Dicembre 2011 - Volume XIV - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Un
caso di “collodion baby”
Clinica
Pediatrica1, Divisione di Neonatologia e TIN2,
Istituto per l'Infanzia, IRCCS pediatrico “Burlo Garofolo”,
Trieste
Indirizzo
per corrispondenza: brunoi@burlo.trieste.it
A
case of “collodion baby” Key
words Collodion
baby, Epidermal cornification disorder, Autosomal recessive
ichthyosiform disease
Abstract
A
case of “collodion baby”, a newborn in whom the whole body
surface is covered by thick skin sheets, described as “collodion
membrane” is reported. The collodion membrane is the result of
an epidermal cornification disorder. In almost all cases an
autosomal recessive ichthyosiform disease is implicated.
Clinically, collodion babies may encounter dehydration,
electrolyte imbalance, temperature malfunction and increased risk
of severe infections due to skin damage. These newborns should be
monitored carefully in intensive care units and appropriate and
supportive treatment must be undertaken. |
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Riportiamo
un caso di “collodion baby”: questo termine viene
utilizzato per i neonati in cui tutta la superficie corporea è
ricoperta da una membrana traslucida e pergamenacea, la cosiddetta
"membrana di collodio", risultato di una disfunzione della
cheratinizzazione epidermica. Quasi tutti i casi di CB nascondono una
malattia autosomica recessiva
ittiosiforme sottostante. Clinicamente, i CB possono andare
incontro a disidratazione, squilibrio elettrolitico, difficoltà
nella regolazione della temperatura corporea e aumentato rischio di
infezioni gravi a causa del danno cutaneo relativamente importante.
Questi neonati devono essere quindi attentamente monitorati in unità
di cure intensiva e un appropriato trattamento e sostegno deve
essere assicurato.
A.,
quarta figlia di madre somala, è nata a 37+2
settimane di età gestazionale da parto vaginale spontaneo.
All'anamnesi familiare: due fratellini sani e un fratellino affetto
da ittiosi lamellare congenita (confermata dalla biopsia cutanea).
Alla nascita si evidenziava quadro di collodion baby. La
piccola ha pianto subito, Apgar 6-7, ed è stata trasferita
presso la Patologia Neonatale.
All'ingresso
si presentava in discrete condizioni generali con, all'esame
obiettivo, cute pergamenacea ed edematosa, ectropion e eclabion,
padiglioni auricolari apparentemente poco sviluppati, estremità
edematose con dita degli arti sia superiori che inferiori contratte
ipomobili. L'aspetto ricordava quello di una “bambola di
plastica” (Figura 1 e Figura
2). Le escursioni del torace erano ridotte, minimi i
movimenti spontanei. La piccola ha necessitato di ossigeno in culla
(FiO2 40%) per qualche ora dopo la nascita. La prima
emogasanalisi mostrava un quadro di lieve acidosi respiratoria
normalizzatosi velocemente. Da subito è stata posizionata in
culla termica con umidità al 90%. è stata avviata
profilassi antibiotica ev con ampicillina e tobramicina sospesa in
quarta giornata di vita dopo emocoltura risultata negativa. In
seconda giornata l'alimentazione è stata avviata tramite
sondino-naso gastrico e poi, all'avvio di una suzione
progressivamente sempre più autonoma, si è passati al
biberon. Durante tutto il ricovero la bambina è stata trattata
con applicazioni di vaselina liquida 3 volte al giorno su tutto il
corpo. Ha iniziato a desquamarsi specie alle pieghe, dove non appena
sono comparse delle fissurazioni, è stata applicata eosina in
soluzione acquosa. Man mano che la piccola si desquamava, aumentava
la libertà nei movimenti articolari. In sede oculare, fin
dalla nascita sono state applicate gocce di lubrificante e umettante
per il rischio di cheratite.
Durante
il ricovero in terapia intensiva neonatale non ha presentato problemi
rilevanti ed è stata dimessa a circa 20 giorni di vita con
quadro cutaneo decisamente migliorato: la cute appariva meno rigida,
le articolazioni più libere nei movimenti, comprese quelle
delle dita delle mani (Figura 3).
Il
collodion baby (CB) è l'espressione di una
genodermatosi (disordine
genetico della pelle) ittiosiforme caratterizzata da cute secca e a
scaglie, eritrodermia e ipercheratosi. Il termine ittiosi deriva
infatti dal greco ichthys che significa “pesce” e si
riferisce alla somiglianza della cute alle squame del pesce.
Le
principali patologie che esordiscono con il quadro di CB sono le
ittiosi lamellari, nelle varianti dell'ittiosi lamellare
eritrodermica congenita e dell'ittiosi lamellare non eritrodermica.
Più raramente un CB può nascondere la malattia di
Gaucher o la sindrome di Sjögren-Larsson. Esiste infine un
15-20% di casi di CB “transitori”, che vanno incontro ad
autorisoluzione nei primi mesi di vita1,2,3.
Le
ittiosi si caratterizzano per una vera e propria anomalia della
cheratinizzazione o della desquamazione. Alcune forme sono legate a
una ridotta o assente produzione di un enzima delle cellule
epidermiche, la transglutaminasi K, con conseguente incompleta
formazione dell'involucro cellulare e danno cutaneo. Tuttavia solo
alcune ittiosi congenite hanno tali alterazioni a testimonianza della
loro eterogeneità genetica2,3.
La
modalità genetica di trasmissione più frequente è
quella autosomica recessiva, con il 25% di probabilità di
malattia a ogni gravidanza. La frequenza del CB è molto bassa,
con una stima di 1:300.000 neonati in tutto il mondo1.
L'ittiosi
congenita sottostante è quindi una condizione altrettanto
rara, che deve essere gestita in Centri Specialistici e che ha un suo
codice di esenzione.
Alla
nascita i CB, come il nostro caso, appaiono avvolti in una pellicola
tesa e lucida, che avviluppa tutto il corpo, come una pergamena, da
cui traspare un fondo che può essere eritematoso o meno e che
viene progressivamente perso con una desquamazione ad ampi lembi. La
membrana rigida è responsabile di una sindrome dismorfica e di
una grande limitazione della mobilità del neonato.
L'ispessimento corneo è responsabile di una coartazione dei
padiglioni auricolari (“orecchie accartocciate”), delle dita
semi-flesse e dell'estroflessione di labbra e palpebre (eclabion e
ectropion). Particolare attenzione deve essere posta nella gestione
oculare in quanto l'estroflessione delle palpebre e la conseguente
xeroftalmia possono essere causa di sviluppo di cheratite e nei casi
più gravi, anche di cecità. I bambini affetti di solito
hanno un padiglione auricolare deformato, con uno stretto canale
uditivo esterno riempito di detriti di cheratina. Non vi è
associata perdita neurosensoriale dell'udito ma il condotto uditivo
deve essere periodicamente sottoposto a lavaggi.
Nella
fase di distacco della pelle e nel periodo successivo viene a mancare
la funzione “barriera” della cute con possibile perdita eccessiva
di liquidi e di particelle (sali, proteine, ecc.), difficoltà
nella regolazione della temperatura corporea, aumentato rischio di
infezioni da Staphylococcus aureus e Candida, e
intossicazione da trattamenti topici. Si tratta di disturbi che in
particolare nel neonato possono divenire molto gravi. E' fondamentale
quindi il controllo del bilancio idro-elettrolitico,
dell'alimentazione, della termoregolazione e della prevenzione
delle infezioni. L'utilizzo di un incubatore umidificato, subito
dopo la nascita, impedisce la disidratazione ipernatriemica da
eccessiva perdita di acqua transepidermica, che nei CB può
essere da sei a sette volte superiore a quella di un neonato sano, e
l'ipotermia4,5,6.
L'obiettivo
della terapia locale (creme grasse di solito lozioni contenenti urea
al 10%) è quello di ridurre la secchezza, il prurito, la
sensazione di bruciore e la tendenza alla fessurazione, rendendo la
pelle più morbida e limitando la desquamazione7.
Un cenno
a parte è riservato al feto arlecchino. Così
viene definita una forma particolarmente grave e rara di ittiosi
congenita, in cui il neonato, prematuro o piccolo per l'età
gestazionale, appare rivestito da placche di cute dura e non
elastica, alternate a fissurazioni, a “zolle” (che ricordano il
costume di arlecchino) e associate ad altre gravi alterazioni. E' il
quadro ittiosico più drammatico, rappresentato da una corazza
bianco-grigiastra che avvolge il neonato. Il decesso avviene in
genere entro pochi giorni per complicanze respiratorie o settiche e
difficoltà di nutrizione8.

Figura
1. Collodion baby alla nascita: cute ricoperta da garze
grasse. Notare l'ectropion e l'eclabion.

Figura
2. Particolare del piedino alla nascita che mostra cute tesa,
traslucida, assenza di dermatoglifi per assenza dei movimenti in
utero. Aspetto di “bambola di plastica”.

Figura
3. Alla dimissione: cute con evidente desquamazione a grandi
squame, articolazioni più libere, alle pieghe cute eritematosa
da applicazione di eosina per precedente macerazione cutanea.
1.
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http://www.medigraphic.com/pdfs/bmhim/hi-2010/hii104g.pdf
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