Maggio 1999 - Volume II - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Trimethoprim,
omocisteina e trombosi
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
Il
trimethoprim (T) viene usato di frequente in pediatria, quasi sempre
in combinazione con il sulfametoxazolo (cotrimossazolo) per la cura
di molte infezioni. Esso inibisce la conversione del diidrofolato in
tetraidrofolato, la forma attiva dell'acido folico: sebbene
l'affinità per l'enzima batterico sia 50.000 volte superiore a
quella della diidrofolato-riduttasi umana, un certo effetto in questo
senso si ha anche nell'uomo ed è stato riscontrato in clinica
in alcune forme di megaloblastosi in soggetti trattati con
cotrimossazolo.
A parte
la sua funzione essenziale sulla maturazione della serie rossa, il
tetraidrossifolato, che è fondamentalmente un donatore di
gruppi metilici, agisce anche sulla trasformazione della omocisteina
in metionina. Ne consegue che una ridotta quantità di folati
attivi porta a un aumento della omocisteina nel sangue circolante,
con livelli fino a 4 volte il normale dopo trattamento con
cotrimossazolo (Lancet 352, 1827-8, 1998). Tale
evenienza si verifica soprattutto in soggetti che ricevono il T per
qualche settimana, ma è evidente già dopo qualche
giorno. Sotto questo riguardo l'azione del T può essere
paragonata a quella del methotrexato.
Un
aumento della concentrazione di omocisteina nel sangue, anche di
modesta entità, facilita l'aggregazione piastrinica e può
contribuire alla comparsa di complicanze trombotiche in soggetti con
aterosclerosi.
La
somministrazione di acido folico (5 mg al giorno) in soggetti con
aterosclerosi trova un'analoga indicazione.
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