Novembre 2004 - Volume VII - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Controversie
sulla somministrazione della vitamina K
nel
neonato
Linee
guida Americane
La
malattia emorragica del neonato per deficienza di vitamina K
(conosciuta oggi come “emorragia da deficienza di K” (VKDB)), può
essere precoce, cioè presente dalla nascita a 2 settimane:
essa viene comunemente attuata con la somministrazione di vitamina K
per bocca o per via parenterale, o tardiva. La VKDB tardiva, con
inizio da 2 a 12 settimane di età, viene più
efficacemente prevenuta con la somministrazione parenterale di
vitamina K.
Di
recente sono state preparate dall'Accademia Americana di Pediatria
delle raccomandazioni per l'uso della vitamina K nella prevenzione
della VKDB precoce e tardiva (Committee on Fetus and Newborn –
Controversies concerning vitamin K and the newborn - Pediatrics 2003,
112:191-2).
L'emorragia
da deficienza di vitamina K
La
deficienza di vitamina K può causare sanguinamenti inaspettati
(con un'incidenza dallo 0,25 all'1,7%), durante la prima
settimana di vita in neonati in buona salute: questo quadro viene
chiamato oggi “emorragia precoce del neonato da deficienza di
vitamina K” (VKDB); questa malattia era in precedenza conosciuta
come “malattia emorragica classica del neonato”. L'efficacia
della profilassi neonatale con vitamina K (orale o parenterale) nella
prevenzione della VKDB precoce è ormai universalmente
riconosciuta, fin dal 1961.
LaVKDB tardiva, un quadro definito come un'emorragia
inaspettata, attribuibile a una grave deficienza di vitamina K in
lattanti da 2 a 12 settimane di età, insorge principalmente
negli allattati al seno che non abbiano ricevuto la profilassi
neonatale con vitamina K o che l'abbiano ricevuta in modo
inadeguato. Inoltre possono avere VKDB tardiva, lattanti che abbiano
alterazioni dell'assorbimento intestinale (ittero colestatico,
fibrosi cistica, e altre patologie). L'incidenza della VKDB
tardiva, che spesso si manifesta con un'emorragia improvvisa del
sistema nervoso centrale, va dal 4,4 al 7,2 casi su 100.000 nascite,
secondo le descrizioni in Europa e in Asia. Quando venga usata una
sola dose per bocca di vitamina K nel neonato, l'incidenza scende
all'1,4-6,4 per 100.000 nascite. La profilassi neonatale con
vitamina K per via parenterale invece previene del tutto lo sviluppo
della VKDB tardiva nel lattante, con la rara eccezione di quei
neonati che abbiano gravi sindromi malformative.
La
prevenzione con vitamina K
La
somministrazione orale di vitamina K è risultata avere
un'efficacia uguale alla somministrazione parenterale nella
prevenzione della VKDB precoce. Tuttavia molti Paesi hanno riportato
il riapparire della VKDB tardiva quando era stata promossa la sola
somministrazione orale, anche quando era stato adottato il regime
delle somministrazioni multiple. Nel 1997 venne riportato, in una
revisione di queste esperienze, che i dati di sorveglianza in 4 Paesi
dimostravano che la somministrazione orale di vitamina K, nella
profilassi della VKDB, si accompagnava a un'insufficiente
prevenzione con la comparsa di 1,2-1,8 casi su 100.000 neonati, in
confronto a nessun caso, quando veniva attuata la somministrazione
intramuscolare. I neonati poi che avevano ricevuto un'incompleta
profilassi orale tendevano ad avere un rischio di VKDB più
elevato, con un'incidenza dal 2 al 4 su 100.000. Piccole dosi
giornaliere, come viene usato in Olanda, possono diminuire il rischio
della forma tardiva di VKDB, avvicinandosi all'efficacia della
prevenzione per via parenterale con vitamina K; viene concluso
tuttavia che questa modalità di somministrazione richiede di
essere meglio studiata.
La
vitamina K pur essendo dotata di un forte effetto ossidante, alla
dose di 0,5-1 mg per via intramuscolare, non esplica alcun effetto
emolizzante nel neonato sano.
Vitamina
K e cancro del bambino
Golding J
e altri (Br J Cancer 1990, 62:304-8; BMJ 1992, 305:341-6), sulla base
di ricerche eseguite nel Regno Unito, avevano tentato di stabilire
un'associazione fra somministrazione di vitamina K per via
intramuscolare e aumentata incidenza di cancro nei bambini. Draper GJ
e Stiller CA successivamente (BMJ 1992, 305:709) avevano criticato
questi primi studi, utilizzando i dati del National Registry of
Childhood Tumors per quanto riguarda l'incidenza della leucemia del
bambino. La loro analisi non fu capace di dimostrare una correlazione
fra l'aumentato uso della vitamina K per via intramuscolare e
l'incidenza della leucemia del bambino.
Anche una
Task Force statunitense, dell'Accademia Americana di Pediatria,
concluse che non c'è associazione fra a somministrazione di
vitamina K per via intramuscolare e la leucemia del bambino o altri
tumori maligni.
Raccomandazioni
Poiché
la vitamina K per via parenterale sembra prevenire la VKDB del
neonato e del piccolo bambino e poiché il rischio di cancro
non è provaro, l'Accadia Americana di Pediatria raccomanda
quanto segue:
- La vitamina K1 va data a tutti i neonati in una singola dose parenterale di 0,5-1 mg.
- Vanno condotte ulteriori ricerche per stabilire l'efficacia, la sicurezza e la biodisponibilità delle formulazioni per via orale e per stabilire i regimi di dosaggio della vitamina K per prevenire la VKDB tardiva.
- Gli operatori sanitari debbono promuovere la conoscenza nelle famiglie del rischio della VKDB, associata a un'inadeguata profilassi di vitamina K quando di usino i comuni dosaggi per via orale, particolarmente nei neonati che siano alimentati esclusivamente al seno.
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