. Un clisma opaco mise in evidenza un "microcolon"
di lume ristretto, che venne attribuito alla mancata distensione
durante la vita fetale. Alla laparotomia, eseguita al primo giorno di
vita, vennero resecate aree atresiche sia a livello del digiuno che
dell'ileo: complessivamente venne resecata una minima parte
d'intestino, con successiva anastomosi; venne risparmiata la valvola
ileo-cecale.
Dopo
l'intervento il paziente venne nutrito con alimentazione parenterale
per molte settimane, mentre la nutrizione entrale veniva man mano
introdotta. Il neonato emise meconio, che sembrava stucco, seguito da
feci acoliche. Egli presentò ittero con iperbilirubinemia
diretta, la cui presenza venne attribuita alla "sindrome di bile
spessa" dopo che uno studio ECO dell'addome e in particolare del
fegato e della milza aveva dimostrato una cistifella contratta senza
dilatazione del dotto biliare. Sia la somministrazione di
fenobarbital che di acido ursodesossicolico aumentò il flusso
biliare, mentre l'iperbilirubinemia gradualmente si ridusse e le feci
incominciarono a colorarsi.
La
diagnosi di Fibrosi Cistica (FC) venne posta durante
l'ospedalizzazione; essa si basò su due esami degli
elettroliti nel sudore positivi (rispettivamente di 109 e 117 mEq/L
di Cl, contro valori normali inferiori a 50). Il tripsinogeno
immunoreattivo del siero risultò superiore di 3 volte i valori
normali. Nonostante la ricerca con un "pannel" di 70
alleli, l'analisi del DNA non riuscì a identificare una
mutazione comune. A questo punto venne iniziato un trattamento con
estratti pancreatici (Pancrease 18.868 unità di lipasi/kg al
giorno).
Nei tre
anni successivi si verificarono numerose e prolungate
ospedalizzazioni sia per ragioni respiratorie che per ragioni
nutrizionali/gastrointestinali, inclusi tre episodi di infezioni da
virus respiratorio sinciziale. All'età di 18 mesi venne
dimostrata un'infezione da Pseudomonas aeruginosa, confermata dalla
coltura del liquido di lavaggio endobronchiale. Nell'intervallo fra
le ricadute polmonari, il bambino aveva una tosse cronica, che venne
trattata con antibiotici per bocca e con steroidi per via sistemica.
Dopo
l'età di tre anni, egli emetteva feci persistentemente
liquide: ebbe difficoltà ad aumentare di peso.Il paziente
venne seguito con attenzione e vennero eseguite molte modificazioni
del suo regime dietetico e del supplemento di enzimi pancreatici. La
presenza di reflusso gastro-esofageo, diagnosticato clinicamente e
sulla base della prova del pH, sembrò contribuire alla sua
mancata crescita e ai persistenti sintomi respiratori. L'aggiunta
alla terapia di bloccanti dei recettori H2 venne attuata per trattare
il reflusso e per ottimizzare la funzione pancreatica. Fra i 2 e i 36
mesi di vita, il paziente ricevette una combinazione di preparazioni
di enzimi pancreatici , fra i quali l'Ultralasi MT12 o MT24, Violasi
e Cotazime, alla dose giornaliera di 7.500-32.000 Unità
lipasi/kg/die. Scarsa crescita e imponente reflusso gastro-esofageo,
insensibile al trattamento medico, infine portarono il bambino al
tavolo operatorio per eseguire una fondoplicazione gastrica e
l'inserzione di un tubino gastrostomico.
All'età
di 11 mesi il bambino presentò un quadro di ostruzione acuta
che portò alla creazione di un'ileostomia. Un clisma opaco a
questo punto mise in evidenza un'ostruzione della valvola
ileo-cecale, un restringimento generalizzato del lume del colon, a
esclusione del retto. Un nuovo clisma opaco a 21 mesi di età
mostrò una valvola ileo-cecale pervia e la persistenza di un
forte restringimento del lume del colon con una mucosa eccessivamente
liscia. Venne esaminata a questo punto l'ipotesi di una colonpatia
fibrosante, ma non fu possibile distinguere radiologicamente fra una
complicanza dell'FC e modificazioni associate a un restringimento
primitivo del colon. Poiché l'ostruzione della valvola
ileo-cecale sembrava risolta, venne fatto un tentativo di togliere
l'ileostomia. Sfortunatamente l'ostruzione si ripresentò e,
dopo molte settimane di trattamento medico, venne ricostituita
un'ileostomia.
Nell'anno
successivo il paziente presentò ancora insufficienza a
crescere e grandi volumi di feci nonostante modificazioni nella sua
dieta, che era rappresentata da un'alimentazione a goccia continua
attraverso una gastrostomia, insieme a un aumento nella
somministrazione degli enzimi pancreatici. A 36 mesi di età,
il paziente venne trasferito a un ospedale regionale per eseguire un
consulto chirurgico, al fine di stabilire la necessità di un
nuovo intervento intestinale per una nuova anastomosi. Un nuovo
clisma opaco mise in evidenza un colon molto ristretto, inestensibile
per quasi tutta la sua lunghezza. Il retto continuava ad avere una
lunghezza e un diametro normali. Il colon aveva un lungo segmento
persistentemente stenotico, che difficilmente poteva assolvere alla
funzione di assorbimento. All'intervento risultò che il tenue
era ispessito e dilatato oltre a essere circondato da numerose
aderenze di notevole spessore. Il colon era filiforme con un accumulo
di feci a livello della valvola ileocecale. Venne eseguita una
colectomia con un'anastomosi ileo-rettale. La guarigione
post-operatoria del paziente avvenne normalmente.
La
discussione clinica
Questo
bambino ha sofferto di una complessa sequenza di quadri
gastro-intestinali, prevalentemente di tipo ostruttivo-stenotico. La
discussione si focalizza essenzialmente sugli episodi ricorrenti di
ostruzione intestinale, che causarono i molti interventi chirurgici e
che hanno portato infine alla colectomia.
Quali
sono i quadri intestinali, presenti inizialmente e lungo il decorso
della fibrosi cistica ?
Nel
periodo neonatale questo bambino ha sofferto di una completa
ostruzione del lume intestinale del tenue: circa il 15% dei neonati
con FC presenta ileo da meconio, come conseguenza delle alterazioni
della permeabilità del cloro sulla muscosa intestinale e della
secrezione mucosa della parete. La diagnosi differenziale comprende
altre forme di ostruzione intestinale del neonato, come la sindrome
da tappo di meconio, le atresie e le stenosi intestinali, la malattia
di Hirschprung e la malrotazione con volvolo.
I sintomi
dell'ostruzione sono soprattutto due:
a) il
vomito, che può essere biliare e
b) la
distensione addominale, con le anse intestinali palpabili al 1°-2°
giorno di vita
Nell'ileo
da meconio la radiografia dell'addome in bianco mostra le anse
del tenue distese con livelli idro-aerei; talvolta si nota un aspetto
granulare, determinato dal bolle di aria intrappolate nel meconio. Il
clisma opaco mostra un colon ristretto, non dilatabile (microcolon)
in seno al quale è spesso possibile localizzare l'ostruzione.
L'uso di sostanze iperosmotiche può a volte aver ragione
dell'ostruzione, richiamando acqua nel lume intestinale e quindi
idratando il meconio. I pazienti che non risolvono in modo stabile
richiedono l'intervento. Spesso l'ostruzione dell'ileo da meconio è
complicata da atresia intestinale, da volvolo o da perforazione con
conseguente peritonite da meconio, visibile successivamente grazie
alla presenza di piccole calcificazioni diffuse su tutte l'area del
peritoneo. Una volta l'ileo da meconio si accompagnava a una grave
prognosi a distanza; ma di recente le statistiche dimostrano che è
possibile avere una sopravvivenza a lungo termine che è simile
a quella degli altri soggetti con FC. Questo miglioramento è
dovuto probabilmente all'uso dell'alimentazione parenterale e alla
più intensa alimentazione enterale.
Ma nel
caso osservato, dopo un iniziale intervento per ileo da meconio, si
assiste ancora a ricorrenti episodi di ostruzione intestinale,
accompagnati a una ridotta crescita, nonostante un adeguato apporto
calorico.
In corso
di FC nell'85-95% dei pazienti è presente un malassorbimento,
come conseguenza dell'insufficiente funzione del pancreas esocrino.
Lo scarso accrescimento si associa nei pazienti con FC ad alterazioni
della funzione polmonare e a una ridotta sopravvivenza.
Fortunatamente l'insufficienza pancreatica può essere trattata
con la somministrazione degli enzimi pancreatici, contenenti lipasi,
proteasi e amilasi. Sono in commercio numerose preparazioni, diverse
l'una dall'altra come dose e come rapporto fra i vari componenti. Le
dosi sono calcolate in unità di lipasi per chilo di peso
corporeo, per pasto: esse sono proporzionali al grado di
malassorbimento. In generale quando il bambino continua ad avere
difficoltà ad aumentare in peso, vengono aggiunti alla dieta
supplementi calorici: se persiste il malassorbimento, viene praticato
un cambiamento nel regime degli enzimi pancreatici, vengono aggiunti
antiacidi per migliorare la funzione degli enzimi o si passa a una
dieta semi-elementare o elementare. Vengono per questa posizionati
tubi attraverso il naso o una gastrostomia per aumentare la
somministrazione di calorie, quando il paziente sia riluttante ad
aumentare gli introiti per bocca.
I
pazienti con FC e insufficienza pancreatica presentano spesso feci
voluminose, composte da cibi incompletamente digeriti, che possono
portare a dolore addominale, costipazione e stipsi intrattabile
(obstipazione). Questo quadro, frequente nei giovani adulti e
conosciuto come sindrome da ostruzione dell'intestino distale
(DIOS) (una volta chiamato equivalente dell'ileo da meconio), si
presenta come un'ostruzione parziale o totale dell'intestino.,
presente in circa il 15% dei pazienti con FC. La diagnosi si basa sui
dati anamnestici e obiettivi, sulle radiografie dell'addome e sul
clisma di contrasto. Questa sindrome va distinta da altre cause di
dolore addominale nel fibrocistico, associate con ostruzione, come
l'invaginazione, l'appendicite o le aderenze successive a un
precedente intervento. Il trattamento di scelta della DIOS è
la somministrazione per bocca o per tubino naso-gastrico di una
soluzione bilanciata di elettroliti e polietilen-glicol (come Colyte
o GoLytely, disponibili in USA) finchè le radiografie non
abbiano dimostrato la risoluzione dell'ostruzione. Se questi
interventi falliscono può essere usato un clisma iperosmotico,
come nell'ileo da meconio del neonato, per determinare un richiamo di
acqua nel lume del colon.
Esiste
infine una condizione, di recente identificata, legata all'uso nei
bambini con FC di dosi molto alte di enzimi pancreatici. Di questi
casi ne sono stati riportati in letteratura diverse decine. La
maggior parte di questi pazienti si presenta con i sintomi classici
di un'ostruzione intestinale (dolore addominale, vomito e
costipazione), ma alcuni pazienti possono avere i sintomi di una
colite con diarrea ematica ricca di muco e anoressia. Alle
radiografie o all'ECO la parete del colon appare ispessita. Al clisma
il lume del colon appare ristretto con o senza alterazioni della
mucosa. La colonscopia e le biopsie confermano la diagnosi. Si parla
in questi casi di colonpatia fibrosante.
Il
microcolon congenito associato ad atresia intestinale congenita si
distingue dalla colonpatia fibrosante per la mancanza della fibrosi
sottomucosa e per la capacità del diametro ristretto della
parete del colon di tornare al normale quando l'ostruzione venga
controllata.
Il
bambino, oggetto di questa trattazione, ha invece la persistenza di
un colon di lume ristretto nonostante i ripetuti tentativi. Questa
situazione in un bambino con storia di un'elevata somministrazione di
enzimi pancreatici rende possibile la diagnosi di colonpatia
fibrosante.
La
discussione anatomo-patologica
All'ultimo
intervento sono stati asportati: 2 cm dell'ileo distale e l'intero
colon, escluso il retto. Il colon era lungo 20 cm, appariva duro e
uniformemente ristretto. La sua parete era molto ispessita in alcune
aree, come conseguenza di un aumento esteso della sottomucosa,
costituita da una mescolanza di tessuto fibroso, di muscolo liscio e
di grasso. Mancava o era ridotta al minimo la muscolaris mucosa. I
gangli iperplastici erano distribuiti nella sottomucosa (oltre 7
neuroni per ganglio), mentre rari gangli ectopici erano presenti
nella lamina propria. Erano visibili cripte dilatate con muco
ispessito, mentre la mucosa non appariva sofferente. Non vi erano
segni evidenti d'infiammazione. La diagnosi delll'anatomo-patologo è
stata di microcolon con colonpatia fibrosante.
In
generale in questa complicazione dell'FC, le lesioni sono localizzate
principalmente al cieco e al colon ascendente. Sebbene alcuni aspetti
possano far pensare alla malattia di Crohn, esistono profonde
differenze soprattutto per quanto riguarda la modesta infiammazione,
le minime modificazioni della mucosa e l'assenza di granulomi.
Le
alte dosi di enzimi pancreatici alle quali sono stati sottoposti i
banbini con colonpatia fibrosante fanno pensare a un loro
coinvolgimento. Dagli studi in proposito si ricava un profilo di
questi bambini:
- hanno
un'età fra 2 e 13 anni
- hanno
una storia neonatale di ileo da meconio
- hanno
assunto una dose di enzimi pancreatici almeno 3 volte superiore a
quella che comunemente assumono i pazienti con FC
I
pazienti con colonpatia fibrosante hanno assunto infatti nella
maggior parte dei casi, per oltre un anno, prima della comparsa dei
sintomi, formulazioni ad alto contenuto di enzimi pancreatici
(24.000-36.000 unità di lipasi per capsula), quali si
ritrovavano prima dell'identificazione della complicazione. Poco dopo
il riconoscimento della sindrome gran parte delle Aziende hanno
sospeso la preparazione di capsule contenenti oltre 20.000 unità
di lipasi per capsula.
Il
fabbisogno di estratti pancreatici, pur variando da un paziente
all'altro, è condizionato dalla quantità di lipidi
introdotta con la dieta; in media sono necessarie 1.000 U di
lipasi/kg/pasto al di sotto dei 4 anni e 500 U/kg/pasto nelle età
successive, in rapporto alla minor quantità di grassi che
vengono ingeriti con la dieta con l'aumentare dell'età.
L'escrezione dei grassi nelle feci è il mezzo migliore per
valutare l'efficacia della terapia sostituiva. Fino al 1993 gli
estratti pancreatici sono stati considerati come sostanze prive di
effetti collaterali, tanto che spesso essi sono considerati come dei
supplementi nutrizionali, piuttosto che come farmaci veri e propri.
Studi
longitudinali hanno per messo di rilevare con indagini ECO che
l'ispessimento della parete del colon è presente anche in
assenza di sintomi clinici, già dopo tempi relativamente brevi
di somministrazione di dosi elevate. D'altra parte anche dopo 2 mesi
dalla sospensione delle alte dosi nella maggior parte dei casi
persistono le alterazioni del colon. Da questi studi è
risultato anche che possono esistere quadri subclinici della
complicazione in molti dei pazienti FC, anche se essi non siano stati
trattati con dosi elevate di enzimi. Nonostate questi rilievi oggi è
la dose giornaliera di enzimi, indipendentemente dalla formulazione,
che viene ritenuta il maggior fattore di rischio per la malattia.
A
parte le dosi elevate è risultato che la colonpatia fibrosante
si verifica particolarmente, ma non esclusivamente, nei pazienti che
hanno ricevuto gli enzimi come microsfere, ricoperte con un polimero
di acido metacrilico.
Vi
sono molti modi per spiegare la vulnerabilità dei pazienti con
FC alle alte dosi di enzimi pancreatici. Le microsfere di enzimi sono
ricoperte da sostanze che proteggono il contenuto dall'acidità
dello stomaco, ma si disciolgono nell'ambiente alcalino del duodeno.
Ma, come si sa, nei pazienti con FC il pH duodenale è più
basso del normale (per la mancata secrezione di bicarbonato da parte
del pancreas esocrino) per cui le microsfere non liberano il loro
contenuto a livello duodenale e raggiungono i segmenti inferiori
dell'intestino. Esse possono quindi arrivare intatte nel colon e
aprirsi a questo livello, dove gli enzimi si concentrano ancora di
più per il riassorbimento di acqua, caratteristico della
parete del colon. Può essere d'altra parte che alcuni pazienti
siano portati ad avere una colonpatia sclerosante più
facilmente di altri, anche indipendentemente dal trattamento con
enzimi pancreatici.
Cosa
concludere ?
La
colonpatia sclerosante è una complicazione di recente
descritta in pazienti con fibrosi cistica.
Essa
ha una forte associazione epidemiologica con la somministrazione
prolungata di alte dosi giornaliere di enzimi pancreatici. Questo
rilievo ha portato alla raccomandazione di usare le dosi più
basse possibile di questi farmaci nei pazienti con FC.
Considerazioni
pratiche
Gli
estratti pancreatici sono da considerare a tutti gli effetti come dei
farmaci
Il loro
uso deve essere ben stabilito come dose/kg nei bambini con FC: esso
non deve superare le 10.000 unità di lipasi/kg/die.
Un
aumento della dose non si accompagna d'altra parte ad alcun
miglioramento nell'assorbimento dei grassi, mentre aumenta il rischio
di effetti indesiderati
Nel Regno
Unito le specialità ad alto contenuto in enzimi sono
controindicate in soggetti in età inferiore ai 15 anni
In Italia
sono in commercio preparazioni diverse che vanno da 5.000 U di lipasi
per capsula a 25.000
Bibliografia
Grand
Round, Journal of Pediatrics. Aprile 1999
Taccetti
G, Medico e Bambino, pagine elettroniche, novembre 1999
Vuoi citare questo contributo?