Dicembre 1999 - Volume II - numero 10
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Appunti di Terapia
Streptococcus
pneumoniae resistente alla penicillina e alle cefalosporine
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
Negli
ultimi 5 anni molto si è parlato della resistenza dello
pneumococco (P) ai b-lattamici,. Da noi, in Italia, i ceppi con alta
resistenza sono poco frequenti, mentre cominciano a incontrarsi
quelli a resistenza intermedia, cioè con MIC fra 2 e 4 mg/mL.
Nella speranza di non dover subire anche nel nostro Paese le
difficoltà che hanno colpito la Spagna, la Francia,
l'Ungheria, la Romania e il Sud Africa, vediamo cosa abbiamo
imparato dall'esperienza degli altri.
1°)
Per la resistenza dello P non vale la legge del tutto o nulla;
esistono:
a) ceppi
sensibili con una concentrazione minima inibente inferiore a 2 mg/mL,
che risentono favorevolmente delle normali dosi di antibiotico
b)
esistono poi ceppi con resistenza intermedia, compresa fra 2 e 4
mg/mL, che non risentono dei dosaggi standard di antibiotici
c) ed
esistono infine ceppi con resistenza elevata, superiore a 4 mg/mL,
che sono decisamente insensibili agli antibiotici b-lattamici,
e spesso anche ad altri.
2°)Aumentando le dosi pro chilo dell'amoxicillina è
possibile aver ragione dei ceppi di P a resistenza intermedia: è
stato questo un rilievo, derivato dalle esperienze acquisite nel
trattamento della polmonite dell'adulto. Dopo l'allarme iniziale
fu chiaro che aumentando (quasi raddoppiando) le dosi di b-lattamici
è possibile far giungere a guarigione con gli stessi farmaci
di prima la gran parte dei pazienti. Per noi pediatri è
risultato presto evidente che nelle due localizzazioni più
frequenti dello P nel bambino (otite media acuta e polmonite) bastava
portare il dosaggio della amoxicillina da 40-50 mg/kg/die a 80-90
mg/kg/die per continuare ad ottenere i soliti successi terapeutici.
Analoghi successi con l'aumento delle dosi nel trattamento della
polmonite, nella quale è possibile anche ricorrere al
trattamento con penicillina G o ampicillina per via venosa, al fine
di raggiungere livelli ancora più alti.
3°)
Nella meningite purulenta acuta da P il ricorso al cefotaxime e al
ceftriazone alle dosi standard, ha comunque permesso di ottenere
risultati terapeutici buoni: tuttavia, se nella popolazione i ceppi
ad alta resistenza fossero relativamente frequenti (> 10%), alle
cefalosporine andrebbe associata la vancomicina: deriva da questo la
necessità di monitorare il più possibile la sensibilità
dei ceppi di P isolati giorno dopo giorno, con un rigore e con una
trasparenza, che purtroppo, fino a oggi, nel nostro Paese non sono
state sistematicamente rispettate.
Va detto
tuttavia che le ricerche sinora effettuate anche su aree limitate, in
Italia, indicano un'incidenza assai vicino allo zero per i ceppi
con MIC>4 e comunque basse, <5%, per i ceppi con MIC>2.
L'incidenza di ceppi resistenti (nell'esperienza statunitense) è
più bassa che per le localizzazioni polmonari e ossee. In ogni
modo la evoluzione clinica delle meningiti da ceppi resistenti non è
diversa rispetto a quella da ceppi sensibili.
4°)
I nuovi fluorochinoloni hanno un'eccellente attività anti-P,
tanto da essere utilmente impiegati nel trattamento delle polmoniti
dovute a P fortemente resistenti; per il loro impiego nella cura
della meningite sono in corso esperienze: per i soggetti in età
pediatrica esistono ancora molte perplessità e resistenze, che
probabilmente non hanno ragione di esistere, ma che intralciano il
loro impiego sistematico. La larga esperienza nel trattamento delle
complicanze infettive polmonari nella fibrosi cistica ci hanno
dimostrato a sufficienza la sicurezza del loro impiego anche in
pediatria.
Bibliografia
Klugman
KP, Feldman C - Penicillin- and cephalosporin-resistant Streptococcus
pneumoniae - Drugs 58, 1-4, 1999
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