Maggio 2006 - Volume IX - numero 5
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Appunti di Terapia
Il
vaccino contro l'influenza aviaria
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
I virus
dell'influenza A, sottotipo H5N1, sono stati di frequente causa,
nel sud-est asiatico, di estese infezioni negli uccelli acquatici;
dal sud-est asiatico essi si sono diffusi, prima all'Asia centrale
e poi all'Europa e all'Africa. In circa 200 pazienti la malattia
è passata dai volatili agli umani, sempre determinando forme
molto gravi e in circa la metà dei casi mortali. Per gli umani
l'assoluta mancanza di difese verso il ceppo aviario, completamente
sconosciuto dal comparto immunologico degli umani, ha portato
all'estrema gravità della malattia e alla prognosi fatale.
Questi
virus infatti posseggono un nuovo sottotipo di emagglutinina
(H5) contro il quale al momento non è presente negli umani
alcun tipo d'immunità. Fortunatamente la trasmissione
umano-umano al momento attuale non si è mai verificata, ma
sappiamo che l'acquisizione da parte del virus di questa attività
corrisponderebbe alla comparsa di una vera e propria pandemia.
Per
tutto questo, lo sviluppo di un vaccino efficace contro il virus
dell'influenza aviaria A (H5N1), attualmente circolante, è
da considerare come un'effettiva urgenza, pur consapevoli che il
virus che eventualmente darà una pandemia dovrà
necessariamente essere diverso da quello attualmente circolante e che
quindi in quella malaugurata occasione dovremo disporre di un vaccino
ancora diverso, preparato ad hoc.
I vaccini inattivati contro
l'influenza usati correntemente, anno dopo anno, per controllare
l'influenza umana sono preparati in modo da contenere non meno di
15 µg di emoagglutinina per ciascuno dei 3 sottotipi di virus
(due A e uno B), per dose, per due dosi sotto i 9 anni di età
e una dose sola oltre i 9 anni. Nel caso del nuovo vaccino contro
l'influenza aviaria (H5N1) viene preparato un vaccino contenente un
solo sottotipo di emoagglutinina (H5), che andrà usato in
tutti i soggetti, con due dosi.
Probabilmente
esso dovrà contenere per l'immunizzazione dosi più
elevate di antigene, in confronto a quelle che usiamo per l'influenza
corrente. Un vaccino contro il virus H5N1, attualmente circolante, è
stato preparato dal laboratorio centrale del Southern Research
Institute ed è stato usato in una completa ricerca (Treanor
JJ, Campbell JD, Zangwill KM, et al. Safety
and immunogenicity of an inactivated subviurion influenza A (H5N1)
vaccine. N Engl J Med 2006;354:1343-51).
Lo
studio, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, contro placebo,
è stato condotto in 451 adulti sani, in età fra 18 e 64
anni, assegnati nel rapporto 2:2:2:2:1 a 5 gruppi diversi, riceventi
due dosi di 90, 45, 15, 7,5 µg o il placebo. Ogni dose venne
somministrata per via intramuscolare nel muscolo deltoide, a una
distanza di 28 giorni l'una dall'altra.
Campioni
di siero, per la ricerca del livello anticorpale, vennero ottenuti
dopo la prima vaccinazione e di nuovo dopo la seconda dose, per la
ricerca degli anticorpi anti-H5, mediante la microneutralizzazione e
l'inibizione dell'emoagglutinazzione. I soggetti vaccinati per
sicurezza vennero seguiti per 56 giorni.
Un po' di dolore nella
sede della vaccinazione fu l'evento avverso più comune, per
tutte e due le dosi di vaccino. La frequenza di risposte anticorpali
elevate fu maggiore nei soggetti che ricevettero le dosi di 45 e 90
µg. Fra quelli che ricevettero due dosi di 90 µg, i
titoli di anticorpi neutralizzanti raggiunsero valori di 1:40 o
superiori nel 54% dei casi, mentre i titoli d'inibizione
dell'emoagglutinazione raggiunsero il valore di 1:40 o superiore
nel 58%. Titoli di neutralizzazione di 1:40 furono visti nel 43%, 22%
e 9% dei soggetti che avevano ricevuto rispettivamente 45, 15 e 7,5
µg. Nessuna risposta fu vista nei soggetti del gruppo
placebo.
Questo studio dimostra che è possibile indurre
un'immunità verso il virus dell'influenza H5 con un
vaccino subvirionico purificato, somministrato con due dosi, a
contenuto relativamente elevato di antigene. Questo risultato è
simile a quelli ottenuti nel corso di altre ricerche simili, usando
negli umani vaccini con H5 ricombinante. La decisione di scegliere un
valore di 1:40 come titolo, indice d'immunità, si basa su
criteri, ricavati da precedenti infezioni con il virus H5N1; è
tuttavia possibile che anche titoli più bassi di anticorpi
neutralizzanti possano essere associati a protezione, come è
stato osservato in studi, eseguiti con l'influenza corrente.
Sulla
base di questi dati preliminari, una schedula a due dosi, ciascuna
contenente 90 µg di antigene H5, ha dimostrato un profilo
accettabile di tollerabilità e può essere efficace nel
prevenire l'influenza H5, attualmente diffusa in oriente, in
soggetti adulti sani. Persone anziane, persone con alterazioni
dell'immunità o bambini possono avere una risposta
differente e sono in corso prove in tal senso.
La
preparazione di questo vaccino è un passo importante per
l'eventuale allestimento di un vaccino atto a controllare una
pandemia. Ma già fin da ora è possibile affermare che
la necessità di un vaccino, che necessiti di una dose totale
di 180 µg, pone una barriera considerevole alla produzione
rapida delle quantità necessarie per combattere una pandemia.
Per questo sarà necessario l'uso di adiuvanti, come i
sali di alluminio o l'MF59 o in alternativa l'uso della via
intradermo, che richiede quantità molto ridotte di
vaccino.
Le considerazioni da fare dopo aver letto questo articolo
sono numerose.
La prima riguarda la constatazione che i ricercatori
statunitensi, finalmente, si sono accorti dell'utilità degli
adiuvanti, sia come induttori di elevati gradi d'immunità
con dosi standard, sia nel permettere una riduzione nella quantità
di antigene.
Gli adiuvanti da considerare non sono solo quelli
ricordati nella pubblicazione (sali di alluminio (fosfato o idrossido
di alluminio ed MF59, cioè una miscela olio (squalene) in
acqua), ma andrà preso in considerazione anche l'uso di
liposomi, dimostratisi efficaci sia nei confronti del vaccino
corrente con l'influenza, che del vaccino contro l'epatite A. I
ricercatori e la Sanità pubblica europea hanno fatto passi
avanti giganteschi in questo campo che può utilmente
concorrere a superare la scarsa quantità di vaccino.
Studi
precedenti con un nuovo vaccino contro l'influenza aviaria, dovuta
a un altro sottotipo (H5N3) hanno mostrato che l'aggiunta di MF59
permette di ridurre la quantità di antigene a livelli
addirittura corrispondenti alla metà di quelli usualmente
impiegati (7,5 µg invece di 15) (Stephenson I, et al. Vaccine
2003;21:1687-93).
La
seconda considerazione riguarda la preoccupazione che l'attualevirus dell'influenza H5N1 continui a evolvere antigenicamente,
riuscendo ad acquistare la caratteristica di passare da un umano
all'altro; ciò si è reso possibile con l'enorme
espansione della nicchia ecologica del virus influenzale A, passato
dagli uccelli migratori agli allevamenti di animali domestici in
decine e decine di Paesi diversi. Al virus H5N1, già
sufficientemente evoluto, tanto da avvicinarsi progressivamente al
terribile virus della pandemia di spagnola degli anni 1918-1919,
manca un solo passaggio, quello indispensabile per assumere le
caratteristiche del virus della pandemia: gli manca quella mutazione
nell'emoagglutinina che gli permetterebbe di aderire ai recettori
che gli umani hanno nelle vie aere superiori e inferiori. Anche se la
letalità, vista oggi in oriente, si potrà con il tempo
attenuare, il virus manterrebbe le caratteristiche tragiche di una
grave pandemia.
Abbiamo
già detto che un vaccino preparato con il virus H5N1,
attualmente circolante, con grande probabilità non avrà
alcun effetto per la prevenzione del nuovo virus influenzale
pandemico; esso, tuttavia, può avere diverse
applicazioni:
Come
ricorda Poland nel suo commento (Poland GA. Vaccines against avian
influenza A race against time. N
Engl J Med 2006;354:1411-3),
a parte gli studi sugli adiuvanti,
sono necessarie ricerche su altri tipi di vaccini, costituiti da
virus vivi attenuati (adattati al freddo); essi usando i sottotipi
correnti, sono risultati altamente immunogenici e hanno un'evidente
attività di cross-protezione. Ma esistono anche i vaccini a
DNA e i vaccini con vettori adenovirali. Sono necessari infine studi
sulle nuove tecniche per la moltiplicazione del virus influenzale, al
posto delle uova embrionale: si tratta di colture cellulari che
aumenterebbero all'infinito la velocità di produzione di un
vaccino, velocità che al momento attuale è legata alla
disponibilità di uova fecondate.
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